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Autore: Robigna88    24/04/2015    2 recensioni
Klaus è disposto a tutto per proteggere la piccola Hope, persino ad uccidere il padre con cui forse, dopo secoli di incomprensioni, avrebbe potuto ricominciare.
La mia versione dell'episodio 2x18.
Primo di due capitoli.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elijah, Hayley, Klaus, Mikael Mikaelson, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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BLACK DAHLIA

2.

 

 

 

Mikael Mikaelson!” Allison abbozzò un sorriso mettendo le mani nelle tasche della sua giacca di pelle. Aveva detto a Klaus che avrebbe parlato lei con Mikael per prima, preparato il terreno per una conversazione che poteva avere conseguenze catastrofiche per l’intera città. “Più attraente di quanto ricordassi” aggiunse quando lui si voltò per guardarla.

L’Originale sorrise piegando poco la testa, perdendosi per un attimo nel ricordo che aveva di quella donna minuta, ma forte, che gli stava davanti. Doveva ammettere che quando l’aveva conosciuta, non le avrebbe creduto se lei gli avesse detto di essere una cacciatrice; non ne aveva l’aspetto. Ma si era dovuto ricredere, mentre aiutava lui ed i Salvatore a preparare l’attacco mortale ad un Klaus che ancora non era suo amico e che, a sua volta, voleva uccidere Elena per il suo scellerato piano di creare un piccolo esercito fatto di Ibridi.

Scoprire i loro rispettivi ruoli in quella piccola battaglia che era finita con il suo corpo in fiamme era stato un po’ deludente, soprattutto dopo la serata che avevano trascorso insieme. La serata in cui Mikael si era lasciato andare per la prima volta dopo secoli, la serata in cui si era creato tra loro un legame che era difficile spiegare e che gli faceva uno strano effetto al quale, per un motivo che gli era sconosciuto, era quasi affezionato.

Allison Morgan,” mormorò. “Sei ancora in città pronta a ripulire i casini del Bastardo?”

Lei annuì appena. “Non è questo il linguaggio adatto da usare davanti ad una signora,” gli disse arricciando poco la bocca. “Ma d’altronde non vedi una signora da parecchio tempo, quindi capisco che tu possa aver scordato le buone maniere” lo schernì.

Mikael rise ed Allison si rese conto che aveva un aspetto paterno quando lo faceva. Quell’aspetto che Klaus desiderava vedere stampato sul viso di un Padre che non lo aveva mai considerato un figlio.

“Cosa vuoi?” le chiese l’uomo assumendo una postura che sembrava indicare che si stava decisamente mettendo in guardia.

“Io niente, ma lui vuole parlare con te.” Allison indicò con  un dito un punto dietro di lui ed in quel momento Mikael lo sentì; il bastardo che per anni aveva chiamato figlio prima di scoprire che invece non lo era.

“Ciao Padre!” esclamò Klaus quando l’uomo si voltò a guardarlo. “Che ne dici di venire a caccia di streghe con me?”

 

 

****

 

 

“Posso portarvi qualcosa?” chiese la cameriera.

Allison le sorrise cordiale guardando prima Klaus e poi Mikael. “Io vorrei un caffè, con tre zollette di zucchero. E una fetta di torta di mele, magari con un po’ di gelato accanto. Alla vaniglia se possibile.”

Klaus piegò poco il capo puntando gli occhi dentro i suoi ed Allison ricambiò lo sguardo con un’espressione perplessa.

“Che c’è?” chiese all’Ibrido suo amico. “Non ho fatto colazione e questa tensione tra di voi sta consumando ogni mia energia.”

“Per me un Bourbon,” disse Klaus senza staccare gli occhi da Allison.

“Lasciaci!” esclamò glaciale Mikael fissando la cameriera.

Una volta che lei si fu allontanata, Papà Originale si voltò a guardare Allison. “Non siamo qui per fare un brunch, siamo qui per discutere di affari. Tienilo a mente.”

“Essere meno accigliato ti farebbe bene alla pelle,” replicò lei sarcastica. “Tienilo a mente.”

