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Autore: _Cissy_    25/04/2015    3 recensioni
Pensate ad una serie di eventi differenti: Regina non ha mai scagliato il Sortilegio Oscuro, ma continua a covare la sete di vendetta. Snow e James non hanno mai messo Emma nella teca, e cresce nella Enchanted Forest. Killian non si inimica Rumple e non avrà un uncino al posto della mano sinistra... almeno, non per il momento.
Ma cosa succede se, dopo 20 anni di 'esilio', la Evil Queen decidesse di riprovarci, dando sfogo alla sua vendetta, proprio sulla principessa?
Una CaptainSwan in chiave "Lago dei Cigni".
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Prima di iniziare questa mia malsana pensata, ci tengo a scrivere due cose, per precisare.
Probabilmente già qualcuno ci avrà pensato e scritto qualcosa su questa trama, ma da quando ho visto il film "Il Cigno Nero", ho intrapreso una fissazione con il celebre balletto russo di Cajkovskij.
Dunque... scriverò la storia tentando di seguire il più possibile la trama e gli atti del balletto. In altre parole saranno circa 4 capitoli/atti + il prologo, per un totale di 5 atti.
Il finale sarà a sorpresa: esistono molte varianti di questa storia.
Spero di avervi incuriosito.
Baci, Cissy.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO 2

IL LAGO DEI CIGNI

 
Nessuno aveva pensato che, nel tardo pomeriggio, quando il sole, pigramente, discendeva all’orizzonte, la città iniziava a chiudere i battenti. Le donne, in fretta e furia, prendevano i vestiti stesi sui fili, mentre gli uomini chiudevano le botteghe. Solo i pub rimanevano aperti, ospitando coloro che sfidavano la tetra notte, a cui l’Enchanted Forest era sottoposta.
Poche persone, in quelle ore si avventuravano per le strade. Ancor meno quelle che lo facevano nelle fitte foreste. E chi, se non Snowhite, si addentrava nella Endless Forest? Le forze diminuivano giorno dopo giorno, ma la costante speranza di trovare Emma, la figlia tramutata in cigno, la faceva andare avanti. Con l’aiuto dei sette nani, instancabili e devoti aiutanti, fin da quando era una ragazza in fuga dalle grinfie della Evil Queen, e di Red, perlustrava un’area differente di quella distesa di alberi e cespugli.
“Snow, per oggi facciamo basta” le disse l’altra, dopo essere tornata dalla sua perlustrazione. “Non sarà la fine del mondo se, per una volta, non la cerchiamo fino a tarda sera”.
“Non posso, Red” replicò la regina, mentre saltava giù da una roccia. “Mia figlia è qua, da qualche parte. Devo trovarla!”.
“Ma non puoi continuare così! Sei magra, pallida, sciupata. Non mangi un pasto decente da mesi! Passi 18 ore fuori dal castello. Dormi male...”
“Non c’è bisogno di elencare tutti i sacrifici che sto facendo”. Mentre parlava, la donna mise male il piede, cadendo sul terreno fangoso. La ragazza-lupo accorse immediatamente in soccorso dell’amica. Ma quello che vide, la sconvolse. Snow era seduta, in mezzo al fango, rannicchiata, con le mani che le coprivano il volto. La sua figura era scossa da leggeri tumulti: piangeva. Red non disse nulla, dato che le si stringeva il cuore vedere la sua più cara amica ridotta a quello stato. Si inginocchiò vicino a Snow, passandole una mano su e giù, sulla schiena.
“Snow, non fare così” tentò di rassicurarla. “La troveremo. Vedrai. Devi solo avere fede”.
“Fede in cosa, Red? In cosa?” urlò la regina. Il volto, sporco di terreno, era striato di piccole scie d’acqua, prodotta dalle lacrime. “Sono mesi che non vedo mia figlia. Mesi che la cerco, disperatamente. Mesi che attendo che, anche in forma animale, torni a casa. Non ho sue notizie. Non so nemmeno se è viva! E James non manda nemmeno i suoi cavalieri a cercarla. Sembra quasi che si sia rifiutato di cercarla. E sai cosa mi ha detto, stanotte?”. L’altra scosse la testa, con gli occhi lucidi. “Mi ha proposto di fare un altro figlio. Ha detto che, ormai, Emma se ne andata e non tornerà mai più. Ti rendi conto? Mi ha chiesto di dimenticare la mia bambina. Quando l’ho sposato, non era così egoista. Era buono. Un uomo d’onore”.  La donna scoppiò di nuovo in lacrime.
“È il potere, tesoro. È colpa del potere se James è diventato così”.
“Lo so... Colpa solo di quello. Stupido, viscido potere”. Snow si alzò in piedi, asciugandosi le lacrime con la manica della camicia che indossava. “Ora basta rimpiangere. Ho una figlia da trovare”. Fece due passi, ma, improvvisamente, la regina cadde nuovamente a terra, come morta.
 
