BLACK
DAHLIA
2.
“Mikael Mikaelson!” Allison abbozzò un sorriso mettendo le mani nelle tasche
della sua giacca di pelle. Aveva detto a Klaus che avrebbe parlato lei con Mikael per prima, preparato il terreno per una
conversazione che poteva avere conseguenze catastrofiche per l’intera città.
“Più attraente di quanto ricordassi” aggiunse quando lui si voltò per
guardarla.
L’Originale
sorrise piegando poco la testa, perdendosi per un attimo nel ricordo che aveva
di quella donna minuta, ma forte, che gli stava davanti. Doveva ammettere che
quando l’aveva conosciuta, non le avrebbe creduto se lei gli avesse detto di
essere una cacciatrice; non ne aveva l’aspetto. Ma si era dovuto ricredere,
mentre aiutava lui ed i Salvatore a preparare l’attacco mortale ad un Klaus che
ancora non era suo amico e che, a sua volta, voleva uccidere Elena per il suo
scellerato piano di creare un piccolo esercito fatto di Ibridi.
Scoprire
i loro rispettivi ruoli in quella piccola battaglia che era finita con il suo
corpo in fiamme era stato un po’ deludente, soprattutto dopo la serata che
avevano trascorso insieme. La serata in cui Mikael si
era lasciato andare per la prima volta dopo secoli, la serata in cui si era
creato tra loro un legame che era difficile spiegare e che gli faceva uno
strano effetto al quale, per un motivo che gli era sconosciuto, era quasi
affezionato.
“Allison Morgan,” mormorò. “Sei ancora in città pronta a
ripulire i casini del Bastardo?”
Lei
annuì appena. “Non è questo il linguaggio adatto da usare davanti ad una
signora,” gli disse arricciando poco la bocca. “Ma d’altronde non vedi una
signora da parecchio tempo, quindi capisco che tu possa aver scordato le buone
maniere” lo schernì.
Mikael
rise ed Allison si rese conto che aveva un aspetto
paterno quando lo faceva. Quell’aspetto che Klaus desiderava vedere stampato
sul viso di un Padre che non lo aveva mai considerato un figlio.
“Cosa
vuoi?” le chiese l’uomo assumendo una postura che sembrava indicare che si
stava decisamente mettendo in guardia.
“Io
niente, ma lui vuole parlare con te.” Allison indicò
con un dito un punto dietro di lui ed in
quel momento Mikael lo sentì; il bastardo che per
anni aveva chiamato figlio prima di scoprire che invece non lo era.
“Ciao
Padre!” esclamò Klaus quando l’uomo
si voltò a guardarlo. “Che ne dici di venire a caccia di streghe con me?”
****
“Posso
portarvi qualcosa?” chiese la cameriera.
Allison
le sorrise cordiale guardando prima Klaus e poi Mikael.
“Io vorrei un caffè, con tre zollette di zucchero. E una fetta di torta di
mele, magari con un po’ di gelato accanto. Alla vaniglia se possibile.”
Klaus
piegò poco il capo puntando gli occhi dentro i suoi ed Allison
ricambiò lo sguardo con un’espressione perplessa.
“Che
c’è?” chiese all’Ibrido suo amico. “Non ho fatto colazione e questa tensione
tra di voi sta consumando ogni mia energia.”
“Per
me un Bourbon,” disse Klaus senza staccare gli occhi da Allison.
“Lasciaci!”
esclamò glaciale Mikael fissando la cameriera.
Una
volta che lei si fu allontanata, Papà
Originale si voltò a guardare Allison. “Non siamo
qui per fare un brunch, siamo qui per discutere di affari. Tienilo a mente.”
“Essere
meno accigliato ti farebbe bene alla pelle,” replicò lei sarcastica. “Tienilo a
mente.”
“Basta!”
esclamò Klaus. “Basta con questi preliminari.
Abbiamo cose più importanti a cui pensare.”
“Visto?”
Allison si mosse poco per alzarsi. “Avete qualcosa in
comune voi due. Sapete come rimanere concentrati, come non farvi distrarre.
