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Autore: PuccaChan_Traduce    27/04/2015    4 recensioni
Bilbo Baggins torna a casa profondamente addolorato dopo la Battaglia delle Cinque Armate. Tutta la Terra di Mezzo ha saputo che Thorin Scudodiquercia e i suoi due nipoti sono caduti in battaglia. Sembra che a Bilbo non resti altro da fare che vivere un’esistenza tranquilla, seppur solitaria; una notte però il Fato, sotto forma di una giovane Elfa incinta, bussa alla sua porta...
Bilbo Baggins, a quanto pare, non è destinato ad avere una vita tranquilla.
Disclaimer: questa fanfiction è una TRADUZIONE che viene effettuata con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
QUESTA STORIA È INCOMPIUTA!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bilbo, Kili, Tauriel, Un po' tutti
Note: Movieverse, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Garafthel (Tumblr / Profilo AO3)
Fandom: Il Signore degli Anelli / Lo Hobbit
Coppie: Kìli/Tauriel; Bilbo Baggins/Thorin Scudodiquercia

~

“Sto benissimo. Mi dispiace per tutto questo disturbo.” Bilbo strinse le dita intorno alla sua tazza di tè e ne inspirò l’aroma in un tentativo di calmare i propri nervi.
Seduta davanti a lui all’altro lato del caminetto su una sedia della misura giusta per la Gente Alta, Tauriel scosse il capo. “Non c’è bisogno di scusarti. Mi rendo conto che per te dev’essere stato uno shock notevole vedermi... così.”
“Piuttosto notevole, sì.” Bilbo bevve un sorso di tè. “Ma che ci fai nella Contea? Perchè non sei con la tua gente? Non che tu non sia la benvenuta qui, perchè lo sei, sei più che benvenuta.”
Tauriel trasse un respiro profondo e lo rilasciò lentamente. “Sono stata bandita da Re Thranduil subito dopo la battaglia.”
“Cosa? Non puoi dire sul serio! Perbacco, dovrei proprio dirgliene quattro a questo Re. Bandirti, dopo tutto quello che hai fatto per noi!”
“Ho commesso un tradimento disobbedendo agli ordini diretti del mio Re e del mio Principe. Non posso negare che avesse tutte le ragioni per bandirmi.” Tauriel tacque brevemente e gli rivolse un lieve sorriso. “Anche se devo ammettere che mi piacerebbe molto vederti dirgliene quattro.”
“Ma come ha potuto bandirti dalla tua stessa casa?”
“È il Re,” rispose lei allargando un pò le braccia. “La parola di Re Thranduil è legge nel Reame Boscoso. Voi non avete un Re nella Contea?”
“Che sciocchezze! Vorrei proprio vedere qualcuno di quegli esaltati Serracinta autoproclamarsi Re. Verrebbe deriso da qui ai confini della Contea.” Bilbo agitò una mano con impazienza. “Ma sto divagando. Mia cara, sono passati cinque mesi dalla battaglia. Cos’hai fatto durante tutto questo tempo?”
“Ho viaggiato a nordovest rispetto a Erebor, costeggiando il confine settentrionale di Bosco Atro, e ho attraversato le Montagne Nebbiose passando dal Monte Gundabad. È stato un viaggio... difficoltoso.”
Bilbo rimase a bocca aperta. Se un Elfo descriveva un viaggio come ‘difficoltoso’ significava che vi era quasi morto parecchie volte. “Gundabad... ma non è da dove è venuto l’esercito di Azog?”
“Proprio così.” Ella inclinò la testa con un piccolo sorriso. “Era grandemente spopolato dopo la battaglia, e anche di più dopo che ebbi finito io.”
“Elfi. Sul serio... siete matti quasi quanto i Nani.” Il sorriso di Bilbo si spense alle sue stesse parole e si schiarì la gola. “Ma perchè non hai preso l’Alto Passo? Gandalf e io siamo passati da lì durante il viaggio di ritorno e, anche se non è stata certo una passeggiata, non è stato nemmeno scomodo come all’andata. In più, grazie al cielo, non abbiamo incontrato nessun Gigante di Pietra.”
