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Autore: Em_    26/04/2015    3 recensioni
Elena Gilbert è una specializzanda in chirurgia del primo anno. Suo padre è il primario e anche sua madre lavora lì.
Qui ritrova i suoi vecchi compagni e amici e scopre con gioia che saranno i suoi nuovi colleghi.
Tutto sembra andare bene finché, la sera del ricevimento per i nuovi arrivati, compare qualcuno dal passato di Stefan ed Elena.
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Dal testo: «Ehi, Stefan? Terra chiama Stefan!» gli dico ridacchiando.
Lui sposta lo sguardo più in là e non mi guarda. «Damon.» dice freddo.
«Ciao fratellino.» risponde sarcastico l’uomo.
Aspetta, cosa? Quel Damon? Il fratello che se n’è andato quando avevamo dieci anni? Che cavolo ci fa qui? Non si fa vedere da sedici anni ed ora si presenta nel nostro luogo di lavoro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. La cena

 

Sono passati sei giorni da quel meraviglioso e passionale bacio in ascensore, mi sono buttata sulle sue labbra senza pensarci e non me ne pento neanche adesso a distanza di giorni, è sbagliato per il fatto che lui è il mio capo, ma per il resto non vedo perché non avrei dovuto farlo. Questa settimana sono in traumatologia con il dottor Saltzman e in pronto soccorso ogni giorno ne vedo una nuova, la gente è proprio stramba a volte, ragazzini con le matite conficcate nelle mani, atleti con le ossa rotte per via di un gioco e chi più ne ha più ne metta. Fortunatamente tutto era stato risolto al meglio, ma non dimenticherò mai quando, ieri, ho estratto la matita dalla mano di un dodicenne. Traumatologia mi affascina come specializzazione anche se forse sono io a non essere molto portata per la materia, me la cavo un po’ in tutto ma cardio e neuro sono i due rami della chirurgia in cui mi sento più sicura. E a proposito di cardiochirurgia, ho evitato Damon da quel giorno, non tanto per mia volontà ma essendo al primo anno ho sempre mille cose da fare, non che lui si sia fatto vivo tra l’altro. Sto compilando una delle cartelle quando sento qualcuno avvicinarsi, non alzo lo sguardo e rimango concentrata sul mio lavoro. D’un tratto qualcuno mi strappa la penna di mano così senza motivo, mi volto pronta ad insultare chiunque sia, solo che mi trattengo appena noto che è Damon.

«Si da il caso che io stia lavorando.» mi lamento.

«Come siamo acide oggi.» mi prende in giro.

«Dai, Damon, ridammi la penna o il dottor Saltzman mi uccide se non finisco entro stasera queste cartelle.»

«Te la ridò ad una condizione.» 

«E quale sarebbe?» chiedo sospirando.

«Stasera esci a cena con me.» risponde tranquillo.

Io spalanco gli occhi e quasi cado per terra per colpa della sedia con le rotelle sulla quale ero seduta «A… A cena?»

«Sì, c’è qualche problema? Hai il turno di notte per caso?»

«No, sono libera…» affermo gesticolando con le mani.

«Bene, passo a prenderti alle sette e mezza.» 

Sta per andarsene ma lo blocco «Aspetta, io non ho detto niente a Stefan… Ed è tuo fratello…» 

Mi blocca prima che possa continuare «Rilassati, Elena. Gliene ho già parlato, ha minacciato di uccidermi se ti faccio soffrire, mi basta questo.»

Istintivamente sorrido, Stefan si preoccupa così tanto per me, dev’essere un gene di famiglia «Allora ti aspetto sotto casa mia…» gli dico arrossendo.

Lui annuisce ed entrambi torniamo al nostro lavoro. Continuo a compilare le cartelle con un sorriso enorme stampato in faccia, all’inizio credevo volesse solo portarmi a letto e non dico che mi sarebbe dispiaciuto, ma così è decisamente meglio. Mi ha ufficialmente chiesto di uscire con lui e anche se tra qualche ora sarò in preda al panico ora come ora mi sento al massimo della felicità. Damon ed io siamo abbastanza diversi caratterialmente, lui è un uomo deciso che sa cosa vuole io sono praticamente l’opposto, infinitamente indecisa e timida, basta vedere la mia indecisione nel dargli una risposta all’invito di stasera. Concludo il mio lavoro con le cartelle e le lascio tutte all’infermiere di turno, butto un occhio verso l’orologio e sono le sei e mezza, ho esattamente un’ora per prepararmi all’appuntamento, spero vivamente di farcela in tempo, non vorrei fare l’ennesima figura di merda in sua presenza presentandomi in ritardo. Infilo il camice nel mio armadietto e mi vesto con i miei soliti abiti, prima di uscire dall’ospedale incrocio Stefan e lo saluto.

