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Autore: FrancyF    25/04/2015    3 recensioni
Raccolta di one-shot che tratta di Cory, Lea e del loro percorso come famiglia. Semplicemente la quotidianità dei Monchele con i loro figli. Piena di amore e tenerezza.
Perchè loro meritavano un finale diverso.
Si accettano proposte per i capitoli.
Continuazione di "Monchele: love is us".
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 novembre 2030

Lea si ricordava perfettamente che, una volta in un ‘intervista, Ellen le aveva chiesto che cosa intendesse lei per “routine”.
Insomma come era gestire due grandi carriere e cinque figli piccoli? Beh lei aveva risposto che non ne aveva idea. Era solo routine. Era solo la loro routine. La nascita di Andrew, avvenuta dopo un periodo critico, soprattutto a causa della riabilitazione di Cory, era stata accolta come una benedizione. La nascita di Finn era stata voluta e due bambini erano ancora gestibili. Ma dopo l’arrivo delle gemelle la loro vita aveva preso un’inguaribile piega dominata dal caos. Per essere tutti pronti per la scuola e il lavoro dovevano alzarsi almeno un’ora e mezza prima. Lea si era presa ben due anni e mezzo di pausa dopo la nascita di Faith e Jocelyn e, tornare al lavoro le aveva dato maggiore energia anzinchè toglierla. Quando aveva scoperto di essere nuovamente incinta di Isaac, lei e Cory avevano gestito tutto con grande filosofia.
E ora anche il suo piccolino aveva già sei anni ed era andata appena a prenderlo a scuola. Lea non riusciva a credere a quanto il tempo fosse passato in fretta: Andrew e Finn facevano già il liceo e le gemelle le medie. Erano grandi e non avevano più bisogno di lei e di Cory. Perfino Isaac aveva imparato ad allacciarsi le scarpe ed era un bambino molto indipendente per la sua età.
Lea servì ad Isaac la merenda e lo abbracciò.
-Cosa hai fatto a scuola oggi cucciolo?- chiese, premurosa, pulendo la bocca al figlio.
-Mamma!- borbottò il bambino –faccio da solo. Sono capace-.
La brunetta si morse il labbro inferiore.
-Lo so che sei capace, ma ti volevo aiutare-.
Era la loro nuova routine. Tornava dal lavoro, andava a prender Isaac. Le gemelle e Andrew tornavano poco dopo con i loro scuolabus, mentre Lea doveva andare a prendere Finn dagli allenamenti di football alle sei.
Ma quel giorno era davvero stanca.
La porta di ingresso sbattè varie volte, segno che anche i suoi figli più grandi erano tornati da scuola.
-Ehi ragazzi- Lea strinse a se’ le gemelle –volete fare merenda con vostro fratello?-
-Uh si cibo- Andrew prese un pezzo di cioccolata e se lo ficcò in bocca, sorridendo.
Era davvero cresciuto nell’ultimo anno. In una sola estate aveva preso ben dieci centimetri ed era alto quanto il padre. Ma, esattamente come suo padre, Andy sebbene alto non avrebbe fatto de male ad una mosca.
-Come  è andata a scuola?-
-Bene- li risposero in coro tre voci.
Lea scosse la testa, divertita: adolescenti!
-Ehi Monteith!- la voce di Cory li raggiunse dall’ingresso.
-Papà! -Isaac alla vista del padre, saltò giù dalla sedia e si precipitò ad abbracciarlo.
-Ehi bello. Sei cresciuto in una notte?- Cory lo sollevò e lo strinse a se’. Adorava abbracciare i suoi figli, e Isaac era ancora abbastanza leggero per riuscirci.
-Stai crescendo preso papà non sarà più in grado di sollevarti...- borbottò, rimettendo il figlio a terra.
-Ehi amore- baciò Lea –come è andata la giornata?-
-Grazie sei il primo che me lo chiede- rise lei –bene. La tua?-
-Lavoro- rispose il canadese, mentre si imburrava un panino.
Lea sospirò, sforando il braccio del marito e baciandogli una spalla.
-Cor, amore senti sono stanca. E’ stata una giornata pesante al lavoro, con molte scene da girare… non è che puoi passare tu a prendere Finnegan dall’allenamento?-
Sbatté un paio di volte le palpebre e ottenere l’effetto voluto: aveva un marito straordinario.
-Certo cucciola- Cory la baciò sulla testa –vado io a prenderlo. Ci vediamo fra mezz’ora ok?-.

