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Autore: Hi Fis    26/04/2015    2 recensioni
Adattamento in raccolta del primo capitolo completo della saga di Mass Effect. Vuole essere il mio tributo alla saga fantascientifica della Bioware, il racconto del primo capitolo della saga di Mass Effect e la mia prima long-fic. Comandante Shepard di questa raccolta è un ricognitore, spaziale, eroina di Elysium.
Si basa decisamente sul lore e sulle avventure presenti nel videogioco, cercando di dare al tutto una forma il più coinvolgente possibile.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Questo orrore diverrà banale, e questa oscurità luce.
 John Milton
 
Una volta bucato lo strato delle nuvole, il cielo si è fatto cupo, rischiarato solamente dagli incendi del conflitto a terra e dai pochi traccianti che fendono l'aria. Questi ultimi in particolare, bianche strisce che solcano il cielo cercando di indicare un bersaglio in quel crepuscolo, non sono abbastanza, e questo significa che lo scontro è già stato deciso: la milizia coloniale sta perdendo.
Con la corazza sigillata attorno a lui, l'eco del vento gli arriva soffocato, tenuamente, lasciando Alenko libero di fare due cose: tenersi a 30 metri di distanza dalla macchia scura che è il comandante Shepard, ed osservare il terreno sotto di loro. In caduta libera verso la superficie di Eden Prime, il tenente offre un muto ringraziamento ai poveri bastardi che si stanno immolando là sotto, sperando resistano abbastanza da permettere ai rinforzi di arrivare: l'Alleanza non abbandonerebbe mai una colonia, ma le distanze interstellari sono enormi e occorre tempo per coordinare e muovere incrociatori e corazzate: per il loro arrivo, è possibile che gli attaccanti siano già in fuga.
Kaidan spera anche che Jenkins la stia prendendo meglio di lui: vedere la propria casa ridotta in quel modo... e come Eden Prime appaia al comandante è impossibile saperlo. Il tenente non vuole nemmeno provare ad immaginare cosa possa essere vedere due volte un simile spettacolo, con la consapevolezza che in questo caso sarebbero stati costretti ad abbandonare i civili al loro destino.
Su Elysium, il comandante aveva cambiato le sorti dello scontro a terra, guadagnando abbastanza tempo da permettere ai rinforzi dell'Alleanza di salvare la colonia: era stata chiamata la Leonessa per quell'impossibile prova di valore e coraggio, per quei giorni frenetici spesi in trincea, a difendere da sola un lato dell'insediamento. Su Eden Prime però, la Normandy non era venuta per salvare, ma per portare via qualcosa...
Sotto di loro, la donna distese le braccia: il tenente e il caporale la imitarono, lasciando che il vento li frenasse. Poi lo zaino che portavano sul petto si attivò e il nucleo di elemento zero che conteneva iniziò a ridurre la loro massa, facendoli rallentare. Toccarono terra dolcemente, come foglie: quando Kaidan si slacciò lo zaino dalla corazza, Shepard aveva già il suo fucile in mano e stava scandagliando la zona.
I loro apparati per il lancio e l'atterraggio in sicurezza si sarebbero autodistrutti 20 secondi dopo il loro sgancio: la quantità di elemento zero che contenevano era minima e non si rischiava contaminazioni dell'ambiente. Molto più importante invece, era il non lasciare tracce: la termite negli zaini avrebbe bruciato la plastica e il metallo come neve al sole, troppo rapidamente per dare nell'occhio.
"...Jenkins? Cosa sono quelli?" chiese il comandante.
Nella direzione indicata da Shepard, Alenko individuò nella distanza delle figure dai movimenti molto lenti e deliberati: il sistema integrato nella sua corazza gli offrì uno zoom dell'obbiettivo, rivelando però solo ombre gibbose. L'armatura del comandante doveva avere sistemi migliori, oppure Shepard possedeva occhi d'aquila: il caporale fu costretto a passare all'ottica del suo fucile di precisione per risponderle.
"Sacchi di gas... Sono nativi del pianeta e innocui se non li si buca, ne avevo uno domestico... Oh Dio... cosa è successo qui?" rispose debolmente il caporale.
Erano atterrati su un costone, con una vista panoramica dell'insediamento sotto di loro: come per molte altre colonie dell'Alleanza, Costant è l'unica città sul pianeta, circondata da enormi arcologie che svettavano contro il cielo, allo steso tempo centri abitativi e magazzini per le messi. L'oro del grano e del mais, e il verde dei campi coltivati, sono i colori preponderanti sotto di loro: una distesa quasi senza fine di ricchezza e splendore, che hanno valso a Eden Prime l'appellativo di granaio dell'Alleanza. In quel momento però, una di quelle arcologie si piega su un fianco, cadendo con un rumore di tuono, vittima collaterale dell'assalto sul pianeta: dal costone, rimasero a guardarlo precipitare, aspettando che l'eco di quell'impatto morisse nel vento.
"...In marcia. Jenkins: fianco destro. Alenko: coprici. Non aprite il fuoco se non al mio ordine." ordinò cupamente Shepard, imbracciando il suo shotgun e iniziando una marcia rapida.
"La seguo signora." rispose il tenente, spingendo il caporale per una spalla: non potevano indugiare.
 
Al di fuori delle zone coltivate, Eden Prime è fedele al suo nome: alberi, rocce coperte d'erba e di muschio, vasti spazi aperti con acqua corrente. Un vero paradiso, aveva detto Nihlus...
Fu Shepard ad accorgersi dei cadaveri, ma quasi per caso: con un cenno, ordinò ai due uomini di coprirla, mentre li analizzava con il suo omnitool.
"Tenente." lo chiamò quietamente a sé, indicando poi i corpi: "...Che ne dice?"
"...Munizioni incendiarie? L'odore è quello giusto."
Come fumo e morte: i due resti erano vicini, troppo perché stessero fuggendo assieme. Erano stati giustiziati, ma le armi usate su di loro avevano lasciato ben poco: solo ossa e grigia cenere.
Shepard scosse la testa:
"Ci dovrebbe essere anche erba bruciata: nemmeno il fosforo bianco si spegne così in fretta." spiegò, indicando l'erba ancora verde sotto i corpi: "...E c'è qualcosa di strano nelle loro posizioni: cose se fossero bruciati troppo rapidamente."
Alenko ci mise un attimo a capire che cosa intendesse: ardendo, un corpo si rannicchia naturalmente per via del calore. Tuttavia, le due vittime erano troppo rilassate perché fosse opera di comuni munizioni incendiarie.
Meglio non immaginare dove, o come, il comandante avesse appresso l'effetto di proiettili incendiari sulla carne...
"...Una nuova arma?"
"O una nuova specie... Nell'ultima trasmissione inviata da Eden Prime, c'era una nave che non ho mai visto prima."
"Un altro primo contatto ostile, signora? Dopo i Turian speravo non ci capitasse di nuovo..."
Shepard non rispose, ma si voltò improvvisamente: il caporale era sparito.
"...Jenkins dove diavolo sei?" sibilò.
La risposta arrivò via radio:
"Cinquanta metri dalla vostra posizione, ore 1: ho ostili sui sensori. Chiedo il permesso di ingaggiare."
"Negativo marine. Aspetta il nostro arrivo."
Shepard era schizzata in piedi e stava già correndo: Alenko faticò a starle dietro, mentre le sue vene si riempirono di ghiaccio. Stupido, stupido, stupido!
"Si sono accorti di me...."
Le trasmissioni si interruppero: niente messaggi, niente statica. Solo un urlo di dolore a venti metri di distanza: lo shotgun del comandante iniziò a fischiare, mentre lei brillava già d'azzurro.
La tecnologia del 2183 ha reso superflui i lanciagranate modulari da attaccare alle armi: se si desidera un proiettile di massa superiore, basta ordinarlo al computer interno del fucile. Gli shotgun in particolare sono perfetti per questo, dato che normalmente sparano una rosa di proiettili contemporaneamente.
Quando Shepard uscì dalla boscaglia, i suoi scudi e le sue barriere biotiche ricevettero la prima raffica. Ci mise qualche istante a trovarli, perché li cercava a terra: invece i bastardi erano in aria, fluttuando a circa quattro metri d'altezza, in cima al pendio che avevano di fronte. Con un cupo THOOM! subsonico, il fucile di Shepard eruttò una fiammata rossa, un unico massiccio proiettile, che colpì al volo uno dei droni che sparavano su di lei. Altri due furono spazzati via dallo scoppio di una delle granate del comandante, poi Shepard si tuffò al riparo:
"Tenente, tieni giù la testa: hanno potenza di fuoco superiore."
"Aye Aye, ma'am." rispose Alenko, liberano raffiche controllate contro l'ultimo drone superstite: era furioso.
Jenkins era riverso a terra a pochi metri da loro e non si muoveva.
I proiettili del tenente riuscirono solo a sfiorare il drone rimasto: la rabbia lo consumava e Alenko decise di lasciar perdere. Invece, una corona azzurra lo illuminò da capo a piedi e il drone superstite venne schiacciato in una pila informe di rottami, come se fosse stato afferrato nella stretta di un gigante, cadendo a terra in un groviglio di metallo incendiato.
Quando i sensori della sua corazza confermarono che non c'erano altri ostili nelle vicinanze, il tenente corse su Jenkins, sperando di poter fare qualcosa. Sperando, oltre ogni buon senso, che fosse ancora vivo e che potesse salvarlo...
Fu inutile: era già troppo tardi per lui. Il caporale Jenkins era morto.
Conservava un'espressione di offeso stupore in faccia e la sua corazza era stata perforata in più punti. Nemmeno gli strati ablativi erano riusciti a proteggerlo: la sua schiena era un ammasso informe di carne cotta e metallo fuso.
"Gli scudi sono stati penetrati subito... non ha avuto possibilità" disse Alenko chiudendo gli occhi di Jenkins: l'unica cosa che gli restasse da fare e che potesse fare per il caporale.
Non era la prima volta che Kaidan perdeva un commilitone, ma odiava ancora quella sensazione di sporco e smarrimento alla bocca dello stomaco, che non se ne andava mai.
Anche il comandante si chinò sul caporale, prendendo la pistola che gli aveva dato nemmeno mezz'ora prima: c'era una disperata determinazione nei suoi occhi quando si alzò, ma la sua voce era calma.
"Non possiamo fare niente per lui. Dobbiamo lasciarlo qui per ora." disse Shepard accendendo il suo omnitool e segnando la posizione dove Jenkins era caduto.
"Signora..."
"Non possiamo fare più niente per lui." ripeté il comandante: "La nostra missione ha ancora la priorità e mi servi concentrato Alenko."
"...Aye, Aye ma'am." rispose il tenente, con voce sconfitta.
Poi entrambi sentirono l'eco di spari in lontananza.
"Di corsa! Potrebbero essere dei superstiti!" ordinò il comandante, imbracciando il fucile e correndo a perdifiato su per il pendio da cui erano arrivati i droni.
A posteriori, Alenko avrebbe ammirato, professionalmente, la sua capacità di compartimentazione... ma in quel momento, mentre la seguiva, il tenente si sentì solo le gambe molli e svuotate di ogni forza.
 