“Ho pensato fosse meglio evitare le strade più trafficate.”
Bilbo scosse la testa. “Perchè?”
Tauriel tacque e il suo sguardo cadde sulla mano con cui si era accarezzata il ventre per tutto il tempo. Ah. L’olifante nella stanza, per così dire.
“Non vorrei sembrare impertinente, ma il padre di tuo figlio... voglio dire... Presumo che tu... e Kìli...?”
 Le orecchie dell’Elfa divennero di un colore rosso acceso fino alle punte. “Due notti prima della battaglia, io e Kìli ci siamo uniti in matrimonio sotto le stelle alla maniera del mio popolo.”
“In matrimonio? Perbacco... non c’era tempo di pensare prima alle pubblicazioni, eh?” Lei lo guardò come se non avesse idea di cosa stesse parlando. “Lascia stare. Devo ammettere però che non credevo che Elfi e Nani potessero, ecco... procreare assieme.”
Gli occhi di Tauriel si fecero più luminosi e la sua voce divenne enfaticamente più bassa. “Non possono, infatti. È impossibile.”
Bilbo accennò alla sua pancia con la tazza. “Odio contraddirti, ma a giudicare da quel che vedo io è più che possibile.”
“È vero che ne porto la prova dentro di me, ma... mi riesce ancora difficile credere che sia davvero possibile. Non avevo mai sentito parlare di un’unione tra un Nano e un Elfo prima d’ora.” Tauriel si tirò indietro una ciocca di capelli dalla fronte con aria assente. Bilbo notò che i suoi capelli rosso fuoco sbiadivano in un bianco candido nel punto da cui partiva la cicatrice.
“Forse nessuno crede sia possibile perchè tutte le storie sono rimaste taciute. C’è un buon numero di fanciulle Hobbit che si allontanano dalla Contea per circa un anno e quando tornano – guarda un pò – sono sia vedove che neo mamme. E nessuno si chiede che fine abbiano fatto i loro presunti mariti perchè tutti sanno che non ci sono mai stati.”
“O forse nessuno crede sia possibile perchè nessuna gravidanza generata dall’unione tra un Nano e un Elfo è mai stata portata a termine con successo.”
“Anche questa è una possibilità,” ammise Bilbo riluttante. “Ma ora devo chiedertelo di nuovo, Tauriel: perchè sei venuta qui? Voglio dire specificatamente qui, nella Contea e alla mia porta nel cuore della notte?”
Tauriel tacque ancora a lungo, versandosi dell’altro tè e del miele e iniziando poi a girare il cucchiaino con tale vigore che Bilbo temette per le ceramiche del Decumano Ovest lasciategli da sua madre. “Sei l’unica persona cui ho pensato di potermi rivolgere per chiedere aiuto, Bilbo Baggins. So fare molte cose da sola, ma perfino io devo ammettere di non poter dare alla luce questo bambino da sola. Ho sperato che i guaritori della Contea potessero aiutarmi quando giungerà il momento.”
“E quanto tempo abbiamo prima che questo momento giunga? Se tu fossi una Hobbit, direi altri quattro mesi.”
“Per gli Elfi la gravidanza dura in genere dodici mesi. Ma nel caso di un bambino con sangue di Nano e di Elfo... non ne ho proprio idea. Non so quanto duri la gravidanza per i Nani.”
“Capisco,” disse Bilbo bevendo un altro lungo sorso di tè. “Non per sminuire le abilità delle nostre levatrici, ma credo che, trattandosi dell’unica progenie conosciuta di un Elfo e un Nano, sia necessario un guaritore più esperto. Hai pensato di rivolgerti a Lord Elrond? È il guaritore più abile di tutta la Terra di Mezzo, dicono.”
Tauriel aggrottò la fronte perplessa. “Perchè dovrebbe aiutarmi? I miei problemi non sono affar suo.”
Bilbo sgranò gli occhi. “Perchè... ma perchè è Lord Elrond! È ovvio che ti aiuterà!”