“Allora, Josh. Tu che ci hai convinto a dare la caccia ai cigni, sai dove possiamo trovarli?” domandò, con una punta di sarcasmo, Killian, sistemandosi meglio la balestra.
In testa al gruppo, il mozzo stava fissando, concentrato, la mappa della Endless Forest. “Beh, credo che si trovino vicino alle distese d’acqua”.
“È arrivato il signor deduttore!” esclamò Jim, ridendo. Certo, non era stato carino prendere in giro un suo compagno, ma per lui era una piccola rivincita, riguardo le prese in giro di poche ore prima. “Suvvia, Gibbs. Te la prendi per così poco? Dovevi dirmelo che eri così suscettibile”.
“Smettila, marmocchio. Prima che ti butti in mare!”.
“E sentiamo, genio. Come faresti? Siamo nel bel mezzo di un bosco!”. Hawkins aprì le braccia, indicando intorno a se.
“Oh, sta pur certo che...”.
“Ma guardatevi, assomigliate ad un branco di donne con il ciclo” borbottò il capitano, superando il mozzo. “Litigate per delle quisquilie. Ora, se dovete litigare come delle bambinette, siete pregati di tornare alla nave”. Nessuno replicò. “Benissimo. Ora, Josh, dov’è il corso d’acqua o il lago più vicino?”.
Gibbs lanciò un’occhiata che si poteva definire fulminante a Jim, per poi tornare a fissare la mappa. “Qui sulla mappa non è mostrato nulla” esclamò, piegando il pezzo di pergamena.
“Benissimo. Questo conclude la nostra battuta di caccia?” domandò Will, che era stato zitto fino a quel momento.
“Scusate... Se volete posso dirvi io dove si trovano i cigni” disse una voce allegra. Il capitano si guardò intorno, tentando di capire da dove proveniva quel suono. “Ehi! Quaggiù!”. Abbassò lo sguardo, e vide una bambina vicino a lui, che gli sorrideva. “Salve!”.
“Ma che cazz... E tu chi saresti?” domandò, senza poche cerimonie Killian. Non era più abituato a parlare con i bambini. Con Jim era sempre stato diverso: era un ragazzo cresciuto in mare, che a 8 anni conosceva più parolacce di un locandiere in una taverna piena di fuorilegge.
“Mi chiamo Grace” esclamò la bambina. “allora, volete sapere dove si trovano i cigni?”.
“Si! Avanti, diccelo!” urlò Josh, inginocchiandosi per terra, davanti alla bambina, in modo da essere alla sua stessa altezza.
“Mio papà dice che i cigni sono in un lago, al centro esatto della Endless Forest. Li ci sta sempre un cigno bellissimo. Ha gli occhi verdi, e le piume candide e anche dorate, e...”.
“Ok ok. Ho capito. Sai più o meno dove dobbiamo andare per trovarlo? A est? Ovest?” domandò Smee.
Killian non poteva credere ai suoi occhi: quei quattro volevano andare sul serio a caccia di cigni? Se rimanevano sulla Jolly Roger a pescare era meglio.
“Io.. Non lo...” iniziò a dire lei.
“Grace? Dove sei?” chiamò una voce.
La ragazzina si voltò, fissando l’uomo che stava correndo verso di lei. “Sono qui papà! Stavo dando indicazione a questi signori per il Lago dei Cigni!”.
L’uomo, un tizio alto, con degli abiti marroni e un curioso soprabito bordeaux rattoppato, li raggiunse di corsa. Aveva un bizzarro cestino di vimini in mano, e gli occhi erano cerchiati da una linea sottile scura. “Tesoro, lo sai che è solo una storia che si sono inventati  cantastorie per.. vabbè, fa niente”. Si rivolse poi ai cinque pirati, che, nel frattempo, rimanevano incuriositi dal famigerato lago. “Scusatela, è una bambina. Crede alle storie che si dicono in giro” disse, sorridendo. “Io sono Jefferson e questa birbantella è mia figlia Grace. Voi siete?”.
“Persone che non rivedrete più. Ora, se potete scusarci, noi torniamo...” iniziò Killian, superando l’uomo.
“...torniamo al lago. Sa dove si trova?” finì per lui Smee. Incrociò lo sguardo del capitano, il quale lo fulminò.
“Il Lago dei Cigni, papà!”.
“Ah, il lago di Starnberg? È a mezz’ora da qui. Sempre dritto” disse l’uomo, indicando il punto dove proseguire.
“È sicuro che ci siano cigni?” chiese Will, strofinandosi le mani per riscaldarsi.
“Beh. Se lo chiamano lago dei cigni, un motivo ci sarà no?”. Jefferson fece un cenno di saluto agli uomini, prese per mano la figlia, e sparirono in direzione opposta.
“Volete sul serio andarci? Tra poco meno di quaranta minuti è il tramonto!” esclamò Jones, fissando la ciurma.
“Si, vogliamo. Ora in marcia! Domani mattina faremo colazione con cosciotto di cigno!” urlò Josh, incamminandosi nella direzione indicata.
 
