Giochi di Ruolo > Altro
Segui la storia  |       
Autore: Marti5    25/04/2015    0 recensioni
[Apocalypse GDR]
[Apocalypse GDR]//Un'altra serie di FanFiction sulle coppie del Gdr Apocalypse, che non smettono mai di stupirmi e soprattutto non perdono mai smalto (spero di inserirle tutte, più in là).
Dedicata alle meravigliose Player con cui ho il piacere di ruolare
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Discovery.
Le sequoie gigantesche padrone di quel bosco sovrastavano ogni cosa, avvolgendo il terriccio con una coltre di fogliame scuro e rami possenti. Pallas dovette suo malgrado stupirsi di tanta maestosa e selvaggia bellezza, vibrante di vita nelle cortecce ruvide. Il barbaro scavalcava tronchi e incedeva con passo poco sicuro, dato l'inusuale ambiente dove si ritrovava a vagare. 
Fu quando finalmente percepì di nuovo la freschezza gravida di pioggia dell'aria aperta che Pallas placò il proprio umore inquieto, volgendo le proprie gambe verso essa. Udiva un gorgogliare indistinto nel folto della foresta, e dopo poco tempo una radura si aprì davanti al suo sguardo. Un piccolo torrente scorreva serpentino e placido nell'angusto spazio aperto, la debole luce grigia illuminava maggiormente la boscaglia rada. L'uomo tuttavia non si beò dalla bellezza del paesaggio, bensì trattenne il fiato, rimanendo nascosto tra il fitto dei cespugli.
Non aveva mai visto i Celti, o i Britanni. Aveva appreso sommariamente la loro lingua durante quel viaggio, ma non conosceva la loro cultura, né gli era mai interessata più di tanto.  Ma quella visione gli procurò un fastidioso e ammaliante prurito alle mani, ancora strette intorno all'arco.
Vedere quella lunga chioma baciata dal fuoco, quella pelle lattea e quelle fattezze delicate, nel bel mezzo di una foresta adombrata, gli dette la sensazione di trovarsi in un sogno. Non aveva mai visto capelli così, e se ne sentì attratto prima ancora che potesse rendersene conto. La giovane immersa nell'acqua si muoveva lenta, quasi in trance, e sussurrava parole prive di comprensione per Pallas, che però assisteva alla scena rapito. 
Euterpe rilassava le membra stanche, immersa nel fiume. Il corpo nudo scosso da lievi tremori, date le fredde punture dell'acqua. Teneva gli occhi semichiusi, mentre pregava distrattamente e sorrideva senza un apparente motivo. Restava così, sospesa nel dolce abbraccio del fiume, convinta della propria solitudine. Fu quando udì uno scricchiolio che si volse turbata verso la fonte del rumore. Osservando nel buio leggero del fitto degli alberi, notò due iridi blu come il mare stagliarsi nell'ombra, e una prima sensazione di panico l'avvolse. Portò le mani a coprire i seni acerbi, e si mosse verso la sponda del fiume, recuperando subito il mantello e avvolgendosi completamente in esso. Prima che potesse occultargli la vista, Pallas ammirò il pallore di quelle gambe lunghe, il ventre piatto contratto e il petto morbido agitato da un respiro affannato. Scoperto, decise di uscire tenendo le mani di fronte a sé, cercando di intimarle di non aver paura. Euterpe lo fissò interdetta, stringendosi maggiormente nel mantello e indietreggiando appena.
"Non voglio farti del male." Le parole abbandonarono smorzate e mal pronunciate le labbra piene dell'uomo, lasciando un senso di stupore sul volto pallido di Euterpe. Conosceva la loro lingua? Eppure non sembrava appartenente a nessuno dei clan nei dintorni, e il suo accento era decisamente straniero. La giovane restò in piedi, all'erta, pur riconoscendo una nota di gentilezza e premura in quella voce arrochita. Pallas accennò un sorriso, mentre posava a terra l'arco.
La giovane inclinò il capo da un lato, ora maggiormente incuriosita da quell'uomo che probabilmente rappresentava una minaccia. Lo lasciò avvicinare, fin quando non furono a qualche passo di distanza. Suo padre l'avrebbe presa per pazza, vedendola lì, a nemmeno tre piedi da quello straniero, con lo sguardo inesorabilmente attratto da quegli occhi e l'anima protesa verso quell'assurda situazione. Lui allungò il grande palmo verso di lei, trattenendo sul volto un'espressione tranquilla. Euterpe osservò la mano dell'uomo, per poi sollevare il proprio sguardo su di lui. La sua altezza notevole la sovrastava, e la ragazza si strinse nelle spalle, innervosita ma interessata al mistero che aleggiava intorno alla sua comparsa. Titubante, posò la propria mano sul palmo di lui; era ruvido, ma caldo, ed Euterpe lasciò che le proprie dita lo studiassero con velata curiosità. 
