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Autore: EmmaStarr    25/04/2015    6 recensioni
Dedicata a Emma_Sirius_Potter ~ Buona festa della Liberazione!
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«Rufy, non è così semplice... oh, come faccio a spiegartelo? Mettiamola così. Cosa ti viene in mente se pensi a uno che non è libero?»
«A una persona chiusa in una prigione con centomila chiavi di ferro, e un sacco di catene attaccate al corpo!» rispose subito Rufy, rabbrividendo solo al pensiero.
«Beh, questo è un tipo di non-libertà. Però ce n'è un altro» continuò a spiegare Ace. «È quando le catene ci sono... ma non si vedono, ecco».
«Non si... vedono?» ripeté Rufy, confuso, inclinando la testa.
* * *
La libertà lo chiama e ha continuato a chiamarlo sin da quando ha dei ricordi: la vede nelle sue corse nel bosco da bambino, nelle avventure vissute con Ace e Sabo, nelle decisioni prese a testa alta e nei mille viaggi compiuti con i suoi compagni. Tutto all'insegna di una libertà sempre a portata di mano, sempre vissuta appieno.
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{Rufy&Ace {Rufy-centric
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Emma_Sirius_Potter,
che è tanto eroica da seguirmi e supportarmi in ogni cosa che faccio,
che sa farmi ridere, commuovere, riflettere ed emozionare,

e che non meriterò mai abbastanza.
Grazie davvero di tutto, questa è per te: spero ti piaccia!


 





Mai troppo folle

 

 

 

Listen, Luffy. We've to live with no regrets! We'll set out to sea someday and live as we like. Freer than anyone else!

-Portgas D Ace

 

 

 

 

 

Rufy si mordicchiava il labbro, come concentrato su un argomento della massima importanza. Ace lo fissava da almeno cinque minuti, chiedendosi a cosa mai stesse pensando quel pazzo di suo fratello: non era da lui stare zitto tanto a lungo. All'improvviso, però, il bambino si riscosse: «Ace, non ho capito una cosa!» gridò, facendolo sobbalzare.

«Che c'è?» sbottò quello, rifilandogli un'occhiataccia.

Rufy si raddrizzò e assunse un'espressione mortalmente seria. «Cosa significa di preciso essere liberi?»

Ace sgranò gli occhi. «Stai scherzando, vero?» domandò. E lui che si era quasi preoccupato, nel sentirlo stare zitto così a lungo... e invece stava solo pensando a una cosa del genere?

«No, cioè, so cosa vuol dire» si precipitò a spiegare Rufy. «È che stavo pensando a quello che hai detto tu. Che quando cresceremo andremo per mare e saremo liberi. Noi non... non siamo già liberi, anche adesso? E anche Sabo, pure lui era già libero. Cioè, non siamo mica schiavi o prigionieri di nessun pirata nemico, quindi...»

Ace lo interruppe, sospirando. Allora la questione si faceva più complicata... certo che da uno come Rufy non si sarebbe mai aspettato una domanda tanto acuta. Quel marmocchio era davvero una scocciatura, ma qualcuno le cose doveva pur insegnargliele... «Rufy, non è così semplice. Oh, come faccio a spiegartelo? Mettiamola così. Cosa ti viene in mente se pensi a uno che non è libero?»

«A una persona chiusa in una prigione con centomila chiavi di ferro, e un sacco di catene attaccate al corpo!» rispose subito Rufy, rabbrividendo solo al pensiero.

«Beh, questo è un tipo di non-libertà. Però ce n'è un altro» continuò a spiegare Ace. «È quando le catene ci sono... ma non si vedono, ecco».

«Non si... vedono?» ripeté Rufy, confuso, inclinando la testa.

Ace annuì, serissimo. «Sono le catene della peggior specie, perché per evitarle non basta saltare in alto o correre veloce, e sono difficilissime da togliere» spiegò. «Sabo... anche Sabo aveva addosso quelle catene. La colpa era dei suoi genitori, gliele avevano messe loro».

Il volto di Rufy si accese di rabbia. «Ma come... come hanno potuto incatenare uno come Sabo? Lui voleva davvero essere libero!» gridò, balzando in piedi.

Ace sbuffò, stizzito. «Credi che non lo sappia? Hai visto che tipo era quell'uomo. Però Sabo ha provato a togliersele, ed è per questo che lo hanno ucciso. Perché ha provato a riconquistarsi la sua libertà. Ma lui non poteva farne a meno, capisci? Ascoltami, Rufy» esordì, alzandosi in piedi e puntando lo sguardo negli occhi del bambino. «Comunque vada, tu non devi farti prendere da quelle catene invisibili».