Comunque, io vado un attimo al bagno delle femminucce.
Cercate di non ammazzarvi nel frattempo. O di non congelare il locale con la
vostra guerra fredda di occhiatacce. E nessuno tocchi la mia torta.”
La
donna si allontanò sotto lo sguardo perplesso dei due Mikaelson.
“È
una creatura singolare,” mormorò Mikael rimettendosi
dritto. “Difficile non trovarla affascinante.”
“Decisamente,”
concordò Klaus. “Sai chi altro la trova affascinante? Mia figlia. La figlia che
Dahlia vuole rapire. La figlia che vuole portare via
dall’amore della sua famiglia per poter manipolare e far soffrire come ha fatto
con Freya. La tua adorata Freya.”
“Vai
al punto Niklaus!” disse duramente Mikael. “Io voglio uccidere Dahlia
quanto te, forse di più visto quello che ha fatto a mia figlia! Ma Freya ha un piano e seguirò quel piano.”
Klaus
sospirò ignorando il tono deciso con cui il padre aveva sottolineato le parole mia figlia e abbassò lo sguardo per un
attimo. Quando rialzò gli occhi su Mikael, la
cameriera che poco prima aveva preso le loro ordinazioni stava in piedi fuori
dalla vetrata; gli occhi bianchi e vuoti. Li fissava con una freddezza che non
era umana. Di colpo alzò la mano e la vetrata attaccata al loro tavolo esplose
in migliaia di pezzi costringendoli ad alzarsi con uno scatto repentino per
sfuggire ai pezzi di vetro.
“Dobbiamo
togliere di mezzo quella strega, e farlo subito” osservò Klaus voltandosi a
guardare Mikael. “Che ne dici di un’ultima battaglia
insieme?”
L’altro
si prese un attimo per pensare, si ridiede un tono abbottonandosi la giacca di
pelle e guardò Allison che era appena tornata dal
bagno.
“Un’ultima
battaglia” disse accennando un sorriso.
Allison
corrugò la fronte. “Che diavolo è successo?” domandò confusa seguendo i due
Originali fuori dalla tavola calda.
****
“Glielo
farò sapere,” la donna sospirò poggiandosi al muro dietro di lei e strofinò gli
occhi prima di annuire anche se il suo interlocutore non poteva vederla. “Klaus
sta parlando con Davina e Mikael è andato a
recuperare uno dei tre magici ingredienti che era nascosto qui in città.”
“Come stanno andando le cose con
quei due?”
“Meglio
di quanto mi aspettassi a dire il vero. Credevo ci sarebbe già stato un bagno
di sangue a quest’ora e invece stanno civilmente collaborando. Abbiamo persino
fatto colazione tutti e tre insieme. O quantomeno ci abbiamo provato.”
“Provato?”
“Sì.
Ma poi Dahlia travestita da cameriera ha deciso che
era il caso di farci esplodere una vetrata addosso.”
“Stai bene? Sei ferita?”
“Sto
bene Elijah,” Allison fece un grosso respiro. “Non
ero seduta a tavola quando è successo.”
La
donna sentì che Elijah aveva parlato, ma non capì quello che aveva detto.
L’unica cosa che riusciva a percepire in quel momento era la strana sensazione
che qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto. Si accorse che il naso le
sanguinava e mentre la testa iniziava a martellarle cercò di riprendere il
controllo per il tempo necessario a riattaccare senza destare sospetto.
“Elijah,
devo andare adesso. Ti richiamo dopo” sussurrò chiudendo la conversazione. Una volta riagganciato si inginocchiò per
terra tenendosi la testa tra le mani per un attimo. Quando la lasciò andare il
naso le sanguinava ancora il dolore era diminuito. Allison
si abbandonò contro il muro dietro di lei, cercando di rilassarsi. Aveva il
fiatone, e il cuore le batteva all’impazzata. La vista offuscata come tutte le
volte che il suo dono andava a farle
visita.
“Che
ti prende?” sentì dire.
Alzò
il viso ritrovandosi di fronte Mikael e scosse il
capo. “Sto bene. Mi stavo solo riposando un attimo.”
