Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    27/04/2015    3 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati tre giorni ormai. Stasera dobbiamo agire, e in queste ore nessuno ha visto o sentito Jigen, non che la cosa mi stupisca. Mi aspettavo una cosa del genere
da lui. Invece non mi aspettavo che avrei retto per tre giorni senza avere continue crisi emotive gravi, ne ho avute solo un paio l’altra notte. Una parte di me è rassegnata, mentre l’altra punta all’autodistruzione. La seconda continua a rinfacciarmi che è tutta colpa mia, che sono stata una codarda senza spina dorsale. In questo momento sto apportando le ultime modifiche al mio sistema di hackeraggio per questo colpo, mentre cerco anche di arrivare da sola alle informazioni che ha Jigen riguardo a Riez. In quello che è successo c’è da contare anche questo, ora sono sola ad affrontare quell’essere spregevole, e se devo essere sincera ho abbastanza paura. Mentre digito alcuni comandi sulla tastiera non riesco a smettere di notare l’anello sul mio anulare, che nonostante tutto non ho ancora tolto, e che forse non toglierò mai, in ricordo dei tempi migliori. Già, non ho alcuna speranza di poter rimettere insieme i pezzi, lo so già. Credo che sia inutile insistere. Mi sarà già abbastanza difficile dover aver a che fare con Jigen come soci in affari, figuriamoci se dovessi tentare di parlargli di quello che è successo. All’improvviso sento la porta aprirsi e mi volto di scatto, presa alla sprovvista.

Sospiro, leggermente esasperata “Lupin…dannazione mi hai spaventata a morte”

“Alexis” il suo tono di voce è così serio che mi spaventa “Ho appena sentito Jigen, ha detto che parteciperà al colpo. Nel dubbio gli ho chiesto di essere il meno ostile possibile nei tuoi confronti, per il bene del gruppo ma soprattutto per il tuo bene. Non credo sia il caso di, si insomma, mi hai capito”

Improvvisamente sento una lacrima solcarmi il viso, così, dal nulla “Ti ringrazio, ma ostilità o no per me è lo stesso” Senza una ragione precisa la lacrima solitaria di prima si è trasformata in un pianto abbastanza forte e violento, quasi isterico, e istintivamente mi compro il viso con entrambe le mani

Lupin prende una delle sedie nella stanza e prende posto vicino a me, mettendomi una mano sulla spalla “E’ arrivato il momento di sfogarsi un po’, non credi?”

Annuisco lentamente, e dopo essermi calmata un momento appoggio i gomiti sul tavolo, accanto al portatile, e mi sostengo la testa con entrambe le mani, con i palmi contro la fronte “Io non volevo che andasse così, non fraintendermi, con questo non voglio dire che non vi avrei mai svelato la verità…ma io non volevo che si scoprisse così, non volevo che si sapesse da qualcun altro all’infuori di me…che poi chissà che grandi stronzate ha detto quel bastardo per fare in modo che andasse a finire così. Lo so che ho esitato troppo ma…avevo paura di essere odiata da voi, avevo paura specialmente che Jigen mi odiasse per questo. E so bene che ho aspettato troppo per tentare di dare le dimissioni, ma avevo paura che la cosa avrebbe ferito in qualche modo mio zio, e non avrei potuto sopportarlo, è l’unica figura paterna che ho da anni a questa parte e…sono solo una codarda, una codarda incapace di preservare le cose importanti nella sua vita” mi prendo una pausa per smaltire i numerosi singhiozzi repressi “Ora voglio solo fare in modo che tu e Goemon capiate quanto sono fedele a questo gruppo e che ormai io non ho più alcun rapporto con l’Interpol…per quanto riguarda Jigen credo che non ci siano speranze di poter rimettere insieme i pezzi”

“Credo che tu ti stia sbagliando. Jigen ti ama, e sono sicuro che ti perdonerà, anche se all’inizio sarà difficile”

Sorrido amaramente “E perché dovrebbe? Non vale la pena di perdonare una come me per una cosa del genere”

“Perché anche lui ha dei segreti che non ti svela”

“Lui ha i suoi motivi, e poi mi ha resa molto partecipe a riguardo”

“E tu hai i tuoi motivi Alexis. Siete pari. I vostri motivi sono importanti in modo equo, si basano tutti sulla paura e sull’incertezza”

