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Autore: tuseilamialuce    25/04/2015    1 recensioni
[Drugs]
Guardò il fondo del bicchiere vuoto e gli sembrò di aver davanti ciò che era rimasto di lui: niente. Louis non si era preso una parte di lui, ma aveva scavato fino infondo al suo essere e si era preso tutto lui stesso, lo aveva prosciugato fino all’ultima goccia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

  

Era mezzogiorno, Harry nemmeno sapeva se avrebbe retto un'altra ora di lezione. In sedici anni di vita e dieci di scuola non aveva ancora trovato un modo per ammazzare la noia provocata dalle lezioni di storia. Viaggiare con il pensiero e programmarsi i pomeriggi o i sabato sera davanti alla tv si era rivelata la soluzione più efficace fino ad allora. Quel giorno sarebbe andato ad allenarsi – non poteva saltare nessun allenamento fino alla partita della settimana successiva, altrimenti sarebbe stato espulso dalla squadra – e poi avrebbe fatto un bel pisolino. Non dormiva decentemente da quasi una settimana, quindi coglieva l'opportunità di non avere nulla da studiare per recuperare il sonno arretrato. Il giorno dopo avrebbe passato la terza, quarta e quinta ora di lezione ad una conferenza in occasione della morte di un violinista delle vicinanze, ma di cui non ricordava assolutamente il nome. 

Quando uscì da scuola approfittò del tempo libero che gli rimaneva prima di pranzo per fare un giro lungo tutta la strada, che passava davanti a Piazza Unità d'Italia. Non era molto lontano da casa sua, quando lui e sua sorella Gemma erano più piccoli, la loro madre li portava sempre a passeggiare lì, perché era comodo e si vedeva il mare: adoravano il mare. Harry aveva visto raramente Piazza d'Unità d'Italia di sera, però era uno spettacolo, anche più che di giorno. Contava sempre sul fatto che quell'estate – salvo recuperi di qualche materia a scuola – si sarebbe goduto Trieste e la sua bellezza.

Comunque, quel pomeriggio passò come programmato e, visto che anche la notte  Harry dormì abbastanza bene, la mattina seguente si svegliò presto. Riuscì a fare il giro largo per andare a scuola e ripassò per la strada che aveva ammirato il giorno prima. Si prospettava una bella giornata, il riccio sperava sarebbe stato davvero così. Arrivò a scuola dopo poco e, stranamente, le prime due ore passarono abbastanza in fretta, all'inizio della terza ora si spostarono tutti nell'auditorium della scuola. C’erano tutte le classi riunite lì, un paio di persone sul piccolo palco e qualcuno che correva dentro e fuori, probabilmente in cerca di qualcuno d'importante. 

La prima mezz'ora fu al quanto noiosa, si parlò della vita e delle imprese di questo tanto amato violinista, dei compositori che più amava ricordare con le sue esibizioni e cose del genere. La parte veramente interessante arrivò quando l’uomo, che aveva parlato fino a quel momento, si passò la mano sulla testa calva e disse, sostanzialmente, che si sarebbe tolto dalle palle. Il ragazzo che arrivò dopo era stato presentato come Louis Tomlinson, teneva un violino tra il medio e il mignolo della mano destra e l'arco tra il pollice e l'indice. Aveva una camicia di un colore candido, era un misto tra bianco e celeste, infilata nei jeans chiari, le scarpe bianco sporco e i capelli ben pettinati. Ad Harry era capitato di vederlo girare qualche volta per la scuola, probabilmente frequentava l'ultimo anno, ma non era mai così ben vestito. Di solito aveva jeans più larghi e più scuri, felpe non troppo larghe e spesso anche un cappellino di lana in testa.