“Tu
non stai bene” il vampiro si piegò sulle sue ginocchia per guardarla meglio. Le
prese il mento tra due dita e la costrinse a guardarlo negli occhi. “Che ti
prende?”
“Diciamo
che ho una specie di dono che a volte si manifesta con un fortissimo mal di
testa.”
“Sembra
più una maledizione,” replicò lui osservandola attentamente.
Allison
rise. “Divertente!”
“Trovi
il dolore divertente? Sei più disturbata di quanto credessi.”
Lei
annuì passandosi una mano sul viso. “Detto da te suona quasi come un
complimento” gli tese la mano. “Aiutami ad alzarmi.”
Mikael
le strinse la mano tirandola piano fino a rimetterla in piedi e una volta in
piedi lei si aggrappò a lui poggiandogli le mani sulle spalle.
“Sei
bollente,” le disse lui, a malapena capace di tenere sotto controllo la fame
colpito dall’odore forte del suo sangue.
“Anche
tu,” mormorò lei poggiandogli una mano sul petto.
“Sarà
meglio raggiungere il bastardo!
Probabilmente sta già tramando alle nostre spalle.”
Allison
scosse il capo. “Si chiama Klaus e non lo farà.”
“Come
fai ad esserne sicura? È un abominio. Il tradimento è nella sua natura!”
“Non
è un abominio. È semplicemente un uomo solo a cui è mancata un’adeguata figura
paterna. Cosa di cui, tra l’altro, puoi ritenerti direttamente responsabile” la
donna si staccò da lui e si ridiede un tono passandosi una mano tra i capelli.
“Non
sono stato un padre adeguato per lui, perché non sono suo padre. Non è una
colpa che ricade su di me.”
“Ed
esattamente,” disse Allison voltandosi di scatto a
guardarlo; nei suoi occhi un fuoco che Mikael
apprezzava, che adorava. Lo stesso che ardeva nei suoi. “come ricade su Klaus?
Esattamente qual è la sua colpa? Come, precisamente, è responsabile del fatto
che sua madre fosse una… com’è che si diceva ai vostri tempi? Cortigiana?”
“Attenta
alle tue parole ragazzina” le disse lapidario Mikael.
“Mia moglie ha fatto sicuramente degli errori, ma”
“Errori?”
gli fece eco Allison interrompendolo. “Tua moglie ha
dato via la sua primogenita. L’ha data ad una pazza psicotica che le ha
rovinato la vita sotto tutti i punti di vista. Lei è l’unico vero abominio in
tutta questa storia e sarebbe ora che tu
lo capissi.”
Mikael
la osservò andare via veloce, con la sua andatura sicura e strinse forte i
pugni; aveva ragione e lui lo sapeva. Ma mai nessuno aveva avuto il coraggio di
dirglielo talmente apertamente. Nessuno a parte la bella cacciatrice che era
appena corsa via lasciandolo a chiedersi quanto si stesse perdendo di quella
ennesima possibilità di vita che gli era stata concessa.
****
Elijah
entrò dentro la chiesa oramai abbandonata e quello che trovò lo fece
rabbrividire. Suo fratello e Mikael combattevano
contro un potere che andava ben oltre le loro possibilità, il corpo di Allison riverso a terra in quella che aveva tutta l’aria di
essere una grossa quantità di sangue.
Fece
qualche passo in direzione della donna, il polso prontamente portato alla bocca
spinto dalla certezza che la donna per cui aveva sentimenti tanto contrastanti avrebbe
avuto bisogno di un po’ del suo sangue per non morire su quel lurido pavimento
in quella chiesa che oramai era stata decisamente dimenticata da Dio.
Una
forza sovrannaturale lo scagliò lontano. Lontano dal corpo inerme della
cacciatrice, lontano da ogni sua voglia di salvarle la vita, da ogni suo
bisogno di farlo.
Dahlia
avanzò verso Mikael muovendo il polso lentamente,
causandogli un dolore che era visibile sul volto del vampiro cacciatore di vampiri.