***
 
Correre, fino a quando il tuo cuore pompa acido da batteria e il respiro ti esce in rantoli ruvidi dalla gola.
Ma non ti fermi, non puoi, perché non hai altra scelta. E quindi corri, fino al limite della sopportazione, mentre ragioni se tagliandoti le braccia potresti liberarti di zavorra inutile: l'adrenalina è la più fantastica delle droghe naturali, ma quando suoni come una locomotiva a vapore su una salita troppo irta, anche l'adrenalina può fare ben poco.
"Non finirò come gli altri!" è il solo pensiero che la spinge avanti, ma anche il terrore è in riserva: corre per inerzia, per disprezzo.
Quando la colpiscono alla spalla, va giù ed è inevitabile: quel poco che ricorda dell'addestramento di base le impedisce di riempirsi la bocca di terra, rotolando di schiena e infilandosi la pistola in mezzo alle gambe.
Lieve esalazione, indice libero, mano stretta e polso piegato, dito sul grilletto, tira, ma delicatamente: una routine che ha praticato come un credo, fino a poterla eseguire dormendo.
La pistola che ha in mano scalcia di fuoco semiautomatico, corte raffiche da tre colpi: due dei droni esplodono in volo, ma ne restano altri, troppi. I fanti l'hanno raggiunta.
Non andrà all'inferno da sola e di certo non a occhi chiusi.
Ecco perché Williams si accorge subito della luce azzurra che la circonda, su cui i proiettili nemici si infrangono senza ferirla, e della robusta mano che la afferra per la collottola, cominciando a trascinarla all'indietro.
"Continua a sparare!"
Dio non l'ha abbandonata, ma non ha mandato uno dei suoi angeli a prenderla. Nelle sua infinita bontà, ha fatto di meglio: le ha mandato un dannato marine.
"Alenko! Copertura!"
La raffica di fuoco automatico dietro di loro, il familiare tratata ciclico di un M7, spazza via un altro drone, cambiando le sorti di quello scontro.
Quando viene sbattuta dietro una roccia dal suo salvatore, Williams è pronta a tornare in azione: è il momento di far rimpiangere a quei figli di puttana di aver fatto incazzare questa marine.
Il suo Lancer le scorre in mano come il più vecchio e intimo degli amici: sguardo nell'ottica del fucile e la roccia contro la sua spalla è più salda della prima chiesa di Pietro.
I suoi compagni la precedono: Williams ha visto biotici all'opera, ma i due con lei sono abbastanza potenti da fermare l'avanzata nemica, che si infrange sulle loro difese.
Non passano, e Williams si dissolve in quella carneficina.
 