L’uomo, sul quale era incentrata l'attenzione fino a poco prima, aveva definito il ragazzo come il miglior violinista di tuto l’istituto ed, effettivamente, tutto l'auditorium ammutolì quando il suono del violino risuonò nell'enorme stanza. Il mormorio che si era creato all’inizio non c'era più, quasi tutti – Harry compreso – erano rimasti completamente ammaliati dal modo in cui quel ragazzo suonava. Sembrava così piccolo, un po' impacciato forse, eppure riusciva a trasmettere tutta la passione del mondo attraverso un violino. Il riccio non aveva mai considerato il fatto che uno strumento musicale del genere potesse suscitare emozioni simili, eppure in quel momento sentì il cuore come stringersi, tutto il resto sparì. Non c'era più nessuno intorno a lui, niente più invidia, stanchezza, studio, persone. Nulla. Il suono che l'arco produceva a contatto con le corde del violino mantenne Harry a fiato sospeso per diversi minuti, e solo con gli applausi finali tutto sembrò ricolorarsi come prima, ma in lui restò come un desiderio di risentire tutto il pezzo dall'inizio, perché dire che gli era piaciuto era davvero troppo poco. Non si definiva un tipo da musica classica, violino e cose simili, perciò gli risultò parecchio difficile spiegarsi questa grande attrazione verso il pezzo appena sentito. 

E poche ore dopo il destino – anche se Harry non aveva mai creduto nel destino – volle che il violinista di quella mattina occupasse il sedile accanto all'ultimo posto libero in autobus. Dopo essersi seduto titubante accanto a lui, Harry non poté fare a meno di complimentarsi, nonostante non fosse una di quelle persone che cerca sempre un contesto per cominciare a parlare.

“Oh... grazie” rispose lui quasi timidamente. Teneva la custodia del violino vicino alle gambe e uno zaino mezzo vuoto accanto ad essa. 

“Fai la quinta, vero?”

“Sì, tu fai la terza?”

“La seconda” lo corresse il più piccolo senza arroganza, mentre l'autobus si fermò, ma non era la fermata di nessuno dei due ragazzi.

“Capisco. Com'è che ti chiami?”

“Harry... tu Louis, giusto?”

“Già.”

 

Tre giorni dopo Harry prese di nuovo l'autobus, non aveva per nulla voglia di camminare. Era abbastanza vuoto, ci saranno state dieci persone al massimo. Louis entrò poco dopo di lui e, nonostante tutti i posti liberi, si sedette proprio accanto al riccio. E questo si trovò seriamente a chiedersi il perché di questa scelta, non credeva il castano fosse interessato a lui. Insomma, non che questo fosse un gesto che dimostrasse interesse, ma l'impressione di Harry era questa. E, non riuscendo a darsi una risposta valida, chiese al ragazzo più grande il motivo del suo gesto. In quel momento riuscì a guardare i suoi occhi per la prima volta e gli sembrò veramente di star guardando due perle di cristallo azzurro. Limpidi proprio come il quarzo.

“Perché non avrei dovuto?” rispose l’altro sereno, frugando nello zaino in cerca di una bottiglietta d'acqua, che prese non appena l’ebbe trovata, e la rimise a posto dopo aver bevuto un po'.

“No, era... una domanda. Tutto qui.” si giustificò Harry senza motivo, e poi spostò lo sguardo fuori dal finestrino, credeva che la conversazione fosse finita lì. E si sbagliava, perché non ebbe nemmeno il tempo di sospirare, prima che Louis cambiasse discorso. Non che la cosa gli dispiacesse, certo.

“Sembri simpatico, Harry. Sai, ho un concerto di violino venerdì sera… mi farebbe piacere se tu venissi.”

Il più piccolo rimase chiaramente interdetto a quelle parole, di certo non se l’aspettava dopo solo qualche parola che si erano scambiati, e tantomeno sapeva cosa rispondergli. Non aveva la più pallida idea di quali fossero le sue intenzioni, ma quando gli tornò alla mente la prima volta in cui l'aveva sentito suonare, non poté fare a meno di sorridere. E poi, a dirla tutta, l'idea di rivederlo vestito elegante era parecchio allettante, forse più del dovuto.

“Immagino di dover prendere questo sorrisone come un sì.” 

La risatina del liscio fece arrossire Harry visibilmente, il che non fu esattamente un punto a suo favore.

“Mi sa di sì.”
 

***


SPAZIO AUTRICE
Eccomi qui con il prologo di una nuova fan fiction! Mi sono portata un po' avanti con il lavoro in modo da evitare eventuali ritardi per gli aggiornamenti futuri.
Fatemi sapere cosa ne pensate del prologo in una recensione, io aggiornerò ogni venerdì o sabato!
A prossima settimana, un bacione a tutti
Karen.xx

  
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