“Hai una grande fiducia nel mondo, mellon nin. Lord Elron non ha alcun motivo di aiutarmi, ma ne ha invece due ottimi per non farlo: sono stata bandita dal Reame Boscoso per tradimento e se mi aiutasse in qualsiasi modo potrebbero verificarsi tensioni con Re Thranduil, e in più aspetto un bambino che sia Elfi sia Nani considererebbero un abominio.”
“Prima di tutto, Lord Elrond è egli stesso un mezz’Elfo – o per tre quarti, non l’ho mai capito – perciò non credo proprio che avrebbe dei pregiudizi contro il tuo bambino, il quale sarebbe anch’esso un mezz’Elfo. In secondo luogo, penso che tu sopravvaluti il grado in cui arrecare un torto a Re Thranduil sarebbe per lui di qualsiasi interesse. Di fatto, io credo che infastidirlo potrebbe addirittura essere un incentivo per Lord Elrond.”
“Non mi presenterò a Imladris come una mendicante alla sua porta,” disse risolutamente Tauriel.
L’ostinatezza era un’altra delle cose per cui Elfi e Nani non erano poi tanto diversi gli uni dagli altri. A volte Bilbo si domandava se gli Hobbit fossero le uniche creature ragionevoli al mondo – anche se l’uomo di Pontelagolungo, Bard, era stato abbastanza ragionevole, quindi forse gli Elfi e i Nani erano i soli con cui fosse quasi impossibile avere a che fare.
“Sai,” le disse dopo un pò, “è davvero una bella coincidenza che tu sia venuta a trovarmi proprio in questo periodo. Da un pò stavo pensando di recarmi di nuovo a Gran Burrone, ma il viaggio è veramente troppo pericoloso per me solo. Gradirei quindi moltissimo se tu volessi accompagnarmi.”
“Bilbo, so bene che non avevi programmato alcun viaggio fino a Imlradis. Non posso accettare la tua carità.”
“Per favore,” disse Bilbo posando la tazza e sporgendosi verso di lei con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani unite. “Per favore, lascia che faccia questo per te, se non altro per l’amore che entrambi nutriamo verso la stirpe di Durin.”
Tauriel lo fissò negli occhi per un lungo momento, poi annuì con riluttanza. “Molto bene. Ma teniamo le tue levatrici Hobbit come piano di riserva, in caso Lord Elrond mi butti fuori da Imlradis.”
“Ti assicuro che non lo farà.” Bilbo battè le mani con allegria. “Ora che tutto è deciso, che ne diresti di una cena tardiva? Non so tu, ma io sto morendo di fame.”
E così, dopo una cena a base di uova sode, pollo, prosciutto, formaggio, pane tostato e un barattolo di conserva di fragole che chissà come era sfuggito al saccheggio della sua dispensa ad opera dei Nani, Bilbo sistemò Tauriel nella stanza con il letto più grande. Il letto era sempre un pò piccolo per lei, ma l’Elfa lo rassicurò dicendo che di solito dormiva rannicchiata e che sarebbe stata benissimo.
La stanza in questione era appartenuta ai suoi genitori. Dopo la morte di sua madre a Bilbo non era sembrato giusto appropriarsene, anche se era la stanza più grande della casa. Restò per qualche istante al di fuori, ad ascoltarla muoversi all’interno, e pensò con un pizzico di tristezza che a sua madre sarebbe piaciuta molto Tauriel: avevano entrambe lo stesso spirito avventuroso, per non dire spericolato.
La colazione fu relativamente frugale: uova fritte, pancetta, biscotti d’avena e l’ultimo barattolo restante di conserva.
“Spero non ti dispiaccia questa magra colazione,” disse Bilbo servendo a Tauriel una seconda porzione di pancetta. “Da quando sono tornato ho mantenuto la dispensa abbastanza leggera. Mi sono abituato al regime dei Nani durante la nostra missione, e adesso faccio solo tre pasti al giorno. Ma non dirlo alla signora Manoverde, pensa già che sia troppo magro.”
“Quante volte al giorno mangiano gli Hobbit, di norma?”
“In genere sei. Perchè?”
Lei lo fissò. “Ci serviranno parecchie provviste.”
