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Autore: Aule    27/04/2015    2 recensioni
[Raccolta di tre flash fic, o qualcosa del genere]
"Dovresti tornare indietro. Vorresti.
Correre indietro come un imbecille Grifondoro, buttare giù a pedate il ritratto della Signora Grassa che dal primo anno non ha mai smesso di guardarti con riprovazione, crollare di fronte a Lily e giurarle tutti i mai più che finora le ha negato.[...]
Ma non puoi."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Volere, dovere, potere
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dovresti tornare indietro. Vorresti.
Correre indietro come un imbecille Grifondoro, buttare giù a pedate il ritratto della Signora Grassa che dal primo anno non ha mai smesso di guardarti con riprovazione, crollare di fronte a Lily e giurarle tutti i mai più che finora le ha negato.
Non rivolgere più parola ad Avery e Mulciber, mandare al diavolo Malfoy e la sua stupenda biblioteca, tutta la conoscenza, tutte le ambizioni che tieni strette da quando hai iniziato a pensare, che sono state la tua unica ragione di vita fino a che non hai trovato lei.
È il tuo fiore, la tua luce, è tua ed solo quello ti è importato e hai registrato solo ad oggi.
Ora, invece, percepisci con certezza millimetrica che tu vuoi essere suo.
Che l’unica approvazione di cui necessiti è la sua, che l’unico sorriso che cerchi è il suo, che gli unici occhi che amerai mai saranno i suoi, che venderesti l’anima, pur di ritornare indietro.
Dovresti, perché glielo devi con ogni fibra del tuo essere, vorresti, perché tutto quello che c’è di vitale in te lo richiede a gran voce.
Ma non puoi.
Non puoi.
I vostri passi fino ad ora si sono mossi in direzioni contrarie su binari paralleli, ora hai già preso la tua decisione.
Sotto stress, deriso, umiliato, ma l’hai presa.
E quella parte di te non sparirà mai, c’è sempre stata, non riesci ad odiarla. Odi il tuo essere debole invece, il tuo essere sentimentale, il tuo essere lunatico.
Odi essere vulnerabile e la tua parte razionale lo sa che questa lontananza farà bene ad entrambi, o almeno renderà tutto più semplice.
Sai di essere un codardo mentre conficchi le unghie nei palmi delle mani fino a farli sanguinare, ma anche che un dolore così grande non lo proverai più.
Ti convinci che superati i primi mesi non farà più male. Che non sussulterai più vedendola di sfuggita nei corridoi. Che non la aspetterai più sull’altalena di Cocketown.
Che diventerai calmo, controllato, freddo. Come acqua stagnante.
Che non soffrirai più perché non saprai neanche più cosa significa farlo.
Ma ti sbagli, oh, se ti sbagli.
 
 
 
Silente ti osserva freddamente piangere nel suo ufficio.
Piangere come un bambino, uno sciocco, un povero pazzo.
Ormai non ti importa più del giudizio degli altri, in realtà ad una parte di te non gli era mai interessato; ed è quella che ulula, che invoca la morte, che la supplica, perché davvero la tua vita non è mai servita un gran che ed ora è veramente inutile.
Piangi, gridi e ti disperi perché non ha mai smesso di essere un ragazzino con i vestiti scompagnati che spia la felicità nascosto in un cespuglio, un bambino che vuole che il mondo agonizzi ai suoi piedi perché solo quando ovunque sarà desolazione e miseria potrà sentirsi a suo agio.
Sei una dicotomia vivente, un errore. E vuoi morire.
Vuoi, puoi, ma non devi.
Il preside te lo dice chiaramente, trafiggendoti con i suoi occhi chiari.
È troppo semplice andarsene con nulla di fatto, semplicemente sparendo nelle ombre di cui sembri essere fatto.
Devi espiare le tue colpe. Devi soffrire perché sei un codardo.
Devi obbedire e piegarti per un Bene Superiore, sperando alla tua morte di ottenere un minimo e immeritato perdono. Devi strisciare perché per la tua superbia hai perso tutto.
È un contrappasso.
 
 
Di fronte a Voldemort il primo istinto è fuggire, sempre.
È un istinto da animale, di sopravvivenza, che fa afferrare la bacchetta, guizzare gli occhi, tendere i muscoli. E ti fa ridere perché, davvero, solo il tuo corpo ormai si ostina in questa abitudine alla vita.
Per quanto ti riguarda, ti senti un guscio vuoto. Vuoi solo trovare Potter, informarlo del suo destino e morire, perché a quel punto avrai portato a termine il tuo compito.
Qualcuno lo chiamerebbe il tuo sangue freddo coraggio, ma tu sai che è più una cupa e consumata rassegnazione.
Quando Riddle libera il suo serpente sono sempre le tue membra ad agire da sole e senti le ginocchia molli mentre Nagini si avventa su di te, quando in realtà l’unica cosa a cui pensi è che no, non può e non deve finire così, che Lily non te lo perdonerebbe, che dopo quello che hai aspettato non te lo puoi permettere. Poi vedi Lui con la coda dell’occhio, nascosto in un angolo della stanza, ed il veleno mortale che ti scorre nelle vene e tra poco ti farà cadere a terra agonizzante non ti turbano poi più di tanto.
Abbandonato a terra come una bambola rotta, come un burattino che non serve più, l’idea nebulosa che in fondo tu ed Harry abbiate alcuni punti in comune ti attraversa distrattamente il cervello, ultimo concetto logico della tua vita.
Il resto -i ricordi rilasciati in nuvole traslucide, lo stringere convulsamente il cappotto lurido del Ragazzo Che è Sopravvissuto- sono portati esclusivamente dal cuore e non hai nemmeno il tempo di rendertene conto. È rimasto a battere per tutto quel tempo, nonostante tu abbia tentato di seppellirlo in ogni modo e, davvero, ne saresti sorpreso a dismisura, se il tempo che ti resta te lo concedesse.
Quello che ti resta invece è il tempo di una parola e di morire nel modo migliore, in quello che non hai mai avuto l’ardire di sperare.
Da uomo libero, da uomo assolto, con gli occhi immersi nel verde di quelli della donna che hai sempre amato. E forse è quello che ti fa spirare. Morto di gioia nel sentirsi accolto, a casa.
Morire per la consapevolezza che, dopo tutto quel tempo, quello è il posto che devi, vuoi e puoi avere.
 
 
 
 
Buco della scribacchina
 
È da eoni che non scrivo qualcosa che mi soddisfi minimamente, sappiatelo.
Quindi, bo’, lasciate un commentino, un biscotto, un insulto, un fazzoletto per le mie povere lacrime? Va bene qualsiasi cosa, basta che vi facciate sentire! :D
Aule
  
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