 
Può essere durata cinque secondi come cinque secoli, ma quando la donna al suo fianco, paludata nella corazza onice delle forze speciali dell'Alleanza, si alza in piedi segnalando il via libera, la realtà della situazione torna a prenderla a calci in culo.
"Quelli erano Geth." afferma la donna, e la voce arriva a Williams distorta dall'elmetto che porta.
Lo dice come se parlasse del tempo: probabilmente ha metaforici cohones grandi a sufficienza da tenere al loro posto pianeti interi, ma Williams di certo non aveva cominciato la giornata pensando che si sarebbe trovata a combattere l'uomo nero delle storie. L'elmo della sua salvatrice si apre con uno scatto, dividendosi in sezioni e scivolandole all'indietro sulla nuca: pelle scura, occhi viola e capelli neri. Piuttosto carina con quel suo fascino esotico, se non fosse per la cicatrice che ha in faccia.
"In piedi marine." la esorta Shepard offrendole la mano: la cupa espressione del soldato è promettente per il comandante. C'è del ferro in quella donna dai capelli neri raccolti in una crocchia e dai lineamenti americani: ferro che può usare.
"...Grazie signora." risponde accettando l'aiuto.
"Aspetta a ringraziarmi marine. Siamo ancora nel paese delle meraviglie."
L'arrivo del suo secondo salvatore distrae Williams: un uomo belloccio con i più teneri occhi marroni da cucciolo che il capo artigliere abbia mai visto, l'espressione triste, ma determinata.
"Tenente Kaidan Alenko, marine dell'Alleanza." si presentò con una quieta voce un po' rauca.
"Capo artigliere Ashley Williams, della 212. È lei al comando ma'am?" risponde scattando sull'attenti: meglio non pensare a come debba apparirgli, con la sua corazza bianca e rosa della milizia.
"Comandante Shepard, N7." offrì l'altra donna e poco ci mancò che Williams alzasse anche l'altro braccio: Shepard? Il famigerato comandante Shepard, Leonessa-di-Elysium Shepard, l'eroina del Blitz, su Eden Prime? Dio stava facendo gli straordinari per lei...
"Grazie per avermi salvato il culo ma'am..."
"Sei ferita?"
"Qualche taglio e graffio, ma niente di serio."
"La tua unità?"
Williams scosse la testa:
"Eravamo di pattuglia sul perimetro quando ci hanno colpito: abbiamo cercato di tornare al sito di scavo, ma siamo finiti in un'imboscata. Abbiamo tenuto la posizione fino a quando abbiamo potuto, ma i Geth ci hanno sopraffatto. Credo di essere... di essere l'ultima superstite della mia squadra."
"...Se erano come te, sono certa che hanno venduto cara la pelle."
"Dog team non si arrende senza combattere, ma'am." rispose William con un mezzo sorriso triste.
"Geth. In 300 anni i Geth non sono mai usciti dal Velo di Perseo. Perché qui e ora?" chiese Alenko.
Era una domanda retorica in fondo, dato che le risposte possibili non erano molte:
"Devono essere venuti per il reperto..." cominciò Williams e Shepard assentì col capo: probabilmente era arrivata alla stessa conclusione tempo fa.
Non che questo rendesse meno terribile il loro attacco: fino a quel giorno, i Geth erano appartenuti alle fiabe con cui spaventare i bambini, ma se ora erano su Eden Prime, la situazione stava andando di male in peggio con propulsione FTL.
"...Il sito di scavo è vicino, appena oltre quel costone. Il pezzo Prothean potrebbe essere ancora lì."
Un salto nel buio probabilmente, ma da qualche parte doveva iniziare:
"Williams portaci lì: il tuo aiuto ci farebbe comodo."
"Aye aye ma'am. Finalmente potrò vendicarmi..."
Quello che il capo artigliere non si aspettava, fu l'essere afferrata per il pettorale e l'espressione con cui il comandante la costrinse a fissarla negli occhi: soprattutto, fu la voce a stupirla.
"Abbiamo perso un uomo venendo qui Williams, il caporale Jenkins, nato e cresciuto sul pianeta: non porterò a morire nessun'altro oggi, solo perché possa avere la sua vendetta. Sono stata chiara?"
Il tono del comandante non ammetteva neppure il prendere in considerazione un'alternativa:
"Sissignora." mitragliò Williams in un solo fiato.
"Fai strada." ordinò il comandante rilasciandola, accompagnando l'ordine con un gesto del suo fucile.
Si incamminarono silenziosamente, con Ashley a guidare il drappello e Alenko a chiuderlo.
"...Che cosa sai dei Geth, capo?" chiese Shepard quando arrivarono tra ciò che restava delle linee nemiche: bianco fluido refrigerante macchiava erba e rocce, colando dai corpi metallici dei Geth.
"Solo quello che ho studiato nei libri di storia, ma'am: sono sintetici. Forme di vita non organiche con una limitata IA creati dai Quarian secoli fa. Avrebbero dovuto essere una fonte di manodopera a costo zero e invece si sono ribellati, costringendo i Quarian all'esilio..."
"Intendevo sui Geth che hai affrontato, Williams." la interruppe il comandante: "...Qualche differenza tra i Geth che hanno attaccato Eden Prime e le tue informazioni su di loro?"
Fu il tenente a salvarla dall'imbarazzo:
"Non sono convinto che dovremmo basarci su dei libri di scuola signora. Per quanto completi possano essere i programmi educativi..."
"È ancora il meglio che abbiamo dopo 300 anni, tenente: i Geth non erano mai usciti dal Velo di Perseo. Williams?"
"No... ma'am. Beh, a parte le loro armi: decimano gli scudi dannatamente in fretta e perforano le nostre corazze come una lancia termica in un blocco di ghiaccio..."
"Abbiamo notato." disse cupo Alenko.
"...Per il resto sono delle macchine: più forti, e con scudi migliori dei nostri, ma non sono molto furbi." disse il capo artigliere, indicando i rottami dei Geth che stavano superando: pochi avevano cercato di mettersi al riparo.
I Geth avevano figure umanoidi, ma di certo non umane: erano ginoidi, robot di grigio metallo, con un corpo a forma di goccia e tubi e cavi a percorrere la loro anatomia nei punti non corazzati. Non possedevano un volto, ma solo l'enorme obbiettivo di una telecamera nel mezzo di una testa a torcia e, come i loro creatori, portavano tre dita alla fine di ogni arto.
"Niente altro?"
"C'è dell'altro... ma è meglio lo vediate coi vostri occhi. È più avanti."
Qualcosa nel tono del capo Williams suggerì a Shepard che era meglio non insistere:
"Mmhh... Siete stati dispiegati in questa zona con il ritrovamento dell'artefatto?"
"Sì ma'am. Hanno cominciato a scavare due settimane fa, più o meno. Quando hanno trovato rovine Prothean, ci hanno inviato a mettere in sicurezza la zona: noi della 212 a pattugliare il perimetro e la 232 con gli scienziati. Spero se la siano cavata meglio di noi: non li abbiamo visti arrivare."
"Lo scopriremo presto, capo..."
Marciarono in silenzio a passo veloce, fino a quando Williams non lì indirizzò con decisione all'interno di uno stretto canalone in salita:
"Ma che... che sono quelle cose?" chiese Alenko quando ci furono dentro.
Williams non dovette alzare gli occhi per sapere di che cosa stesse parlando:
"Loro... li hanno portato qui...e..."
"Cristo. Santo." disse il tenente con un filo di voce.
I lati del canalone erano stati decorati dai Geth con degli strani... tozzi treppiedi triangolari, delle specie di piramidi tronche da cui si innalzava un lungo palo telescopico. E infilzato su ogni palo, c'era il cadavere di un essere umano appeso nell'aria per la sua carne, attraversato da parte a parte:
"Alenko. Voglio uno scan completo di uno di quei cosi."
"Mi sembra di essere in un brutto racconto dell'orrore, signora..."
"Non mi interessa se devi vomitare, Alenko, basta che tu lo faccia dopo aver fatto uno scan a uno di quei cosi: delle macchine non dovrebbero aver bisogno di guerra psicologica. L'Alleanza deve sapere cosa sono e cosa fanno."
"Sissignora." disse il tenente con una smorfia: l'odore suggeriva che molte delle vittime fossero state ancora vive quando erano state impalate. I cadaveri non si svuotano le viscere da soli: non così presto, almeno.
"C'è tutta la tua squadra qui?" chiese quietamente Shepard.
Williams non alzò gli occhi da terra: si limitò ad indicarli, uno alla volta.
"Sergente Donkey. Pennyloafer. Bates. Rasputin. Bhatia." li elencò uno alla volta. "...Ci sono tutti. E riconosco anche qualche civile."
Il conato di Alenko non le interruppe affatto.
"...Ho visto molte cose che non potrò mai scordare, durante il mio servizio. Ma questa si piazza piuttosto in alto."
"Ha visto di peggio?"
"...Sì. Ma non di molto."
"Ho fatto, Shepard." disse Alenko, raggiungendole e pulendosi l'angolo della bocca sulla corazza.
"Se hai bisogno di un minuto, Wiliams..."
Il capo artigliere strinse il suo fucile fino a sentire le sue nocche pronte a esplodere:
"Il sito di scavo è appena oltre il canalone." rispose, scuotendo la testa e incamminandosi: c'erano solo due cose che potesse fare per i suoi commilitoni. Pregare, o fare a pezzi qualche Geth: il primo poteva aspettare.
Quando arrivarono in cima al canalone, stava quasi correndo: le rovine Prothean erano come l'ultima volta che le aveva viste, tozze e piatte colonne di pietra, ma sorprendentemente resistenti allo scorrere del tempo.
Tre Geth li accolsero dal fondo del sito di scavo, ma non ci rimasero a lungo quando il comandante Shepard aprì un buco nero instabile, una singolarità biotica, esattamente sopra di loro: la stella azzurra non era più grande di un pallone, eppure i tre Geth ed ogni materiale non assicurato, terra e pietre indifferentemente, venne risucchiato da una gravità capace di sfidare per pochi secondi quella del pianeta. I tre Geth vennero sollevati e fatti scontrare assieme, e la granata piovve nel suo centro prima che si dissolvesse. Alenko e Williams non avevano fatto in tempo a sparare un colpo.
"Questo è il sito di scavo?" chiese il comandante dissipando la singolarità biotica: un solido blocco informe di metallo e terra fusa cadde dal suo centro.
"...Sì... signora, ma non vedo il reperto. Devono averla spostato."
"Chi? I nostri, o i Geth?"
Williams si chinò su un ginocchio, scandagliando l'area:
"Difficile a dirsi. Era una colonna di circa due metri con un grosso basamento. Potremmo saperne di più controllando la postazione di ricerca." rispose la marine, indicando dei prefabbricati dall'altro lato della zona di scavo, un po' più in alto rispetto a loro.
"...Spero che qualcuno se la sia cavata." aggiunse poi.
"Può essere. Con un po' di fortuna potrebbero essere riusciti a nascondersi..."
Nel frattempo il comandante si attaccò alla radio:
"Kryik, qui Shepard. Abbiamo perso Jenkins, ma siamo al sito di scavo. Nessuna traccia dell'artefatto." riferì il comandante, assentendo rapidamente un paio di volte: "...Ricevuto. Ci vediamo lì."
"Kryik?" chiese Williams.
"Lo Spettro Turian che il Consiglio ha mandato in missione con noi. Tra le altre cose." spiegò Alenko, guardando Shepard.
"...Qualcosa che dovrei sapere su di lui?"
"Ha abbastanza potenza di fuoco da far fuori un plotone da solo. A parte quello, non sembra male, per un Turian." commentò neutro il tenente.
"Kryik ci aspetta allo spazioporto della colonia." riferì il comandante.
"So dov'è." disse subito Williams.
"Bene. Meglio passare per la postazione di ricerca prima: vediamo se riusciamo a ricavarne qualcosa di utile."
"Aye Aye, ma'am."
Avrebbero potuto passare attorno allo scavo, ma Shepard preferì guidarli attraverso, per risparmiare tempo: si aiutarono l'un l'altro nei punti più difficili, e ad Alenko scappò anche un: "Grazie Williams" quando per poco non inghiottì il calcio del suo fucile dopo che un sasso gli era scivolato da sotto il piede. Il capo artigliere non gli rispose, la visione dei suoi commilitoni impalati dai Geth era ancora troppo viva, mentre Shepard non ebbe bisogno di dare altri ordini.
Quando risalirono la buca, capirono che i Geth erano passati anche da lì: la stazione di ricerca doveva essere stata formata da almeno una mezza dozzina di prefabbricati, poco più che container riadattati a laboratori da campo, ma solo due si ergevano ancora in piedi. Probabilmente era stato un singolo colpo di artiglieria sparato all'inizio dell'attacco: sparsi fra i rottami, erano stati sistemati gli stessi tozzi treppiedi che avevano già incontrato.
Di nuovo, Williams non riuscì a guardarli, e Shepard dovette afferrarla per la spalla perché si fermasse:
"I Geth hanno colpito il campo duramente. Meglio stare in guardia: potrebbe essercene qualcuno in agguato." disse il tenente.
"Alenko: perché un cadavere si agita?" chiese il comandante.
"...Mi arrendo signora: perché un cadavere si agita?"
"Non è indovinello: ho un cadavere che si agita. Ore 9." rispose Shepard. Sul palo più vicino a loro, effettivamente, uno di quei macabri trofei si stava... muovendo.
"O Dio, è ancora vivo!" esclamò Ashley.
"...No. Non lo è." disse Shepard allineando il fucile: per Williams fu la scoperta di un nuovo orrore.
"Che cosa gli hanno fatto i Geth?" chiese debolmente.
Il lungo palo su cui il corpo era stato infilzato si ritrasse completamente nella base del treppiede, espellendo la vittima a terra: qualunque cosa fosse, non era umana. Non più.
Tutti i fluidi corporei dovevano essere stati drenati, perché quella... cosa, quell'essere, era magro come uno spettro, impossibilmente scheletrico. La pelle doveva essere marcita, o sostituita con qualcos'altro, perché era color mezzanotte: si spaccava perfino in alcuni punti, lasciando vedere cavi e strane luci dove avrebbero dovuto esserci muscoli e organi. E ancora altri cavi si addensavano sul suo plesso solare, mentre dove una volta c'era lo stomaco si trovava invece l'attacco cresciuto attorno al palo che lo aveva tenuto sospeso. E c'erano altri cavi, nel collo, a reggere una testa glabra, che per quanto fosse di forma umana, non lo era: pallide luci, come i gelatinosi occhi di pesci abissali, li fissavano dal fondo delle orbite, asimmetrici e spaiati, visto che un'orbita della creatura ora ne ospitava due.
 