«Ehi, Stefan!»

«Ciao! Non ti avevo vista! Vuoi un passaggio a casa?» mi chiede premuroso.

«Se non è un problema, volentieri! Siamo venute con Bonnie stamattina ma è partita per andare da Jeremy per tutto il weekend.»

«Sono una bella coppia lei e tuo fratello!» esclama il mio migliore amico mentre saliamo sulla sua auto rossa.

E’ una serata tranquilla qui a Mystic Falls nonostante sia venerdì sera, mi chiedo cosa stia pensando Stefan di tutta questa storia con suo fratello, mi ha accennato che si erano parlati qualche settimana fa e le cose tra loro sembrano andare decisamente meglio, ma non ho idea di come veda me e lui insieme. Parcheggia sul viaggetto di casa mia, io afferro la mia borsa e gli schiocco un bacio sulla guancia. Lui mi rivolge un’occhiata come per dire “stai attenta” e io lo guardo con aria tranquilla per fargli capire che è soltanto una cena. Entro in casa e noto che Caroline non c’è, sicuramente è ancora in ospedale, le manderò un sms più tardi per avvertirla che esco e scommetto che mi aspetterà sveglia anche tutta la notte per sapere com’è andata. Corro di sopra a farmi una doccia, dopo una giornata in pronto soccorso ne ho veramente bisogno, mi lavo accuratamente i capelli e credo sia anche il caso di depilarmi, di certo non ho tempo per fare la ceretta quindi opto per il rasoio, “che si accontenti, non si può avere tutto dalla vita” penso.

Mezz’ora dopo ho finalmente finito di fare tutto, sono le sette e un quarto e ovviamente devo ancora scegliere il vestito e truccarmi, ce la farò mai? Di sicuro no. Alla velocità della luce vado in camera mia ad aprire l’armadio per scegliere un abito, prendo un abitino viola senza maniche con un ricamo in pizzo sul seno, è corto e mi arriva circa a metà coscia, fortunatamente fuori non fa così freddo per essere fine settembre. Sopra l’abito indosserò una giacca leggera completamente bianca con abbinata una una pochette viola chiaro e un paio di décolleté bianche. Avevo usato questo completo per la cena di anniversario dei miei genitori, avevano obbligato me e Jeremy ad esserci per i loro venticinque anni di matrimonio. Indosso l’abito e ritorno in bagno per truccarmi un po’, metto solo mascara, matita e un po’ di lucida labbra alla ciliegia. Mentre mi specchio sento il campanello suonare, è arrivato e io sono ancora mezza svestita, scendo le scale e urlo “Avanti, è aperto!”, resto un attimo lì per accertarmi che effettivamente sia lui e mi rilasso poco dopo vedendolo entrare. Afferro la giacca, la borsetta e le scarpe e ritorno giù da Damon.

«Scus…ami» balbetto rimanendo letteralmente folgorata dall’uomo che mi ritrovo davanti. Ha i capelli scompigliati che gli stanno divinamente, pantaloni scuri e una giacca grigio scura e rigorosamente camicia bianca. E’ così bello da mozzare il fiato, sono rimasta impalata sulle scale a fissarlo mentre lui ricambia il mio sguardo con aria divertita.

«Elena, forse è il caso che tu ti metta le scarpe per uscire.» mi fa notare.

Scendo giù fino a dove si trova lui e attentamente mi metto i tacchi e la giacca «Sono pronta, scusami per il ritardo…» mi scuso imbarazzata.

«Non fa niente, non sei poi così in ritardo.» mi apre la porta ed usciamo «Ah, a proposito, sei bellissima.» mi dice sorridendo.

Mi sciolgo come un ghiacciolo al sole dopo quella frase «Grazie… Anche tu…»

«Avevo notato da come mi fissavi che apprezzavi ciò che vedevi.» afferma ironicamente.

Lo guardo un attimo mettendo il broncio e lui mi offre il braccio in modo che camminassimo fianco a fianco, un po’ incerta lo afferro e ci avviamo verso la sua macchina. Rimango sbalordita vedendo che auto possiede, è una vecchia Camaro color turchese credo, un modello degli anni settanta se non sbaglio, non me ne intendo tanto di macchine, ma è tenuta perfettamente. Da gentiluomo mi apre la portiera e mi invita a sedermi, poi fa il giro, accende il motore e partiamo.