“Rassegnatevi. Quello li ci ha dato l’indicazione sbagliata”. Erano diversi minuti che Killian si lamentava. Non erano passati nemmeno cinque minuti dall’incontro di Grace e suo padre, che il capitano si lamentava come un bambino. “Torniamocene alla Jolly Roger”.
“Per il tridente di Tritone, Killian. Poi saremmo noi i bambini?” lo rimproverò Jim, mentre spostava un ramo basso. “Vedila non solo come una battuta di caccia. Ma anche come una gita”.
Il giovane capitano sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Stamattina poteva passare come il più pericoloso tra i pirati in circolazione. Ora sembrava un ragazzino che faceva un giro nei boschi con gli amici. Si faceva ribrezzo da solo. “Va bene, Hawkins. La smetto di lagnarmi”.
Qualche minuto dopo, Smee si buttò su un cespuglio, supplicando di fare una pausa.
“Sei una mammoletta, Smee” lo schernì Will, sedendosi su un tronco, con l’intento di togliersi un sasso dallo stivale.
“Vi prego, facciamo qualche minuto di pausa. Non ce la faccio più”  implorò il nostromo, asciugandosi nuovamente il sudore con l’immancabile berretto di lana rosso.
“Ah, voi vi potete lamentare e io no? Grazie tante”. Killian prese la mappa da Josh, e continuò ad addentrarsi nella foresta.
“Killian, ma dove vai?” gli urlò il timoniere in seconda.
“Voi vi volete riposare? Bene, fatelo. Vado a cercare il lago da solo. E quando non lo troverò, potremo finalmente tornarcele alla nave e salpare”.
 