 
L'essere emise uno strano risucchio roco, come se lo stessero strangolando, poi alzò le braccia verso di loro, e Williams notò che c'erano artigli in fondo alle sue mani.
La sua testa esplose in quel momento, cortesia di Shepard:
"Adesso sappiamo a cosa servono."
Attorno a loro, il resto dei cadaveri cominciò a contrarsi, e i pali a calare:
"...Devono aver bisogno di solo poche ore per trasformarli." aggiunse il comandante con un tono di voce freddo e distaccato, quasi clinico.
Williams e Alenko risposero aprendo il fuoco sul resto delle creature, scoprendo presto che quello che non avevano in astuzia, compensavano in tenacia e ferocia.
Contro quegli esseri, gusci, husks, di ciò che una volta erano stati esseri umani, il potere d'arresto dello shotgun del comandante si rivelò decisamente migliore: le corte raffiche dei loro M7 non sembravano causare abbastanza danni da convincere le creature a cadere, e anche i poteri biotici del tenente servivano solo a guadagnare tempo: gli Husk si rimettevano in piedi troppo in fretta dopo essere stati colpiti dall'equivalente biotico di un'auto in corsa.
Williams cominciò a mirare agli arti, incontrando maggiore successo: dovette però privare di entrambe le gambe una delle creature per convincerla a fermarsi. L'Husk la guardò malevolo, tentando di trascinarsi sulle braccia, poi i tubi e le luci che aveva disseminato per tutto il corpo rifulsero al calor bianco: esplose.
Questa volta Williams chiuse gli occhi.
"...Solo un EMP." disse gentilmente Shepard scuotendola: un impulso elettromagnetico.
Attorno a loro, c'era finalmente silenzio: di quelle creature non ne rimaneva nemmeno una.
Williams si tirò in piedi imbarazzata, ma d'altro canto, anche Alenko e Shepard erano coperti da una barriera biotica che li accendeva come torce al metano.
"Non ha senso." rifletté ad alta voce Alenko, controllando il suo equipaggiamento: con l'ordine di mantenere il silenzio radio, era impossibile capire se avessero ancora comunicazioni con la Normandy; ma almeno i sistemi della sua corazza avevano resistito: i micro oscillatori rigenerarono lentamente gli scudi che l'EMP della creatura aveva prosciugato.
"I Geth sono sintetici: perché creare qualcosa di simile, che danneggia più loro che noi?"
Una buona domanda... solo, un po' troppo logica per la situazione in cui erano. Poi anche Williams capì: Alenko si stava attaccando alla logica per non impazzire.
Impossibile dire se lo stesso valesse anche per Shepard: "Siamo ancora nel paese delle meraviglie." ricordò il capo artigliere. Era stata una delle prime cose che il comandante le avesse detto:
"Una domanda sensata tenente. Ma la risposta mi... sfugge." la donna sembrò quasi offesa dal non riuscire a trovare la soluzione di quell'enigma.
Era la prima volta che le sue doti non erano all'altezza della situazione? Williams sperò di no: quando persone troppo dotate falliscono tardi per la prima volta nella vita, è difficile che si rialzino in fretta.
"Questa missione si sta complicando rapidamente." disse Shepard, scuotendosi dalla sua analisi delle creature: "Williams con me, vediamo se è rimasto qualcosa negli edifici. Alenko..."
"Prendo uno scan delle creature..." la anticipò il tenente.
Fu il primo sorriso imbarazzato che Williams le vide fare:
"Mai stata granché con la programmazione degli omnitool... Ecco perché ne hai in dotazione uno migliore del mio, Alenko." offrì a mo' di spiegazione.
"RTFM, signora." sospirò tra l'esasperato e il divertito il tenente, vedendo attraverso la sua velata menzogna.
La modifica dell'equipaggiamento in dotazione era la norma fra i marine dell'Alleanza, per quanto ufficialmente sconsigliata. Questo, per meglio adattarsi alle situazioni di combattimento in cui il personale militare si trovava ad operare: l'N7 probabilmente aveva dirottato gran parte delle funzioni del suo omnitool ad altri scopi.
"WABM, Alenko." lo rimbeccò.
"STFE... ma'am" finì Williams , che era familiare con lo scambio: c'erano poche cose che scivolassero sulla lingua come il gergo fra marine.
"Dovrei..." concesse il comandante: ora che erano fuori dal canalone, sembrava che il capo artigliere stesse tornando.
"Fino ad allora, sono felice che tu sia nel mio team, tenente."
"Che culo." imprecò Alenko tossendo, prima di accedere all'omnitool della sua corazza e fare uno scan.
La creatura puzzava come un incendio elettrico: gomma, plastica bruciata e ozono, oltre ad un afrore di carne umana. Meglio delle altre vittime nel canalone, comunque...
Come Williams e Shepard scoprirono, il primo prefabbricato era vuoto e anche sgombro: sembrava avessero fatto in tempo ad evacuare, portandosi via ogni informazione utile. Il secondo invece era ancora chiuso dall'interno: la serratura a pressione non si aprì nonostante i loro tentativi. Un'indagine più approfondita dimostrò che era stata attivata la chiusura di sicurezza: un rabbioso ologramma rosso si accese sulla porta. Accesso negato.
Il comandante fissò Williams, che imbracciò il fucile e la guardò pescare l'ultima granata dalla cintura:
"...Signora?"
"Sì, Williams?" chiese il comandante, pronta ad applicare la bomba sulla porta.
"E se provassimo prima a bussare?"
"Mmhh..." fu l'unica cosa che seppe rispondere: la granata però le tornò alla cintura.
Williams scosse la testa, abbassando il fucile: tipici N7.
"Marine dell'Alleanza, c'è qualcuno qui?" urlò, battendo il pugno sulla porta un paio di volte.
"...Non sparate stiamo aprendo!" gridò qualcuno dall'interno.
Passi rapidi, un rovistare leggero, e la porta si spalancò di fronte a loro:
"Umani, grazie al cielo!" disse una donna dai capelli rossicci e il volto spaventato, portandosi le mani alla bocca per il sollievo. Il camice da laboratorio che indossava la identificava come una degli scienziati superstiti.
"Presto! Chiudi la porta, prima che ritornino." sussurrò un uomo dal volto scavato, afferrandole il braccio: aveva gli occhi spalancati dalla paura, e la postura ingobbita di chi è terrorizzato.
"Non temete, siete al sicuro per ora: abbiamo eliminato gli ostili nelle vicinanze."
"Grazie. Grazie: temevamo che ci avrebbero trovato."
"Lei è la dottoressa Warren, era in carica allo scavo..." la riconobbe improvvisamente Williams.
La dottoressa annuì:
"Sì, e lui è Manuel, il mio assistente."
Manuel non li guardò in faccia, ma andò a rannicchiarsi in un angolo della stanza, nascondendo il volto nelle ginocchia e dondolando avanti e indietro:
"...Dovete perdonarlo: Manuel ha una mente brillante, ma è sempre stato un po'... instabile. E credo che tutto questo sia stato troppo per lui: di solito non è così."
"Io... io non sono pazzo." lamentò il dottore con una voce simile ad un pigolio.
"Ma certo che no, Peter..." lo rincuorò la dottoressa Warren.
Il dottore scosse la testa, guardandoli tutti negli occhi.
"Non è pazzia vedere il futuro, vedere la distruzione che avanza. No. Non è pazzia comprendere... comprendere che non c'è più speranza. No! Io non sono pazzo... sono l'ultimo sano di mente rimasto..."
"...Gli ho dato una dose extra della sua medicina dopo l'attacco." confessò Warren: "Ma come vedete non ha avuto molto effetto."
"Sa cosa è successo all'artefatto Prothean?" chiese Shepard, quando Manuel riprese a dondolarsi.
"È stato spostato allo spazioporto questa mattina. Io e Manuel siamo rimasti indietro per aiutare a smontare il campo e le attrezzature. Quando... quando l'attacco è arrivato, i marine sono rimasti per darci il tempo di nasconderci... Hanno dato le loro vite perché ci salvassimo." raccontò con un singulto e gli occhi lucidi.
"Nessuno... può salvarsi Sam. L'età degli Umani è arrivata alla fine. Presto, solo rovine e cadaveri rimarranno." pigolò Manuel isterico.
"Tranquillo Peter, tranquillo: è finita."
"Cosa può dirci sull'artefatto?" chiese Alenko sporgendosi dall'entrata: doveva aver seguito la conversazione attraverso la radio di Shepard, e rivolse un cenno di assenso alla domanda inespressa del comandante.
"Solo che è una sorta di modulo dati: una specie di... sonda per una vasta rete di comunicazione interstellare. Incredibilmente ben conservato: quasi allo stesso livello delle rovine di Marte. Potrebbe essere la più grande scoperta della mia carriera: chi può sapere quali segreti contenga?"
"Abbiamo risvegliato il cuore del male. Riportato alla luce la bestia. Liberato l'oscurità..."
"Peter! Fa silenzio, ti prego." pregò la dottoressa Warren.
"...Williams, quanto è distante lo spazioporto?" chiese Shepard.
"Sono almeno una decina di chilometri. Senza una navetta... dovremmo prendere il treno di superficie signora, ammesso che funzioni ancora. C'è una stazione qui vicino: poco meno di un chilometro in linea d'aria."
"Sì." annuì la dottoressa: "È stata creata proprio per lo scavo: basta scendere la collina."
"È possibile che ci siano anche altri superstiti laggiù signora..."
Shepard fu d'accordo:
"Dottoressa Warren: questa posizione è troppo isolata, e non è sicura per voi. Siete stati fortunati a non essere trovati, ma mi sentirei più tranquilla se vi portassimo alla stazione."
"Non potete farci evacuare?"
Shepard scosse la testa:
"Abbiamo ordini prioritari per recuperare la... sonda Prothean. Ma almeno alla stazione sarete più al sicuro. Pensa di riuscire a far camminare il dottor Manuel?"
Meglio non dirle cosa avevano trovato all'esterno, o nel canalone.
"Posso provarci."
"Io e il capo Williams vi apriremo la strada, doc. Alenko: la loro incolumità ha la priorità fino a quando non raggiungiamo la stazione."
"Sissignora."
"Avanti Peter: dobbiamo andare." disse la dottoressa cercando di far alzare il dottor Manuel.
"Andare? Andare dove? Nessun posto è sicuro."
Alenko si inginocchiò di fronte a lui, afferrandolo per le spalle:
"Manuel mi ascolti: non so se il posto in cui stiamo andando sarà più sicuro, ma almeno sarà con la dottoressa Warren. Non vorrebbe andare con lei? Con Sam?"
"Io... io... sì. Mi piacerebbe." rispose il dottore, alzandosi in piedi un po' malfermo.
"Williams." le disse Shepard, liberando il suo fucile di precisione dalla schiena e consegnandoglielo: "Dobbiamo muoverci in fretta. Io apro la strada, tu mi copri."
"Aye aye, ma'am."
In quel momento, l'aria e la terra tremarono attorno a loro, e si precipitarono tutti fuori.
"Che cos'è? Là in lontananza." balbettò Williams.
"Stai registrando Alenko?" disse Shepard attivando la telecamera nella sua corazza: erano arrivati giusto in tempo per assistere.
"...Sì signora. Ma non riesco a crederci. Saranno almeno due chilometri."
L'elemento zero permetteva di creare una tecnologia che di fatto aggirava la fisica: si potevano fare molte cose, ma era scienza, non magia. Esistevano dei limiti, e non era possibile creare miracoli con essa.
Quello a cui Shepard e la sua squadra stavano assistendo però era l'infrazione delle leggi del cosmo, il rifiuto sprezzante alla gravità: in lontananza, una nave colossale si stava innalzando nel cielo, più grande di qualunque cosa chiunque fra loro avesse mai visto. Ed era impossibile: una nave di quella taglia, superiore perfino alle stazza delle corazzate, non avrebbe mai potuto entrare nell'atmosfera di un pianeta. Tenere in aria e governare una massa simile avrebbe richiesto una quantità di energia immensa, oltre a tutti gli altri sistemi vitali per una nave: era più facile che una montagna volasse spontaneamente. Ma non solo quella nave era atterrata, e Shepard la riconobbe come lo stesso vascello che aveva visto nella trasmissione intercettata a bordo della Normandy, ora stava decollando, salendo più rapida di un turacciolo in una piscina, senza aver bisogno di una grande spinta: il comandante non riuscì nemmeno ad individuarne lo sfogo dei motori, mentre la nave s'innalzava, sempre più rapida, nel cielo di Eden Prime, fino a sparire.
"Si stanno ritirando..." realizzò il tenente.
"Kryik, qui Shepard."
"Kryik qui Shepard, mi riceve?" ripeté il comandante cominciando a muoversi.
"Disturbi alle comunicazioni?" chiese Williams.
"O è morto." disse Shepard al suo fianco: "...Quella nave: in quella direzione c'è lo spazioporto, non è vero?"
"Più o meno." ammise Williams.
Shepard imprecò: un ringhio inarticolato, con cui superò Williams e si lanciò giù dalla collina.
 
