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Autore: pamina71    25/04/2015    9 recensioni
Visto che il personaggio di Josephine nel Cimento di Vivere e in Venti Aune di Nastro blu è piaciuto e mi avete chiesto di saperne più su di lei, ecco uno spin-off che la riguarda.
Un'altra storia ispirata da Vivaldi. Sonata op. 1 n. 12, La follia in Re minore, RV63 . E' scritta come tema (un tema popolare portoghese, molto usato anche da altri compositori) con diciannove variazioni. Quindi ne nasce un lungo one-shot formato da differenti quadri, ognuno legato all'andamento della variazione.
Si alternano quindi tristezza, gioia, violenza, follia...
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Gli anni della follia.

 

Tema (Prologo)1.

La neve caduta abbondantemente nei giorni precedenti aveva coperto la campagna con un silenzio irreale. Anche gli zoccoli del suo cavallo non producevano alcun rumore sul fondo bianco e morbido. Il sole malato di quel dicembre dava un'apparenza ancora più sognante a quel paesaggio che pareva irreale, se confrontato con la rumorosa operosità e con la foga rivoluzionaria della Parigi di quei giorni.

A poco a poco nella pianura, candida e distesa come un lenzuolo, interrotta solo dai filari di alberi che fiancheggiavano i canali, e dalle siepi innevate, iniziò a sorgere la piccola sagoma di una pieve ai lati della quale si innalzavano due imponenti ippocastani.

Si chiese ancora una volta perché avesse deciso di fare tutta quella inutile strada. Tutto sommato, per onorare la memoria dei propri amici sepolti dietro l'abside avrebbe potuto fermarsi a meditare un momento a casa sua, od in Caserma.

In realtà il Capitano della Guardia Nazionale sapeva bene che non era solo quello il motivo. La vera ragione stava nel fatto che non era più soddisfatto della propria vita, della piega che stava prendendo l'esercito, nonostante la promozione, della via che stava prendendo quella rivoluzione.

Aveva un profondo desiderio di cambiamento. Da anni coltivava in segreto il miraggio di una vita semplice nelle campagne delle Linguadoca o della Provenza.

E si era recato a prendere la propria decisione sulla tomba di due persone che avevano osato il cambiamento, il salto più spettacolare di cui lui fosse a conoscenza.

Si riscosse dalla propria fantasticheria, quando, osservando attraverso la condensa del proprio fiato e dell'alitare del suo Droit2, intravvide la sagoma di una slitta3 a cavalli sul lato della chiesa.

Era arrivata dalla direzione opposta a Parigi, giacché sulla strada che stava percorrendo non si vedevano i segni dei pattini. Incuriosito, fece un giro un poco più largo e scorse una figura inginocchiata. Un mantello nero componeva un perfetto triangolo sul candore della neve, con la quale si confondeva la pelliccia bianca del bordo e del manicotto. Un cappuccio celava il volto chino, ma Alain non ebbe dubbi sul fatto che si trattasse di una donna. Fermò il cavallo e smontò. Ebbe l'impressione di disturbare il raccoglimento di quella che poteva essere la madre od una delle sorelle del Comandante. Tra pochi giorni sarebbe stato il suo compleanno. Comprensibile trovarci qualcuno.

 

La donna sì alzò, scosse la nave e si avviò verso la slitta. Alzando il capo scorse la figura sul cavallo. Era abituata da tutta la vita a vedere divise, quindi non si allarmò. Inoltre le parve di riconoscere quella corporatura alta e massiccia, probabilmente si trattava di quel soldato un po' sbruffone che aveva fatto da testimone ad André, diversi mesi prima. Gli rivolse un cenno di saluto con la mano, le sarebbe piaciuto parlare con qualcuno, in quel momento. Alain fece un mezzo inchino e le andò incontro nella neve che gli sfiorava le caviglie, conducendo a mano il cavallo, che poi legò allo steccato basso che circondava il minuscolo cimitero.

Avanzando, aveva avuto agio di osservare e riconoscere la dama come una delle sorelle di Oscar, Josephine4 per la precisione. Mesi prima, in quella che poteva quasi considerare una vita precedente, aveva pensato di lei che fosse la donna perfetta5, e forse era stato sul punto di prendersi una sbandata per lei, cosa che aveva permesso ad André di vendicarsi punzecchiandolo sino allo sfinimento. Ora che l'aveva di fronte avvolta in quel mantello nero, con il volto triste ed un poco rassegnato, pensò che la trovava ancora più affascinante, meno ironica e molto assennata.

