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Autore: Hikari_F    26/04/2015    4 recensioni
Non era amore il sentimento che mi spinse a desiderare di proteggere quel nobile eroe con tutta me stessa. Non era amore il sentimento che mi indusse ad entrare nell’accademia militare. Non era amore quello che mi persuase ad imbracciare un’arma da fuoco. Non era amore quel che mi portò sul campo di battaglia.
No.
Era qualcosa di ancora più forte.
Per pietà, siate buoni con me! Si tratta della mia primissima fiction, non poteva non essere una royai :D Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Avrei voluto perdere i sensi. Avrei voluto il privilegio di non assistere allo scempio che si consumava dinanzi ai miei occhi, ad opera mia, ad opera dei miei compagni. Lo sguardo cadde prime sulle mie mani, screpolate mani da soldato, saldamente strette al fucile che usavo per massacrare, distruggere, uccidere…un istante dopo, su quelle del mio superiore, Roy Mustang. Quelle mani, le mani che mi avevano avvolta in un caldo abbraccio tanti, troppo anni prima…le mani che erano scivolate sul mio volto, i seni, i fianchi. Le stesse mani che erano state capaci di regalarmi la confortante sensazione dell’essere amata, adesso, stavano carbonizzando degli innocenti.
“Fermati.” pensavo, incapace di versare altre lacrime “fermati e anche io potrò fermarmi.” Ma nessuno di noi avrebbe potuto disubbidire agli ordini. Eravamo cani addestrati per assalire. Le nostre mani erano state plasmate per macchiarsi di sangue.
L’oscurità mi avvolse: continuavo a sparare, ad occhi chiusi. Tuttavia, nonostante fossi riuscita ad annebbiare la vista, non potevo fare a meno di percepire quell’acre odore di cenere e di morte, non potevo annullare il mio udito che catturava, implacabile, le grida di dolore e il rimbombare degli spari.
-Fermatevi.- Tentai di urlare, ma il suono che mi uscì dalla gola somigliava più al guaito di un cucciolo che all’imperioso ordine di un soldato -Tutto questo non ha assolutamente senso…- Il grido mi morì sulle labbra. I pensieri, intanto, mi catapultarono al giorno in cui avevo permesso che colui che amavo diventasse un assassino.
 
-Mi dispiace per tuo padre.- Disse Roy, guardandomi con aria compassionevole -Mi ricorderò sempre di lui come di un eccellente maestro.-
Deglutii. Dopo quella volta in cui ci eravamo lasciati andare ad una passione adolescenziale e bruciante non ci eravamo più parlati, senza contare il periodo in cui si era arruolato nell’esercito, una volta concluso l’addestramento col mio vecchio.
Averlo in casa era stata una lenta agonia: vederlo ogni giorno, sentire i suoi respiri, il suo profumo…senza nemmeno poterlo sfiorare, senza potergli rivelare quando ardesse il sentimento che ci aveva spinti a baciarci, a fare l’amore, a stringerci fino a fonderci in una sola entità. Mi mancava da morire il suo tocco. Mi mancvano le sue labbra. Eppure ero stata io stessa a mettere fine ad ogni contatto con lui. Era stata una mia decisione, la pavida scelta di una Riza Hawkeye che non aveva il coraggio di affrontare le proprie emozioni. Sono passati anni da allora, l’adolescente che ero si è ormai tramutata in donna…eppure ho ancora difficoltà nell’esprimere pienamente ciò che provo. Sono stata capace di combattere una guerra. Di imbracciare un fucile, di salvare delle vite. Eppure, non sono mai stata in grado di fronteggiare con altrettanto coraggio l’amore per il mio superiore.
-Dispiace anche a me.- Farfugliai in risposta. Non avevo pianto per mio padre, non una sola lacrima. A volte mi chiedevo se fossi realmente capace di piangere -Grazie di essere passato a trovarmi.-
-Non potevo mancare.- Ribatté –Dopo tanti anni di addestramento, mi ero affezionato al maestro Hawkeye.-
-Sì.- Farfugliai –Me l’aspettavo. Che sarebbe morto, intendo. La sua salute è sempre stata cagionevole.-
-Immagino che sia notevolmente peggiorata…quando ha saputo che il suo allievo è diventato un cane dell’esercito.- Replicò, con un sorriso sarcastico -Avrei voluto parlargli un’ultima volta, confidargli il motivo che mi ha spinto ad intraprendere questa scelta.-
-Forse non servirà a molto.- Dissi, alzando per la prima volta gli occhi dalla lapide -Ma se può aiutarti…puoi parlarne con me. In fin dei conti, c’è stato un momento in cui abbiamo camminato fianco a fianco.- Abbassai nuovamente lo sguardo, per celare il rossore che mi aveva investito il volto.
-Sì. Mi farebbe piacere parlarne con qualcuno, in particolare con te. Dopotutto, il tempo non è stato in grado di cancellare l’attrazione che provo per te.-
Attrazione. Quella parola mi ferì. Avrei preferito che Roy provasse affetto per me. Che mi stimasse. Avrei voluto che vedesse in me un animo di cui innamorarsi, anziché un corpo ben fatto e null’altro.
-Allora ti ascolto.- Dissi, zittendo i miei pensieri. E lo ascoltai, con estremo interesse. Ascoltai i suoi sogni, fino in fondo. Quel che realmente desiderava, quel che aveva sempre desiderato, era un futuro migliore per tutti. Forse, se mio padre avesse potuto ascoltare quelle parole…se avesse conosciuto l’altruismo e la nobiltà d’animo seppellita nel suo spavaldo allievo, forse si sarebbe spento in serenità, senza che il suo cuore fosse avvelenato dal risentimento.
-Anche se hai venduto la tua anima all’esercito…- Mormorai -Anche se la gente ti chiama cane…io ammiro moltissimo il tuo desiderio di aiutare il prossimo. La tua determinazione e la costanza con cui persegui i tuoi obiettivi è quello che ho sempre ammirato in te.-
-Lusingato.- Commentò, sorridendo sarcasticamente.
-Non ho finito.- Sussurrai –Entriamo in casa. C’è qualcosa che voglio mostrarti.-
 
