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Autore: Iwazaru    24/04/2015    4 recensioni
Alexis è una ragazza con un passato difficile;
Un giorno comincia una corrispondenza via e-mail con un uomo di cui sa poco e nulla.
...ancora non lo sa, ma sarà l'inizio del completo stravolgimento della sua vita. Troverà una cosa preziosa, la perderà oppure andrà incontro ad un happy ending?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Los Angeles, 27 ottobre 2011

«Stand there and look into my eyes
And tell me that all we had were lies
Show me that you don't care
And I'll stay here if you prefer
Yes I'll leave you without a word»



 
All'ultimo momento Christine mi ha detto che non sarebbe riuscita ad accompagnarmi alla visita con il ginecologo. Non sono arrabbiata, però a quanto pare sarà così, quando la mia migliore amica non riuscirà ad essere presente, io sarò completamente da sola.
Diciamo anche che sono dieci minuti che sono nel parcheggio e non so cosa dovrei fare per alzarmi ed entrare. O meglio, so chi vorrei che fosse qui con me. Lo so che non è nulla, è solo una visita, ma sarà la prima volta che vedrò il nostro piccoletto e lui non c'è…
Non ha risposto al messaggio che gli ho mandato ormai due settimane fa quando ero con Chris. Non so cosa fare, l'ho perso? O sta solo pensando e riflettendo?!
Oh, fanculo! Ne ho passate di peggiori, perché devo piangermi addosso? Se non vuole esserci che faccia il rammollito quanto vuole. Allungo il braccio verso il sedile del passeggero per prendere la tracolla ed esco dall'auto per entrare nella clinica!
Respirare, l'importante è respirare e riuscire a focalizzare le cose importanti e il mio piccoletto è una cosa importante.
Entro e la prima cosa che vedo è la reception con una donnetta tutta sorridente, nei posti privati le obbligano ad essere sorridenti ventiquattr'ore su ventiquattro.
«Salve, ho appuntamento con il dottor Stevens tra cinque minuti»
«Cognome prego?» domanda con voce melliflua.
«Jones, Alexis Jones» mormoro stringendo la cinghia della mia borsa. Respira Alexis!
Ora mi chiedo perché non mi sono scelta una donna come medico! Che diavolo avevo in mente? Ho l'ansia!
«Prego, si accomodi nell'ambulatorio tre, verrà l'infermiera a prepararla e poi la raggiungerà anche il dottore»
«La ringrazio» mormoro sgusciando via per raggiungere l'ambultaorio che mi ha indicato.
Non appena mi chiudo la porta alle spalle, cerco di respirare per calmarmi, andrà tutto bene, lui non sarà un viscido, il mio piccoletto sarà sanissimo e bellissimo. Me lo ripeterò come un mantra!
Due secondi dopo, dalla porta entra un'infermiera sorridente, non sia mai che non sorridano, che mi dà un camice e mi dice di cambiarmi e poi posizionarmi sul lettino. Il medico, ovviamente, arriverà subito dopo. Credo che se continueranno a dirmelo, alla fin fine ci crederò!
Appoggio la borsa su uno sgabello e comincio a spogliarmi completamente per mettere quel benedetto camice. Sono tesissima!
Una volta finito ed appoggiati i vestiti con la borsa, mi sistemo sul lettino e toh(!) arriva il medico che, meno sorridente delle sue colleghe, ha in mano una cartella.
«Signorina Jones, giusto?»
«Corretto» mormoro.
«Dalle sue analisi risulta che stiamo ormai entrando nel terzo mese»
«Già…» stiamo? Odio quando i medici parlano al plurale, come se loro fossero dentro con te in questa situazione. Sono io ad essere al terzo mese tra pochi giorni! Non lei!
Abbozzo uno scarso sorriso e lui, niente.
«Prego metta i piedi nell staffe e si abbassi leggermente»
Ora, non che io pensassi di diventare la migliore amica del mio ginecologo, ma mi sembra un po' freddo ed io sono a disagio…
Mi sistemo come mi ha detto lui ed ecco il primo sorrisetto abbozzato.
«Agitata?»
«Molto» piagnucolo.
«É la prima volta?»