“Adesso
basta!” esclamò Freya avanzando a passo lento verso
la donna che odiava. Verso la strega che aveva trasformato la sua esistenza in
un costante, infinito ed infelice finale.
“Freya…” mormorò Dahlia
rilasciando la presa magica che aveva su Mikael.
Lui
tirò un sospirò di sollievo raggiungendo più veloce che poteva la cacciatrice semicosciente.
“Allison,” la chiamò prima di sollevarla poco per
poterle dare un po’ del suo sangue sotto gli occhi increduli di Elijah.
Klaus
si rimise in piedi, in mano stringeva l’arma forgiata da Davina, l’unica in
grado di uccidere Dahlia. Corse verso di lei, con un
balzo si lanciò sopra la donna stringendo saldamente in mano il pugnale.
Ricadde sull’altare di legno frantumandolo in migliaia di pezzi e si accorse
con sgomento che l’arma era sparita, così come era sparita Dahlia.
La
strega ricomparve dall’altro lato della chiesa, stringendo in mano l’arma che
rappresentava il futuro di ognuno di loro, soprattutto della piccola Hope.
“La
vostra stupidaggine vi è costata l’unica arma che avrebbe potuto ferirmi” disse
loro lanciando il pugnale dentro un vecchio fonte battesimale che prese fuoco a
seguito di un movimento della mano. “Mi prenderò quello che è mio. E non c’è
niente che possiate fare per fermarmi.”
Dahlia
sparì lasciando tutti inermi e senza parole. Allison
era ancora semicosciente tra le braccia di Mikael Mikaelson.
****
Allison
riprese coscienza giusto in tempo per sentire la voce di Mikael
dire qualcosa a Rebekah. Non capì bene cosa ma
dubitava si trattasse di qualcosa di dolce e paterno. Si chiese che diavolo
avessero quei Mikaelson e poi si disse che la parola diavolo era sufficiente per rispondere
alla sua domanda. La testa le faceva ancora un po’ male ed era sporca di
sangue, ma non aveva tempo di fermarsi a pensare, tantomeno a cambiarsi.
Guardò
l’orologio al muro e sospirò; aveva ancora un po’ di tempo prima che quello che
aveva visto si avverasse. Prese la Colt, gentile omaggio dei Winchester, e se
la mise dietro la schiena, pronta a fare ciò che doveva. Solo ciò che doveva e
niente di più.
“Elijah!”
la voce di Marcel risuonò forte, o almeno così le sembrò. “Hayley,
Jackson ed Hope sono spariti. Ero andato a prenderli
come previsto ma di loro nemmeno l’ombra.”
Allison
entrò nella stanza giusto in tempo per vedere il terrore stampato sul viso di
tutti i presenti. Pensò che era decisamente il caso di parlare, ma le parole
faticavano un po’ a venire fuori perché, lei lo sapeva, quello era il primo
atto di uno spettacolo che avrebbe segnato la fine della sua amicizia con i Mikaelson e forse persino della sua vita.
“Stanno
bene” mormorò infine raggiungendo una bottiglia di whisky che sembrava
chiamarla. Ne bevve un lungo sorso direttamente dalla bottiglia e poi si
preparò a parlare. “Li ho portati in un posto sicuro.”
“Che
vuoi dire?” chiese Elijah. “Avevamo trovato un posto sicuro, proprio qui in
città.”
“Ecco
come stanno le cose;” Allison si voltò e avanzò di
qualche passo per essere quasi al centro della stanza. “Quando ho detto che
avremmo dovuto trovare un posto sicuro per Hayley e
la piccola, non intendevo una vecchia infermeria della seconda guerra mondiale
resa inaccessibile alle streghe con una benedizione che potrebbe facilmente
essere spezzata. Intendevo qualcosa di più elaborato, per così dire.”
“Quindi
dove sono?” chiese Rebekah.
“Te
l’ho detto. Sono in un posto sicuro e non credo ci sia bisogno di aggiungere
altro.”
