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Autore: A_Typing_Heart    24/04/2015    1 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Tsuna Sawada percorse il corridoio dell'albergo mentre le luci in strada venivano abbassate per l'inizio del coprifuoco. Le fissò trucemente come se ognuna di loro gli avesse fatto un torto personale e si allentò la cravatta celeste. Adesso che la conferenza era finita cominciava a sentirsi debole, aveva le gambe che faticavano a sorreggerlo, si sentiva impacciato dentro quel vestito elegante e tutto quello che desiderava era togliersi tutto quanto, farsi una doccia bollente, infagottarsi in un caldo pigiama orrendo che gli aveva comprato sua madre anni prima e dormire per sempre. Non voleva affatto affrontare le conseguenze della sua decisione di affidare l'intero paese a Byakuran. Che cosa avrebbe pensato di lui Mukuro, se fosse stato ancora in vita? Avrebbe accettato anche lui di scendere a compromessi per salvare la vita a Hibari e a Nagi, oppure avrebbe rifiutato e trovato una soluzione alternativa? Sarebbe stato disgustato dalla sua debolezza? Sarebbe stato indignato che il suo migliore amico, che non era neanche riuscito a salvarlo, cedesse alle minacce dell'uomo che lo aveva detenuto per i suoi ultimi giorni sulla terra? Tsuna si sentì improvvisamente più sporco che mai, soprattutto per aver anche solo concepito di usare un uomo simile come suo amante. Gli veniva la nausea a pensare che Byakuran potesse avere intenzione di farlo di nuovo anche quella stessa sera...
Fissò la stanza numero quattrocentocinquantasette con ansia crescente, aveva un desiderio tremendo di scappare e scappare, correre fino ai confini del mondo finchè non fosse semplicemente passato dall'altra parte... ma doveva onorare il suo patto con il demonio, o quello si sarebbe preso tutto ciò che restava di quello che amava in quella vita. Senza bussare, abbassò la maniglia ed entrò.
La stanza che vide era disordinata, era piena di bottiglie di birra vuote, bicchieri che recavano fondi di vino rosso o tracce della schiuma bianca, portacenere pieni di residui di tabacco di sigaro e mozziconi di più comuni sigarette. C'era puzza di alcol e di fumo, macchie sulla moquette e sul tappeto e soprattutto... gocce di sangue sulla parte bassa della tenda della finestra. Tsuna impallidì e si chinò a guardare. Non c'era dubbio, erano gocce di sangue. Per terra, pareva, quello che restava di crocchette simili a quelle che mangiava Uri. Non ci capiva più niente, Byakuran si era dato a un folle festino nella mezz'ora che avevano passato separati o che cosa?
-Benvenuto, Tsunayoshi kun.- disse la voce di Byakuran alle sue spalle.
Tsuna sussultò e si affrettò a rialzarsi. Nella scarsa luce della stanza non aveva notato il capitano (no, il Generale) nell'angolo cieco dietro la porta della camera. Non era solo, con lui c'erano due miliziani in uniforme verde scuro, della polizia carceraria. Non aveva idea di cosa facessero lì e temette che fossero lì per lui, per arrestarlo. In fondo, nulla gli impediva di sostenere che Tsuna avesse cercato di ucciderlo e condannarlo per terrorismo prima che la pena di morte e il ministero delle punizioni fossero aboliti. Non se ne sarebbe stato sorpreso...
-Byakuran... che storia è questa?-
-Sei stato molto bravo, Tsunayoshi kun, sei stato di parola... quindi anche io sarò di parola, il nostro patto sarà rispettato... io non farò niente ai tuoi amici... anzi, farò qualcosa di bello per loro.-
-Il tuo concetto di bello è assai discutibile.- osservò Tsuna.