«Ammetto di sì, non ho mai pensato di fare controlli» spiego un po' in imbarazzo.
«Non c'è problema, è una cosa comune. É stata una gravidanza ricercata?»
Non so cosa stia armeggiando, ma chiacchierare un po' mi aiuta!
«Non esattamente… Lui non ne è felice»
«Capisco, mentre lei ha intenzione di portarla avanti, deduco, dato che è qui»
«Sì, voglio il bambino» mormoro.
Lui sorride e durante tutto il procedimento, mi spiega con esattezza cosa sta per fare ed a cosa serve. La cosa mi aiuta perché unito alla sua delicatezza mi rende meno agitata ed irritabile.
«Perfetto, da qui è tutto a posto, torno subito, nel frattempo l'infermiera porterà la strumentazione per l'ecografia. Si può rivestire»
«Grazie» mormoro con un sorrisino e lui si leva i guanti, li getta nella spazzatura e svanisce dietro la porta portandosi la cartella.
Mi mordo il labbro e la prima cosa che faccio è infilarmi la biancheria intima, i jeans e poi la camicetta.
L'infermiera arriva con l'apparecchiatura per l'eco e mi spiega che mi basterà slacciare il primo bottone e sollevare leggermente la camicetta per far sì che il medico faccia l'eco.
Okay, mi sistemo di nuovo sul lettino, tamburello con le dita sulla mia mano, agitata è dire poco!
Ed ecco di nuovo il medico che più sorridente di prima, ha di nuovo alla mano la mia cartella clinica.
«Un paio di domande, fuma?»
«No»
«Beve?»
«No»
«Prende farmaci?»
«Solo uno, per l'ansia, ma la mia dottoressa dice che non è dannoso per il bambino»
«Perfetto, si ricorda il nome?»
«No, lo prendo da poco…»
«Fa niente, me lo dirà la prossima volta. Ora vediamo se riusciamo a vedere questo bimbo»
Mi fa cenno ed io slaccio il primo bottone dei jeans, slaccio due bottoni della camicetta e lui spreme il gel sulla mia pancia, rabbrividisco ridacchiando appena.
«Sì, è freddo» dice lui «Ma passa subito»
Non faccio in tempo a rispondergli che la porta dell'ambulatorio si apre di colpo, facendomi sussultare ed appare un trafelato, sudato e agitato Jared.
Lo guardo sbigottita e lui ha un sorrisino ebete e compiaciuto.
«Sono arrivato in tempo» dice senza fiato.
«Lei chi è scusi»
«Il padre» dice con più risolutezza.
Il medico mi guarda e io ho già i lucciconi agli occhi.
«Cosa ci fai qui?» mormoro incredula.
«Abbiamo qualche giorno di pausa e Christine mi ha detto che oggi avresti avuto la visita. E mi ha mandato la foto… Sono un idiota, okay? L'ho capito subito ma non sapevo come comportarmi»
«Da idiota…» dico con un sorrisino cercando di trattenere le lacrime.
Lui si avvicina e si sporge per darmi un rapido bacio sulla bocca e mi prende la mano.
«Proseguiamo?» domanda il medico»
«Assolutamente» risponde Jared stringendo la mia mano così forte che potrebbe anche fermarmi la circolazione e trattenere le lacrime diventa così difficile.
Dopo qualche momento di silenzio, il medico trova il battito cardiaco che è un rumore così strano ma che mi fa aumentare la voglia di piangere.
«Eccolo lì, quello è il vostro bambino e…» muove quell'aggeggio che sta utilizzando e l'immagine si fa un po' più chiara e non c'è davvero bisogno che dica nulla.
«É un maschio…» mormoro.
«Sì, un maschietto in perfetta salute»
Pulisce la strumentazione e mi dà della carta con cui pulirmi l'addome. Mi metto seduta e cerco di ricompormi in qualche modo, ma ho bisogno di rimanere seduta.
«Signorina Jones, ci rivediamo per la prossima ecografia tra tre settimane. Nel frattempo mi metterò in contatto con il suo medico di base per avere la sua cartella»
«Okay, la ringrazio…»
«Vada alla reception, le daranno un promemoria per il prossimo appuntamento e degli opuscoli»
«La ringrazio» mormoro dandogli la mano per salutarlo.