Alzò ancora lo sguardo su di lui, ricambiando timidamente il sorriso che ora illuminava completamente i tratti di quel volto straniero piacevolmente inaspettato.


Vodka.
Mandò giù per la gola un altro sorso bruciante di vodka, imprecando per il fastidio e ridendo della buffa danza che Theia si apprestava ad eseguire.
Perses scosse la testa, mentre la raggiungeva, incespicando nel porre un piede davanti all'altro. La vista annebbiata lasciava sfumare davanti a lui ogni contorno, e l'unica cosa che gli riusciva di distinguere era il groviglio di riccioli biondi di fronte a lui. La donna lo aveva preso per un braccio e lo trascinava per il marciapiedi deserto, cantando sguaiata una canzone che era abbastanza sicuro di aver udito in uno di quegli stupidi film sui pirati. Ma in quel momento era troppo preso dall'alcool e dalla precaria stabilità del proprio corpo per preoccuparsi di quelle cazzate.
La seguiva mansueto, sorridendo ogni volta che alzava la voce in risposta ad una lamentela di un qualche stronzo nelle vicinanze. Non si risparmiava gesti e imprecazioni poco adatte per una ragazza, eppure lui non le avrebbe mai chiesto di uscire, se non fosse stata esattamente così: vera, spontanea e irriverente. I suoi amici si erano tutti stupiti, quando lo schivo e taciturno Perses li aveva lasciati quel pomeriggio dicendo: "Stasera esco con una, non aspettatemi per il pub.", senza dar loro modo di replicare o ammiccare eloquentemente nella sua direzione.
Theia si sedette malamente sul bordo rovinato del marciapiedi, portando Perses a fare lo stesso. La giovane rubò la bottiglia dalle mani del compagno, e si scolò un quarto di bottiglia in un solo sorso. Poi sorrise vacua, ma trattenendo il proprio sguardo in quello dell'uomo. 
"Aspetti l'autobus con me? Prima che passi diventerò vecchia e rincoglionita, vorrei un po' di compagnia." 
Lui rise roco, stendendo le lunghe gambe di fronte a lui e asserendo col capo. La ragazza lo osservò, metà rapita dai fumi della vodka e metà da quegli occhi ombrosi. Quel visetto da bravo ragazzo non gliel'aveva mai data a bere, come pure quel comportamento da bel tenebroso che si ostinava a mostrare all'università. Certo era riservato, ma era certa che quell'aura da dannato gliel'avessero affibbiata. Le sue amiche praticamente si bagnavano ogni volta che per sbaglio il suo sguardo le intercettava, mentre lei si divertiva a prenderle bonariamente in giro. Non credeva di potergli interessare, dato l'effervescente carattere così discordante con quello di Perses. Tuttavia quella sera Theia aveva avuto modo di constatare che due pezzi di un puzzle, per incastrarsi, devono per forza essere diversi.
Sorrise nel buio, mentre poggiava la testa sulla spalla del giovane uomo. Lui dal canto suo era più che intenzionato a lasciarla lì, anzi se avesse dormito da lui non avrebbe mosso polemiche. Posò la guancia sui suoi capelli, lasciandosi accarezzare dalla loro morbidezza. Lei mosse una mano a stuzzicargli il lembo della maglia grigia, mentre sorrideva maligna. 
"Sei sempre così eloquente o io stasera sono fortunata?" mormorò divertita, mentre alzava lo sguardo e lo scrutava con un sopracciglio alzato. Perses aggrottò la fronte e si strinse nelle larghe spalle, abbozzando un sorriso sbilenco. "Mi hai stordito con le tremila parole che sputi al minuto, come faccio ad farti un discorso?"
Per tutta risposta la spalla minuta di Theia cozzò malamente contro il proprio braccio, facendolo cadere con la schiena contro l'asfalto del marciapiedi. Lanciò un'imprecazione al cielo buio, mentre il viso di Theia appariva quasi indistinto nella sua visuale offuscata, il rumore di freni e la luce dell'autobus che debolmente illuminavano la scena.
"Se non mi chiami domani, ti stacco le palle." Gli sussurrò, prima di premere le proprie labbra su quelle sottili dell'uomo. Sapeva di alcool, di lime, di peperoncino. Sapeva di lei.
Salì sull'autobus con un balzo, senza nemmeno voltarsi a lanciargli un'ultima occhiata e lasciandolo lì steso.
Si tirò su malamente, osservando l'autobus che s'allontanava sfocato, e trattenne a stento una risata, mentre si dirigeva verso casa, il numero di Theia come unico pensiero saldo nella mente offuscata di Perses.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Marti5