-Se non ci credi, guarda questo.- disse lui allegro, porgendogli un foglio dall'aria ufficiale e firmato da lui. -Questo è un ordine di scarcerazione immediata per il padre di Haru chan... ovviamente, sarà effettivo dopo tre giorni dalla nomina ufficiale del consiglio, quindi domani dopo mezzogiorno. Haru chan può andare a prenderlo, la copia originale di quel foglio è già stata mandata al Sekko ieri sera.-
-Posso tenerlo io?-
-Naturalmente, voglio che sia tu a tenerlo.- gli disse Byakuran sorridendo. -Come promesso, ho anche deciso che cosa potete fare tu e Basil kun per me... tu, Tsunayoshi, sarai l'addetto stampa dell'Haido, qualsiasi informazione passerà da te per arrivare alla stampa nazionale... deciderai tu che cosa è meglio che io dica e cosa no, un bel salto di carriera da quando facevi fotocopie e scrivevi trafiletti nella pagina culturale, vero?-
Tsuna fissò Byakuran, molto più sorpreso di quanto ricordasse di essere mai stato. Lui, addetto stampa dell'Haido? Lui che decideva quali informazioni rendere pubbliche e quali no? Era una grossa responsabilità, anche se era sempre a rischio di finire sotto corte marziale, aveva un notevole potere comunque... se aveva deciso di dargli un simile ruolo doveva avere già le spalle coperte in ogni caso...
-E Basil kun sarà commissario al ministero della giustizia... perchè al posto del ministero delle punizioni istituirò una commissione speciale di revisione, in modo che chi sia stato giudicato colpevole durante il processo potrà appellarsi alla commissione speciale e ottenere una revisione del processo o della pena. Come ti sembra? Ti piace questa idea? Basil kun sarà il commissario a capo di questo organo...- disse lui, con tutta la tranquillità del mondo, come assegnasse ruoli per una recita scolastica. -Naturalmente voglio che faccia un corso ben strutturato di legge nel tempo che servirà a demolire il ministero e ricostruirlo...-
-Non capisco se vuoi prendermi in giro o no... io addetto stampa? Basil a capo di una commissione per rivedere i processi in favore del condannato? Ti sei bevuto il cervello?-
-Io non mentivo quando dicevo di volere un paese splendido... in fondo, se soltanto ci fosse stata una commissione del genere anzichè il ministero delle punizioni, Mukuro kun non avrebbe dovuto subire tutto quello che abbiamo visto, non credi?-
Tsuna avvertì una stretta al cuore, ma il suo stupore raggiunse un livello inimmaginabile quando vide quanta tristezza c'era sul viso di Byakuran. Non sapeva spiegarsela e non seppe cosa dire, nemmeno cosa chiedere.
-Mukuro kun... era tuo amico, vero?- domandò lui, il sorriso scomparso del tutto. -L'ho conosciuto anch'io quando era in carcere... una persona stupenda, ne convieni? Così intelligente, così... pura... il suo modo di pensare era così incorruttibile, al punto di morire per quello in cui credeva... non ho mai visto un uomo con così tanto coraggio... aveva paura di me, aveva paura di quello che potevo fargli, del dolore che avrebbe patito durante la sua esecuzione... aveva paura di piangere come un bambino e di mostrare a tutto il Giappone che l'uomo che avevano chiamato eroe non era altro che uno qualunque, che soffriva, sanguinava e moriva... nonostante questo ha affrontato il suo destino... Rokudo Mukuro mi ha conquistato, non posso negarlo.-
-Tu... tu non sai niente di lui.- ribattè rabbioso Tsuna, cercando di trattenere le lacrime. -Mukuro è stato un eroe per tutta la sua vita! Difendendo la sua famiglia con tutto quello che aveva, continuando ad amare la stessa persona per tredici anni senza mai vacillare, senza cedere alle lusinghe di altri, senza cedere alla rabbia, alla solitudine...-
Tsuna strinse i pugni con forza. Mukuro era stato così forte da non cedere mai a nessun altro, anche se non aveva più rivisto Hibari per anni, anche se lui non rispondeva mai alle sue lettere e percorreva una strada che lo allontanava sempre di più... anche se tante di quelle volte gli aveva confidato quanto fosse stanco di reggere tutto il suo mondo sulle spalle, di essere il riferimento della sua famiglia, di dover sorridere anche se soffriva, o quanto ancora desiderasse rivedere Hibari... più di chiunque altro al mondo Tsuna l'aveva visto piangere e sentito parlare con la voce stanca, l'aveva visto tentare di asciugarsi le lacrime con le mani che tremavano e sorridere subito dopo a Nagi che entrava all'improvviso, o a uno dei suoi amici. Non una volta aveva ceduto, nonostante stesse passando una vita infernale. 