Anche Jared fa lo stesso e rimaniamo lì dentro da soli. Lui si volta verso di me e mi sorride.
«Un maschietto, mh?»
«Già, a quanto pare»
«Abbiamo tante cose di cui parlare» si avvicina e si sistema tra le mie gambe leggermente aperte, il suo profumo…
«Per il momento solo una, sei dentro o sei fuori?»
Lui rimane in silenzio, mi guarda e io guardo lui. So che il fatto che sia qui in questo momento, venuto direttamente dall'Europa, è un chiaro segno, ma lo deve dire.
«Sono dentro, se mi vuoi…»
«Idiota. Certo che ti voglio, sei l'amore della mia vita» sbuffo cercando di non piangere, solo a quel punto apre le braccia e mi stringe a sé lasciandomi piangere.
Non dico nulla perché non c'è nulla da dire, in questo momento voglio solo piangere, di felicità e per sfogarmi. Lui è qui e ci sarà sempre…
«Meglio?» mormora sciogliendo l'abbraccio e pulendomi appena il viso.
«Sì, molto» sbuffo «Ma non del tutto»
«No eh?»
«No…»
«Capisco»
Quel suo sorrisino strafottente, quello sguardo ambiguo e un secondo dopo, mi bacia come si deve. Le sue labbra si appoggiano alle mie e poi si schiudono per far scivolare la sua lingua nella mia bocca. E io amo baciare queste labbra, assaporare quella lingua e sapere che lui è…lui.
«Adesso immagino del tutto»
«Ora sì»
«Un maschio…»
«Se continui a ripeterlo non è che esce adesso, sai?»
«Lo so, scema. É solo che, è strano, in realtà mi sarebbe andata bene qualunque cosa, Ma un maschio mi fa sorridere»
«Sai come si dice? I maschi sono della mamma, le femmine del papà…»
«Sono fregato? Farete comunella contro di me?»
«Assolutamente, soprattutto quando sarai lontano da noi»
«Non vale»
«Oh, sì che vale» ridacchio appena e lui senza preavviso mi bacia di nuovo in modo quasi soffocante e urgente.
«Mi sei mancata così tanto, stavo impazzendo. Invece ora che sono qui sembra tutto così semplice, saremo noi tre…»
Accarezzo il suo viso e scendo dal lettino per darmi una sistemata e prendere la mia borsa.
«Abbiamo tanto di cui parlare, andiamo a casa» mormoro.
Lo guardo e lui fa un sorrisetto per poi uscire insieme a me dall'ambulatorio, facciamo tappa all'accettazione per prendere gli opuscoli e il promemoria. Infilo tutto in borsa, perché ora voglio concentrarmi solo su di noi.
«Sei venuto in taxi?»
«Vengo direttamente dall'aeroporto»
«Ma…senza borsa, ne nulla?»
«Che me ne facevo? In tour ho quello che mi serve, qui ho casa mia. Ho il passaporto, il portafogli e il cellulare» fa spallucce come un ragazzino. Alle volte Jared è proprio un vagabondo e io non voglio costringerlo a cambiare questo lato di sé stesso. Anche perché è un lato che amo, mi piace.
«Guidi tu…?»
«Sì, guido io» sbuffa prendendo le chiavi che gli porgo «Ma sai che prima o poi devi farti piacere il fatto di guidare?»
«Lo so, ma per ora sono una signora incinta che vuole relax»
«Usi già questa scusa?»
«Certo, devo sfruttarla ogni volta che ti vedo, così mi coccoli»
«Lo farei anche senza la scusa»
Rido e lui guida verso casa sua, anche questa è una cosa che dovremo sistemare, ma si è fatto un volo lungo e stancante, lo lascerò almeno entrare in casa prima di assillarlo a dovere!
Casa sua è bella e grande, ma è tutta occupata da strumenti musicali ed altre cose per i suoi progetti, non potremmo mai vivere con un bambino in questa casa…
«Senti, dovremmo, decidere dove vivere…» è lui a intavolare il discorso.
«Lo stavo pensando proprio ora» mormoro.