Sospiro sconsolata e guardo fisso davanti a me “Lo so che sono passati solo tre giorni, ma mi manca da morire, e tutto perché so che probabilmente tutto questo non si risolverà. E’ incredibile come ci si renda conto di quanto qualcuno sia importante per se stessi solo quando lo si perde. Mi sembra assurdo dirlo, visto che mi ha sempre dato abbastanza fastidio il fumo passivo, ma mi manca perfino il leggero odore di tabacco delle sue Pall Mall” sorrido di nuovo amaramente e altre lacrime scivolano giù lentamente sulla mia pelle, fino ad abbandonarla per poi ricadere sul pc, vicino al classico mouse integrato dei portatili

“Come ti ho detto un momento fa sono convinto che ti perdonerà. Lo conosco da molto tempo, ma non lo avevo mai visto così legato ad una donna se devo essere sincero. Lasciagli il tempo di andare oltre l’orgoglio e vedrai che si sistemerà tutto, anche perché con il colpo di oggi capirà che tu sei dalla nostra parte, non da quella dell’Interpol”

Finalmente ho smesso di piangere, anche se rimango ancora di malumore “Spero solo che tu abbia ragione”

“Come sta andando il controllo del tuo sistema?”

“Abbastanza bene, anche se sono convinta che potrei fare di meglio, non voglio che il quell’idiota che ci ha sabotato l’altra volta ci riesca anche oggi, non posso permetterlo. Metterebbe a rischio tutti noi”

“Mi chiedo sempre di più cosa diavolo ci facevi all’ICPO. Ti comporti come se fossi con noi da anni, hai il tipico modo di agire di una grande ladra e di certo non ti manca la voglia di essere un aiuto concreto. Cerca solo di non stancarti troppo”

Gli sorrido amichevolmente “Ci proverò Lupin”

Mancano ancora diverse ore prima della nostra consueta riunione pre-colpo, perciò decido di fare due passi in città, da sola per la prima volta dopo molto tempo. Cammino distrattamente, con le mani in tasca e lo sguardo un po’ perso. Dopo dovrò usufruire del GPS per riuscire a tornare indietro, visto che sto vagando senza meta in una città per me semi sconosciuta. Ci ero stata qualche anno fa per lavoro, ma è passato troppo tempo perché possa ricordare qualcosa, e poi San Francisco è cambiata nel frattempo. Se solo tutto questo non fosse accaduto ora non dovrei affidarmi ad un dispositivo elettronico, avrei Jigen al mio fianco che mi impedirebbe di perdermi. Conosce la città meglio di me, e ha un senso dell’orientamento migliore del mio. Già…è l’ultima persona a cui dovrei pensare per non cadere ancora nella tristezza più assoluta, ma non riesco a togliermelo dalla testa da tre giorni a questa parte. Senza volerlo mi scontro contro qualcuno, all’inizio non mi rendo subito conto di chi sia. Ma poi collego velocemente l’impermeabile beige e l’altezza della persona a mio zio, che si volta velocemente, inizialmente imprecando. Reagisco abbastanza lentamente e tento di scappare, ma vengo immobilizzata da una sua semplice ma pesante domanda. Mi chiede come sto. Ha capito tutto, e non ha alcuna intenzione di arrestarmi. Mi volto, e la mia espressione risponde al posto mio. Mi dice di seguirlo in un punto più tranquillo della città, e ci dirigiamo in una zona isolata della costa, si vede il Golden Gate Bridge da qui.

“Allora, che cosa c’è che non va? E non provare a dirmi che va tutto bene, ti si legge in faccia che non è così”

Gli racconto tutto quello che è successo l’altro giorno, con tutta la calma che riesco a trovare “E’ da quella sera che non lo vedo…e se trovo Gabriel giuro che gli faccio male, molto male”

“Quel bastardo…tu hai dovuto accettarlo, il suo ‘lavoro’, i suoi amici e la sua vita. Ma a quanto pare lui non vuole accettare te. Ti dico io cosa voleva da te, una notte e basta. Giuro che lo uccido”

“Non dirlo nemmeno per scherzo!” dico, con un tono di voce un po’ più alto di quello che pensavo di usare “Non ha saputo da me tutto questo, ma da quel bastardo senza gloria de mio ex, è proprio questo il problema. E’ normale che se la sia presa così, lo avrei fatto anche io. E poi sono convinta che gli siano state riferite un sacco di cose non vere, e quando si è sotto shock si può credere ad ogni cosa, è una normale reazione del cervello umano. Avrei dovuto essere io a dirgli la verità, ma non ci sono riuscita, non ho fatto in tempo. E poi se davvero da me avesse voluto solo una notte, come dici tu, credi che se la sarebbe presa così? Francamente penso proprio di no”