Richiusi la porta alle mie spalle. Un fascio di luce illuminava la stanza polverosa; erano diversi giorni che non pulivo: una volta rimasta da sola avevo quasi perso l’interesse a migliorare le condizioni dell’ambiente in cui vivevo.
Gli occhi scuri di Mustang strabuzzarono mentre mi sbottonavo la camicetta; quando la lasciai scivolare sul pavimento, le sue mani presero ad agitarsi mentre, con lo sguardo cupido e il battito cardiaco visibilmente accelerato, cercava di slacciarsi velocemente la cintura.
-Fermo.- Ringhiai improvvisamente -Credo tu abbia totalmente frainteso.-
L’espressione con cui accolse quell’affermazione aveva il sapore di una forte delusione.
-Voglio soltanto mostrarti questo.- Gli diedi le spalle; era impossibile non notare l’enorme tatuaggio che invadeva la mia candida schiena.
-Questo è…- Mormorò, ricomponendosi -…ciò che penso sia?-
-Esattamente.- Sospirai -Prima di morire, mio padre ha tatuato sulla mia schiena questo codice. Racchiude i segreti dell’alchimia di fuoco. Credo…credo che tu sia colui che più al mondo merita di decifrarlo.-
Non avrei mai potuto immaginare quanto sarebbe stato alto il prezzo di quel pazzo dono d’amore.
 
Ciò che era accaduto da quel momento in poi…non saprei esattamente in che modo descriverlo. Roy era diventato l’alchimista di fuoco. Cominciammo a vederci sempre più spesso; il legame che avevamo soffocato durante gli anni dell’adolescenza sembrava implorarci di essere ricostruito. Non era amore il sentimento che mi spinse a desiderare di proteggere quel nobile eroe con tutta me stessa. Non era amore il sentimento che mi indusse ad entrare nell’accademia militare. Non era amore quello che mi persuase ad imbracciare un’arma da fuoco. Non era amore quel che mi portò sul campo di battaglia.
No.
Era qualcosa di ancora più forte.
Era l’antico sentimento che aveva bruciato nel mio petto nel momento in cui le labbra di Roy avevano toccato le mie. Il sentimento che ero stata capace di sopprimere, presa dalla paura di una ragazzina.
Ma adesso ero una donna. E, in quanto tale, avrei dato qualunque cosa per l’uomo che amavo.
L’avrei seguito fino all’inferno.
Adesso, all’inferno, ci stavamo tutti e due…e se lì in mezzo lui era uno dei demoni più crudeli, era solamente colpa mia…mia, e della distruttiva alchimia di fuoco.
 