E invece, lui? Lui era solo un misero vigliacco, gli era bastato stare lontano seicento metri e una rampa di scale da Hayato per chiuderlo fuori dal suo cuore, era bastato un mese per smettere di cercarlo, gli era bastato un ragionevole dubbio e due mesi per gettarsi nelle braccia di qualcun altro... tra l'altro, un uomo orribile, spregevole e che non amava... era il peggiore uomo sulla faccia della terra, il suo amore non valeva niente e la sua devozione si disperdeva nel vento come foschia mattutina...
-Tu... non puoi sapere quanto quell'uomo fosse forte... l-lui... lui meritava di essere qui molto più di me... vorrei... vorrei avere avuto il coraggio di morire al posto suo...-
-Amare la stessa persona per tredici anni?- domandò Byakuran, con una scintilla strana negli occhi. -Di chi stai parlando? Di Nagi Dokuro?-
-No, la persona che Mukuro amava era Hibari Kyoya... è sempre stato lui il suo unico amore...- disse Tsuna, con un nodo in gola come una palla di sabbia. -È stato orribile... che dovesse morire proprio per mano sua...-
Nella stanza piombò un silenzio sepolcrale. Tsuna avrebbe voluto avere qualcosa da bere per riuscire a ingoiare quel nodo, meglio ancora se fosse stato qualcosa con più del 40% di alcol al suo interno. Byakuran sembrava assorto in una profonda riflessione, e qualsiasi cosa stesse pensando palesemente non gli piaceva. Le sue sopracciglia erano aggrottate, gli occhi stretti, una strana smorfia gli deformava la bocca. Le guardie, dal canto loro, erano come finte, non davano alcun segno di stare ascoltando niente di quello che si stavano dicendo. Dopo un certo tempo non quantificabile, Byakuran tornò a guardarlo e allungò la mano toccandogli il viso.
-Tsunayoshi... so come ti senti... tu non hai il forte amore che Mukuro kun ha dimostrato per Hibari Kyoya... il tuo amore per Gokudera kun era molto più superficiale del suo, ma non devi affliggerti per questo... gli esseri umani non sono fatti per un amore incondizionato... sono egoisti e quando si sentono abbandonati, abbandonano... se sono feriti, feriscono... se sono traditi allora tradiscono... è la loro natura... non potevi evitarlo, Tsu-chan... tu non hai la scintilla divina che ha Rokudo Mukuro... sei solo un essere umano.-
-Che cosa...?-
-Hai abbandonato Gokudera kun quando aveva bisogno di te, perchè lui ti aveva abbandonato quando è morta tua madre... hai tradito Gokudera kun perchè lui ha tradito te... non è così?-
Tsuna lo guardò senza sapere cosa rispondere. Possibile che persino lui sapesse che Hayato lo aveva tradito tante volte con Yamamoto? O semplicemente si riferiva al fatto che aveva deciso di sparare a suo padre non appena messo un piede fuori dalla prigione? Non sapeva che cosa pensare, ma aveva ragione. Aveva deciso di tradire Hayato, di passare sopra al suo senso di colpa solo perchè lui lo aveva già fatto... aveva abbandonato Hayato perchè lui era già stato abbandonato con una lettera arida e misera... ma l'idea di aver soltanto "seguito la sua natura di essere umano" non lo faceva sentire meglio...