***
 
Qualcuno sparava ancora.
Raffiche di fucili dell'Alleanza il cui eco era arrivato a loro mentre scendevano la collina: doveva ancora esserci qualcuno di vivo e tenacemente intenzionato a restarlo. Ne ebbero la conferma quando individuarono Geth e Husk occupati ad assaltare un manipolo di coloni e qualche membro della milizia coloniale, trincerati nella stazione di transito: nessuno si aspettava l'N7 che arrivò alle spalle dei Geth, prendendosi tutto un fianco nemico.
Williams era rimasta indietro, appostandosi con il fucile di precisione del comandante e l'ordine di sparare non appena avesse un bersaglio.
Il capo artigliere non aveva uno spotter, né un sistema di assistenza alla mira integrato nella corazza, ma non le serviva. L'unica cosa che sapeva fare davvero bene era sparare dopotutto, e il fucile che il comandante le aveva messo in mano era un'arma superba: era la prima volta che il capo artigliere imbracciava un prodotto della Hahne Kedar Shadow Works, ma sperò non fosse l'ultima. Il fucile non aveva praticamente rinculo, il grilletto era leggero come una farfalla, e i pesanti proiettili di tungsteno penetravano i Geth magnificamente, ignorando quasi del tutto gli scudi: mirando alla testa, e con un po' di tempismo, l'energia cinetica del proiettile era sufficiente a decapitarli, o a offrire l'occasione ai soldati della milizia coloniale di farlo al posto suo. Ma anche con quell'arma in mano, Williams impallidiva di fronte a Shepard: quello che le aveva visto fare allo scavo era stato solo un assaggio, e mentre il capo artigliere sparava alle spalle dei Geth e la milizia coloniale li teneva occupati, Shepard li distrusse meticolosamente.
Sangue di strega: così chiamavano a volte i biotici, e per fortuna era dalla sua parte.
Il comandante aveva iniziato lanciando una singolarità dove lo schieramento nemico era più fitto, saturandola con la sua ultima granata e diversi colpi di fucile: poi era cominciato il corpo a corpo.
I proiettili dei Geth si infrangevano sulla sua barriera biotica mentre il comandante avanzava, scaricando il suo shotgun ad alzo zero nei corpi dei robot: addirittura, Williams la vide calare il calcio dell'arma sulla testa di uno dei Geth, che collassò come se fosse stato schiacciato da una pressa. Lo scontro fu molto breve, violento e assolutamente estraneo al capo artigliere, che non aveva mai avuto dei commilitoni biotici e non avrebbe mai immaginato che fossero così potenti...
 