“Tua
figlia è al sicuro, abbiamo cose più importanti di cui occuparci” la voce di Mikael attirò l’attenzione di tutti ed Allison
fece un cenno a Marcel, un cenno che gli suggeriva di uscire di scena, per il
suo bene. Un cenno che lui colse al volo sparendo così come era arrivato.
“Dahlia ha finito con noi per stanotte,” disse Freya guardando i suoi fratelli.
Elijah
mise le mani in tasca avanzando di qualche passo. “E cosa facciamo adesso?”
“Non
lo so, perché non era questo il mio piano.”
“La
vostra stupidaggine,” tuonò Mikael. “ci ha fatto
perdere l’unica arma capace di uccidere Dahlia.”
“L’arma
non è un problema.” Klaus, fino ad allora rimasto in silenzio, si voltò per
guardare tutti quanti. “Abbiamo una grande quantità del sangue di Freya a nostra disposizione” disse indicandola. “Trovare
della terra proveniente dalla patia di Dahlia non
sarà un grande problema. E Mikael ha già trovato
ceneri di vichingo, può farlo di nuovo.”
Mikael
rise sarcasticamente. “Quelle ceneri sono state rubate, con molta difficoltà da
un museo. Non lo farò di nuovo solo per rimediare alla tua stupidaggine.”
“In
questo caso,” senza aggiungere altro Klaus strinse Mikael
al muro puntandogli il paletto di quercia bianca contro, dritto al cuore.
“No!”
urlò Freya, mentre Elijah la teneva bloccata.
Poi,
esattamente come era successo nella sua visione, Allison
tirò fuori la Colt e la puntò alla testa di Klaus. Lo sguardo dell’Ibrido si
posò su di lei: un misto di rabbia e dolore gli colorava gli occhi chiari.
“Lascialo
andare Klaus” gli disse Allison rimanendo concentrata
un po’ su tutti i presenti nella stanza.
“Hai
portato la tua Colt,” le disse Klaus. “Da quanto tempo sei in combutta con il
mio vecchio?”
“Non
lo sono.”
“Dimmi
la verità!” urlò Klaus facendo sobbalzare Rebekah,
spingendo Elijah a liberare Freya. Anche negli occhi
dell’Originale elegante, la confusione di chi subisce la più grande e brutta
delle sorprese.
“Non
sono in combutta con lui Klaus. Ho avuto una visione qualche ora fa. Ho visto
questo preciso istante. Non sapevo ancora perché volessi ucciderlo e ho pensato
di essermi sbagliata. Ho sperato di essermi sbagliata per una volta” raccontò Allison. “Ma poi Dahlia ha
distrutto il pugnale e tutto è stato chiaro.”
“Tu
hai promesso che avresti protetto Hope ad ogni costo.
Questo è l’unico modo” intervenne Elijah. Freya
accanto a lui stava immobile, spaventata che un qualunque movimento, anche
minimo, avrebbe potuto mandare tutto all’aria. Era pronta ad usare la sua
magia, ma le sembrava che, almeno per il momento, Allison
avesse tutto sotto controllo.
“No
non lo è!” esclamò Allison. “Vi procurerò io le
ceneri di un vichingo. Non c’è bisogno di uccidere nessuno. Hai la possibilità
di scegliere Niklaus. Fai la cosa giusta.”
Klaus
rise spingendo un po’ di più il paletto contro il petto di suo padre. “Non mi
sparerai,” le disse. “Lo sappiamo entrambi. Quindi”
Prima
che potesse concludere, un proiettile gli trapassò il piede facendolo urlare di
dolore. Indietreggiò barcollando e liberando Mikael
dalla presa. Allison si mosse di fronte al vampiro
cacciatore puntando la Colt contro quelli che considerava suoi amici ma che, ne
era sicura, non ricambiavano più il sentimento.
“Freya” la cacciatrice tirò fuori dalla tasca un bigliettino
porgendolo alla giovane strega. “Fuori c’è un’auto, rossa. Prendila e guida
seguendo le istruzioni scritte in questo biglietto. C’è un telefono nel
cruscotto, vi chiamerò dopo.”
Freya
annuì asciugandosi gli occhi. Afferrò suo padre per il braccio e lasciò la
casa.