-Sei pentito?-
Tsuna esitò appena un istante prima di annuire. Non capiva nemmeno perchè ne stesse parlando proprio con lui.
-Allora io ti offrirò la redenzione, Tsunayoshi.- disse Byakuran, indicandogli la porta sul lato della stanza. -C'è un regalo per te, lì dentro... vai e prendilo, portalo nella tua stanza e fanne quello che più preferisci...-
Tsuna fissò la porta con sospetto e sentì la rabbia montargli nel petto.
-Chi c'è là dentro? Uno dei tuoi sottoposti pronto a crivellarmi di proiettili?-
-Oh, come sei malfidente! Non lo farei mai, perchè dovrei?-
-Ci sono infinite ragioni per cui dovresti uccidermi e ben poche e trascurabili per lasciarmi in vita.-
-C'è un patto, giusto? Io sono un uomo di parola. Mukuro kun potrebbe confermartelo... io faccio tutto quello che prometto, nel bene e nel male.-
-Molto bene.- fece Tsuna muovendo un passo verso la porta. -Sia come sia, ma Byakuran, ricordati che non finisce qui anche se io muoio... per le persone come te, non è mai finita... ci sarà sempre una tempesta pronta a spazzarti via, non importa quante ne supererai... alla fine cederai e verrai distrutto.-
-Senti, senti... parli proprio come Mukuro kun... mi ha detto qualcosa di molto simile prima di essere portato sul patibolo... ma lui ha parlato di onde del mare che... come ha detto? Che eroderanno la terra sotto i miei piedi, non importa quanto alto sia il mio piedistallo.- disse Byakuran, tutto assorto. -Due profezie uguali, comincio ad avere un po' paura, meglio comprare un omamori...-
Tsuna andò alla porta e ad aumentare il suo senso di inquietudine le guardie carcerarie lo seguirono, armi in pugno. Strinse con forza la maniglia, rimproverandosi che il suo ultimo atto in quella vita fosse dare a Byakuran esattamente quello che voleva. Sperò almeno che così Haru avrebbe davvero potuto rivedere suo padre, che Basil, Hibari, Yamamoto, Nagi e tutti quelli che conosceva avrebbero potuto vivere ancora un po', fino allo scadere naturale del loro tempo...
Aprì la porta e restò di sasso quando si trovò di fronte una camera da letto, soprattutto senza nessuna minaccia pronta a sparargli addosso. Le guardie carcerarie lo superarono entrando nella stanza e spianarono le armi contro il letto, dal quale emerse un uomo dai capelli castani arruffati, pizzetto e basette nere come pece, l'espressione truce e un petto nudo villoso.
-Che cosa significa?- ruggì lui, nonostante fosse chiaramente assonnato e intontito.
Persino sulla porta a Tsuna arrivò il tanfo alcolico dello sconosciuto. Il disordine nella stanza accanto doveva essere colpa sua. Quella camera non apparteneva a Byakuran, non c'era alcun dubbio ormai. Ma la cosa più raggelante Tsuna la notò solo dopo: un bambino aveva fatto capolino da sotto il letto, strisciando piano piano a vedere che cosa fosse quel chiasso. Aveva delle ferite sul viso e sanguinavano, erano recentissime. Improvvisamente comprese a chi apparteneva il sangue sulla tenda e seppe anche chi aveva davanti. Quello era l'uomo di cui Byakuran gli aveva raccontato giorni prima in albergo, quello che si faceva chiamare Lupo e aveva la mania di trattare i bambini come cagnolini...
