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Autore: Letizia_Papa    27/04/2015    1 recensioni
Non fidarti mai di nessuno,piccola mia,mai,di nessuno...
L'uomo ha sempre un secondo fine...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!, Triangolo
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L'Assassina

Chiusi gli occhi e ripensai alla mia breve vita, tra un giorno avrei compiuto diciassette anni, di solito la morte è quando uno ne compie diciotto, ma, per un’assassina bastano i diciassette o i sedici; "sono stata anche fortunata" pensai con una risata amara. Non ci sarebbe stata nessuna clemenza o prolungamento del carcere:meno vive un’assassina e meglio è. 


Avevo ucciso e ,con i tre anni che avevo vissuto in carcere non mi ero mai pentita: legittima difesa, avevo urlato prima della condanna...ma non mi avevano creduto. 
Ancora mi ricordo cosa era accaduto, l’odore del sangue e le urla mentre lo torturavo. 
Avevo urlato di gioia alla sua morte, quelle urla che inondano le storie di paura che le madri raccontano ai bambini cattivi,ero diventata la sadica e,anche i prigionieri rabbrividivano al mio passaggio. 
Tutti uccidevano,tutti quelli che mi avevano condannato,ma loro,usano come scusa depurare l’Arca. 
Suona come una presa in giro alle mie orecchie ma non ci posso fare niente. “Smettila di pensare” mi rimproverai e finalmente mi decisi a chiudere gli occhi per quello che potrebbe essere uno dei miei ultimi sonni.
 

Correvo per i corridoi della mia fazione, dietro di me rimbombavano i passi di un uomo, non pensavo a niente,solo correre; corri Jane, corri Jane; erano gli unici pensieri che mi potevano passare per la testa in quel momento. 
Ma i passi si facevano sempre più vicini e le mie gambe sempre più stanche, continuai a correre con la speranza che quella luce, quella porta sarebbe rimasta aperta fino al mio passaggio.
 Ignorai la milza che mi chiedeva pietà,il respiro affannoso che mi implorava di rallentare,e mi concentrai solo su i miei piedi poi, non potei contare neanche sulla vista che divenne sfuocata. 


Mi tornarono in mente le ultime parole di mia madre,prima di morire:non fidarti mai di nessuno,piccola mia, mai, di nessuno. Neanche di quelli che ti davano aiuto, perché l’uomo ha sempre un secondo fine. La fessura che avrebbe segnato la mia incolumità si stava chiudendo e i passi sempre più vicini.
 Il mio respiro sempre più frettoloso,le gambe mi costrinsero ad abbracciare il pavimento, mi girai subito, in tempo per vedere un ragazzo dai capelli bronzo chiudermi la porta in faccia. 


Poi la guardia iniziò a minacciarmi,mi tirai su a sedere per essere ributtata a terra dal vecchio,sbattei forte la testa “al diavolo” pensai,strusciai via dall'uniforme nera graffiandomi la schiena nuda. “In piedi” ordinai a me stessa “veloce” aggiunsi quando scivolai a terra,mi tirai su e lo sfidai con lo sguardo,schivai un suo primo pugno ma con l’altra mano mi agguantò i capelli prima di sbattermi la nuca contro il muro. Mi bloccò il collo con una mano e con l’altra estrasse il manganello a cariche elettriche che me lo sbatté sul braccio. 
Ricacciai indietro le lacrime mentre anche la gamba veniva elettrizzata,poi l’altra e infine il busto. Gli sputai dritto in viso,dandogli poi una testata che lo spinse indietro. Gli presi il manganello con la mano elettrizzata in precedenza e glielo iniziai a tirare via.
 Dalla sua espressione credetti che aveva provato a colpirmi ancora ma ormai, non sentivo dolore,l’adrenalina era troppo forte. Misi la carica minima e iniziai a passarglielo sul corpo lentamente, vedendo la sua pelle cambiare colore –Shh,non vorrai che mi vedano in questo stato...- continuai finché il tessuto epilettico diventò nero. 
Mancava il collo e avevo imparato bene che, con l’elettricità le ghiandole si gonfiavano e uno moriva soffocato. Prima, però, gli tolsi l’utilizzo della parola...poi passai alla vista e all'udito. 
Il cuore batteva ed il petto respirava “per poco” iniziai a torturare il collo come il resto del corpo.

Poi, lo lasciai agonizzante in un angolo, sarebbe morto nel giro di qualche minuto, ma, se non avessi trovato cure anche io mi potevo considerare spacciata. La porta che poco prima si era chiusa rimase aperta,e mi trascinai dentro pronta a punirlo per il fatto che non mi aveva salvato.





*note dell'autrice* prima di tutto è la mia prima storia che scrivo,se trovate errori di ortografia o cose del genere avvertitemi. Poi, le frasi tra le virgolette ("...") sono i pensieri della ragazza. Infine, non avendo letto tutte le altre storie su The 100 se trovate, purtroppo, somiglianze con altre fatemelo sapere. Vi prego, recensite e commentante,sopratutto in modo da farmi notare cosa devo correggere,inoltre mi scuso per la brevità.

Ringrazio Fangirl_G,che con la sua recensione mi ha aiutata a correggere alcuni errori.
   
 
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