Rufy annuì. «Ma certo! Abbiamo promesso di essere liberi, ricordi?»

Il pensiero di Ace tornò alla settimana precedente, sulla scogliera, e alla promessa che si erano scambiati. Stranamente, non era poi tanto preoccupato per Rufy: se lo sentiva, non si sarebbe fatto catturare così facilmente. Come poteva spiegarlo? Lui non restava fermo ad aspettare che la gente lo imbrogliasse con quegli stupidi discorsi da grandi, non aveva paura di crescere, di cambiare. Rufy correva come il mare, saltava con le onde e rideva quando gli spruzzi gli arrivavano in faccia. Rufy era il mare, un secondo calmo e il secondo dopo in tempesta. Come si fa ad imprigionare l'acqua, come si fa a catturare il mare? È troppo grande, troppo sfuggente, troppo libero. Quelle catene scivolavano addosso a Rufy senza scalfirlo, senza frenarlo.

Ace sorrise appena. «Certo, hai ragione. Quindi mi raccomando, sai quello che penso di chi non mantiene una promessa» lo minacciò.

Rufy ridacchiò. «Non preoccuparti, vedrai che non ti deluderò!» esclamò con aria entusiasta. «Quindi la libertà vera è quando riesci ad evitare tutte le catene, che si vedano o no. Ho capito!» sorrise, soddisfatto. «Anzi, ti prometto un'altra cosa!» propose, gli occhi luccicanti. «Se mai vedrò qualcuno con addosso quelle catene invisibili, lo aiuterò a toglierle!»

Ace esitò solo un attimo prima di rispondere, poi ghignò. «Ah, sì? E come speri di riconoscerli?»

Rufy ci pensò su, poi il suo volto si illuminò. «Ci sono! Il Re dei Pirati si accorge subito di quando una persona non è libera, perché ama la libertà. Quindi io me ne accorgerò per forza!»

Ace sorrise e sbuffò, scompigliandogli i capelli. «Allora buona fortuna, fratellino» ridacchiò, e dentro di sé era assolutamente certo che Rufy ce l'avrebbe fatta. Dopotutto era come il mare, quindi la libertà ce l'aveva nel sangue.

 

 

* * *

 

 

Rufy inspira a pieni polmoni l'aria fresca del mattino, appoggiato al parapetto della Sunny.

Non sa davvero perché ha ripensato alla conversazione che ha avuto con Ace tanti anni fa, ma quel ricordo lo lascia con una malinconia appena velata, mista ad una felicità immensa che lo scuote tutto, dalla testa ai piedi. Beh, non c'è niente di strano: libertà e felicità per Rufy sono sempre state unite, un connubio indissolubile e necessario alla vita.

Libertà. A Rufy piace tutto di questa parola: il suono, così deciso e fresco, e il significato, così profondo e vibrante. Persino il colore: non saprebbe come spiegarlo, ma è sempre stato sicuro che la libertà sia azzurra, azzurra come il cielo, azzurra come il mare. Oh, libertà, cielo e mare: solo pensarci gli mette i brividi dall'emozione.

La libertà lo chiama e ha continuato a chiamarlo sin da quando ha dei ricordi: la vede nelle sue corse nel bosco da bambino, nelle avventure vissute con Ace e Sabo, nelle decisioni prese a testa alta e nei mille viaggi compiuti con i suoi compagni. Tutto all'insegna di una libertà sempre a portata di mano, sempre vissuta appieno.

Rufy vorrebbe ridere, ridere fino a stare male, ridere fino a sembrare pazzo: alla fine ce l'ha fatta, è diventato il Re dei Pirati. È questa la libertà di cui parlava Ace, Rufy ne è sicuro. Non ci sono catene, sulla sua strada, non c'è nulla che possa trattenerlo dal vivere come vuole e con chi vuole.

Giusto, con chi. Ha mantenuto anche la seconda promessa, Rufy: ha aiutato più persone che poteva a liberarsi delle loro catene invisibili, le ha viste negli occhi dei suoi amici e le ha spezzate, senza curarsi delle conseguenze delle sue azioni. Non importava se la gente lo credeva pazzo, lui ha sempre dato la precedenza alle catene da distruggere. Perché la libertà è troppo importante, troppo vera, troppo indispensabile alla vita che lui ha in mente da sempre.

Certo, gli è capitato di incontrare persone che, con la libertà, avevano un rapporto strano. Chi l'ha rubata alle persone, chi l'ha calpestata, chi l'ha dimenticata. Rufy non riesce ancora a capacitarsi di come si possa pensare di incatenare una persona contro il suo volere, è una cosa che odia con tutto se stesso: sono loro i veri pazzi, quelli che non credono nella libertà.