“Effettivamente hai ragione”

“Già, ma a che serve ormai? Non ho più modo di rimettere insieme i pezzi”

“Ascoltami, non ti ho allevata per arrenderti. Quindi ora muoviti e vai a riprendertelo. Non sarà certo un po’ di orgoglio maschile a fermarti”

“Ma non so nemmeno da che parte cominciare…non ho uno straccio di idea e non ho preparato niente di efficace da dirgli…”

“E’ questo il punto, non devi avere niente di premeditato. Quando verrà il momento le parole verranno da sole, e visto che arriveranno dritte dalla tua anima saranno sincere e anche efficaci. Se non basta una volta riprova una seconda, e magari una terza, ma non spingerti più in là di così. Se una persona ci tiene ti perdona entro questo lasso di tempo”

Sorrido leggermente, con una nuova e forte determinazione dentro di me “Non so come tu faccia ad avere sempre una risposta a tutto”

“E’ normale, un buon agente di polizia deve essere pronto per ogni cosa” dice fiero di se stesso, strappandomi una leggera risata

“Non credere che mi lasci impietosire da questo nostro dialogo, stasera ti darò filo da torcere”

Noto perfettamente un’ara di sfida nel suo sguardo e nella sua espressione “Lo stesso vale per me”

Mi affretto per tornare nel nostro nascondiglio, guidata dal GPS. Cerco di evitare di essere riconosciuta da alcuni agenti in borgese sparsi per la città. Non hanno pensato che so riconoscere ognuno di loro. Molti di loro sono stati scelti fra gli agenti che solitamente sono in servizio a New York. Appena arrivo capisco subito che Jigen è già qui, così prendo un respiro profondo prima di entrare, cercando di agire nel modo più naturale possibile. Mi scuso per il leggero ritardo, ma Lupin mi dice che a dire il vero sono in anticipo. Mi chiede se venendo qui ho visto Goemon, gli faccio cenno con il capo per dirgli di no per poi comunicargli che dovrò fare un salto a New York per ‘discutere’ con il mio capo, e nel mentre ricontrollo di avere la magnum completamente carica. Mi chiede se non mi sembra un po’ esagerato agire in questo modo, e gli dico molto chiaramente che potrei anche fare di peggio, che in proporzione sono buona visto quello che è successo. Non voglio fare caso a come Jigen mi sta guardando al momento, così salgo per andare a prendere il portatile, il silenziatore e delle mono dosi di anestetico in siringa. Appena Goemon ci raggiunge ricapitoliamo il nostro piano e partiamo, dirigendoci verso la banca. Questa volta non useremo nessuno stratagemma particolare, entreremo e basta. Sono riuscita a trovare una falla nella sorveglianza degli agenti e un punto cieco della video sorveglianza. Entrambi ci saranno molto utili per entrare ed agire indisturbati. E’ evidente che questa volta il piano di sicurezza non è stato steso da mio zio, chiunque sia stato ci ha sottovalutato, è pieno di errori madornali ed idioti che con persone come noi è meglio non fare. Infatti riusciamo ad arrivare alla cassaforte con una semplicità impressionante. C’è un agente dritto davanti a noi, di spalle. Jigen sta per agire, ma lo fermo con un cenno e mi avvicino silenziosamente al nostro ostacolo, la cosa mi riporta alla memoria una parte dell’addestramento dell’Interpol, dedicata all’avvicinamento sicuro, o qualcosa del genere. Quando sono a pochi passi dal mio obbiettivo prendo la siringa con l’anestetico. Avevo già pensato a tutto. Gli inietto il contenuto, cercando di attutire la sua caduta per non richiamare l’attenzione. Prendo la tessera elettronica che ha con se e mi avvicino alla cassaforte, seguita dai ragazzi, leggermente stupiti dalla scioltezza con cui sto agendo. Sapevo che questo tizio avrebbe avuto la tessera identificativa. La passo a Lupin, mentre io tengo il mano il portatile. Gli dico di farla scorrere appena sono pronta. Il sistema è semplice: si passa la tessera, che è abbinata ad una persona, e subito dopo si deve fornire la propria impronta digitale, poi c’è il controllo della retina. Se tutto corrisponde la cassaforte si apre senza problemi, altrimenti scatta l’allarme, che blocca qualunque malintenzionato in quest’ala della banca. Non hanno pensato però che qualcuno con delle buone conoscenze informatiche può infiltrarsi nel database, e con un semplice processo può fornire impronta digitale e retina senza alcun controllo fisico. E’ esattamente quello che sto facendo, nella massima sicurezza e segretezza. Appena il processo è concluso lascio che Lupin entri indisturbato per scassinare la cassetta di sicurezza che contiene la seconda memory card, mentre io e Jigen aspettiamo fuori, assicurandoci che nessuno ci ostacoli. Nel mio caso sto usufruendo del sistema di video sorveglianza della banca, con l’aggiunta di una mia telecamera nascosta nel famoso punto cieco, ho pensato che non era il caso di farsi trovare impreparati. Jigen invece è molto più classico su questo punto, si affida solo al suo istinto e al suo sesto senso. La differenza fra noi è che sono una maniaca del controllo generale, che deriva dal mio essere ansiosa.

