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Autore: Hem    26/04/2015    1 recensioni
2013.
Harry e Louis si sono presi una pausa da tutto quello che sono.
A volte il peso del mondo è troppo pesante da portare e decidiamo che non possiamo più farlo.
A volte poi però accade che lo rivogliamo indietro se significa riavere anche chi ci aiutava a portarlo.
"Mi rannicchio dalla parte del tuo letto e desidero ardentemente, disperatamente che tu mi stringa, mi stringa forte come fai quando vuoi fare l’amore o dopo che abbiamo litigato e mi baci i capelli che ti entrano sempre negli occhi e li sposti piano sul cuscino e io mi sento piccolo e protetto e mi addormento veloce"
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FROM AFAR
 
I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it's a picture of you
It lies there alone in its bed of broken glass
This bed was never made for two

I'll keep my eyes wide open


Harry

 
Mi tengo la testa tra le mani, i gomiti sulle ginocchia seduto sul bordo del nostro letto. Cerco di controllarmi, cerco di respirare piano e ricacciare indietro tutto ma poi mi ricordo che sono da solo, che nessuno mi guarda, che posso anche piangere, posso anche sentirmi terribilmente solo, posso anche starmene qui delle ore con la testa che mi gira e quella lampadina nuova che mi acceca perché ho di nuovo esagerato con il vino.

E allora piango.

Mi rannicchio dalla parte del tuo letto Lou e cerco il tuo odore che forse ritrovo solo nella mia testa. Mi rannicchio dalla parte del tuo letto e desidero ardentemente, disperatamente che tu mi stringa, mi stringa forte come fai quando vuoi fare l’amore o dopo che abbiamo litigato e mi baci i capelli che ti entrano sempre negli occhi e li sposti piano sul cuscino e io mi sento piccolo e protetto e mi addormento veloce.

Faccio finta che tu sia qui.

Abbraccio il tuo cuscino. Come se avesse qualcosa di diverso dal mio. Come se contasse davvero qualcosa.

Piango piano e in silenzio mentre ti penso amore mio. La bagno tutta la fodera nuova.

Dove sei Lou? Cosa stai facendo?

Ti immagino nel tuo letto che era un altro nostro letto col pigiama scuro a righe mentre non riesci a dormire.

Mi sento in colpa un secondo dopo e rido di me stesso e la stanza gira e la luce mi acceca e vorrei fossi qui e vorrei che entrassi adesso, ti prego ti prego, e che mi abbracciassi stretto perché lo so che l’abbiamo deciso insieme ma io non ce la faccio, non ce la faccio così.

C’è una foto sul comodino ma le lacrime mi annebbiano gli occhi e la luce mi acceca e non riesco a vedere che foto sia e come è possibile che non mi ricordi che foto sia, l’ho messa io sul comodino.
E’ quella che ti ho scattato in California o quella che ti ho fatto in Francia?

Non importa. L’unica cosa di cui sono certo è che sia una tua foto.

E la afferro che ancora non riesco a mettere a fuoco ma la stringo e ti stringo Louis Tomlinson perché sei troppo, troppo lontano da me.

Ti osservo da qui, anche se avevamo detto che era giusto allontanarsi.

“It’s better to let us go, for a while”

Ma quanto dura un po’?

E non cercarsi.

(e non pensarsi)

Ti tengo d’occhio anche da qui.

Amore mio.

Devo stringere di nuovo il cuscino in questo letto che è sempre stato troppo piccolo per dormirci in due ma non l’hai mai voluto buttare e adesso io ci navigo dentro alla deriva ed è desolatamente immenso.

E sto qui a pensarti per ore, alle prime volte, a quanto mi fai ridere sempre, a quanto non hai mai smesso di farmi sentire amato, tuo.

Penso a tutte le volte che abbiamo litigato e a quanto il tuo non sentirti mai giusto ti facesse stare male.

Sempre in paranoia eh Tomlinson, per quello che pensa la gente, per il non essere mai all’altezza, per non potermi mai avere tutto per te, perché magari vedrò qualcun altro e mi innamorerò di qualcun altro. Perché il mondo ama e acclama Harry Styles, e Harry Styles ha il mondo ai suoi piedi.

Perché hai così tanta paura che io non abbia più bisogno di te da diventare cieco al mio, il mio bisogno di te.

Che me ne sto qui ad abbracciare il tuo dannato cuscino, raggomitolato dal tuo lato del letto a piangere da ore perché non puoi stringermi prima di dormire e non posso raccontarti di quella bambina che ho incontrato oggi e dei discorsi buffi che faceva, e del gelato disgustoso che ho mangiato sulla sesta e non posso sentire la tua risata tremarmi sulla schiena.

E allora, te l’ho detto, faccio finta che tu sia qui.

Faccio finta che mi stia stringendo e ti racconto la mia giornate, faccio finta che tu mi risponda prendendomi in giro che tanto poi ti guardo e non lo fai più lo sbruffone.

Perché hai bisogno che io ti guardi.

Hai bisogno che te lo dica spesso che ti amo, ti amo, ti amo.

Sono passati due mesi dall’ultima volta che ci siamo parlati come si deve. Forse non ci siamo neanche più visti come si deve.

Sono passati due mesi dall’ultima volta che ti ho guardato e tu hai smesso di parlare e te l’ho detto e mi hai baciato.

Ma lo so che hai bisogno che te lo dica.

Che diventi paranoico e triste e sono due mesi.

E allora non me ne importa nulla se domani me ne pentirò perché è a questo gioco che stiamo giocando giusto? Che la decisione l’abbiamo presa insieme così che, bel lavoro, ci siamo feriti entrambi, traditi entrambi.

E penserò di essere un bambino troppo debole, domani, ma stanotte ho bisogno di dirtelo, perché ti conosco Lou, e lo so che non riesci a dormire e lo so che hai bisogno di sentirtelo dire che ho bisogno di te.

Mi passo una mano sugli occhi per scacciare tutta l’acqua e sale ancora li che non mi fanno vedere bene.

Afferro il cellulare con fatica dalla tasca dei pantaloni troppo stretti.

“Don’t let me go”

Mi addormento stanco, ho ancora la tua foto tra le mani.

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Louis

 
[Il cellulare squilla e lo cerco a tentoni sul pavimento. Ero convinto di averlo spento.

Se non sto sognando l’ora sul blocca schermo, è maledettamente tardi. Tra due ore sarà chiaro e non ho chiuso occhio.

La luce dello schermo al buio mi accieca e mi fa male.

E non mi ero accorto di aver trattenuto il respiro finché l’aria non mi esce dai polmoni tutta insieme.

Due mesi.

Stan dorme sul divano nell’altra stanza con la porta aperte e quindi stringo i denti e mi incido le labbra per non far rumore.

E ci sono delle ragioni specifiche, logiche, sensate per cui abbiamo deciso di farci questo. Ci abbiamo riflettuto, rimandato, lottato, ceduto.

Ma.

Ma non dormo la notte.

Mi manchi anche tu piccolino.

 

“I won’t”]
  
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