La foresta si faceva sempre più fitta e il cielo si stava tingendo dei colori più caldi. Se si guardava con attenzione, si potevano notare delle piccole luci, stelle birichine, che sfidavano il tramonto. Il capitano della Jolly Roger avanzava, brontolando con se stesso per essersi fatto convincere ad andare a caccia di cigni.    
“Mai più farò una cosa del genere” borbottò,  calciando un ramo. Mise, poi, male il piede, rischiando di cadere in avanti. Fortunatamente riprese l’equilibrio, prima che potesse cadere di faccia dentro una pozzanghera. Costeggiando la pozzetta, passò oltre, non accorgendosi della discesa che era li davanti. L’unico risultato fu una brutta scivolata, lungo una collinetta, fermandosi dentro ad un’altra pozzanghera. “I miei poveri pantaloni” si lamentò. Si alzò, tentando di togliere il terreno alla bell’e meglio, mentre si guardava intorno.
Sembrava una radura, un posto ideale per un parco. Gli alberi creavano un confine naturale per quella distesa d’erba scura e soffice. Un lato di esso era cosparso di azalee di molti colori. Ma la cosa che sconvolse il capitano fu la grande distesa d’acqua che gli si presentava davanti: il lago. “Allora quel tizio aveva ragione” mormorò. Scrutò la superficie del lago, nella speranza di vedere un cigno. Si nascose dietro uno dei grandi cespugli che crescevano davanti agli alberi della Endless Forest, attendendo l’arrivo di uno di quegli uccelli.
Una delle caratteristiche di Killian Jones, oltre il bell’aspetto, era la poca pazienza che si ritrovava. Ma, incredibilmente, quella volta rimase dietro il cespuglio, attendendo che lo stormo di uccelli per cui era venuto, arrivasse. Il sole, ormai, stava per nascondersi all’orizzonte, quando, un grosso punto comparve nel cielo. Il capitano lo fissò attentamente, preparando la balestra per ucciderlo. “Giuro che, qualunque cosa sia, la ucciderò per mangiarmela” giurò a se stesso. Più il punto si avvicinava, più l’immagine si definiva: prima comparvero le grandi ali, poi il corpo ovale e infine il lungo collo. “Bingo” sussurrò, prendendo la mira, mentre l’animale si depositava sulla superficie del lago. “Sei mio, bello”.
Lentamente, Killian uscì da dietro il nascondiglio, mirando al grande uccello, che scivolava sul pelo dell’acqua, in direzione della riva. Stava per scoccare la freccia, quando il sole tramontò del tutto e il cigno iniziò a brillare. Lo stupore nel vedere quella scena, fece abbassare la balestra all’uomo, facendo infilzare la freccia nel terreno. Quella luce durò qualche minuto, ma, anche se era cerchiato da una luce accecante, il capitano vide la figura color avorio lucente mutare: la figura del cigno alzò il collo verso il firmamento di stelle, aprendo le ali, le quali si trasformarono in braccia esili. Poi il corpo cambiò, diventando alto ed esile. Infine la testa si ingrandì, fino ad assumere sembianze umane. Solo quando la figura raggiunse la riva, la luce si spense, lasciando posto ad una ragazza. Dopo essersi passata una mano sopra l’abito, alzò il volto, posando lo sguardo sul pirata davanti a lei. “Accidenti” sussurrò Emma.
 