-Che cosa diavolo volete?!-
-Sei in arresto, Lupo.- disse Byakuran, entrando nella stanza con le mani in tasca. -Per la reiterata violazione del codice della dignità umana, reati su minore, rapimento di minore e un sacco di altra roba che conosci molto meglio di me...-
-Byakuran, che storia è questa?!-
-Questa è la fine che meriti.- disse lui sorridendo. -Sii felice, nel tuo paese di origine non c'è la pena di morte, quindi non posso farti uccidere nonostante tutte le tue nefandezze... beh, questo non significa che tu non possa avere un tragico incidente mentre sei detenuto, naturalmente. Portatelo via.-
Le guardie sopraffecero facilmente l'uomo ottenebrato dall'alcol, lo ammanettarono e lo trascinarono fuori dalla stanza. Tsuna era confuso più che mai. In certi momenti Byakuran ostentava lo stesso disgusto che aveva Mukuro per i crimini più turpi, altre volte sembrava emozionato come un ragazzino che guarda un film splatter. Non riusciva a capire che tipo di uomo fosse davvero. In fondo, non era automatico che un uomo in grado di essere carceriere accettasse anche la violenza sui bambini...
-Tsunayoshi, prendi il bambino... è la tua redenzione. La tua occasione per fare ammenda di tutto quello di sporco e di egoista tu abbia fatto nella tua vita. Sarai in grado di coglierla?-
Byakuran lasciò la stanza senza aggiungere altro e lasciò soli Tsuna e il bambino, che lo guardava con occhi verdi spalancati e una paura indicibile scritta sul visino. Si sforzò di sorridergli e allungò con cautela la mano verso di lui, proprio come avrebbe fatto con un cagnolino spaventato.
-Quell'uomo non ti farà mai più del male... ora io ti proteggerò...- gli disse, vedendolo ritrarsi sotto il letto. -Io... mi chiamo Tsunayoshi... mi puoi chiamare Tsuna se vuoi... tu... tu come ti chiami?-
-Inu chan.- rispose lui.
-No, io voglio sapere il tuo vero nome... quello... quello che avevi prima di conoscere quell'uomo. Me lo sai dire?-
-... Lambo.-
-Lambo, eh? È un nome strano... neh, Lambo, perchè non andiamo via da questa stanza? Ha un odore terribile...- disse Tsuna, ed era dannatamente vero. -Andiamo nella mia... possiamo fare una bella doccia, e poi parlare un po' del posto da dove vieni...-
-Lambo ha fame...- gemette lui, mentre un brontolio veniva dalla sua pancia.
-È un po' tardi per cenare, ma è avanzata della torta dal tè che abbiamo preso io e Byakuran oggi pomeriggio... a te piace la torta, Lambo? Con la marmellata?-
Lambo annuì e sembrò che al solo nominarla gli fosse venuta l'acquolina in bocca. Accettò di prendere la mano di Tsuna e uscì piano piano da sotto il letto. Era orribile vedere che cosa aveva fatto quell'uomo a un bambino che non aveva più di dodici anni e fu con rabbia che gli tolse il collare, agganciato al guinzaglio legato al letto. Non avrebbe mai avuto un'occasione più nobile di redimersi dai suoi sbagli che non proteggendo quel bambino che ormai non aveva più nessuno se non lui. I dubbi che tormentavano il suo animo scomparvero. Se il suo patto con Byakuran aveva salvato quel bambino da una vita di soprusi e probabilmente anche tutti i ragazzini che sarebbero stati presi dopo di lui, la sua decisione era sicuramente quella giusta.


Mukuro si era finalmente deciso a sdraiarsi nel letto, sebbene fosse certo di non riuscire a dormire. Gli sembrava di fissare il soffitto buio da ore, eppure le mani gli tremavano ancora. Alla fine la peggiore delle ipotesi, il più angosciante dei suoi incubi era realtà, l'uomo che temeva di più era a capo della cosa che odiava di più, e purtroppo insieme erano un binomo difficile da affrontare. E Tsunayoshi, sembrava così diverso dall'ultima volta che aveva potuto parlargli... aveva gli occhi di qualcuno che aveva sofferto terribilmente... prima la madre, poi suo padre, lui, e Gokudera... quanto altro poteva sopportare di perdere prima che il suo cuore diventasse di ghiaccio? Era appena riuscito a riprendersi il cuore di Hibari dall'inverno gelido in cui l'Haido l'aveva imprigionato e loro si stavano prendendo quello di Tsunayoshi, senza che potesse fare qualcosa per impedirlo...