“Lupin, abbiamo un problema nel settore che per il loro sistema di sorveglianza è un punto cieco. Zazà sta venendo qui personalmente con alcuni dei suoi uomini. Sarà stato insospettito dal fatto che non è scattato l’allarme nonostante siano passati già cinque minuti dall’ora prefissata…suggerisco la via di fuga attraverso i condotti di areazione” rifletto per un secondo, e la mia mente viene ricondotta a Chicago “Che spiacevole déjà-vu”

Mando il pc in ibernazione con scioltezza, lo rimetto nella borsa ed entro nel locale cassaforte andando dritta verso la grata del condotto. Richiudo la grata dietro di me, così da non far pensare subito ai condotti. Durante il tragitto avvisiamo Goemon che stiamo uscendo, così che possa tenersi pronto a fronteggiare i mezzi con cui l’Interpol vuole cercare di catturarci. Appena siamo fuori però riscontro un’incongruenza con il piano d’azione che era stato steso e che ho prontamente hackerato ieri sera. Paparino ha preso in mano la situazione, questo è poco ma sicuro. Ci hanno chiuso ogni via di fuga tranne una, la più difficile da raggiungere al momento. La fortuna è dalla mia parte, individuo un punto da cui posso sgattaiolare e fuggire a piedi da sola, attraendo l’attenzione. Esco allo scoperto, e riconosco velocemente il mio capo fra i numerosi agenti. Ha un ruolo abbastanza importante nell’Interpol, così sparo a pochi millimetri dal suo braccio per fargli istintivamente lasciare la pistola. In un attimo mi ritrovo buona parte degli agenti alle costole. Con l’aiuto dell’auricolare chiedo a Lupin e agli altri di non seguirmi, dico che l’ho fatto apposta per far sì che potessero fuggire indisturbati. Non so come, ma riesco ad imboccare una scorciatoia, e mi ritrovo al porto. Mi nascondo in uno spazio angusto fra un container e una parete, facendo perdere ogni mia traccia. Appena sono sicura che la polizia non può più vedermi esco allo scoperto, ma non ho molta pace. Riesco a fare solo pochi passi prima che Shade cerchi di spararmi. Si è portato dietro alcuni dei sicari di Gavez, mi stupisce che non ci sia anche Riez…a meno che non sia il loro ultimo asso nella manica. Mi ritrovo a dover fuggire di nuovo, addentrandomi sempre di più nel porto commerciale di San Francisco. Sparo più volte, fino a finire le munizioni. Presa dal panico fuggo senza meta, e finisco per perdere l’orientamento fra i numerosi container, simili fra loro. All’improvviso mi sento afferrare per un braccio, non faccio in tempo a fare niente. La persona che è riuscita a prendermi mi tira a se, capisco di chi si tratta poco prima di cacciare un urlo. E’ Jigen. Non solo mi ha salvata, ma mi ha seguita fino a qui. Ha rischiato di farsi arrestare e poi di farsi uccidere per assicurarsi che stessi bene. Siamo nascosti in un posto simile a quello in cui mi ero nascosta io, sempre che non sia lo stesso. Mi tiene vicina a se stringendomi per i fianchi con un braccio, mentre con l’altro è pronto a sparare. Mi lascio trasportare dal senso di sollievo che provo e istintivamente appoggio la fronte sulla sua spalla. Non mi rendo subito conto quanto questo mio gesto sia doloroso per me stessa, ma ignoro completamente la cosa quando mi rendo conto che Jigen non sta facendo assolutamente niente pe impedirmi di rimanere così, a farmi rassicurare dal contatto fisico. Rialzo la testa di scatto sentendo la voce di Riez spuntare dal nulla, e senza rendermene conto inizio a tremare. Se avessi le munizioni probabilmente non reagirei così.