Eppure, nonostante tutti gli inconvenienti che ha incontrato lungo la strada, Rufy non ha mai smesso di vivere libero: sin dal primo momento, per lui la libertà non è mai stato un qualcosa da realizzare, un obiettivo futuro. Non l'ha mai guardata da lontano, l'ha sempre abbracciata stretta, l'ha sempre sentita forte e pulsante dentro di sé. Rufy non sa bene se sia per merito di Ace e Sabo che gliel'hanno instillata dentro da quando aveva sette anni, o se ce l'avesse proprio nei geni, questa cosa di vivere libero. Quello che sa è che vuole continuare così per sempre: vuole ridere quando ne sente il bisogno, vuole correre e viaggiare e vincere contro chiunque osi minacciare la libertà di quelli che ama.

In molti lo hanno chiamato pazzo, folle: con che coraggio, con che faccia tosta quel ragazzino osava mettersi costantemente contro il mondo, sfidando ogni autorità, agendo come meglio riteneva giusto? Ma a Rufy non importa. Che lo chiamino pure folle: se significa che può vivere la vita senza sprecarne neanche un attimo, se significa che può onorare la memoria di Ace senza rimpianti, col cuore gonfio di gioia, se ha la possibilità di andare avanti, dove lo guiderà il vento, accanto a persone per cui vale la pena vivere, beh, allora non sarà mai troppo folle.

 

 

 

 

Raccogli le tue forze e rialzati,
fai tesoro di ogni briciola di grinta che ti resta 
e usala per "andare". 
Non fermarti a metà strada.
Non c'è tempo da perdere.
Non c'è un secondo da sprecare.
Solo chi trova il coraggio di seguire le proprie emozioni,
per quanto folle sembri, 
potrà sentirsi libero!

Anton Vanligt, Mai Troppo Folle

 













Angolo autrice:
Okay, ce l'ho fatta. Ehm ehm. Oggi è il giorno della Liberazione, e visto che so che una certa persona tiene il concetto di Libertà molto a cuore, ho preso la sconsiderata decisione di mettermi a scrivere qualcosa al riguardo. Non l'avessi mai fatto. Sono passata da un Sabo in attesa di rivedere Rufy a un Ace in procinto di morire, esitando su una raccolta di drabble scritta da ciascuno dei Mugi e naufragando su questa specie di introspezione su Rufy. Non fatemelo fare mai più, vi prego: la testa di quel ragazzo è così intricata... eppure, volevo che questa cosa fosse chiara: per me, Rufy è la libertà. Chiuso. Se tutto quello che dice e fa sembra senza senso, costruito su due piedi senza pensarci troppo, lui alla libertà ci tiene davvero. Sulla libertà ha delle opinioni, dei pensieri precisi, delle convinzioni serie. Specialmente dopo i due anni, visto che la seconda parte della storia è ambientata dopo la morte di Ace. Perché okay, avrei potuto scegliere un altro personaggio per parlare di Libertà, e l'avrei fatto con un po' più di introspezione filosofica, un po' più di metafore o di riflessioni approfondite. Ma Rufy è la persona più libera di tutte, in One Piece, e volevo che fosse lui a celebrare questa ricorrenza, alla sua maniera: con pensieri comunque profondi ma... meno approfonditi, ecco.
Non so se mi sono spiegata (sicuramente no, ma sono le undici e mezza e ho passato la serata a tentare di far uscire qualcosa di buono da questa storia, abbiate pietà di me).
La poesia alla fine è di Anton Vanligt, uno che ha una pagina di facebook su cui scrive poesie. Cercavo spunti per scrivere questa storia e ho trovato lui: ditemi ora se non è una poesia da imparare a memoria (per la cronaca, fatto). L'ho incollata tutta quanta perché non sarei riuscita a scegliere una frase da citare, e ho intitolato la storia come la raccolta da cui viene presa la poesia. Mi sembra scritta apposta per Rufy, me ne sono innamorata! Anche questa è dedicata a Emma: seriamente, ragazza, ho scritto questa storia solo per te, perché la libertà è un concetto stupendo e perché, insomma, te lo dovevo proprio. Spero di non aver fatto un casino (oggi non sto nemmeno bene, quindi davvero, non ho idea di come sia venuta fuori 'sta cosa), e spero davvero tanto che ti sia piaciuta! (comunque non era questo il tuo vero regalo. Questo mi è venuto in mente oggi pomeriggio, quando ho realizzato che festa si festeggiava oggi. Lo so, sono un fulmine, vero?)
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui e che hanno letto la mia storia: spero sia stata una lettura piacevole!
Buona festa della Liberazione a tutti!
Un abbraccio
Emma <3
  
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