Quando la raggiunse, dopo la carneficina, Ashely la trovò a parlare con l'ufficiale responsabile di quella milizia: il comandante era seduta, sfibrata dalla scontro, ma intenta ad ascoltare il maggiore e il suo manipolo di soldati, che proteggevano una decina di civili a cui la dottoressa Warren e Manuel si aggiunsero presto.
"...speravo foste i rinforzi, signora." stava dicendo il maggiore e non era strano vederlo fare rapporto ad un comandante.
La vecchia massima dei marine valeva anche in quel caso: "Un sergente in missione può dare ordini ad un tenente che non ha idea di quello che stia succedendo". Williams ci avrebbe aggiunto una postilla in quel momento: un N7 biotico in missione dà ordini a chiunque.
"Stanno arrivando, maggiore Strickland. La Normandy ha inviato un'allerta quando abbiamo intercettato la sua richiesta di aiuto. Spero sia per quello che la loro nave è decollata così in fretta."
"Mai visto niente del genere." disse uno dei marine della milizia: "Abbiamo capito che eravamo nei guai non appena è sbucata dal cielo. Ma a quel punto i Geth avevano già colpito l'HQ dall'altra parte della città."
"Già..." confermò Strickland: "Ci hanno tagliato fuori dalla catena di comando e poi la nave madre ha disturbato le trasmissioni: un attacco chirurgico e dannatamente preciso. Stiamo cercando di ristabilire le comunicazioni da un po' e credo ci abbiano trovato seguendo il nostro segnale."
"Potete resistere qui?"
"Siamo marine signora: camminiamo sull'acqua se dobbiamo. E poi..." disse indicando un quartetto di civili in disparte: "...abbiamo abbastanza esplosivi da festeggiare il 4 di luglio per il prossimo mese."
"...Contrabbandieri?"
"E ladri. Sgraffignavano dalle forniture militari allo spazioporto. Non appena i Geth hanno colpito, si sono precipitati verso di noi, per assicurarsi che la loro preziosa merce non andasse perduta."
Uno dei marine sputò per terra nella loro direzione, con evidente disgusto:
"Insistevano nel dire che erano provviste... all'inizio. Ma non appena i Geth hanno cominciato a spararci addosso, hanno calato le braghe pregandoci di salvargli la pelle."
"Quindi siete venuti dallo spazioporto?"
Strickland annuì, togliendosi il berretto e passandosi una mano tra i capelli bianchi: come il resto della sua milizia, non indossava una corazza da combattimento, ma giubbotto antiproiettile e anfibi. L'unica cosa che avesse impedito ai Geth di sterminarli era la barriera cinetica che erano riusciti ad edificare attorno all'ingresso della stazione: il gruppo elettrogeno di emergenza ronzava a bassi giri in sottofondo, alimentando lo scudo.
"...Quando la nave è comparsa, abbiamo preso tutti i civili che potevamo e ci siamo ritirati qui su un treno di superficie."
"Perché non siete usciti dalla città?" chiese Alenko.
"Abbiamo visto alcune navi di supporto Geth sparare a tutto ciò che si muoveva e colpi di artiglieria dalla nave madre. Ci siamo detti che era meglio non dare nell'occhio: qui possiamo ripararci."
"Una buona idea: avrei fatto lo stesso maggiore..."
"So già cosa vuole sapere davvero comandante: abbiamo mandato un drone scout a investigare non appena la nave madre è decollata e quell'affare che hanno recuperato dal sito archeologico è ancora lì, hangar di carico 9 dello spazioporto..." Strickland era un militare navigato: sapeva esattamente cosa fare e qual'era il suo compito, e cosa fare per farlo bene.
"Percepisco un ma, maggiore."
Strickland annuì e le fece cenno di seguirla nel suo centro di comando temporaneo: una tavola calda annessa alla stazione, in cui due marine e un ufficiale alle comunicazioni si affaccendavano su mappe olografiche. Alenko e Williams la seguirono a ruota.
"Un caffè signora?" le offrì Strickland, riempiendosi una tazza di quel poco che era rimasto.
Shepard scosse la testa, armeggiando sotto il bancone fino a trovare due krapfen farciti e succhi di frutta, di cui passò metà ad Alenko:
"Biotica." spiegò il comandante, cominciando a sbocconcellare il suo krapfen, anche se non significava nulla per Strickland o Williams.
"Odio le fragole." commentò Alenko dopo il primo boccone, cacciandosi in bocca il tutto a grandi morsi.
"Williams?"
Il capo artigliere prese una semplice bottiglia d'acqua dal frigorifero spento del bar, versandosene metà in testa: i giorni sono lunghi su Eden Prime, 64 ore terrestri, e ancora calde in quella stagione.
"Questa è una foto di 5 minuti fa dalla spazioporto: potete vedere il reperto Prothean." disse Strickland tornando verso di loro con un datapad in mano: "E anche il regalo che ci hanno lasciato."
Nell'immagine, poco distante dalla sonda, campeggiava un oggetto oblungo, guardato a vista da un piccolo manipolo di Geth e Husk.
"...Una bomba?"
"È quello che penso anch'io. E dato quanto è grande, credo sia almeno nucleare."
Williams fu pronta a sdraiarsi per terra e lasciar perdere tutto.
"Merda." disse Alenko con la bocca piena: nonostante le guance gonfie, non mancò una sillaba, affiancando Shepard e osservando le immagini.
"Perché non l'hanno fatta ancora detonare?" chiese il comandante a Strickland.
"Ho una...teoria signora: io credo che i Geth, per qualche motivo, non vogliano che noi mettiamo le mani su quella sonda. Ma allo stesso tempo, non vogliono far sapere in giro che sono usciti dal Velo di Perseo per la prima volta in 300 anni."
"Vogliono spianare la colonia senza lasciarsi dietro delle tracce."
"Già. Il che ci dà circa... 20 minuti: più o meno."
"Non la seguo." disse Alenko.
"Come tutte le colonie, anche noi abbiamo qualche satellite in orbita, niente di troppo sofisticato: telecomunicazioni, extranet, quelle cose lì. Non riusciamo ancora a trasmettere, credo perché la nave madre sta disturbando il sistema di boe FTL, ma se i rinforzi stanno arrivando non rimarrà in giro ancora a lungo. I Geth sono macchine e quindi sacrificabili, ma una nave del genere? Non credo. Comunque, sono abbastanza convinto che fino a quando non avranno abbattuto tutti i nostri satelliti, non faranno scoppiare la bomba. Lascerebbe troppe tracce."
"...Non capisco." ammise Williams.
"I satelliti meteorologici che le colonie mettono in orbita sono programmati per filmare e trasmettere cambiamenti improvvisi sul pianeta. Tornadi, tifoni... incendi delle coltivazioni. Attacchi Geth." spiegò Shepard.
Strickland annuì:
"Hanno filmato tutto quello che è successo qui fin dall'inizio: non possono trasmetterlo all'Alleanza ancora, perché il segnale è bloccato, ma conservano i dati. Se non eliminano quel satellite, l'intera Galassia saprà che i Geth sono passati di qui anche se distruggessero la colonia. L'intero Consiglio monterebbe un'offensiva su larga scala contro di loro, e per quanto i Geth siano lo spauracchio di diverse specie, Turian, Salarian e Umani li prenderebbero a calci in culo."
"Quindi la nostra sopravvivenza è dovuta ad un satellite meteorologico."
"E il prossimo passaggio del satellite sopra la città e previsto tra... 17 minuti e 40 secondi. Credo sia la nostra finestra: ci terranno al suolo più che potranno, e quando sarà a portata di tiro, faranno decollare un missile AA a lunga gittata. E senza più prove, adios muchachos. Probabilmente anche la vostra nave è già stata abbattuta."
"Non credo che loro sappiano della Normandy, maggiore. Ha il primo prototipo funzionante di occultamento ai sensori... magra consolazione se ci fanno saltare per aria."
"Possiamo contattarla per organizzare un recupero?"
"Per quanto mi piacerebbe, rivelerebbe la posizione alla nave madre Geth. E da quello che ho visto, non rischio una fregata contro una cosa come quella, non se abbiamo un piano migliore..."
Strickland fece schioccare la lingua insoddisfatto:
"Temo di aver fino le idee, comandante."
"Mi è stato molto utile invece... se dovesse darsi alla politica, la voterei all'istante."
"Signora?"
"Alenko?" chiese invece Shepard.
Il tenente era rimasto a fissare le immagini ricavate dal drone scout di Strickland fino a quel momento:
"Non è nucleare. E non è Geth." assentì alla fine: "È Turian."
"...La può disinnescare tenente?" chiese Williams: belloccio e intelligente. Se era single...
"Io no." rispose il tenente con un sorriso stanco: "Ma il comandante sì."
Distrattamente, Shepard aveva incrociato le braccia per coprire lo stemma N7 sulla sua corazza.
"Può farlo sul serio?" le chiese Strickland.
"Dipende... quanto ci vuole per raggiungere lo spazioporto con il treno?"
"Sette, otto minuti. Cinque se spingete i vagoni al massimo."
"Quindi dieci minuti per raggiungere l'ordigno, prendere o lasciare... Non abbiamo molto tempo, ma si può fare."
"...Sul serio?"
"Se ha la struttura base che penso abbia, non sarà difficile. I Turian costruiscono come pensano: funzionalità, poche sorprese, nessun sistema ridondante o esche. Semplice e diretto. Mi stupirebbe se non riuscissi a disinnescarla in meno di due minuti... Come hanno fatto però i Geth ad ottenere una bomba ad implosione Turian?" chiese Shepard sovrappensiero, grattandosi la nuca.
"Forse ho qualcuno che può rispondere alla sua domanda: Sykes!" chiamò Strickland: "Portami quello che puzza. In fretta." disse al marine, che si diresse fuori dal caffè.
"...Bomba ad implosione?" chiese Williams.
"Un applicazione della tecnologia ad elemento zero: niente esplosivo o materiale fissile, solo diverse celle energetiche attorno ad un nucleo di eezo ed elio 3. Crea un buco nero instabile, come una singolarità biotica, ma su scala atomica, iniziando una fusione nucleare dell'elio." spiegò Shepard.
"In parole povere?"
"Una catastrofe planetaria: come accendere una stella instabile. 10 milioni di gradi, zolle tettoniche che vengono spaccate dal cambiamento repentino dei gradienti gravitazionali, per non parlare dell'onda d'urto quando viene usata in atmosfera. Dalla grandezza, direi che questa potrebbe cancellare l'emisfero del pianeta senza difficoltà. Al confronto, gli ordigni nucleari sono poco più che una scorreggia..."
Sykes rientrò in quel momento, portando per la collottola uno dei contrabbandieri, un uomo sporco, dall'aspetto poco curato, e dal volto lievemente topesco.
"Si chiama Powell ed è il capo del giro di contrabbando allo spazioporto: lo abbiamo beccato con diverse granate esplosive ad alto potenziale ancora nella scatola. Farneticava di due Turian."
Shepard gli fu addosso in un attimo:
"C'è una bomba che sta per esplodere, Powell, una bomba molto grossa. Sii rapido: tutto, in poche parole." ordinò.
Powell non era a suo agio, ma quando Shepard menzionò la bomba, ne fu così terrorizzato che cominciò a raccontare balbettando:
"Ehh... ecco, quando... quando l'attacco è arrivato, io ero già nascosto. Per quello non mi hanno trovato... stavo facendo un pisolino, per passare il turno, e così... così li ho visti. Due Turian."
"Uno si chiamava Nihlus? Con una corazza da combattimento nera e tatuaggi bianchi in faccia?"
Powell annuì vigorosamente.
"Sìsìsì era proprio lui! Ma è arrivato dopo: c'era l'altro Turian prima di lui. Grigio come il ferro e si muoveva fra i Geth dando ordini e quelli gli obbedivano! Mi ha spaventato a morte, c'era qualcosa di strano in lui..."
"Fatti Powell." suggerì Strikland: "Il comandante ha fretta."
"...Poi i Geth se ne sono andati, ed è arrivato il tuo amico: credo lo abbia chiamato Saren. Credo... credo che si conoscessero: il tuo amico ha abbassato la guardia e si è voltato. E Saren gli ha sparato! Proprio così, dritto in testa! Sono fortunato che non mi abbia visto..."
"E poi?"
"E poi niente. Si è diretto verso la nave madre e credo se ne sia andato. Ho corso come il vento fino a che non mi hanno trovato!"
Shepard non fu contenta della notizia: per quanto un gretto essere umano, Powell era troppo spaventato per mentire.
"...Alenko, muoviamoci. Dobbiamo raggiungere lo spazioporto in fretta."
"E io ma'am?" chiese Williams
"Da qui in poi possiamo cavarcela da soli. Puoi scegliere, capo: a Strickland farebbe comodo una mano per tenere al sicuro i civili..."
"Con tutto il dovuto rispetto, non servirà a niente se quella bomba esplode..."
Shepard si prese un momento per guardarla negli occhi:
"...Come desideri Williams. Pronta a diventare un eroe?"
"OORAH!" ruggì la marine.
 