“Basta!” esclamò Klaus. “Basta con questi preliminari. Abbiamo cose più importanti a cui pensare.”

“Visto?” Allison si mosse poco per alzarsi. “Avete qualcosa in comune voi due. Sapete come rimanere concentrati, come non farvi distrarre. Comunque, io vado un attimo al bagno delle femminucce. Cercate di non ammazzarvi nel frattempo. O di non congelare il locale con la vostra guerra fredda di occhiatacce. E nessuno tocchi la mia torta.”

La donna si allontanò sotto lo sguardo perplesso dei due Mikaelson.

“È una creatura singolare,” mormorò Mikael rimettendosi dritto. “Difficile non trovarla affascinante.”

“Decisamente,” concordò Klaus. “Sai chi altro la trova affascinante? Mia figlia. La figlia che Dahlia vuole rapire. La figlia che vuole portare via dall’amore della sua famiglia per poter manipolare e far soffrire come ha fatto con Freya. La tua adorata Freya.”

“Vai al punto Niklaus!” disse duramente Mikael. “Io voglio uccidere Dahlia quanto te, forse di più visto quello che ha fatto a mia figlia! Ma Freya ha un piano e seguirò quel piano.”

Klaus sospirò ignorando il tono deciso con cui il padre aveva sottolineato le parole mia figlia e abbassò lo sguardo per un attimo. Quando rialzò gli occhi su Mikael, la cameriera che poco prima aveva preso le loro ordinazioni stava in piedi fuori dalla vetrata; gli occhi bianchi e vuoti. Li fissava con una freddezza che non era umana. Di colpo alzò la mano e la vetrata attaccata al loro tavolo esplose in migliaia di pezzi costringendoli ad alzarsi con uno scatto repentino per sfuggire ai pezzi di vetro.

“Dobbiamo togliere di mezzo quella strega, e farlo subito” osservò Klaus voltandosi a guardare Mikael. “Che ne dici di un’ultima battaglia insieme?”

L’altro si prese un attimo per pensare, si ridiede un tono abbottonandosi la giacca di pelle e guardò Allison che era appena tornata dal bagno.

“Un’ultima battaglia” disse accennando un sorriso.

Allison corrugò la fronte. “Che diavolo è successo?” domandò confusa seguendo i due Originali fuori dalla tavola calda.

 

 

****

 

 

“Glielo farò sapere,” la donna sospirò poggiandosi al muro dietro di lei e strofinò gli occhi prima di annuire anche se il suo interlocutore non poteva vederla. “Klaus sta parlando con Davina e Mikael è andato a recuperare uno dei tre magici ingredienti che era nascosto qui in città.”

“Come stanno andando le cose con quei due?”

“Meglio di quanto mi aspettassi a dire il vero. Credevo ci sarebbe già stato un bagno di sangue a quest’ora e invece stanno civilmente collaborando. Abbiamo persino fatto colazione tutti e tre insieme. O quantomeno ci abbiamo provato.”

“Provato?”

“Sì. Ma poi Dahlia travestita da cameriera ha deciso che era il caso di farci esplodere una vetrata addosso.”

“Stai bene? Sei ferita?”

“Sto bene Elijah,” Allison fece un grosso respiro. “Non ero seduta a tavola quando è successo.”

La donna sentì che Elijah aveva parlato, ma non capì quello che aveva detto. L’unica cosa che riusciva a percepire in quel momento era la strana sensazione che qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto. Si accorse che il naso le sanguinava e mentre la testa iniziava a martellarle cercò di riprendere il controllo per il tempo necessario a riattaccare senza destare sospetto.

“Elijah, devo andare adesso. Ti richiamo dopo” sussurrò chiudendo la conversazione.  Una volta riagganciato si inginocchiò per terra tenendosi la testa tra le mani per un attimo. Quando la lasciò andare il naso le sanguinava ancora il dolore era diminuito. Allison si abbandonò contro il muro dietro di lei, cercando di rilassarsi. Aveva il fiatone, e il cuore le batteva all’impazzata. La vista offuscata come tutte le volte che il suo dono andava a farle visita.