Si chinò per baciarle la mano, sorrise, e solo allora ruppe il silenzio, scusandosi per essere andato in quel luogo, e per averla disturbata.

La dama rispose gentilmente:

- Questo luogo é di tutti i loro amici. Sono contenta di sapere che non sono l'unica a venire. Sono felice di sapere che non sono stati dimenticati.

- E come potrei? E poi, ero venuto per chiedere loro un consiglio, se così si può dire

Ma cosa dico? E' vero, non sono un tipo riservato come lo era André, ma andare a raccontare così i fatti miei...

- Avete fatto bene. E' un buon posto, questo, per meditare, se di debbono prendere decisioni difficili. Io vado a parlare con Padre Bonnet. Se al termine sarete ancora qui, e vorrete tenermi compagnia nel viaggio verso Parigi, ne sarei felice.

 

 

Variazioni 1-7 (In slitta verso Parigi).

 

Quando Alain si riscosse dal suo momento di raccoglimento si accorse che Madame Josephine ancora non aveva terminato l'incontro col sacerdote. Rimase un momento indeciso sul da farsi, non gli pareva appropriato (Ma da quando mi faccio certi scrupoli? Sto diventando vecchio! Oppure è nostalgia per i vecchi tempi con il Comandantea?) approfittare dell'evidente tristezza della donna per accompagnarla verso Parigi. Stava slegando il cavallo, quando la dama comparve sull'uscio della pievania. I suoi pensieri sulla convenienza della cosa crollarono nel tempo di un battito di ciglia.

Si accinse ad accompagnarla, salendo a cavallo, ma Josephine insistette per farlo sedere accanto a sé sulla slitta.

- So che avete perso vostro marito, me ne dispiaccio.

- Vi ringrazio, ma...una cosa avevo in comune con Oscar, ed è il fatto che non amo girare intorno alle cose. Non sono felice che abbia fatto quella fine: decapitato, la testa portata in trionfo su una picca...ma vi posso assicurare che il fatto di essere vedova non mi pesa affatto. Non posso certo dire che il mio matrimonio sia stato, non dico felice, ma nemmeno una cosa di convivenza civile.

Non so se mia sorella od André vi abbiano mai raccontato qualcosa.

- Qualcosina...- Ammise imbarazzato il Capitano. - Ed ho incontrato una volta il Duca a Corte.

- Allora vi sarete fatto un'idea. Quando mio padre me lo aveva presentato come futuro marito, non potevo credere alla mia fortuna, rispetto alle mie sorelle maggiori: giovane, aveva solo sei anni più di me, bello, alto, il sogno di ogni ragazza.

Da tempo Josephine aveva rinunciato all'idea di potersi confidare con qualcuno, ma ora questo giovane soldato6 le pareva la persona adatta.

 

Variazioni 8-9 (I primi anni di matrimonio).

 

- Il sogno fece in fretta a trasformarsi in un incubo. Scoprii ben presto che il mio bellissimo marito era un donnaiolo (e di questo mi sarei fatta una ragione in fretta, dopotutto era praticamente un consuetudine, a Versailles), possessivo in maniera brutale, violento e crudele. Non entro nei dettagli peggiori, non ne vale la pena.

Intanto tentavo di trascorrere nella casa paterna periodi sempre più lunghi...con le scuse più svariate; ma siccome non raccontavo nulla di quanto mi capitava nella dimora del Duca, dopo alcune settimane venivo sempre rimandata a casa.

Mia madre e la nonna di André mi ponevano domande, mi chiedevano cosa succedesse, ma non avevo né il coraggio né i termini adatti per raccontare con esattezza cosa mi accadesse. E così ogni volta Liancourt tornava a prendermi, ogni volta più geloso, più furente. Con me, perché davanti alla famiglia recitava il ruolo del maritino ammodo. E ogni volta venivo assalita con le accuse più infamanti; e alle accuse presto cominciarono a seguire gli schiaffi, poi sempre peggio. Mentre lui si sentiva autorizzato a corteggiare chiunque, ma davvero chiunque.

