Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Midnight Writer    28/04/2015    3 recensioni
Piccola One-Shot prequel della mia long "Nothing Else Matters" Mirata a spiegare il fatidico incontro di Alice e Levi
Dal testo:
“Era incredibile come quello che si era presentato alla porta del mio cuore come un estraneo come tanti, avesse fatto in un anno tutto quello che il resto del mondo non era riuscito a fare in tutta la mia vita. O meglio, in tutto quel tempo trascorso dalla mia nascita, poiché non avrei il coraggio di definire vita quella precedente all'arrivo di Levi, dato che solo dopo quell'evento iniziai effettivamente a vivere.
E tutto questo grazie ad un semplice uomo.
Grazie al mio eroe.”
[serie di appartenenza: "Alice's story"]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Alice's story'
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Hero 
 
Ci sono storie che necessitano di essere raccontate.
Ci sono storie che chiedono di essere raccontate.
Ci sono storie che non devono essere raccontate.
Ci sono storie che vanno riferite al mondo intero per svelare verità ignote a tutti,
Ci sono storie che non vanno riferite perché rivelerebbero verità che non devono essere note ad alcuno,
Ci sono storie che vanno rivelate a se stessi nel caotico silenzio del proprio animo, per rivelarsi verità che si ha paura di mostrare persino alla propria persona, perché farebbero male, 
male da morire, 
male in ciò che di più profondo esiste in noi, 
male nella più pura essenza dell'essere umano, 
male nella più pura essenza del semplice essere.
E sono proprio queste, le storie raccontate senza aspettarsi che nessuno ascolti, le storie gridate in silenzio, le storie sussurrate in mezzo a tutto il baccano del mondo, quasi a volerle nascondere da tutto e tutti; sono proprio queste le storie che più di tutte vanno raccontate più e più volte a se stessi, custodendole gelosamente e tramandandole di giorno in giorno al proprio animo, così che la memoria di queste storia viva con voi e muoia con voi, e così che se ne possa prendere esempio ogni giorno.
Ci sono anche storie, però, che vanno raccontate più e più volte nella candida oscurità della propria persona, non per addolorarsene, bensì per evitare che muoia la memoria di un momento felice; per far sì che, quando l'oscurità diventa troppo densa, si abbia la flebile luce di un ricordo felice a cui aggrapparsi.
Ebbene, la storia che mi appresto a narrare appartiene proprio a quest'ultima categoria.
La storia che mi appresto a raccontare è il mio ricordo felice a cui aggrapparmi.
Quel momento fu una piccola luce in un momento di puro buio: papà se n'era andato via da poco, mi ero trasferita in Italia da poco, la mamma se n'era andata da poco, e io ero da pochissimo entrata alle superiori in una nuova nazione di un nuovo continente. Meraviglioso. Avevo gentilmente chiesto alla nonna e al nonno di permettermi di dar loro una mano al bar che gestivano, anche senza compenso, e loro acconsentirono senza grandi storie. 
Mi piaceva gironzolare per i tavoli per accontentare i clienti, e ancor di più mi piaceva cimentarmi nel divertente indovinello del carpire qualcosa della loro vita senza chiedere. 
Durante un giorno normalissimo mi trovai a servire un cliente all'apparenza normalissimo, ma che col senno di poi definirei tutto fuorché normalissimo. 
Lo feci accomodare ad un tavolo e lo guardai distrattamente. Era solo. All'atto di prendere le ordinazioni lo guardai un po' più attentamente, senza tuttavia osservarlo troppo bene. Aveva dei capelli corti e corvini, con una doppia base, e degli occhi color grigio temporalesco che emanavano null'altro che freddezza. Il vestiario era piuttosto semplice e insieme abbastanza elegante: pantaloni neri, camicia bianca e giacca nera. Notai che anche lui mi stava osservando attentamente, soffermandosi laddove si trovavano i vari lividi e cicatrici dai quali credevo, o più che altro speravo,  di riuscire a sviare l'attenzione 
“Cosa c'è che non va?” Mi disse con tono piatto e con estrema naturalezza, stando sempre attento però a suonare comunque distaccato, senza però riuscirci troppo. 
È uno strizza cervelli, conclusi, lo avranno chiamato il nonno e la nonna. 
“Cosa c’è che non va? Cazzo ne so. Io, credo” risposi voltandomi a dargli le spalle provando a fargli intendere che la discussione era terminata, ma l'uomo non si perse d'animo
“E come mai?” Mi chiese imperterrito. Decisi di non girarmi, e gli risposi con tono freddo
“Non voglio pietà.” E me ne andai 
Non gli rivolsi la parola nemmeno per il solito ‘grazie’ di rito quando veniva lasciata la mancia. Nonostante avessi fatto di tutto per sembrare scortese, quell'uomo continuò a venire ogni giorno e a chiedermi ogni giorno com'era andata la giornata. Ogni giorno, seppur te tanto di mantenere un'aria astiosa, mi fermavo sempre un attimo in più ad osservarlo, fino a notare scorgendo ogni volta un particolare differente, che non era uno strizza cervelli come avevo previsto in precedenza, bensì era un professore di liceo, di latino e greco, precisamente. Notai che quella luce che aveva negli occhi la prima volta che mi parlò, quella stessa luce che mi aveva quasi convinto a fidarmi, non era svanita. Piano piano capii di potermi aprire con lui, perché nei suoi occhi leggevo un passato tormentato proprio come il mio, del quale però non seppi mai, vedevo che era un uomo che aveva combattuto tante battaglie quante ne avevo combattute io, e anche molte, molte di più, ed era uscito vincitore da tutte. Per la prima volta parlai davvero con qualcuno, senza omettere nulla di ciò che sentivo, senza paura di sentirmi debole, giudicata o inappropriata. Pensai a quanto giocoso fosse il destino, a farmi trovare per caso quello che fu il mio primo amico, quello che fu la prima persona a farmi sentire davvero umana. 
Nacque poi questo nostro rituale, tanto pubblico quanto intimo, un dialogo aperto a qualunque cosa la vita volesse offrirci, e mirato anche a farci man mano imparare ad apprezzare il carattere dell'altro. Sì, perché mi ci volle tempo per riuscire a comprendere e, in un certo senso, amare ogni piccola e sottile sfumatura del suo carattere freddo e chiuso, che mi sorpresi di quanto somigliasse al mio. 
Con il passare del tempo, grazie a lui, quelle piccole righe di sangue cremisi andarono diminuendo il loro numero, fino a svanire del tutto. Era incredibile come quello che si era presentato alla porta del mio cuore come un estraneo come tanti, avesse fatto in un anno tutto quello che il resto del mondo non era riuscito a fare in tutta la mia vita. O meglio, in tutto quel tempo trascorso dalla mia nascita, poiché non avrei il coraggio di definire vita quella precedente all'arrivo di Levi, dato che solo dopo quell'evento iniziai effettivamente a vivere.
E tutto questo grazie ad un semplice uomo. 
Grazie al mio eroe.
 
 
 
(Death) Note dell'autrice
 
Cioè, ci sono voluti tutti i casini che ho passato per farmi completare questa OS che, diciamocelo, fa anche piuttosto pena XD
NEL FRATTEMPO IO STO SCLERANDO PERCHÉ DOMANI HO COMPITO DI ITALIANO PORCAPUTTANA
YEEE
Vabbè... 
Ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio e la forza d'animo di leggere 'sta roba senza morire dalla noia, naturalmente mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, quindi se mi lasciaste una piccola recensioni a non sarebbe affatto male <3
Ma io vi voglio bene ugualmente, quindi vi do un enorme abbraccio virtuale.
Laura
   
 
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