“Che ti prende?” sentì dire.

Alzò il viso ritrovandosi di fronte Mikael e scosse il capo. “Sto bene. Mi stavo solo riposando un attimo.”

“Tu non stai bene” il vampiro si piegò sulle sue ginocchia per guardarla meglio. Le prese il mento tra due dita e la costrinse a guardarlo negli occhi. “Che ti prende?”

“Diciamo che ho una specie di dono che a volte si manifesta con un fortissimo mal di testa.”

“Sembra più una maledizione,” replicò lui osservandola attentamente.

Allison rise. “Divertente!”

“Trovi il dolore divertente? Sei più disturbata di quanto credessi.”

Lei annuì passandosi una mano sul viso. “Detto da te suona quasi come un complimento” gli tese la mano. “Aiutami ad alzarmi.”

Mikael le strinse la mano tirandola piano fino a rimetterla in piedi e una volta in piedi lei si aggrappò a lui poggiandogli le mani sulle spalle.

“Sei bollente,” le disse lui, a malapena capace di tenere sotto controllo la fame colpito dall’odore forte del suo sangue.

“Anche tu,” mormorò lei poggiandogli una mano sul petto.

“Sarà meglio raggiungere il bastardo! Probabilmente sta già tramando alle nostre spalle.”

Allison scosse il capo. “Si chiama Klaus e non lo farà.”

“Come fai ad esserne sicura? È un abominio. Il tradimento è nella sua natura!”

“Non è un abominio. È semplicemente un uomo solo a cui è mancata un’adeguata figura paterna. Cosa di cui, tra l’altro, puoi ritenerti direttamente responsabile” la donna si staccò da lui e si ridiede un tono passandosi una mano tra i capelli.

“Non sono stato un padre adeguato per lui, perché non sono suo padre. Non è una colpa che ricade su di me.”

“Ed esattamente,” disse Allison voltandosi di scatto a guardarlo; nei suoi occhi un fuoco che Mikael apprezzava, che adorava. Lo stesso che ardeva nei suoi. “come ricade su Klaus? Esattamente qual è la sua colpa? Come, precisamente, è responsabile del fatto che sua madre fosse una… com’è che si diceva ai vostri tempi? Cortigiana?”

“Attenta alle tue parole ragazzina” le disse lapidario Mikael. “Mia moglie ha fatto sicuramente degli errori, ma”

“Errori?” gli fece eco Allison interrompendolo. “Tua moglie ha dato via la sua primogenita. L’ha data ad una pazza psicotica che le ha rovinato la vita sotto tutti i punti di vista. Lei è l’unico vero abominio in tutta questa storia e sarebbe ora  che tu lo capissi.”

Mikael la osservò andare via veloce, con la sua andatura sicura e strinse forte i pugni; aveva ragione e lui lo sapeva. Ma mai nessuno aveva avuto il coraggio di dirglielo talmente apertamente. Nessuno a parte la bella cacciatrice che era appena corsa via lasciandolo a chiedersi quanto si stesse perdendo di quella ennesima possibilità di vita che gli era stata concessa.

 

 

****

 

 

Elijah entrò dentro la chiesa oramai abbandonata e quello che trovò lo fece rabbrividire. Suo fratello e Mikael combattevano contro un potere che andava ben oltre le loro possibilità, il corpo di Allison riverso a terra in quella che aveva tutta l’aria di essere una grossa quantità di sangue.

Fece qualche passo in direzione della donna, il polso prontamente portato alla bocca spinto dalla certezza che la donna per cui aveva sentimenti tanto contrastanti avrebbe avuto bisogno di un po’ del suo sangue per non morire su quel lurido pavimento in quella chiesa che oramai era stata decisamente dimenticata da Dio.

Una forza sovrannaturale lo scagliò lontano. Lontano dal corpo inerme della cacciatrice, lontano da ogni sua voglia di salvarle la vita, da ogni suo bisogno di farlo.