-Mukuro? Dormi?-
A malapena distinse il sussurro di Hibari nel buio, accanto a lui. Non aveva nemmeno sentito cigolare la brandina quando si era alzato.
-No, sono sveglio.-
-Posso mettermi qui con te?- chiese lui. -Solo un attimo... voglio parlare con te...-
Mukuro sospirò spostandosi su un lato del letto e tenne sollevata la coperta per permettere a Hibari di infilarcisi sotto. Non avrebbe voluto farlo per evitare che qualcuno potesse accorgersene e pensare male, ma in cuor suo sapeva che Kyoya non mentiva e voleva davvero parlargli. Non lo sorprendeva, specie dopo il modo in cui lo aveva trattato durante la trasmissione... ma sentire il suo corpo così vicino e così piacevolmente caldo era davvero gradevole.
-Mi dispiace per quello che ho detto prima... mi sono... innervosito vedendo Byakuran.-
-Lo so...- disse Kyoya piano. -Lo so, non sono arrabbiato...-
-Allora che cosa c'è?-
-Voglio sapere che cosa ha detto... ci hai mandati via tutti, ma io volevo sentire cosa diceva...-
-Beh, non molto più di quello che avevi già sentito prima... vuole riscrivere le liste di categoria in modo che tassati e regolamentati restino solo gli alcolici, i farmaci e il tabacco... tutto il resto diventerebbe una categoria A, quindi si può comprare senza sovrattassa e senza permesso... vuole abolire il carcere duro, chiudere il Sekko, condonare la pena per coloro che hanno avuto la grazia dopo la punizione inferta dal ministero e lasciarli uscire... poi, abolire il ministero delle punizioni e istituire una nuova commissione esecutiva di cui non ha spiegato molto, è ancora in lavorazione come progetto...-
-Sono davvero tante cose...-
-Sì... e poi... ah, ha intenzione di scindere la polizia militare... di ricostituire la polizia civile ed eliminare progressivamente il coprifuoco... anche un sacco di black list saranno cancellate... ed eliminare i visti di viaggio.-
Forse Hibari ormai lo conosceva troppo bene per non accorgersi del tono scettico che aveva usato per elencare tutte le riforme che Byakuran blaterava di voler mettere in atto.
-Eppure mi sembrano tutte cose che desideri, Mukuro... sarebbe molto più bello così, non credi?-
-Non essere sciocco, Kyoya, Byakuran non farà niente di quello che ha detto.-
-È un grosso rischio promettere tutto questo e non fare niente... si inimicherebbe tutti quelli che ti hanno seguito quando promettevi loro di combattere per queste libertà... sarebbe davvero stupido per un uomo che tu reputi essere così intelligente... non credi?- domandò Hibari mentre le sue dita toccavano i suoi capelli. -Persino io che per te sono uno stupido lo capisco...-
-Tu non sei stupido... soltanto che non pensi.-
-Non è lo stesso?-
-No, non lo è, uno stupido non sa pensare. Semplicemente tu sei troppo impaziente per metterti a farlo.-
-Grazie, è davvero confortante... ma che cosa ne pensi, tu? Secondo te Byakuran a che cosa sta puntando?-
Mukuro non rispose subito e si prese del tempo per pensare se fosse o meno il caso di parlare. La risposta sincera a quella domanda era "a me", ma non era sicuro che fosse una buona idea dirlo a Kyoya, irragionevole, geloso e aggressivo com'era. Però era piuttosto certo che l'idea di Byakuran fosse proprio quella: dargli tutto quello che aveva voluto. Abolire tutto quello che più lo aveva infastidito, e ridargli tutto quello che avrebbe potuto fargli piacere... ma poi? Che cosa si aspettava? Voleva forse che tornasse da lui, che... che cosa diavolo si aspettava che facesse, che tornasse da lui come fosse una donna capricciosa da riconquistare?