Killian era rimasto incantato dalla visione della ragazza. Ella era bionda, con i capelli intrecciati di piccole piume bianche. Indossava con una veste bianca, che le arrivava al ginocchio, semi-trasparente nelle maniche lunghe. Ma la cosa che lo avevano incantato erano gli occhi: erano di un verde accesso, che sembravano infondere speranza a chiunque li vedesse. Non riusciva a smettere di fissarla, quella figura davanti a lui, quell’essere che, da maestoso uccello, si era tramutata in una meravigliosa ragazza. Meravigliosa ragazza che ora lo guardava con uno sguardo di rimprovero.
“Beh, devi fissarmi con quella faccia ancora per molto?” domandò lei, con una punta di irritazione nella voce.
L’uomo scosse la testa, per riprendere un poco di lucidità. “Perché? Preferisci che ti sputi in faccia?”. Ok, era tornato il Killian Jones di sempre.
“Piuttosto mi sembra che volevi uccidermi”. Emma guardò la freccia infilata nel terreno, con una certa noncuranza. “Se fossi stato più veloce”.
“Oh, ma sentila la signorina. Vuole fare la principessina!”
“Fino a prova contraria io son....”. La ragazza non terminò la frase. Non era un bene che quell’uomo sapesse chi era in realtà. Scosse la testa, tentando di rimediare. “Io sono una persona, quindi esigo il rispetto che hanno tutte le altre persone”.
“Ah, scusa, dolcezza” borbottò il pirata, buttando la balestra per terra.
“E non chiamarmi dolcezza!”. Emma iniziava ad irritarsi: già non voleva essere trovata dai suoi genitori-o meglio, sua madre-. Ci mancava solo essere vista mentre si tramutava in umana da un tizio che vestiva di pelle e sembrava essersi truccato peggio di Johanna quando tentava di rimorchiare il cuoco. “Ora, vuoi dirmi come ti chiami, così posso chiederti di andartene via, usando pure il tuo nome?”.
“Quanta impertinenza, mia cara”. L’uomo fece un inchino teatrale. “Io sono Killian Jones. Capitano Killian Jones”. Tornò in posizione retta, fissando con un sorrisetto impertinente la ragazza. “E tu, dolcezza, sei?”.
Emma si fermò a riflettere: se non poteva dire di essere la principessa, non poteva nemmeno dire il suo nome. Doveva inventarsi qualcosa sul momento. “Io... Non ho un nome” mentì. Menzogna che non fu compresa dal pirata.
“Ah no? Beh, strano. Sarà meglio che te ne trovi uno” la prese in giro. Poi schioccò le dita. “Ci sono. D’ora in poi ti chiamerai Swan”.
“Swan? Perché dovrei chiamarmi cigno? E.. chi ti credi di essere per darmi un nome?”.
“Senti, tesoro. Sei tu quella che ha detto di non avere un nome. Io ho solo fatto il galantuomo, proponendotene uno”.
“Veramente me lo hai dato come si da un nome ad un cane”. Emma incrociò le braccia al petto, distogliendo lo sguardo. Si incamminò verso un tronco scuro caduto, dove si sedette, fissando la distesa d’acqua dinanzi a lei. Pochi istanti dopo, sentì qualcuno sedersi al suo fianco. Fissò il pirata al suo fianco, con uno sguardo accusatorio. “Beh? Non te ne vai?”.
“Perché dovrei andarmene? Decidi tu per me?” brontolò Killian, continuando a fissarla.
“Tu sei pazzo”.
“Preferisco simpatico-e adorabile- furfante”. Il capitano sorrise, nel tentativo di sganciare un sorriso anche da parte della ragazza che gli stava accanto. Ma non ci riuscì.
La principessa tornò a fissare il lago, restando zitta. Gli piacque sapere che anche il capitano di fianco a lei teneva la bocca chiusa. L’unica pecca era il fatto che non se ne andava. Mentre la Luna si levava alta nel cielo, Emma si concesse di guardare meglio l’uomo di fianco a lei: aveva si e no poco più di una ventina d’anni. Forse venticinque. I capelli erano corti, neri, del colore della pece. Aveva delle basette decisamente lunghe, che sfociavano in una barba incolta, ma che gli dava un’aria molto sexy. Sembrava essere molto più alto di qualche centimetro in più di lei; aveva un fisico muscoloso, ma non troppo; dalla camicia mezza aperta, si potevano notare un accenno dei peli del petto, dove scendeva, anche, una collana con due ciondoli. Quando tornò a fissargli il volto, notò i suoi occhi: azzurri, limpidi, come l’acqua più cristallina. Sembravano due piccole pozze di mare, dove buttarsi e rinfrescarsi. Occhi così trasparivano dolcezza, ma la ragazza comprese che potevano assumere il colore della tempesta, quando il tizio di arrabbiava.
“Ti piace quello che vedi, dolcezza?” domandò Killian, sarcastico.
Emma sbuffò, tornando a fissare il lago. “Ho visto di meglio”. Bugiarda, si disse mentalmente. “Comunque non chiamarmi ‘dolcezza’, te l’ho detto.”.
“Come sei acidella, cavolo”. L’uomo prese da dentro la tasca una fiaschetta, la svitò e si attaccò, trangugiando ciò che vi era all’interno. La principessa lo guardò incuriosita, e fu notata subito dal pirata. Egli smise di bere, porgendola alla ragazza. “Vuoi favorire? È rhum”.
Lei afferrò la fiaschetta, avvicinandosela alle labbra titubante. Fece scorrere leggermente il liquido in gola. Bruciava, ma gli dava anche una sensazione piacevole. Si staccò dopo averne bevuta una generosa parte, ripassandola al pirata. Lui le sorrise, compiaciuto. “Che ho fatto?”.
Killian sorrise, scuotendo la testa. “Niente. Pensavo solo che c’è gente, nella mia ciurma, che beve decisamente meno di te”. Anche Emma sorrise, fissando  la fiaschetta d’acciaio dell’uomo. “Non mi ero accorto che eri così bella, quando sorridi”.
La ragazza alzò lo sguardo, incrociandolo con quello del pirata. Quando il verde incontrò quell’azzurro, entrambi sentirono come una sorta di brivido percorrere la schiena. Fu lei ad interrompere quell’elettricità che sembrava unirli, alzandosi in piedi. “D-dovresti andare” balbettò, stringendosi nelle spalle.
“Ma tu rimarresti da sola”. Il capitano si alzò, prendendola per un polso e facendola girare. “Non sarebbe meglio se ti facessi compagnia?”.
“N-no. Meglio di no”.
“A me sembra che tu ne voglia” constatò. “Non mentire. Da quanto tempo non parli con qualcuno?”.
Gli occhi di Emma iniziarono a riempirsi di lacrime. “Quasi sei mesi” mormorò lei, fissando gli occhi dell’uomo davanti a lei. “Sono sei mesi che non parlo. Sei mesi che sono ridotta in questo stato. Sei mesi...”. La ragazza non ce la fece più. Si buttò contro l’uomo, scoppiando a piangere.
Il capitano, anche se preso alla sprovvista, iniziò a passarle una mano sulla schiena, per incoraggiarla.  “Vuoi parlarne?”. Lei scosse la testa, in segno di negazione. Non si sentiva pronta per farlo. Non si fidava di quel tipo, sebbene fosse appena scoppiata in lacrime davanti a lui. Killian sospirò. “Va bene. Rispetto la tua decisione”. Alzò le sguardo, fissando il cielo, che stava, via via, schiarendosi. Possibile che fosse passata già la notte? Sembrava che solo qualche ora prima fosse tramontato il sole. “È quasi l’alba”.
Sentì la ragazza annuire, staccandosi poi, lentamente, da quello strano abbraccio. Poi, ella alzò gli occhi, guardandolo, con un sorriso triste. “Grazie per... la compagnia?”.
“È stato un piacere, milady. Ma, se posso permettere, posso chiederti...”.
“L’incantesimo a cui sono, diciamo, sottoposta, mi obbliga a trasformarmi in cigno dall’alba al tramonto. Quando il sole, abbassandosi, ‘tocca’ la superficie del mare, ritorno con le mie sembianze, ma solo per la notte. Ti basti sapere questo”. Il giovane uomo annuì, comprendendo.
Vide la ragazza allontanarsi da lui, fino a tornare vicino alla riva. Allora la richiamò. Quella si voltò, guardandolo interrogativa. “Cosa c’è?” domandò.
Killian sorrise. “Hai deciso come chiamarti?” chiese, fissandola.
Emma guardò l’orizzonte, dove il chiarore dell’aurora stava facendo il suo ingresso. Poi tornò a voltarsi verso il pirata, con un leggero sorriso sulle labbra. “Credo che Swan vada bene”.
Il sole si alzò, toccando l’acqua dell’oceano. Come detto da Regina, la figura di Emma ritornò ad accendersi di una luce luminosa e bianca, mentre ella si mutava in un cigno. La metamorfosi finì, ma l’uccello si voltò ancora una volta verso l’uomo, il quale si avvicinò.
Si inginocchiò davanti al maestoso Cigno Reale. Alla luce, ancora debole, del sole, notò le iridi dell’animale: verdi. Piegò la testa, in segno di una scherzosa riverenza. “Ci vediamo domani notte, Swan” sussurrò. Il cigno piegò la testa, per poi voltarsi e spiccare il volo.
 