Riaprii gli occhi. Una pozza rossa si spargeva a perdita d’occhio; alcuni schizzi mi erano arrivati nei capelli, sulle guance. Rabbrividii, ma ero un soldato. Non potevo permettermi di avere paura del sangue.
-Roy.- Biascicai, avanzando come uno zombie tra le nubi di polvere da sparo ed il denso fumo dei falò umani -Roy…-
-Hawkeye.- Disse in risposta, allargando le braccia per accogliere il peso morto del mio corpo che cadde sul suo petto –Tutto bene? Il fumo non ti avrà mica intossicato?-
Avrei voluto chiedergli perché mai si curasse di me, quando sotto il nostro sguardo giacevano centinaia e centinaia di corpi dissanguati o carbonizzati, senza distinzione di sesso o di età. Avrei voluto chiedergli come potevamo ancora guardarci in faccia l’un l’altro…eppure le mie corde vocali riuscirono ad emettere soltanto un flebile lamento.
-Bruciala.-
-Cosa?!- Chiese, scotendomi nel tentativo di farmi riprendere.
-La mia schiena.- Farfugliai. Caddi in ginocchio, a testa bassa. Un tremito mi attraversò da capo a piedi, mentre una sequenza di immagini mi scorreva davanti agli occhi: il suono dei fucili, l’odore del sangue. Le grida. La cenere. Io che uccidevo innocenti. Roy che uccideva altrettanti innocenti. Sentii qualcosa di caldo scivolare lungo le mie guance: avevo scordato quanto fosse confortante abbandonarsi ad un pianto dirotto e liberatorio.
-Brucia la mia schiena.- Ripetei, fra i singhiozzi. Asciugai il volto con il dorso della mano -Non voglio…non voglio che nasca un altro alchimista di fuoco. Non voglio vedere nessun altro trasformarsi nel demone infernale in cui io ti ho trasformato.-
Il suo sguardo disse mille parole; stava dicendo che non avevo colpe. Che era stato lui stesso ad utilizzare quel potere nel modo sbagliato. Che non avevo alcun motivo di soffrire a quel modo per una mostruosità che lui aveva commesso. Ma, soprattutto, diceva che avrebbe accolto la mia richiesta.
-Cercherò di lasciare meno segni possibili.- Replicò, inginocchiandosi e stringendo il mio corpo inerme fra le sue braccia -Perdonami, Riza.-
-Perdonami, Roy.-
Il dolore straziante delle fiamme che divoravano la mia pelle fu il più atroce che avessi mai provato, secondo soltanto all’essere diventata un’omicida e di aver fatto sì che il mio unico amore lo fosse a sua volta.
La guerra di Ishval fu la peggiore atrocità a cui fummo costretti ad assistere e partecipare. Gli incubi di quell’insensato sterminio mi coglievano nel cuore della notte, impedendomi di dormire e di svuotare la testa dal ronzio di pensieri che l’affollavano. Volevo morire, lo desideravo con tutta me stessa.
-Riza.- Disse la voce di Mustang, attraverso il legno della porta d’ingresso.
-Entra.- Risposi, aprendola. Avevamo le stesse profonde occhiaie.
-Diventerò comandante supremo.-
-Cosa?-
-Non esiste altro modo per proteggere gli altri. Per fare in modo che un’atrocità come quella di Ishval non accada mai più.-
-Ti seguirò fino all’inferno.- Dissi prontamente.
-Ci siamo già stati, e siamo sopravvissuti. Spero che in futuro mi seguirai in un posto più piacevole.- Sorrise, afferrando le mie mani. Mi baciò le dita una per una -Se penso che queste mani hanno ucciso…su ordine dell’esercito…io…-
-Per me è lo stesso.- Dissi, con un flebile sospiro -Non posso perdonare l’esercito e me stessa per aver permesso alle tue mani di uccidere.-
-Resta al mio fianco, Riza. Voglio che tu sia la mia regina, voglio che restiamo a guardarci le spalle l’un l’altra. Ho bisogno di te, della tua fine intelligenza e della tua mira infallibile da tiratore scelto. Insieme, possiamo essere la salvezza del paese, io comandante supremo…e tu, il mio uomo più fidato.-
Avrei voluto baciarlo e fare l’amore con lui in quell’istante, dimenticando in un breve attimo di passione gli incubi che mi impedivano di dormire, ma le sue parole avevano freddato ogni speranza di ravvivare il fuoco che covava sotto le ceneri. Se anni prima era stata una mia decisione mettere da parte l’amore che nutrivo nei suoi confronti, adesso era lui a sembrare deciso più che mai a rendere il nostro rapporto puramente militare. Soffocai un nodo alla gola e gli strinsi la mano.
-Da questo momento in poi sarò sempre ai suoi ordini.- Dissi, passando immediatamente ad un reverenziale “lei”.
Da allora diventammo il colonnello Mustang ed il tenente Hawkeye. Da allora, con una straziante sofferenza nel cuore, mi costrinsi ad essere la sua regina, il suo uomo più fidato. Avremmo dato la vita l’una per l’altro, ci saremmo spalleggiati e protetti a vicenda…eppure avrei scambiato cento anni di quella simbiosi per un solo giorno da vivere come Riza Hawkeye, la ragazza da cui Mustang era attratto. La ragazza da amare e stringere a sé…da quel momento, tuttavia, non sarei stata altro che un soldato.
“Complimenti, Riza.” Dissi a me stessa, disprezzandomi “Hai ottenuto quello che desideravi.”
Così, esattamente come la Riza di tanti anni prima, anche Roy aveva scelto di stroncare quell’obnubilante sentimento. Aveva deciso di scappare davanti ad un amore più complesso di qualsiasi alchimia; un amore così complesso, che nemmeno il futuro comandante supremo era stato in grado di capirlo. 
   
 
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