-Ehi, Mukuro... non è strano?-
-Che cosa, Kyoya?-
-Sembra quasi che voglia vendicarti.-
-Come?-
-Sì, insomma... tu sei stato catturato dalla polizia militare e lui vuole scioglierla... sei stato condannato dal ministero delle punizioni e vuole abolirlo... sei stato detenuto a Sekko e lui vuole chiuderlo... sembra che voglia... distruggere tutto quello che ti ha ferito...-
-Sicuramente ha il suo tornaconto.- ribattè Mukuro, rifiutava quella sottospecie di prova d'amore da un uomo tanto malato. -Probabilmente vuole riformare la polizia per liberarsi di qualcuno che teme o lo infastidisce... abolisce il ministero delle punizioni per fare una bella impressione, visto che tutti ne hanno paura... e chiude il carcere solo per evitare che il suo regno diventi di qualcun altro, è il tipo di uomo che preferisce bruciare la sua casa piuttosto che lasciarla a qualcuno che non sopporta.-
-Però, anche le altre cose... alla parata sei stato tu a dire che rivolevi le cose semplici... che volevi il cioccolato, la libertà di andare a casa di un amico o di andare a vedere l'alba sul mare... lui ti sta dando anche questo, no? Abolisce la categoria B, i visti di viaggio e il coprifuoco, in questo modo puoi davvero tornare a fare tutte queste cose...-
-Ma da che parte stai, tu?-
-Ma che... dalla tua, no?-
-Allora smettila di attribuire a quel pazzo degli scopi nobili!-
-Io non gli sto attribuendo proprio niente.- ribattè Kyoya piccato. -Sto solo cercando di capire cosa pensa.-
-Allora risparmiati la fatica, non ce la faresti nemmeno se te lo scrivesse su un bigliettino.-
-Sai che c'è? Vaffanculo.- sbottò lui. -Arrovellati il cervello da solo fino a spappolartelo, non me ne frega niente.-
-Dove vai?-
-A leggere ricette su internet, magari quelle sono in grado di capirle e ti possono tornare utili.-
-No, aspetta, Kyoya...-
Mukuro allungò la mano afferrando il braccio di Hibari prima che se ne andasse, ma lui si girò con la furia di quel pomeriggio, solo che invece di sfogarla contro un bidone dell'immondizia mandò all'aria lui e la brandina con un calcio. Mukuro rotolò dolorosamente sulla pancia prima che la branda gli schiacciasse la schiena. Fortuna che erano brandine pieghevoli molto, molto leggere...
-Adesso mi stai facendo davvero incazzare, Mukuro! Smettila di trattarmi come se fossi un decerebrato, sono stato in grado di superare gli esami di scuola quanto te, e anche quelli dell'accademia! Anche io ho incontrato Byakuran, anche io so la sua storia, sono perfettamente in grado di fare un'ipotesi quanto lo sei tu!-
Mukuro si liberò della brandina gemendo per la botta che gli aveva dato alla testa, ma non ebbe molto tempo per riprendersi prima che Hibari lo strattonasse in piedi per la maglia. Nonostante fosse parecchio più basso di lui, in quel momento la sua statura non sminuiva la paura che incuteva la sua rabbia.