 

Variazioni 10-12 (La follia).

 

- Le cose per me precipitarono con la nascita delle gemelle prima e di Louis Augustin l'anno dopo. Quando il bambino aveva una settimana, ebbe una spaventosa crisi di gelosia, causata dalla visita di una delle mie sorelle e del di lei marito. Quella volta fui assalita dal panico; non appena uscì di casa, presi i bambini e letteralmente, fuggii via per tornare a palazzo Jarjayes. Avevo quasi diciassette anni.

Avevo sperato di trovare a casa mio padre. Invece sarebbe arrivato solo dopo un paio giorni, era fuori con il suo reggimento.

Ma questa volta non avevo la mia cameriera con me, quindi fu la vecchia governante ad occuparsi di me...fu la mia fortuna, perché si accorse dei lividi e dei segni, avvisò mia madre ed allertò Oscar.

Quando, dopo due giorni, impegnati prima nei soliti bagordi e poi nel tentativo di darsi una parvenza da uomo lucido, si presentò a palazzo Jarjayes, mia sorella, un soldatino di quindici anni, aveva già organizzato le cose in modo da fronteggiarlo.

Lo ricevette nello studio di mio padre, per avere un aspetto più autorevole ai suoi occhi. So che André aveva fatto in modo di celarsi dietro ad una delle porte nascoste presenti nello studio, e credo che ad ogni buon conto avessero piazzato un altro paio di uomini nella stanza attigua.

Il Duca fu tutto tranne che spaventato da Oscar. Mi raccontarono che prima tentò di blandirla, poi, pensando di avere a che fare con un'ingenua ragazzina mai corteggiata e quindi sensibile alle lusinghe, tentò di sedurla.

Né lei, né André mi raccontarono mai i dettagli, ma sapete come vanno queste cose, gli altri due "uomini di guardia" ne parlarono alla servitù, la notizia passò di bocca in bocca, sino ad arrivare a me.

Mio marito fece ricorso ai più beceri e vecchi trucchi: raccontò di essere un povero infelice, incompreso da una moglie che non lo amava, che lasciava freddo il suo letto. Credo che tentò di avvicinarsi troppo, anche di baciarla, suppongo. Ma non la conosceva. Alcuni incontri da un paio d'ore non gli avevano dato la misura del temperamento di Oscar.

Raccolse un pugnale o qualcosa del genere che si trovava sulla scrivania (oppure se l'era portato dietro, non saprei), e glielo conficcò nella coscia, dicendogli "Questo è per aver tentato di sedurmi", poi lo sfilò e lo pugnalò nuovamente a pochi centimetri di distanza, "E questo per Josephine".

Mio padre scelse esattamente quel momento per rientrare, come nelle peggiori trame da melodramma7. Se la scena che gli si presentò davanti gli aveva ancora lasciato qualche dubbio, mia madre lo informò del resto.

Il Duca venne riportato a casa, e gli fu ingiunto di rimanermi lontano, altrimenti sarebbe stato spedito alla prigione dell'Abbaye con una lettre de cachet8. E così è stato sino alla sua morte.

Anche in virtù di una spedizione punitiva organizzata ai suoi danni da mio padre, della quale in teoria io dovrei essere all'oscuro. Il suo modo per farmi capire che mi amava e mi proteggeva.

 

Variazioni 13-15 (Dietro le facciate).

 

Alain rimase in silenzio per un poco...Cosa si poteva aggiungere ad una storia del genere? Una vita che non avrebbe mai e poi mai immaginato, dietro l'apparenza solare ed ironica della donna al suo fianco. Ora capiva il senso di alcuni atteggiamenti che aveva visto o che André gli aveva raccontato: il voler partecipare ad ogni costo ai preparativi delle loro nozze, il prendersi in carico la felicità della sorella, un senso di attaccamento particolare.

Dietro a quei gesti c'era gratitudine per l'antica quindicenne che, unica della famiglia, aveva preso le sue difese, aiutata sostanzialmente solo da un altro ragazzino. E probabilmente sollievo nel sapere che alla quindicenne cresciuta sarebbe stato risparmiato un matrimonio imposto.