Dahlia avanzò verso Mikael muovendo il polso lentamente, causandogli un dolore che era visibile sul volto del vampiro cacciatore di vampiri.

“Adesso basta!” esclamò Freya avanzando a passo lento verso la donna che odiava. Verso la strega che aveva trasformato la sua esistenza in un costante, infinito ed infelice finale.

Freya…” mormorò Dahlia rilasciando la presa magica che aveva su Mikael.

Lui tirò un sospirò di sollievo raggiungendo più veloce che poteva la cacciatrice semicosciente. “Allison,” la chiamò prima di sollevarla poco per poterle dare un po’ del suo sangue sotto gli occhi increduli di Elijah.

Klaus si rimise in piedi, in mano stringeva l’arma forgiata da Davina, l’unica in grado di uccidere Dahlia. Corse verso di lei, con un balzo si lanciò sopra la donna stringendo saldamente in mano il pugnale. Ricadde sull’altare di legno frantumandolo in migliaia di pezzi e si accorse con sgomento che l’arma era sparita, così come era sparita Dahlia.

La strega ricomparve dall’altro lato della chiesa, stringendo in mano l’arma che rappresentava il futuro di ognuno di loro, soprattutto della piccola Hope.

“La vostra stupidaggine vi è costata l’unica arma che avrebbe potuto ferirmi” disse loro lanciando il pugnale dentro un vecchio fonte battesimale che prese fuoco a seguito di un movimento della mano. “Mi prenderò quello che è mio. E non c’è niente che possiate fare per fermarmi.”

Dahlia sparì lasciando tutti inermi e senza parole. Allison era ancora semicosciente tra le braccia di Mikael Mikaelson.

 

 

****

 

 

Allison riprese coscienza giusto in tempo per sentire la voce di Mikael dire qualcosa a Rebekah. Non capì bene cosa ma dubitava si trattasse di qualcosa di dolce e paterno. Si chiese che diavolo avessero quei Mikaelson e poi si disse che la parola diavolo era sufficiente per rispondere alla sua domanda. La testa le faceva ancora un po’ male ed era sporca di sangue, ma non aveva tempo di fermarsi a pensare, tantomeno a cambiarsi.

Guardò l’orologio al muro e sospirò; aveva ancora un po’ di tempo prima che quello che aveva visto si avverasse. Prese la Colt, gentile omaggio dei Winchester, e se la mise dietro la schiena, pronta a fare ciò che doveva. Solo ciò che doveva e niente di più.

“Elijah!” la voce di Marcel risuonò forte, o almeno così le sembrò. “Hayley, Jackson ed Hope sono spariti. Ero andato a prenderli come previsto ma di loro nemmeno l’ombra.”

Allison entrò nella stanza giusto in tempo per vedere il terrore stampato sul viso di tutti i presenti. Pensò che era decisamente il caso di parlare, ma le parole faticavano un po’ a venire fuori perché, lei lo sapeva, quello era il primo atto di uno spettacolo che avrebbe segnato la fine della sua amicizia con i Mikaelson e forse persino della sua vita.

“Stanno bene” mormorò infine raggiungendo una bottiglia di whisky che sembrava chiamarla. Ne bevve un lungo sorso direttamente dalla bottiglia e poi si preparò a parlare. “Li ho portati in un posto sicuro.”

“Che vuoi dire?” chiese Elijah. “Avevamo trovato un posto sicuro, proprio qui in città.”

“Ecco come stanno le cose;” Allison si voltò e avanzò di qualche passo per essere quasi al centro della stanza. “Quando ho detto che avremmo dovuto trovare un posto sicuro per Hayley e la piccola, non intendevo una vecchia infermeria della seconda guerra mondiale resa inaccessibile alle streghe con una benedizione che potrebbe facilmente essere spezzata. Intendevo qualcosa di più elaborato, per così dire.”

“Quindi dove sono?” chiese Rebekah.

“Te l’ho detto. Sono in un posto sicuro e non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.”