“Razza di idioti, ve la siete fatta scappare come dei principianti! Cercatela, non può essere andata lontano”

“Aspettate. C’è anche Jigen, voi occupatevi della ragazza, voi invece venite con me a cercare quel traditore” ero sollevata fino ad un attimo fa, credevo che non sapessero che anche Jigen è qui, ma Shade mi ha appena distrutto quel piccolo bagliore di speranza e tranquillità

Rimaniamo lì fermi ancora per qualche istante, ma quando poi sento dei passi tiro fuori una seconda siringa che ho portato precauzione, controllo che sia davvero una persona sola come ipotizzo e poi inietto l’anestetico al malcapitato sicario che passava di qui. Come ho fatto prima attutisco la caduta, così da non richiamare l’attenzione, e controllo se ha armi oltre la mitragliatrice, nella speranza di trovare almeno una semi-automatica. Incrocio per un istante lo sguardo perplesso di Jigen “Ho finito le munizioni, tutto qui”

“Bastava chiedere” mi immaginavo di sentire asprezza e indifferenza nella sua voce, e invece è tutto il contrario. E’ il suo solito tono che usa per rivolgersi a me.
A vista d’occhio credo che mi abbia passato 18 pallottole, ma forse sono anche di più. Ricarico la magnum e metto le restanti munizioni nella tasca interna della giacca. Procediamo con cautela, e dopo alcuni interminabili minuti riusciamo a lasciarci alle spalle il porto. Ci portiamo il più velocemente possibile in una zona sicura della città, che non avrei mai trovato se fossi stata da sola. Mi appoggio ad un palo, stanca di correre in preda all’ansia. Improvvisamente Jigen mi afferra per le spalle con una presa decisa. Nella sua voce percepisco un’improvvisa preoccupazione “Che diavolo ti è saltato in mente?”

Lo osservo stupita per un momento, ma poi seguo il consiglio di mio zio, e lascio che sia la mia anima a dare forma alle mie parole “Volevo solo rendere la fuga più facile a te e ai ragazzi, sapevo che una cosa del genere gli avrebbe spinti a concentrarsi almeno in parte su di me”

“Siamo una squadra Alexis, o scappiamo tutti oppure non scappa nessuno, è così che funziona e lo sai bene”

“E’ solo che…volevo che Lupin e Goemon potessero dire di aver fatto bene a darmi fiducia nonostante tutto. E volevo anche assicurarmi che tu potessi ancora avere fiducia in me almeno come socia in affari, mi basta solo questo. Perché giustamente non credo che tu voglia-“ Non faccio in tempo a finire la frase, mi ritrovo le sue labbra sulle mie senza quasi rendermene conto. Non so bene per quale motivo, ma i miei occhi si riempiono lentamente di lacrime e quando ci separiamo, nonostante io sappia che non ce n’è bisogno parto con una carrellata di scuse sconnesse “Mi dispiace…volevo dirtelo fin dall’inizio, ma non sapevo come e…avevo paura, non so bene per quale motivo…scusami”

Mi lascio abbracciare da lui e nascondo il viso appoggiandomi di nuovo alla sua spalla con la fronte. Grazie al cielo è un pianto breve, infatti come è già accaduto altre volte mi clamo gradualmente, tutto questo perché sono di nuovo fra le sue braccia “Sono io che devo scusarmi. Il tuo ex mi aveva detto che avevi accettato la missione con entusiasmo, tutto questo perché non aspettavi altro che arrestarci, sperando anche in una promozione. Quando poi ha definito quello che c’è fra noi come ‘una recita ben riuscita’, senza menzionare le dimissioni, ho perso completamente il controllo. Avrei dovuto capire da solo che niente di tutto ciò che mi ha detto era la verità”

“Chiunque avrebbe avuto dubbi sentendosi dire cose del genere, lo avrei fatto anche io…aspetta, cosa intendi dire con capire da solo?” chiedo, ancora senza essermi separata da lui

“Lupin mi ha fatto sentire una registrazione poco prima del colpo, sono state le tue parole a farmi capire che non ti ho dato tutta la fiducia che ti meritavi”

“Quale registrazione!?” ho un tono di voce pieno di collera, un po’ attutito dal fatto che sono ancora abbracciata a Jigen

“Hey piccioncini, dove diavolo vi eravate cacciati!? Non riuscivamo a starvi dietro”

Lascio che Jigen mi lasci andare per voltarmi verso Lupin con una rinnovata energia, senza più alcun peso sul cuore “Lupin…capiti proprio al momento giusto. Che registrazione avrei fatto sentire a Jigen scusa?”