“E suppongo che a me servirà un pony,” sospirò Bilbo. “Stavolta dovrò ricordarmi di portare il fazzoletto.”
Chiese quindi a Tauriel dove fosse il suo cavallo e venne fuori che l’Elfa aveva attraversato mezza Terra di Mezzo a piedi. “Elfi,” sospirò ancora Bilbo scuotendo la testa.
Non potevano partire per Gran Burrone senza prima aver ultimato molti di più dei preparativi cui si era limitato Bilbo prima della sua partenza l’anno precedente. Al suo ritorno dall’impresa i suoi affari personali erano uno sfacelo e i suoi orribili parenti Sackville-Baggins gli avevano quasi portato via Casa Baggins; ci volle quindi una settimana perchè si disponesse di tutti i suoi averi, in caso di morte, in favore dei suoi parenti Tuc (“Solo in caso venga provocata da Orchi o Mannari, oh e suppongo anche Troll,” disse all’inorridito notaio).
Tauriel sembrava irrequieta a restare nei confini di Casa Baggins e perciò lo accompagnò dal notaio e al mercato. Bilbo si aspettava che gli abitanti di Hobbiville rifuggissero da lei, che la trovassero troppo esotica con i suoi capelli rossi e le sue orecchie a punta, per non parlare dei pugnali che insisteva a portarsi appresso ovunque – anche se aveva accettato di lasciare a casa almeno l’arco e la faretra; ma aveva sottovalutato il fascino magnetico che una giovane donna in evidente stato interessante avrebbe esercitato sulle comari della Contea. L’Elfa venne travolta da una marea di consigli benevoli, da babbucce e cappellini (“Cos’è un uncinetto?” gli chiese più tardi rigirando da tutte le parti un pezzo di carta – un modello da cucito – come se così facendo quegli strani simboli scritti sopra acquistassero più senso) e storie. Oh sì, le donne di Hobbiville avevano parecchie storie da raccontarle.
“È spaventoso,” sibilò Tauriel dopo essere riuscita a districarsi dall’ennesimo sciame vociante. “Dovunque io vada le donne Hobbit insistono a volermi raccontare le loro gravidanze nei dettagli. Dettagli intimi,” sottolineò quando vide che Bilbo non restava abbastanza inorridito.
“Sono certo che le loro intenzioni sono buone,” cercò di placarla lui.
“La signora Cotton mi ha appena raccontato di aver avuto un travaglio di venti ore col suo primogenito e che è stato più doloroso della volta in cui è stata incornata da un toro.”
“Se può farti stare meglio, è stata un’incornata davvero insignificante. Si potrebbe quasi dire che non sia stata incornata affatto.”
Tauriel gli rivolse un’occhiata incredula; intanto risalivano la collina che conduceva a Casa Baggins.
“In ogni caso, credo che siamo pronti per la partenza di domani. Ho preso anche l’ultima cosa che mi serviva.” E Bilbo agitò il pacchetto di tela cerata che teneva sotto un braccio. “Vecchio Tobia.”
“Per me hanno tutti l’odore di foglie bruciate. Non ho mai capito perchè Kìli–” Tauriel smise di parlare di colpo e strinse i denti; continuarono per un pò a camminare in silenzio.
“Una volta, quando ero tornato da poco nella Contea, ho provato a fumare l’erba pipa che mi aveva dato Bofur: aveva un sapore davvero tremendo, ma l’odore... era come se mi trovassi di nuovo là fuori, con loro, diretti a compiere la nostra impresa. Fìli e Kìli non facevano che scherzare e combinare guai; Thorin invece se ne stava in disparte, a fumare e a guardare in lontananza come se potesse scorgere la Montagna Solitaria.” Bilbo aprì il cancelletto e si fermò brevemente. “Dopo quella sera l’ho messa da parte e non l’ho più toccata.”
“Credi che diventerà mai più sopportabile?” chiese Tauriel con un filo di voce; sembrava così giovane, molto più dei suoi seicento anni.
“Lo spero,” rispose Bilbo con un sorriso triste. “Lo spero davvero.”
  
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