“Tua figlia è al sicuro, abbiamo cose più importanti di cui occuparci” la voce di Mikael attirò l’attenzione di tutti ed Allison fece un cenno a Marcel, un cenno che gli suggeriva di uscire di scena, per il suo bene. Un cenno che lui colse al volo sparendo così come era arrivato.

Dahlia ha finito con noi per stanotte,” disse Freya guardando i suoi fratelli.

Elijah mise le mani in tasca avanzando di qualche passo. “E cosa facciamo adesso?”

“Non lo so, perché non era questo il mio piano.”

“La vostra stupidaggine,” tuonò Mikael. “ci ha fatto perdere l’unica arma capace di uccidere Dahlia.”

“L’arma non è un problema.” Klaus, fino ad allora rimasto in silenzio, si voltò per guardare tutti quanti. “Abbiamo una grande quantità del sangue di Freya a nostra disposizione” disse indicandola. “Trovare della terra proveniente dalla patia di Dahlia non sarà un grande problema. E Mikael ha già trovato ceneri di vichingo, può farlo di nuovo.”

Mikael rise sarcasticamente. “Quelle ceneri sono state rubate, con molta difficoltà da un museo. Non lo farò di nuovo solo per rimediare alla tua stupidaggine.”

“In questo caso,” senza aggiungere altro Klaus strinse Mikael al muro puntandogli il paletto di quercia bianca contro, dritto al cuore.

“No!” urlò Freya, mentre Elijah la teneva bloccata.

Poi, esattamente come era successo nella sua visione, Allison tirò fuori la Colt e la puntò alla testa di Klaus. Lo sguardo dell’Ibrido si posò su di lei: un misto di rabbia e dolore gli colorava gli occhi chiari.

“Lascialo andare Klaus” gli disse Allison rimanendo concentrata un po’ su tutti i presenti nella stanza.

“Hai portato la tua Colt,” le disse Klaus. “Da quanto tempo sei in combutta con il mio vecchio?”

“Non lo sono.”

“Dimmi la verità!” urlò Klaus facendo sobbalzare Rebekah, spingendo Elijah a liberare Freya. Anche negli occhi dell’Originale elegante, la confusione di chi subisce la più grande e brutta delle sorprese.

“Non sono in combutta con lui Klaus. Ho avuto una visione qualche ora fa. Ho visto questo preciso istante. Non sapevo ancora perché volessi ucciderlo e ho pensato di essermi sbagliata. Ho sperato di essermi sbagliata per una volta” raccontò Allison. “Ma poi Dahlia ha distrutto il pugnale e tutto è stato chiaro.”

“Tu hai promesso che avresti protetto Hope ad ogni costo. Questo è l’unico modo” intervenne Elijah. Freya accanto a lui stava immobile, spaventata che un qualunque movimento, anche minimo, avrebbe potuto mandare tutto all’aria. Era pronta ad usare la sua magia, ma le sembrava che, almeno per il momento, Allison avesse tutto sotto controllo.

“No non lo è!” esclamò Allison. “Vi procurerò io le ceneri di un vichingo. Non c’è bisogno di uccidere nessuno. Hai la possibilità di scegliere Niklaus. Fai la cosa giusta.”

Klaus rise spingendo un po’ di più il paletto contro il petto di suo padre. “Non mi sparerai,” le disse. “Lo sappiamo entrambi. Quindi”

Prima che potesse concludere, un proiettile gli trapassò il piede facendolo urlare di dolore. Indietreggiò barcollando e liberando Mikael dalla presa. Allison si mosse di fronte al vampiro cacciatore puntando la Colt contro quelli che considerava suoi amici ma che, ne era sicura, non ricambiavano più il sentimento.

Freya” la cacciatrice tirò fuori dalla tasca un bigliettino porgendolo alla giovane strega. “Fuori c’è un’auto, rossa. Prendila e guida seguendo le istruzioni scritte in questo biglietto. C’è un telefono nel cruscotto, vi chiamerò dopo.”