Alain, sebbene dopo aver conosciuto Oscar avesse cambiato alcune delle proprie idee nei confronti dell'aristocrazia, non aveva mai immaginato che dietro le facciate di alcuni palazzi potessero celarsi inferni di questo tipo. Aveva sempre pensato alla infelice condizione dei domestici, ma non gli era venuto in mente che ci potessero essere mogli e figli ostaggi di uomini del genere, protetti dal silenzio e spesso dall'impunità data dal titolo.

 

 

Variazioni 16-17 (Sono stato un soldato per tutta la vita).

 

Josephine comprese che avrebbe dovuto essere lei a riaprire il discorso. L'uomo seduto al suo fianco appariva ancora meditabondo...

- E Voi, per quale motivo vi siete recato al cimitero dietro la pieve?

- Non so esattamente cosa fare del mio futuro...ho combattuto per gli ideali in cui credevo, e questo mi ha portato ad essere un po' più libero, e persino ad un avanzamento di grado. Ma non sono soddisfatto della piega che stanno prendendo le cose, non mi piace la riorganizzazione in corso nell'esercito, e non mi piacciono alcune idee che sento in giro.

Sospirò.

- Sono stato un soldato per tutta la vita. dacché sono uscito dall'Accademia, ma ora non mi riconosco quasi più in questo ruolo.

- E cosa vorreste fare?

- Penso che riderete di me, ma vorrei diventare un contadino, in qualche regione più calda e meno piovosa, in Linguadoca, od in Provenza...

- Perché dovrei ridere? Una cosa ho imparato, in questi ultimi tempi, ed é che nessun sogno è da disprezzare, nessun ideale va buttato via, nessun desiderio accantonato...

 

Variazione 18 (Le porte di Parigi)

 

La slitta si stava avvicinando alla rumorosa città di Parigi. Ormai le loro voci non erano più l'unico suono che copriva il fruscio dei pattini. Nonostante fosse inverno, le osterie che si trovavano appena fuori dalle porte della città erano piene di avventori, il chiacchiericcio sugli usci, lo sbattere delle porte, le preannunciavano. Il rumore dei carri che arrivavano sferragliando si faceva intenso. Il vociare delle donne anche. Presto sarebbe calata la sera invernale, e solo le grida degli ubriachi e delle ronde avrebbe interrotto la notte.

 

Variazione 19 (Al diavolo!).

 

Josephine scese sorridendo dalla slitta che non avrebbe potuto entrare in città, in quella poltiglia fangosa che era la neve delle strade lastricate.

Alain la salutò con un inchino e la osservò salire in una vettura di piazza che l'avrebbe ricondotta a casa.

Il viaggio sino alla chiesetta era stato risolutivo. Sarebbe andato in Linguadoca. Ma non ora. Tra un po'. Prima doveva vedere ancora con quella donna. Doveva.

E al diavolo se è più vecchia di me, e se è pure la sorella del Comandante!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 Lo trovate qui, nell'esecuzione del Giardino Armonico. Difficle distinguere il passaggio tra alcune delle 19 variazioni.

2 Prestito da mgrandier, per il nome del cavallo.

3 Non ho capito bene se fosser in uso..ma mi intrigava l'aspetto della slitta ed il suo passare silenzioso sul mondo...

4 La mia Josephine é nata (1754, sposata con Louis Antoine Savinien de Liancourt – due figlie maritate ed un figlio quasi ventenne nel Cimento, quindi un figlio ventenne ora)

5 Cfr. Venti Aune di Nastro blu.

6 Nel manga il grosso della truppa è poco più che ventenne. Di Alain non dice molto, ma da l'impressione di essere un po' più vecchio, ma comunque molto più giovane di André, secondo me una decina di anni in meno.

7 Il peggior librettista ovviamente sono io.

8 Le lettres de cachet erano lettere firmate dal re di Francia, controfirmate da uno dei suoi ministri e chiuse con il sigillo reale, o cachet. Le lettere contenevano ordini diretti del Re, spesso per forzare azioni arbitrarie e giudizi a cui non si poteva fare appello. Le più note erano quelle penali, con le quali un soggetto veniva condannato, senza processo all'imprigionamento in carcere, al confino in un convento, alla deportazione nelle colonie, o all'espulsione.

 

   
 
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