Quando Cory arrivò al campo di football l'allenamento non era ancora finito, così si sedette sulle tribune a guardare, accanto ad altri pochi genitori.
Anche se Finnegan era cresciuto e si era fatto un poco più robusto, il suo ruolo all'interno della squadra non era mutato: kicker. Ed era sempre più bravo a giocare.
Il figlio si accorse della presenza del padre e gli rivolse un debole cenno di saluto. A Cory ricordò quando lui, da ragazzino,giocava a hockey. Durante le partite le tribune erano invase da padri orgogliosi, mentre a fare il tifo per lui c'era sempre e solo sua madre o una delle sue zie. Si vergognava così tanto quando Ann si sbracciava per salutarlo...
-Ehi bello!- Cory diede una pacca amichevole al figlio.
-Ciao papà- Finn chiuse il borsone e si tolse il casco: era sudato marcio e i capelli erano appiattiti sulla fronte. Il respiro era ancora affannoso e il quattordicenne non riuscì a formulare la domanda da fare al genitore.
Tuttavia il canadese la intuì.
-Mamma era stanca- spiegò -così sono venuto a vedere quanto è diventato bravo il mio campione-.
Finn  arrossì e controllò sottecchi che tutti i suoi amici avessero lasciato già il campo.
-Papà non chiamarmi così!- brontolò il ragazzino dando una pacca alle spalle del padre.
Cory si limitò a scuotere la testa divertito. Era sorpreso di quanto fosse diventato forte Finnegan nell'ultimo anno.
Un'idea bizzarra gli passò per la mente.
-Ehi Finn... ti va se facciamo due tiri assieme?-
-Che?-suo figlio lo guardò come se fosse pazzo -dove? Adesso? Ma sei fuori papà! E poi hai sempre detto che il football non ti piace granchè...-.
-E' vero ma negli anni di "Glee” ero bravino anch'io sai? E poi io e il nonno abbiamo sempre giocato con te-.
Finn fece una smorfia, ma si passò il pallone un paio di volte fra le mani, segno che stava riflettendo.
-Ok...- disse, ancora  un po' incerto.
Cory gli rivolse un largo sorriso e gettò la giacca sulle tribune per essere più libero.

Fu un pomeriggio splendido: Cory era davvero sorpreso di quanto bravo e forte fosse diventato suo figlio,ormai era alto quasi quanto lui. Era davvero importante per lui passare un po' di tempo con il secondogenito perchè Finn, durante l'ingresso nell'adolescenza era diventato estremamente riservato, sopratutto con i suoi genitori. Era difficile capire cosa gli passasse per la testa e Cory voleva assicurarsi che non facesse nessuna scelta sbagliata. Quella della partita improvvisata si rivelò un'ottima occasione per parlare un po' da uomo a uomo.
Quando il cielo iniziò ad imbrunire i due si sdraiarono lunghi e distesi sul prato, per riprendere un po' di fiato.
-Sono...troppo... vecchio...per..queste...cose!- sbuffò Cory, fra un sospiro e un altro.
-E' stato divertente- Finn gli rivolse uno dei suoi rari sorrisi.
-Bene. Sono contento bello. Sai è da un po' che non passiamo un po' di tempo da soli, solo io e te. Tu non parli granchè e... non so io ho sempre paura che tu e tuo fratello vi cacciate nei guai un giorno. Sai che puoi dirmi tutto-
-Lo so papà. Ma sto bene. Non ti preoccupare-
-Sicuro?-
-Si- il ragazzino sbuffò -che palle tu e la mamma ci rompete sempre!-
-Ehi!-Cory si mise seduto e scosse la testa -siamo solo dei genitori! E' questo il nostro lavoro! Assicurarsi che i figli non facciano cazzate!-
-Ok. Non fumo, non bevo e non mi drogo. E non ho neanche fatto ancora sesso. Tu e la mamma siete dei gendarmi andiamo! La cosa più trasgressiva che ho fatto è quando lo scorso Natale zio Roy mi ha fatto bere un sorso di grappa!-.
-Che ha fato quello scemo di mio cugino?!-
-Papà!- Finn rise.
Lo squillo del cellulare interruppe la loro conversazione.
Era Lea. Ed era arrabbiata.
-Dove siete stati?!- urlò, talmente,che Cory dovette allontanare l'apparecchio dall'orecchio.
-Lee amore. Siamo al campo di football. Finn è con me, abbiamo solo giocato un po'-
-Beh la cena era pronta venti minuti fa! E poi avresti dovuto chiamarmi! Ti avrò lasciato quindici messaggi in segreteria!-
-Mi spiace. Torniamo a casa va bene... tu tranquillizzati-.
Il canadese chiuse la chiamata senza aspettare la risposta della moglie. Di una cosa però era certo: quella notte l'avrebbe aspettato il divano e non il soffice letto vicino a Lea.
Sia Cory sia Finn si alzarono e raccolsero le loro cose velocemente: entrambi sapevano quanto era pericolosa la furia della brunetta.
-Prendiamo una pizza per strada ti va?- Cory mise in moto l'auto.
-Ok- Finn era preoccupato -papà che ci farà la mamma?-
-Non ne ho idea. La conosci, non è arrabbiata è solo...-
-Furiosa?-
-No volevo dire che si preoccupa solo per noi-.
La frase successiva fece il ridere il canadese.
-Io non ne sarei così certo papà-.


Ahhhh poveri Cory e Finny... adoro scrivere di lea e delle sue arrabbiature. ;)
Mi viene da paingere nello scrivere quanto siano cresviuti i piccoli Monteith.
Ci vediamo sabato prossimo 2 MAGGIO. Mancano solo 3 capitoli.
FrancyF

   
 
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