«Qui non va bene e da te è minuscolo»
«Già, dovremo trovare una casa che piaccia ad entrambi»
«Sarà difficile e dovremo farlo in fretta, ci restano circa sei mesi» rido a questa sua uscita e mi sistemo sul divano. Lui si mette accanto a me e sbuffa. Si sdraia e appoggia la testa sulle mie gambe, bacianodmi la pancia e poi rivolgendo il viso verso di me.
«Parliamo di tutto quello di cui vuoi parlare. Sono pronto. Oggi e domani sono tutto tuo»
Gli accarezzo i capelli e gli bacio la fronte. 
«Andiamo lo stesso in vacanza?»
«Forse abbiamo troppo da fare per una vacanza, ma quando il bambino sarà nato ne avreo anche meno»
«Già, sono l'unica ad essere terrorizzata?» lo guardo negli occhi e spero che la risposta sia negativa.
«Sono spaventato anche io, non mi sono mai pensato come padre. Ma da quando me lo hai detto, mi sono spesso immaginato come sarebbe potuto essere e comincia a piacermi l'idea»
«Oh e sai che tuo fratello e Christine saranno i padrini, vero?»
Lui ride e scuote il capo «Non avevo dubbi»
«E che farò un sacco di shopping?»
«Anche su questo, voi donne quando si tratta di cose per bambini, perdete la testa. Ma forse dovremmo concentrarci prima sulla casa»
«Lo so…»
«Facciamo così, facciamo la lista di quello che per noi deve avere assolutamente e poi cerchiamo. Possiamo cercarla anche stando separati. Tu e Christine le guardate dal vivo e mi mandi video o foto… A metà Dicembre sarò qui e decideremo quale prendere. Che dici?»
«Dico che è divertente»
Lui sorride e io mi piedo per baciargli le labbra. Un passo alla volta, riusciremo a far quadrare tutto, ne sono certa! 
«Domani potremmo guardarne qualcuna online e io poi posso prendere gli appuntamenti. Posso cedere sul fatto che la vuoi in collina»
«Oh, ma quali lussi…»
«So che per te è importante»
«Mh, sì, abbastanza, possiamo sempre prenderla con la piscina»
«Okay, cominciamo la lista?» domando sventolandogli l'iPhone sotto al naso.
«Allora, colline?»
«Colline siano. Ma la voglio moderna, sia fuori che dentro»
«Nessuna obiezione. Però che abbia qualcosa di particolare»
Io scrivo tutte le cose che ci vengon in mente, piscina, moderna, sulle colline.
«Luminosa, la voglio tanto luminosa e che la nostra camera da letto abbia la cabina armadio e il bagno privato»
«Anche quella del bambino però, camera e bagno privato»
«Mh, una camera degli ospiti?»
«Hai degli ospiti da far venire a casa?»
«Io no…»
«Nemmeno io, insomma mio fratello, Tomo e mia madre vivono a Los Angeles, gli altri possono sempre andare in hotel»
Rido e gli accarezzo ancora i capelli.
«Uno studio per te? Per la musica o quando vuoi metterti a chattare con i fan?»
«Ma, non saprei, volevo parlare con Shannon e Tomo e trasformare la mia vecchia casa in un laboratorio più ampio…»
«Quindi dovrò venirti a recuperare da lì?»
«Sai che quando sono in modalità creativa non mi recupereresti nemmeno da una stanza»
Sospiro conscia di questa questione.
«Okay, facciamo solo uno studio in cui mettere il computer e una libreria»
«Andata e basta, non voglio che sia eccessivamente grande»
«No, nemmeno io»
Ho scritto tutto e non sarà così impossibile trovare la casa che vogliamo. Però è stato divertente pensare alla casa adatta a noi. Appoggio il cellulare e mi sporgo nuovamente per riprendere a baciarlo, questa volta in modo più sostanzioso di prima, voglio un bacio vero. Voglio fare il pieno prima che lui parta di nuovo!
«Quanto stanco?»
«Non tanto, ho dormito sull'aereo»
Sorrido e gli scompiglio i capelli, sono tornati del suo colore e li porta corti.
«Tu, stanca?»
«No, perché dovrei?»
«Ora siete in due…non ti stanchi prima?»
«Ehi! Scemo, senti, lo hai detto a tua madre e ai tuoi amici?»