***
 
Strickland era stato molto disponibile, tanto da dargli anche un regalo d'addio: una cassa di granate che viaggiava con loro in mezzo al corridoio del vagone. Alenko era ai comandi, spingendo il treno appena al di sopra dei limiti di sicurezza e considerato che viaggiavano su una rotaia magnetica, non era poca cosa. Shepard si era presa un'intera fila di sedili, buttandosi di pancia sulla plastica e chiudendo un attimo gli occhi.
Williams invece recitava Samuele a bassa voce:
"...Oggi l’Eterno ti darà nelle mie mani, e io ti abbatterò, ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell’esercito dei Filistei agli uccelli del cielo e alle fiere della terra..."
"Io terrei dio lontano dai campi di battaglia, capo." il comandante non si era mossa, ma i suoi occhi viola la stavano guardando ora.
"Lei non crede, ma'am?"
"...C'è vecchia ruggine, tra la mia famiglia e l'idea che dio rappresenta. E io l'ho ereditata." rispose criptica infine.
"Siamo quasi arrivati." annunciò Alenko dalla cabina di comando.
Shepard si mise in piedi rapidamente, sbadigliando e producendo una serie di soddisfacenti scricchiolii con la schiena.
"...Sono impressionata, ma'am. Quante ne ha già disarmate di bombe ad implosione?"
"Ufficialmente un paio. E altre due in addestramento."
"E non ufficialmente?"
"Abbastanza."
Le vetrate esplosero attorno a loro: in cabina di pilotaggio, Alenko si gettò a terra, coperto da una barriera biotica:
"Sembra siano venuti a riceverci." urlò il tenente.
"Spero non vogliano controllarci i biglietti, signore!" Rispose Williams con il suo fucile d'assalto in mano. Shepard la tirò a terra, e si tuffò sulle granate mentre il casco le si chiudeva addosso.
I Geth sulla banchina sparavano al treno in avvicinamento senza risparmiarsi, riducendolo con le loro armi in rottami surriscaldati: la parte superiore del vagone venne via.
Quando il treno si fermò, Shepard lanciò l'intera cassa di granate sulla banchina, riparando Williams e sé stessa dietro la più spessa barriera biotica che riuscì a generare.
La palla di fuoco spazzò via molti dei Geth presenti, e il capo artigliere si stupì di essere ancora viva e incolume: per un momento, il treno sembrava avesse avuto l'intenzione di ribaltarsi su un fianco.
"Quella sì che era una sveglia." maledisse il tenente tirandosi in piedi.
Il comandante invece era già scattata sulla banchina col fucile in mano, sterminando i pochi Geth rimasti, una mezza dozzina di robot che apparivano frastornati quasi quanto loro: lo shotgun di Shepard ne abbatté due, prima che Alenko e Williams si unissero alla mischia, decimando in fretta gli altri.
Dal fondo del marciapiede, con lo chassis ancora fumante per l'esplosione, un piccolo gigante avanzò verso Shepard: un Geth ben più alto di tre metri, dalla corazza nera bordata da strisce gialle. Invece di sparare verso il comandante, caricò a testa bassa, cercando di travolgerla. Shepard si accorse di lui troppo tardi per poterlo fermare col fucile: la sua mano rifulse di fulmini e luce bianca, e il comandante saltò, levando il pugno per incontrarlo.
Sembrò che il Geth si fosse scontrato con un treno: la testa a forma di torcia si spaccò e appiattì contro il pugno biotico del comandante, e il suo impeto venne arrestato all'istante.
Crollò a terra col rumore di una valanga e odore di ozono.
"...È come avevi detto Williams: sono davvero stupidi." disse il comandante aprendo il suo casco, torreggiando sul Geth appena abbattuto.
Quando si voltò verso di loro, sembrava le avessero versato addosso un secchio intero di vernice bianca: il fluido refrigerante dei Geth le colava addosso in rivoli.
"Voglio dire: è camminato nel mio pugno." commentò con un sorriso, prima che si trasformasse in una smorfia: "Gah... sa di sapone e petrolio!" si lamentò, togliendosi il fluido a manciate di dosso.
Williams non poté fare a meno di ridere.
 