«Dove andiamo?» chiedo curiosa.

«Siete impaziente, signorina Gilbert.» mi risponde non distogliendo lo sguardo dalla strada.

«Sì, non mi piacciono le sorprese.»

Lui ride ma non lascia trapelare niente. La sua auto profuma di menta ed ha dei sedili infinitamente comodi, nonostante non parlassimo non mi sentivo a disagio anzi non vedevo l’ora di arrivare perché stavo morendo di fame. Finalmente ci fermiamo, Damon parcheggia vicino all’ingresso, siamo in un ristorante italiano appena fuori Mystic Falls, è grazioso e accogliente, non ci sono mai stata quindi sono contenta mi ci abbia portato. Entriamo e il cameriere ci fa accomodare al nostro tavolo, ci sediamo uno di fronte all’altra e Damon si fa portare del vino rosso.

«Allora, che ne dici?» mi domanda sorridente.

«E’ bellissimo, amo il cibo italiano!» rispondo entusiasta.

«Lo so.» replica ridacchiando.

Aggrotto la fronte confusa «Come fai a saperlo?»

«E’ un segreto.»

«Sei per caso uno stalker?» chiedo con un velo di ironia.

«Ehi! Che bassa considerazione hai di me!»

Gli faccio la linguaccia e scoppiamo entrambi a ridere, sono davvero contenta di essere qui con lui, è una persona particolare e mi attrae ancora di più questo suo lato. Poco dopo ci viene portato il primo piatto, una pasta con i frutti di mare che tra l’altro adoro. Finisco il mio piatto senza battere ciglio, è stata ottima e noto che anche Damon ha apprezzato il cibo.

«Ti posso chiedere una cosa?» mi domanda improvvisamente.

«Certo.»

«Stefan ti ha detto qualcosa su di me?»

Rimango stupita da quella domanda ma decido di rispondere comunque «Non proprio, mi ha solo accennato che avevate chiarito a sufficienza sul vostro passato.»

Lui annuisce e mi rivolge un sorriso, ora mi chiedo se lui e Stefan stiano nascondendo qualcosa, ma cerco di non pensarci e godermi la serata insieme a lui. Mangio volentieri anche il secondo, sempre di pesce e ordiniamo il dolce, io scelgo una cheesecake ai lamponi mentre Damon prende un tortino al cioccolato. Pochi minuti dopo il solito cameriere ci porge i piattini con il nostro dessert.

«Potrei sciogliermi…» dico gustandomi la torta.

«Vedo che il cibo ti rende alquanto felice.» afferma divertito.

«Decisamente!» rido.

«Perché non assaggi anche il mio?» propone porgendomi il cucchiaino con un pezzo del suo dolce.

Io arrossisco ma non mi tiro indietro, mi lascio imboccare senza problemi e mi gusto il cioccolato. Sto iniziando a farmi strane idee su come si concluderà questa serata e devo dire che non mi dispiacerebbe nemmeno un po’. Ci alziamo da tavola verso le dieci, ovviamente Damon mi offre la cena e non accetta obiezioni. Mi aiuta ad infilare la giacca e risaliamo in macchina.

A metà strada controllo il cellulare e trovo un messaggio di Caroline: “Resto fuori stanotte, ti prego niente domande. Ti spiegherò tutto domani, un bacio.” Quindi sarò a casa sola fino a domani mattina, non dovrei chiedere quello che sto pensando ma è più forte di me.

«Ti va di fermarti un po’ da me dopo? Bonnie e Caroline sono fuori…» gli propongo arrossendo leggermente.

«Sì, certo.» mi dice entusiasta.





Angolo autrice
Eccomi qui! 
Allora, capitolo totalmente delena per la vostra gioia ahahah! Damon invita Elena a cena dopo il bacio in ascensore e lei un po' incerta accetta. La porta in un bel ristorante e tutto va per il meglio, alla fine lei scopre di aver casa libera e cosa combina? Chiede a Damon di fermarsi da lei... Che succederà adesso? ;)

Ringrazio come sempre le meravigliose ragazze che mi recensiscono, vi adoro!
Ora scappo a vedere la puntata di tvd che non l'ho ancora vista!

Alla prossima!
Anna
   
 
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