«Sì, mia madre era entusiasta, ha detto che di qualunque cosa tu abbia bisogno, devi chiamarla» sorrido al pensiero di sua madre che in passato è stata così carina e gentile con me.
«Lo farò sicuramente, non so nulla di queste cose e quando avremo la casa, voglio andare a prendere le cose per il bambino e…Jay»
«Mh?»
«Come lo chiamiamo?»
«Oh, bella domanda…»
«Sono brava a fare domande, vero?» rido.
«Tu hai qualche preferenza?»
«No, non ci avevo mai pensato, sono completamente impreparata»
Mi viene in mente che dovevo scrivere a Chris dopo la visita ma Jared mi ha distratta. Prendo il telefono e dopo aver fatto una foto a Jared l'allego al messaggio alla mia amica!

To: Christine
Ciao! Scusa, lo so, imperdonabile, sono stata distratta da un bell'uomo che mi ha portata a casa sua! É UN MASCHIOOO! Sono felice…

Lascio di nuovo il cellulare, ma ancora nessun nome mi viene in mente.
«Di solito si pensa a dare il nome di una persona cara»
«Mh, allora potremmo dargli il nome di mio nonno…»
«Ovvero?» domando cauta. Con tutto il rispetto sono abituata a cose simili che poi si ritorcono in maniera inquietante!
«William Lee»
«Mh»
«Non ti piace?»
«No, non mi dispiace, William suona bene e volendo si potrebbe abbreviare Will e anche Lee come secondo nome è carino. WIlliam Lee Leto» mormoro ripetendomelo in testa in continuazione.
«Non suona male, ma teniamolo come scorta, ci sono nomi che ti piacciono?»
«Mh, maschili pochi, William, Christopher, Lucas» non faccio in tempo a finire che Jared si solleva di colpo.
«Lucas! Mi piace, possiamo sempre dargli William come secondo nome, ma Lucas mi piace!»
Lo guardo sorpresa e rido divertita.
«Cosa c'è?» chiede perplesso.
«Mi piace il modo in cui ti sei agitato per il suo nome»
Lui sbuffa e si stringe nelle spalle «Mi è venuta l'illuminazione con il nome, tutto qui»
«Altrimenti potremmo fare Lucas Lee Leto» dico divertita all'idea che nostro figlio abbia tutte quelle L.
«Ci odierebbe da grande»
«Dici? Intanto noi ci saremmo divertiti»
«Sei perfida» dice con un sorrisetto.
«Molto» miagolo divertita.
«Mh, Lucas Lee… mi piace. Mi piaci» mormora prima di prendermi per la nuca e baciarmi languidamente fino a farmi fremere. Il mio stupido Leto. Mi fa sciogliere in ogni occasione, sia per la tenerezza che per il desiderio.
«Lucas Lee…» mormoro contro le sue labbra «Dovresti dirlo a tua madre, sarà contenta che diamo il secondo nome di suo padre a nostro figlio»
«Lo sarà sicuramente e glielo potrai dire tu quando la vedrai, le ho chiesto di passare del tempo con te fin quando sarò via» 
«Più siamo meglio è…»
«La fai una cosa per me?»
«Oh-oh, quando fai così sei pericoloso»
«No, ma, visto che tanto devi inscatolare tutte le tue cose, lascia subito perdere il tuo appartamento, starai da me, così starò più tranquillo. Quando avremo la casa disponibile penseremo al trasloco» 
Sbuffo perché…non lo so nemmeno io perché. Non ha senso vivere in casa sua senza lui dentro, ma in un certo senso capisco la sua appresione. Sono più vicina sia a sua madre che a Christine. Non sono ancora in un punto della gravidanza in cui è meglio che non stia da sola, ma, posso capirlo, lui sarà dall'altra parte del mondo…
«Okay, concesso, darò il preavviso e preparerò un paio di borse per spostarmi qui»
«Bene, andiamo»
«Adesso?»
«Hai altri impegni?»
Sorrido e scuoto il capo. Okay, dovrei studiare, ma questi due giorni saranno completamente nostri ed ho intenzione di godermeli a pieno, magari mi metterò a studiare un po' quando dormirà.