-Tu non lo conosci davvero, e smettila di prendere tutto sul personale!- sbottò Mukuro, afferrandolo a sua volta per la maglietta. -Quello non è un uomo normale, come cazzo pensi di capire cosa gli frulla in quella testa marcia?!-
-Almeno io non vivo nel terrore ogni volta che sento il suo nome!-
Mukuro per la prima volta nella sua vita venne pervaso da una sensazione bruciante del tutto sconosciuta, che immerse il suo cervello nel rosso puro e spense il suo raziocinio. Preso da una furia cieca mai sperimentata si avventò su Hibari buttandolo a terra. Non faceva spesso ricorso alle arti marziali, ma ne aveva una buona conoscenza, e a differenza di Hibari si era ritrovato a maturare la sua arte del combattimento per le strade, sul lato pratico. Questo, unito agli abbondanti centimetri che aveva in più di lui e alla rabbia che aveva repressa da tempo dentro, gli permise di avere facilmente la meglio su Hibari bloccandolo sul pavimento prima di scaricargli addosso qualche colpo ben assestato. Riuscì a riprendere il controllo solo quando le sue nocche scorticate gli lanciarono delle dolorose fitte. A fatica riuscì a fermare il braccio, e subito dopo si sentì completamente esausto.
-Mukuro! Ma che cazzo stai facendo?!-
Un paio di braccia lo trascinarono via da Hibari scaraventandolo vicino alla scrivania, dove rimase a prendere fiato senza osare muoversi. Non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto. Aveva davvero preso a pugni Kyoya con tutta quella violenza? Si guardò le nocche scorticate come se non potesse credere a quello che vedeva, prima di guardare dalla parte di Hibari. Era raggomitolato sul bordo del tappeto e si stava ancora coprendo la testa con le braccia mentre Gokudera cercava invano di spostargliele per verificare come stesse.
-Hibari... Hibari! Eddai, fammi vedere! Sei ferito? Fammi vedere, ho detto!-
-Sto bene... sto bene.- rispose infine lui, spostando le braccia. -Levati, Gokudera, devo ammazzare quel pezzo di merda dietro di te.-
-Quel pezzo di merda dietro di me è il tuo uomo, imbecille.- ribattè Gokudera. -E tu, idiota! Che cazzo fai, gli hai spaccato la faccia!-
Purtroppo poteva dirsi un'espressione letterale: Kyoya aveva un taglio sul sopracciglio, un occhio che stava già iniziando a diventare viola, il labbro rotto e il sangue che gli colava dal naso. Mukuro cominciava a sentire dolore dove era stato colpito da Hibari, ma a quanto gli pareva non stava sanguinando da nessuna parte, se non sulle nocche della mano destra. Che follia... al solo sentire quel nome anche lui diventava come Byakuran, cambiava umore all'improvviso e diventava violento... era arrivato a colpire a sangue l'uomo che aveva sempre amato senza nemmeno rendersene conto, e soltanto perchè aveva detto la verità, che quell'uomo lo terrorizzava ancora...
-Kyoya, mi dispiace! Mi dispiace, non so che cosa mi sia preso! Non volevo colpirti, te lo giuro!-
-Ecco perchè ti ho detto di dormire, imbecille.- borbottò lui, aggrappandosi a Gokudera per alzarsi in piedi. -Se non dormi è più facile che ti venga la paranoia per Byakuran e che ti incazzi per niente...-
-Kyoya... sono mortificato, io...-
-Levati dalla mia vista almeno fino a domattina, o ti giuro che quel naso te lo rompo.- lo minacciò Hibari. -Vedi di dormire e forse capirai che non c'è nulla di divino in Byakuran... è un uomo che sanguina proprio come me... che puoi prendere a pugni come hai pestato me... domani... penseremo a un modo per togliercelo di mezzo.-
Hibari venne portato di sotto praticamente di peso da Gokudera, che continuava a chiedergli sottovoce di che cosa stessero parlando e perchè l'avesse aggredito, senza avere risposte sensate. Al piano di sotto sentì la voce pacata di Chikusa che chiedeva a sua volta spiegazioni, con corredo di rispostacce di Hibari.
Non poteva credere che prendere a pugni Kyoya avrebbe potuto risolvere i suoi problemi, ma paradossalmente, dopo quello che Kyoya gli aveva detto, le sue mani avevano smesso di tremare. Nei suoi pensieri Byakuran sembrò meno alto, meno brillante, meno potente di quanto lo fosse prima... nient'altro che una grande statua di gesso bianco... una bella e fragile statua.
   
 
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