“A-alexis, posso spiegare…”

“Una persona quando ti confida una cosa lo fa senza pensare che verrà segretamente registrata, questo lo sai vero!?” dico, cercando di trattenere la voglia di strangolarlo che ho al momento, anche se gli sono segretamente riconoscente

“Guarda il lato positivo, almeno la mia idea ha funzionato”

Gli prendo un polso con uno scatto fulmineo e porto il suo braccio dietro la sua schiena, tirando leggermente verso l’alto, come se dovessi lussargli la spalla. A dire il vero gli sto creando un dolore appena percettibile, ma ok “La prossima volta che hai intenzione di combinare qualcosa del genere fammelo sapere, intesi?”

“Ma così si perde l’effetto sorpresa…”

Tiro con un po’ più di forza “Intesi!?”

“Okok, se dovessi avere un’idea simile in futuro ti metterò al corrente, sperando che non serva…ora potresti lasciarmi il braccio per favore?”

Soddisfo la sua richiesta, e appena mi rendo conto di non essere vista gli sussurro un sincero ‘grazie’, di quelli che vengono dal cuore. Dopo un momento mi chiede di lasciargli il computer, così che lui e Goemon possano occuparsi della memory card mentre noi ‘recuperiamo il tempo perduto’. Gli faccio le mie solite raccomandazioni riguardo il non incasinarmi tutto e gli lascio il mio portatile, anche se sono un po’ contrariata dalla cosa. Non è solo uno strumento di lavoro per me, ci sono anche delle cose personali in quel portatile.

Jigen lascia che i ragazzi ci lascino soli e mi arriva alle spalle, appoggiando entrambe le mani sui miei fianchi “Che ne dici di andare al Jazz Club?”

“Preferirei di no…mi riporta alla mente spiacevoli ricordi”

“Non preoccuparti, questa volta non lascerò che una compagnia indesiderata ci rovini la serata” mi sussurra in un orecchio, con tono seducente

Contrariamente a quello che pensavo tutto è tornato come prima, ma nonostante questo sento ancora di dover dimostrare quanto sono fedele a questo gruppo, ma ora sarà molto più facile. 

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Angolo dell'autrice

Sono in anticipo, incredibile ma vero. Ho finito il capitlo ieri sera alle dieci e mezza, e dopo i miei numerosi ritardi ho deciso di rimediare aggiornano prima del dovuto. La cosa positiva è che credo che riuscirò a stare in tabella anche con il capitolo 13. Ho già scritto 2 fogli di blocco e una facciata di un terzo. Sono ispirata, così, dal nulla. Per carità, meglio così, però non capisco cosa mi stia ispirando così. Forse è grazie al fatto che l'uscita della nuova stagione di Lupin è imminente *-* (per chi non sapesse niente lascio qui il link dell'articolo italiano  http://www.huffingtonpost.it/2015/04/26/lupin-iii-nuova-serie_n_7146096.html?ref=fbpr  ovviamente vi basta copiare il link e incollarlo nella barra dei link del vostro browser) Comunque...non lo so come diavolo è uscito tutto questo dalla mia testolina, non chiedetemelo. Per quel che mi riguarda sono soddisfatta del risultato, anche se in certi momenti mi sembro troppo smielata e un momento dopo credo che invece non è così. Ora che ci penso ormai è un anno che sto scrivendo questa storia. Un anno fa ho avuto l'idea per tutto questo, proprio in questi giorni. E' incredibile come passa il tempo. Fra qualche mese invece sarà passato un anno dalla prima pubblicazione online della storia. L'altro giorno stavo rileggendo i primi capitoli, e ho avuto i brividi vedendo come sono migliorata e come il mio stile sia leggermente cambiato. E'...pazzesco. Vabbè, ora credo sia il caso di lasciarvi...devo fare matematica :'c
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo c:  
  
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