Freya annuì asciugandosi gli occhi. Afferrò suo padre per il braccio e lasciò la casa.

Sola con Klaus, Elijah e Rebekah, Allison sospirò scuotendo poco il capo. “Che tu ci creda o no Klaus, lo sto facendo per il tuo bene.”

“Se una traditrice!” urlò lui. “Hai scelto Mikael e Freya invece di noi. Ti ho aperto la mia casa, ti ho offerto la mia amicizia. Mi fidavo di te.”

La donna alzò le mani in segno di resa. Rimise a posto la pistola e si inumidì le labbra. “Davvero non riesci a vedere che è esattamente il contrario?” chiese. “Devi smetterla di uccidere Klaus. Devi smetterla di portare rancore. Tutto quell’odio finirà per distruggerti.”

“Disse la donna che sta pianificando vendetta contro suo fratello” Klaus rise.

“Non è la stessa cosa, e tu lo sai” disse Allison. “Hai una figlia Klaus e un giorno crescerà e ti chiederà di raccontarle di quella famiglia che non ha mai conosciuto. Ti chiederà di spiegarle perché non ha dei nonni per esempio. Magari guarderà le fotografie e indicando Kol ti chiederà perché non l’ha mai incontrato. Ti chiederà di raccontarle la tua storia e anche la sua, quella che non può ricordare. E probabilmente sarete soli in questa grande casa, perché le tue paure avranno spinto tutti fuori dalle vostre vite, o forse perché spinto dai tuoi timori avrai ucciso chiunque ti capitasse a tiro. Sarete soli e arriverà il giorno in cui ti chiederà perché lo siete. E dovrai dirle che non c’è gioia o amicizia nella vostra vita perché l’odio che ti porti dentro ha distrutto tutto ciò che di buono poteva esserci. Ed io non voglio che tu sia costretto a dirle questo. Non voglio questo per quella dolce bambina e non lo voglio nemmeno per te. Sono tua amica.”

“Sta’ zitta!” Klaus lasciò cadere alcune lacrime. Il piede gli faceva ancora male ma la voce rotta di Allison gliene faceva di più. “Tu non sei niente per me. Non più.”

La donna si asciugò il viso annuendo appena. “Vi farò avere tutti gli ingredienti che vi servono quanto prima. Dirò ad Hayley quello che sta succedendo e lascerò che sia lei a scegliere cos’è meglio per Hope. Se deciderà di tornare la riaccompagnerò personalmente. Ad ogni modo le dirò di chiamarvi.”

“Io non ti perdonerò mai!” le urlò dietro Klaus mentre lei si allontanava.

Allison si fermò. Per un minuto pensò al da farsi, poi decise di fare quello che le veniva dal cuore; anche se sapeva che era una mossa azzardata, anche se sapeva che poteva costarle la vita. Tornò indietro e si avvicinò a Klaus. Mentre lo stringeva in un abbraccio, fu sorpresa di vedere che lui non cercava di scansarsi. Semplicemente se ne rimaneva immobile.

“Non fa niente” gli sussurrò. “Ti voglio bene lo stesso. E ti perdono.”

Gli baciò la guancia allontanandosi da lui e poggiò la bocca su quella di Elijah per un lungo minuto prima di andare via senza voltarsi indietro.

 

 

TRE SETTIMANE DOPO

 

 

Klaus avanzò a passo lento e si sdraiò accanto ad Allison sull’altura alle spalle del bunker. Non sapeva bene cosa dire, ma sentiva la necessità di parlare. A tre settimane di distanza dalla lite che sembrava aver troncato per sempre un’amicizia nata un po’ per caso e diventata importante, l’Ibrido era pronto ad ammettere che la sua amica aveva ragione, su tutti i fronti.

Il sorriso che Hope gli aveva regalato vedendolo, ne era stata un’ulteriore conferma: Klaus voleva di più per la sua bambina. Di più di quell’odio che covava da sempre, di più di quel rancore che non sembrava abbandonarlo mai. Un di più che non sapeva di avere ma che Allison era riuscita a vedere meglio di chiunque altro. Erano bastate poche semplici parole per gettare giù un muro che chiunque altro credeva impenetrabile.

