Una mano mi tira verso di sé.
Mi ero fermato a fissarti.
Ora porti i capelli sciolti, non più le spesse trecce che ti scioglievo sempre quando eravamo da soli.
Ti davano un’aria da scolaretta che mi faceva impazzire.
Tu nella tua uniforme che ti calzava a pennello, la sacca dei libri in pelle sdrucita, i braccialetti sul polso destro, gli anelli sulle dita della sinistra, i calzettoni spessi a coprire le gambe lunghe, le unghie mangiucchiate, il mantello messo sempre di corsa…e le trecce.
Penso all’ultima volta che ci siamo parlati.
Cos’erano? Otto anni fa?
Poco prima della fine della scuola. Del mio ultimo anno di scuola.
Ti ero venuto a cercare, avevamo litigato.
Volevo risolvere…ho sempre odiato litigare.
Almeno, ho sempre odiato litigare con te.
Volevo parlarti e…quando ti trovai, tu mi voltasti le spalle.
Più o meno quella fu l’ultima volta che ci parlammo.
Tu sei testarda, io sono orgoglioso.
Eppure, fino al giorno prima, mi chiamavi amore.
Prima di farmi trascinare via ti rivolgo un’ultima occhiata.
Avrei dovuto mettere da parte il mio orgoglio ma, dannazione, sono pur sempre un Malfoy.
Avrei dovuto farti ragionare ma, dannazione, sei cocciuta come tutti i Weasley.
sei stata la mia primavera, il mio amore fatto di vento. Ma forse la vita comincia così.
Mi volto verso mia moglie che mi guarda con quel sorriso caldo che tanto amo.
Le stringo ancor di più la mano e mi avvio con lei verso l’ennesimo negozio.
La tua risata cristallina, fissa nei miei ricordi, mi fa sorridere. Il primo rimpianto, sei stata tu.