Sola
con Klaus, Elijah e Rebekah, Allison
sospirò scuotendo poco il capo. “Che tu ci creda o no Klaus, lo sto facendo per
il tuo bene.”
“Se
una traditrice!” urlò lui. “Hai scelto Mikael e Freya invece di noi. Ti ho aperto la mia casa, ti ho
offerto la mia amicizia. Mi fidavo di te.”
La
donna alzò le mani in segno di resa. Rimise a posto la pistola e si inumidì le
labbra. “Davvero non riesci a vedere che è esattamente il contrario?” chiese. “Devi
smetterla di uccidere Klaus. Devi smetterla di portare rancore. Tutto quell’odio
finirà per distruggerti.”
“Disse
la donna che sta pianificando vendetta contro suo fratello” Klaus rise.
“Non
è la stessa cosa, e tu lo sai” disse Allison. “Hai
una figlia Klaus e un giorno crescerà e ti chiederà di raccontarle di quella
famiglia che non ha mai conosciuto. Ti chiederà di spiegarle perché non ha dei
nonni per esempio. Magari guarderà le fotografie e indicando Kol ti chiederà perché non l’ha mai incontrato. Ti chiederà
di raccontarle la tua storia e anche la sua, quella che non può ricordare. E
probabilmente sarete soli in questa grande casa, perché le tue paure avranno
spinto tutti fuori dalle vostre vite, o forse perché spinto dai tuoi timori
avrai ucciso chiunque ti capitasse a tiro. Sarete soli e arriverà il giorno in
cui ti chiederà perché lo siete. E dovrai dirle che non c’è gioia o amicizia
nella vostra vita perché l’odio che ti porti dentro ha distrutto tutto ciò che
di buono poteva esserci. Ed io non voglio che tu sia costretto a dirle questo.
Non voglio questo per quella dolce bambina e non lo voglio nemmeno per te. Sono
tua amica.”
“Sta’
zitta!” Klaus lasciò cadere alcune lacrime. Il piede gli faceva ancora male ma
la voce rotta di Allison gliene faceva di più. “Tu
non sei niente per me. Non più.”
La
donna si asciugò il viso annuendo appena. “Vi farò avere tutti gli ingredienti
che vi servono quanto prima. Dirò ad Hayley quello
che sta succedendo e lascerò che sia lei a scegliere cos’è meglio per Hope. Se deciderà di tornare la riaccompagnerò
personalmente. Ad ogni modo le dirò di chiamarvi.”
“Io
non ti perdonerò mai!” le urlò dietro Klaus mentre lei si allontanava.
Allison
si fermò. Per un minuto pensò al da farsi, poi decise di fare quello che le
veniva dal cuore; anche se sapeva che era una mossa azzardata, anche se sapeva
che poteva costarle la vita. Tornò indietro e si avvicinò a Klaus. Mentre lo
stringeva in un abbraccio, fu sorpresa di vedere che lui non cercava di
scansarsi. Semplicemente se ne rimaneva immobile.
“Non
fa niente” gli sussurrò. “Ti voglio bene lo stesso. E ti perdono.”
Gli
baciò la guancia allontanandosi da lui e poggiò la bocca su quella di Elijah
per un lungo minuto prima di andare via senza voltarsi indietro.
TRE
SETTIMANE DOPO
Klaus
avanzò a passo lento e si sdraiò accanto ad Allison
sull’altura alle spalle del bunker. Non sapeva bene cosa dire, ma sentiva la
necessità di parlare. A tre settimane di distanza dalla lite che sembrava aver
troncato per sempre un’amicizia nata un po’ per caso e diventata importante, l’Ibrido
era pronto ad ammettere che la sua amica aveva ragione, su tutti i fronti.
Il
sorriso che Hope gli aveva regalato vedendolo, ne era
stata un’ulteriore conferma: Klaus voleva di più per la sua bambina. Di più di
quell’odio che covava da sempre, di più di quel rancore che non sembrava
abbandonarlo mai. Un di più che non sapeva di avere ma che Allison
era riuscita a vedere meglio di chiunque altro. Erano bastate poche semplici
parole per gettare giù un muro che chiunque altro credeva impenetrabile.