Si schiarì la voce fissando il cielo stellato. “Elijah ti manda i suoi saluti. Vorrebbe essere qui in questo momento ma con Davina che prova a riportare Kol in vita, Freya e Mikael che elaborano un piano per distruggere Dahlia e Rebekah che non sa ancora usare a pieno i poteri che il corpo che la ospita possiede, era il caso che qualcuno rimanesse a New Orleans a controllare la situazione.”

Allison non disse nulla. Si limitò ad annuire impercettibilmente. Klaus poteva sentire il suo cuore battere ad un ritmo regolare, calmo.

“Io e Mikael ci siamo presi una pausa dalla nostra abituale guerra. Abbiamo dichiarato una tregua. Almeno per il momento. Marcel sta cercando di insegnare ai suoi vampiri quello che tu gli hai insegnato. Credo che ti farà piacere sapere che oramai quasi tutti loro sono ottimi combattenti e hanno un perfetto auto controllo” le raccontò.

Seguì un minuto di lungo silenzio, poi Allison girò la testa e lo guardò dritto negli occhi quando lui fece lo stesso.

“Sono venuta qui per rilassarmi e guardare le stelle. Quindi sta’ zitto e lasciami godere lo spettacolo in pace” gli disse.

Klaus abbozzò un sorriso. “Non sei stata tu a dirmi, in parole povere, che dovrei essere meno cupo e più incline alla fiducia e a alla socializzazione? Sto solo cercando di fare conversazione.”

“Sì l’ho detto,” Allison roteò gli occhi. “Ma non ho detto che devi iniziare a fare pratica con me.”

“Capito” sussurrò lui. “Vorrà dire che me ne starò zitto.”

“Grazie.”

“Ma,” Klaus sospirò muovendo poco la mano. “prima di iniziare a stare in silenzio vorrei dirti due cose molto importanti.”

La donna chiuse gli occhi e fece un grosso respiro. “Cosa?”

“Primo, avevi ragione. Ma se mai dirai a qualcuno che l’ho detto negherò con tutta l’energia che ho.”

“Avevo ragione… Sai che novità, praticamente ho sempre ragione.” il tono sarcastico della donna fece venire a Klaus voglia di ridere.

“Qual era l’altra cosa? Hai detto che erano due cose molto importanti.” domandò lei.

“Oh giusto,” l’Ibrido fissò il cielo sopra di sé incrociando le mani all’altezza dello stomaco. “Elijah è dentro. È arrivato quando non c’eri. Il tuo amico Oliver gli ha dato un passaggio. Se così possiamo definirlo.”

Gli occhi della cacciatrice si illuminarono di una luce che non sfuggì a Klaus. Una luce intensa come quella che accendeva i suoi occhi quando guardava Hope; amore, devozione. “Sicuramente è venuto per passare un po’ di tempo con Hope ed Hayley. Lo saluterò più tardi.”

“A dire il vero sono venuto per te.” Elijah avanzò a passo sicuro fermandosi in piedi accanto ad Allison.

Lei abbozzò un sorriso alzando poco la testa per guardarlo in faccia. “Esattamente cosa ti aspetti che faccia?” gli chiese quando vide che rimaneva in piedi senza dire o fare nulla. “Non vorrai mica che mi alzi e ti stringa a me dicendoti quanto ti amo e quanto mi sei mancato come nel più smielato dei film romantici vero?”

Elijah rise sbottonandosi la giacca e sedendosi accanto a lei. “L’idea non mi ha nemmeno sfiorato,” le disse. “Pensavo che potremmo semplicemente guardare le stelle. In silenzio.”

Allison lo guardò per un attimo prima di voltarsi verso Klaus. “Sentito? Silenzio… ecco perché lui è il mio Mikaelson preferito.”

Klaus Mikaelson rise. Una risata sincera, serena. Poi fece silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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