Il resto dei Geth nello spazioporto non fu un problema per loro tre: non ne erano rimasti molti e date le lunghe linee di tiro possibili negli ampi spazi interni, anche quando gli Husk cercarono di sopraffarli non arrivarono mai a meno di venti metri da loro, prima di cadere crivellati. Anche dopo aver eliminato la resistenza nello spazioporto però, Shepard continuò a muoversi rapida: impossibile dire se i Geth stessero inviando rinforzi verso di loro, ma era meglio non restare ad aspettarli. Corsero per alcune centinaia di metri prima di raggiungere la posizione che il drone scout di Strickland gli aveva segnalato: la Sonda Prothean era ancora lì, assieme alla bomba, ma ora che l'avevano finalmente raggiunta, dovettero fermarsi un momento:
"...Oddio, che cosa è successo qui?"
Avevano raggiunto ground zero. Appena al di là della passerella, c'era un enorme distesa vetrificata: il cemento dello spazioporto era lucido come lava fusa, formando un cerchio di niente quasi perfetto.
"...Deve essere dov'è atterrata la nave Geth." rispose flemmatica Shepard, inginocchiandosi di fronte alla bomba: Williams non sapeva leggere il Turian, ma riconosceva un timer con un conto alla rovescia in corso quando lo vedeva.
"Sa disarmarla?"
"È come andare in bicicletta, Williams... una grossa bicicletta capace di esplodere." rispose Shepard: a vederla così da vicino, la bomba era un grosso prisma a base ottagonale, sdraiato su un fianco.
"Abbiamo quattro minuti. Seguite i miei ordini e non moriremo qui. Alenko, mi serve che tu faccia un buco su un lato col tuo omnitool. Una finestra, abbastanza larga da infilarci la mano e guardare cosa stai facendo. Non andare troppo in profondità: non più di mezzo centimetro o rischi di far saltare un contatto."
Alenko settò il suo omnitool sulla funzione di micro fabbricazione, e la sua corazza deviò scudi ed energia all'attività: sull'altro lato dell'ordigno, Shepard fece lo stesso, creando una minuscola saldatrice con cui cominciò a tagliare la bomba.
"Fatto." rispose il tenente.
"Bene. Dovresti vedere un pistone pneumatico a circa un terzo della lunghezza. Lo vedi?"
"Sì."
"Riesci a raggiungerlo senza toccare niente altro?"
"...No."
"Williams, dai un occhiata."
Il capo artigliere sentiva il battito del suo cuore nelle orecchie: vedeva il pistone, ma lo spazio in cui passare con la mano era davvero minuscolo.
"Penso... di riuscirci."
"Non è abbastanza Williams: o lo sai, o no."
"...Ce la faccio." disse mordendosi le labbra.
"Allora vai. Raggiungi il pistone con la mano, ma non fare niente altro."
Il capo artigliere rivolse una rapida preghiera a Dio, prima di procedere:
"...Ci sono." disse dopo un tempo che le sembrò infinito.
"Senza muovere il braccio, risali con la mano il pistone, fino a toccare l'alloggiamento interno della bomba..." come faceva a essere così dannatamente calma? "...Troverai una depressione con una specie di grilletto."
"...Trovato."
"Quando te lo dico, tira il grilletto, e ritira il braccio senza toccare niente. Troppo veloce, la bomba salta. Troppo lenta, ci rimetti la mano. Hai capito?"
"...Sì."
"Adesso conterò fino a 3: quando ci arrivo, tira il grilletto. 1... 2... 3!" contò Shepard.
Williams tirò, e sentì subito qualcosa che si muoveva dentro la bomba: senza lasciare che il suo panico la dominasse, il capo artigliere ritirò la mano evitando di toccare qualunque cosa.
Shepard era di nuovo in piedi ora, di fronte all'ordigno che si era aperto, mettendo in mostra le sue viscere:
"Il più è fatto." disse soddisfatta: "Alenko, vedi se riesci a manomettere il timer."
Il tenente fu subito col suo omnitool sui sistemi interni dell'ordigno.
"È protetto da un firewall militare. Ho bisogno di troppo tempo per bypassarlo." disse scuotendo la testa.
"Pensi di riuscire a cortocircuitarlo in sicurezza?"
"Potrei farlo su qualunque altra cosa... Ma una bomba ad implosione? Preferirei avessimo un piano migliore."
"Precisi e con calma allora. Dovremo fare alla vecchia maniera: quelle sono le celle di Elio 3." spiegò il comandante, indicando non meno di sei barre inserite nelle corpo centrale dell'ordigno.
"Cosa devo fare?"
"Le dobbiamo estrarre, ma mi serve che crei prima un circuito parallelo al loro, facendo credere all'ordigno che siano ancora inserite. Ricorda: i Turian non usano colori per i fili. Devi connettere quelli con lo stesso tipo di bande."
Il tenente stava sudando e dovette ragionarci un attimo: tanti fili dello stesso azzurro, tigrati di bianco o con strisce a zig zag o linee ondulate.
Maledetti Turian.
Alenko dovette lavorare per trenta preziosi secondi prima di completare il circuito di bypass, usando il suo omnitool per raschiare i cavi, e poi legarli assieme grazie al gel amorfo che ogni omnitool usava per i processi di micro fabbricazione.
"Bene." disse Shepard: "Adesso estraiamo le celle. Prendetevi il tempo che vi serve ma non toccate i solenoidi che sono avvolti attorno." disse, dimostrando come si faceva.
Williams e Alenko la seguirono con più calma, ma alla fine tutte e sei le barre furono estratte dalla bomba e depositate a terra.
"Ottimo. Niente più catastrofe planetaria."
"...Tutto qui?" scherzò Alenko.
"No. Dobbiamo ancora disinserire il nucleo di eezo. Ho detto niente più catastrofe planetaria, ma se dovesse scoppiare in questo stato, si porterebbe via almeno tutto lo spazioporto."
"...Come facciamo?"
"Non possiamo farlo direttamente. Ma possiamo tagliare l'alimentazione: ogni cella energetica di questa bomba é connessa al timer e al nucleo di elemento zero. Dobbiamo staccare i cavi che vanno dalle celle al nucleo, ma non quelli che vanno al timer. Forza!"
Shepard si mise all'opera, ma Alenko e Williams erano troppo pallidi per provarci:
"È come strappare capelli: trova e strappa." disse loro, sottolineando il tutto con rapidi gesti delle mani: Alenko e Williams si misero all'opera.
"Fatto."
"Fatto." confermò il tenente.
"Bene. E ora..." prima che potessero fermarla, la mano di Shepard si illuminò della corona azzurra dei suoi poteri biotici. E Il comandante tirò.
Il blocco del timer venne via con uno strappo, venendo scagliato a decine di metri di distanza.
La bomba non era esplosa.
"...Non male. Williams, Alenko: avete appena disinnescato la vostra prima bomba ad implosione Turian."
Williams mise il culo a terra e sospirò:
"Pazza figlia di puttana..."
"Hai detto qualcosa,Williams?"
"Ho detto che è una pazza bastarda... ma'am!"
"Cerchiamo di non rifarlo troppo presto, Shepard..." assentì Alenko: "Ci è andata bene, ma ho le palle in gola."
"Tenente, non sapevo fossi di quella sponda..."
Kaidan aprì e chiuse la bocca, come un pesce fuor d'acqua, guardandola da sotto in su, perché si era piantato entrambi i pugni sulle ginocchia: alla fine il tenente scosse la testa ed esalò, mettendosi dritto, preferendo non commentare. Per allora, Shepard gli aveva già voltato le spalle attaccandosi alla radio. Fu per questo che solo Williams lo vide esibirsi in un mezzo sorriso e far scorrere lo sguardo fino al posteriore di Shepard: doveva essere una prerogativa degli ufficiali superiori avere un posteriore magnetico anche se era coperto da corazza da combattimento.
Williams sospirò: l'ultimo che aveva guardato il suo di posteriore, era stato appeso dai Geth nel canalone...
"Normandy, l'artefatto è al sicuro. Richiediamo estrazione immediata..." comunicò il comandante.
Lasciati a loro stessi, Kaidan offrì la mano ad Ashley, tirandola in piedi: così da vicino, Williams dovette ammettere che era proprio carino.
Peccato che lo sguardo del tenente fosse rivolto al reperto:
"Quindi questa è la sonda. Non come me l'ero immaginata... incredibile comunque: tecnologia Prothean ancora funzionante."
Williams girò la testa di scatto, osservando l'oggetto per cui la colonia era stata quasi distrutta e impallidì incerta:
"...Non faceva niente del genere quando l'hanno riportata alla luce."
I due metri della colonna, uno strano miscuglio di materiali che sembravano pietra e metallo, si era illuminato dall'interno: strane rune che Williams non conosceva scorrevano sulla sua superficie, mentre una fioca luminescenza verde partiva dalla sua sommità puntando al cielo.
"Qualcosa deve averla attivata..." disse Alenko, avanzando cautamente verso la sonda.
"...Roger Normandy. Restiamo in attesa..."
Successe troppo in fretta perché Williams potesse reagire: la colonna, per quanto strano potesse sembrare, emise una bassa vibrazione, una sorta di grave Omp!, e Alenko si piegò sulle ginocchia, tenendosi la testa come se stesse per spaccarsi dall'interno:
"Comandante!" urlò Williams.
Shepard fu subito su di loro. Alenko stava ringhiando, impossibile capire cosa stesse cercando di dire: era un grido disperato, di qualcuno che stava morendo.
Il comandante lo afferrò per le spalle, e con tutta la sua considerevole forza, unita a quella di Williams, Alenko atterrò sul capo artigliere abbastanza lontano.
"SHEPARD!" strillò Ashley.
Troppo tardi: qualunque cosa fosse la sonda, aveva afferrato Shepard ora, staccandola da terra e facendola ruotare in modo che la... guardasse. Doveva guardarla: fu come se la gravità non esistesse.
Shepard non gridò mentre la sonda agiva: non disse nulla, mentre fluttuava in aria. Quella visione impossibile, di una donna sospesa nell'aria a braccia aperte contro la sua volontà, fu fin troppo familiare a Williams:
Si è sacrificato per redimerci dai nostri peccati.
Poi la sonda Prothean esplose, e Shepard venne scagliata via.
 
***
 
Nell'oscurità, Lui la aspettava:
"Abbiamo identificato la nave che si trovava nell'orbita di Eden Prime. Normandy SR1: un vascello Umano dell'Alleanza, sotto il comando del capitano Anderson... sembra siano riusciti a salvare la colonia."
Era seduto al posto che Gli spettava: il comando. Le dispiacque molto di riferir Gli il fallimento dei Geth.
"...E la sonda?" Lui non si voltò a guardarla.
"Uno degli Umani potrebbe averla usata..."
Il Turian fu un animale colmo di rabbia su di lei: senti i suoi artigli graffiarle le guance, metallo e corno, mentre le afferrava la faccia.
Così come era arrivato, quell'attacco scomparve dai Suoi occhi con un brivido, e fu di nuovo Lui, ma incurante della distruzione che aveva causato nella cabina della Sua ammiraglia. L'Asari lo vide inspirare profondamente, cercando di riaffermarsi:
"L'Umano... dovrà essere... eliminato." scandì.



Ohai! E ben arrivati anche alla fine del terzo capitolo.
Prima di ogni altra cosa, spero di essere riuscito a tenere la suspance narrativa abbastanza alta per tutte le 20 pagine su cui si spande questo capitolo. Lo so, non sono poche (ecco perché ho dovuto spezzarlo dal precedente), ma non scherzavo quando dicevo che questa vuole essere una long fic. Risulta sostenibile? O è semplicemente troppo da gestire? Spero proprio di no, anche perché Eden Prime, come missione, non è nemmeno una delle più lunghe...
A parte questo, ho manipolato un poco gli eventi originali, poca cosa ai fini della trama, cercando di dare al tutto una forma... piacevole e coinvolgente, e un filo più realistica: qual è in fondo la possibilità che uno sparuto gruppetto di  mezza dozzina di persone riesca a sopravvivere con i Geth a due passi?
E lo so, per chi ha giocato a ME, non c'è stato l'intermezzo col decesso di Nihlus, e questa è una scelta che ho fatto in parte per non appesantire troppo il capitolo, restando concentrato su Shepard, Williams e Alenko, e in parte perché essendo questa una fiction, non desidero dare al lettore più informazioni di quante il comandante possegga. I cattivi arriveranno, ma un passo alla volta ;)
E per finire, le tre sigle:
RTFM: read the fucking manual: leggi il fottuto manuale.
WABM: write a better manual: scrivi un manuale migliore.
STFE: search the fucking extranet: cerca il fottuto extranet (per un manuale migliore).

I marine imprecano: è un fatto. ;) Alla prossima (SOON, spero).
  
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