Mi alzo e mi accorgo che Christine ha risposto al mio messaggio…

From: Christine
Lo sapevo, secondo te perché non sono venuta? Sono contenta, goditelo!

Ah, ecco. Hai capito Chris?!
«Tutto okay?» mi domanda vedendo che sono imbambolata davanti al cellulare.
«Sì sì, era Chris»
«Ah okay, ti ha detto che è stata mia complice?»
«Proprio ora» ammetto.
Sospiro e ringrazio mentalmente non so chi per avere attorno persone che mi vogliono così bene! 
Lascio che sia Jared a prendere le chiavi della macchina e poi mi guardo attorno, vivere qui di nuovo, sarà divertente.
«E tu quando farai gli scatoloni?»
«Quando torno a Dicembre, l'importante è trovarne una e che tu possa cominciare a sistemarti, lo sai che a me basta poco e poi…»
Apre l'auto e ci infiliamo entrambi all'interno. Il suo sorrisino è di quelli che hanno in mente qualcosa.
«Posso sempre usare questa casa come Lab e per un altro progetto che ho in piedi con i ragazzi»
«Che progetto?»
«Ti farò vedere quando torniamo, per ora era solo una cosa itinerante»
«Okay, okay, direi che abbiamo troppe cose a cui pensare perché io mi impicci del tuo lavoro» dico facendogli una smorfia divertente.
La distanza tra casa mia e la sua è lunga, ma a quanto pare saranno gli ultimi giorni che dovrò percorrerla.
«Dovrai anche avere una macchina adatta per portare il bambino»
«Jared, Lucas non uscirà prima di sei mesi, per una macchina ci vuole una settimana, facciamo una cosa per volta, ti va?»
«Scusa» dice ridendo.
Io scuoto la testa e scendo dall'auto non appena parcheggia. Mi piace il suo entusiasmo, ma mi sembra più che altro ansia che non entusiasmo. O una cosa e anche l'altra insieme.
Prendiamo l'ascensore e lo guardo incuriosita.
«Ti mette ansia diventare padre a 39 anni?» domando curiosa.
«Ne avrò 40 quando sarò padre»
«Lo sei già…»
«Non è ancora nato»
«No, ma esiste…»
Lui sorride, mi tira contro di sè per abbracciarmi e quando le porte si aprono andiamo nel mio appartamento.

Ci abbiamo messo ORE per mettere insieme tre borsoni con le mie cose. I libri hanno influito parecchio sulla dimensione di ciò che stiamo portando via.
«Tu e Chris avrete parecchio da fare ad inscatolare tutte le tue cose»
«Beh, sì, ma magari lo faremo anche con tua madre e sparleremo di te»
«Fate pure» risponde leggermente acido, mi sporgo a dargli un bacetto e gli sorrido «Prendi Yuki, non voglio che porti pesi»
È sempre stato premuroso con me, ma temo che ora lo diventerà in modo più ossessivo. Rimango con Yuki fino a quando Jared non ha finito di portare alla macchina le mie cose, l'unica cosa che ho è la tracolla con il portatile e la mia cagnolona che non capisce più nulla. Adora Jared ma lui non le ha dato molto retta, troppo preso da quello che stavamo facendo e ora lei mi guarda quasi offesa.
Niente paura, con un biscotto tornerà come prima…
«Dai, andiamo» mi dice prendendomi infine anche la tracolla con il portatile.
«Jared…questa la potevo portare io, sai?»
«Tu porti lei» e finalmente coccola Yuki che è così emozionata da scodinzolare come una matta.
Scendiamo di sotto e in effetti, guardando la mia piccola macchina, mi rendo conto che per un bambino servirebbe qualcosa di più adatto e più sicuro. L'avevo presa quando pagava mio padre e non volevo spendere troppi soldi… Jared ha ragione, dovrò pensare a prenderne una nuova.
Ritornati a casa di Jared, è sempre lui a scaricare tutto e lascia i borsoni in soggiorno.
«Casa»
Sorrido e lasciata andare Yuki lo abbraccio. Lui è casa per me, non mi importa realmente di come sarà la nostra casa, la macchina, il giardino o altro. Finché lui rimarrà qui con me, io sarò contenta e mi sentirò davvero a casa.
   
 
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