Si
schiarì la voce fissando il cielo stellato. “Elijah ti manda i suoi saluti. Vorrebbe
essere qui in questo momento ma con Davina che prova a riportare Kol in vita, Freya e Mikael che elaborano un piano per distruggere Dahlia e Rebekah che non sa
ancora usare a pieno i poteri che il corpo che la ospita possiede, era il caso
che qualcuno rimanesse a New Orleans a controllare la situazione.”
Allison
non disse nulla. Si limitò ad annuire impercettibilmente. Klaus poteva sentire
il suo cuore battere ad un ritmo regolare, calmo.
“Io
e Mikael ci siamo presi una pausa dalla nostra abituale
guerra. Abbiamo dichiarato una tregua. Almeno per il momento. Marcel sta
cercando di insegnare ai suoi vampiri quello che tu gli hai insegnato. Credo
che ti farà piacere sapere che oramai quasi tutti loro sono ottimi combattenti
e hanno un perfetto auto controllo” le raccontò.
Seguì
un minuto di lungo silenzio, poi Allison girò la
testa e lo guardò dritto negli occhi quando lui fece lo stesso.
“Sono
venuta qui per rilassarmi e guardare le stelle. Quindi sta’ zitto e lasciami
godere lo spettacolo in pace” gli disse.
Klaus
abbozzò un sorriso. “Non sei stata tu a dirmi, in parole povere, che dovrei
essere meno cupo e più incline alla fiducia e a alla socializzazione? Sto solo
cercando di fare conversazione.”
“Sì
l’ho detto,” Allison roteò gli occhi. “Ma non ho
detto che devi iniziare a fare pratica con me.”
“Capito”
sussurrò lui. “Vorrà dire che me ne starò zitto.”
“Grazie.”
“Ma,”
Klaus sospirò muovendo poco la mano. “prima di iniziare a stare in silenzio
vorrei dirti due cose molto importanti.”
La
donna chiuse gli occhi e fece un grosso respiro. “Cosa?”
“Primo,
avevi ragione. Ma se mai dirai a qualcuno che l’ho detto negherò con tutta l’energia
che ho.”
“Avevo
ragione… Sai che novità, praticamente ho sempre ragione.” il tono sarcastico
della donna fece venire a Klaus voglia di ridere.
“Qual
era l’altra cosa? Hai detto che erano due cose molto importanti.” domandò lei.
“Oh
giusto,” l’Ibrido fissò il cielo sopra di sé incrociando le mani all’altezza
dello stomaco. “Elijah è dentro. È arrivato quando non c’eri. Il tuo amico
Oliver gli ha dato un passaggio. Se così possiamo definirlo.”
Gli
occhi della cacciatrice si illuminarono di una luce che non sfuggì a Klaus. Una
luce intensa come quella che accendeva i suoi occhi quando guardava Hope; amore, devozione. “Sicuramente è venuto per passare
un po’ di tempo con Hope ed Hayley.
Lo saluterò più tardi.”
“A
dire il vero sono venuto per te.” Elijah avanzò a passo sicuro fermandosi in
piedi accanto ad Allison.
Lei
abbozzò un sorriso alzando poco la testa per guardarlo in faccia. “Esattamente
cosa ti aspetti che faccia?” gli chiese quando vide che rimaneva in piedi senza
dire o fare nulla. “Non vorrai mica che mi alzi e ti stringa a me dicendoti
quanto ti amo e quanto mi sei mancato come nel più smielato dei film romantici
vero?”
Elijah
rise sbottonandosi la giacca e sedendosi accanto a lei. “L’idea non mi ha
nemmeno sfiorato,” le disse. “Pensavo che potremmo semplicemente guardare le
stelle. In silenzio.”
Allison
lo guardò per un attimo prima di voltarsi verso Klaus. “Sentito? Silenzio… ecco
perché lui è il mio Mikaelson preferito.”
Klaus
Mikaelson rise. Una risata sincera, serena. Poi fece
silenzio.