Quando Killian tornò sulla nave,  venne circondato dalla sua ciurma, la quale gli domandava dove era stato, cosa era successo, se aveva trovato un cigno e se era il momento di salpare.
“Rievoco il mio ordine di partire” disse, prima di rifugiarsi nella sua cabina.
“Cosa? Ma aveva detto...” iniziò Smee, fissando il suo capitano con due occhietti scioccati.
“Si, lo so cosa avevo detto. Ma ho cambiato idea. Non partiremo fino a che non dia il permesso” esclamò, chiudendosi la porta alle spalle. “Oppure finché non troverò il modo di aiutare Swan” aggiunse, sottovoce.
 
ANGOLO AUTRICE:
VI GIURO CHE NON VOLEVO SALTARE LA PUBBLICAZIONE! Ma sono appena tornata da Malta e (dopo aver consumato un pasto decente e una doccia) sono corsa a pubblicare. Quindi, chiedo venia ç_ç.
Ecco a voi il nuovo atto. All’inizio avevo in mente di farlo decisamente più lungo e dividerlo poi a metà, ma ho deciso di farlo leggermente più corto e incorporare gli altri argomenti nel III° Atto.

Qualche piccola annotazione. Sulla metamorfosi di Emma, prima da cigno ad umana, e poi viceversa, ho preso ispirazione dal cartone “L’incantesimo del Lago”il quale è ispirato, anch’esso, dal lago dei cigni. Inoltre, ho tentato di mantenere i personaggi il più simile a quelli della serie tv, aggiungendo un lato fragile di Emma (per questo lato sensibile, ho pensato di renderlo simile a quello che _Arya_ ha dato alla sua Emma in Rescuing the Jolly Roger helmsman - Storybrooke Hospital.  Spero non ti dispiaccia se ho “usufruito”).
Non ho molto altro da aggiungere, se non la richiesta di lasciare qualche pensiero e l’augurio di una buona lettura, con la speranza che questo mio pensiero folle, vi possa piacere.
Baci, Cissy.

 
  
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