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Autore: Tatan    28/12/2008    2 recensioni
Fissai per un’ultima volta ciò che rimaneva di quello stupendo affresco, e con mano tremante mi avvicinai per sfiorarlo...Della Dama non rimaneva che una mano e un lembo di veste, mentre il Cavaliere era stato privato del cavallo e di una gamba [...] STORIA ABBANDONATA
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Storico
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kmykiiiikkultimo
Ripescata, dopo un periodo di crisi XDDDDDDDDDDD
Attention please: ho cercato di scrivere questa fan fiction con le parole e con le modalità di pensiero dei miei protagonisti, e perciò lo stile sarà diverso da Pov a Pov
Nel caso di Alexia,  il suo è un pensiero tra lo strafottente moderno e la melodrammaticità tipica dell'età adolescenziale ù__ù

ALEXIA
Ne ho piene le palle di questa città. PIENE. E non me ne frega niente se i professori sono gentili con me, se i miei compagni di classe sono dei bravi ragazzi, se la mia vita non è uno schifo come mi sembra.
Ne ho piene le palle e non scherzo.
Sono tre mesi che mi sbatto per sorridere e fare la carina con tutta questa ipocritissima gente, tre mesi che la mia esistenza si è trasformata in un trascinata e polverosa routine. Non che prima fosse questa figata, ma sicuramnte meno finta e snervante.
Sono arrivata qui, e dalla piccola ed entusiasta Ale è venuto fuori un mostricciattolo pieno di sè, che prova a comportarsi da duro, da insensibile.
Se mi vedessero i miei amici ora, se sentissro cosa pensano di me i ragazzi locali, probabilmente si piegherebbero in due dalle risate.
Un topolino che prova a ruggire come una tigre.
Questo posto è riuscito ad avvolgermi in un armatura fatta di arroganza e a mortificare quello che ero; il tutto, in un breve lasso di tempo.
E poi c'è lui, naturalmente. Diego. Il mio personalissimo inferno fatto di carne e veleno, di occhiate fugaci e sorrisi beffardi.
Non ho la più pallida idea di cosa mi attraga in lui, e la verità è che non voglio saperlo. Non mi interessa.
L'importante è che mi lasci in pace, che non mi rivolga la parola e mi abbandoni nel piccolo angolo dove il mio cuore sopravvive.
E soprattutto, che non mi guardi con quegli occhi di fuoco in grado di farmi trmare le ginocchia.
Li visualizzo, così definiti e terribilmente familiari, un baratro in cui il mio istinto bastardo chiede di perdersi.
No. Kris, Kris, Kris. Ripesco il suo viso tra i miei pensieri, costringendolo a dominare la mia mente e a scacciare ogni altra cosa: i capelli castani, gli occhi verdi ed il sorriso splendente del mio migliore amico prendono forma nlla mia testa.
Migliore amico, eterno confidente, il mio amore segreto e così lontano. Kris, Kris, Kris. Ti prego, vieni qui, galoppa sul tuo cavallo bianco e portami lontano da tutto e da tutti.
Vieni qui, e sconfiggi gli occhi ammaliatori del serpente che mi tiene prigioniera.
Kris, ti amo, e non te l'ho mai detto.
Ti amo, e non ti ho nemmeno baciato. Ma lo sai,  non ho mai baciato nessuno. Anche se ho sedici anni suonati, non sono brutta, e ho sempre avuto un carattere interessante. Lo sai che il mio bacio è per te, lo sai che ti amo anche se non me lo hai mai sentito dire, lo sai anche se ora il tuo viso sfuma per lasciare il posto ad un volto scavato ed ironico, a dei capelli scompigliati e ribelli, a due oceani dove ogni coscienza è annullata, ogni ricordo svanito..
DALILA
Mi costrinsi a respirare lentamente, dilatando il più possibile i polmoni e lasciando che il profumo di lenzuola pulite mi calmasse, almeno un pochino.
L'aria entrava ed usciva dal mio corpo sprofondato nel letto, ma mi sembrava di soffocare.
Una morsa stringeva il mo stomaco, mentre il ricordo di labbra sbagliate torturava e consumava il mio cervello.
Un bacio. Mi ero accorta del furto solo una volta arrivata a casa,  ma non ci avevo fatto caso, non come avrei dovuto.
Stavo male non perchè un disperato straccione mi aveva importunata e derubata, ma perchè il suo gesto aveva uno scopo preciso che non aveva nulla a che fare con sentimenti ed emozioni.
Era venuto lì, tra gente come i miei zii, sicuro e sprezzante. Mi aveva salutata come una cara amica d'infanzia e se ne era andato, portandosi dietro un mio gioiello ed un pezzetto della mia anima.
Nessuno si era mai comportato così, nessuno era ruscito ancora a lasciarmi inerte ed inerme, senza parole e incantata come una bambina.
Fino ad ora.
Mugolai, irritata dal fascino che quel ragazzo dal nome sconosciuto esercitava su di me.
Non sarebbe più successo. Mai più.
Non volevo che fossero le mie gambe a tremare per un desesperato, non volevo che fosse il mio cuore a venir rapito da uno come lui.
Probabilmente la cosa migliore sarebbe stata andare a confessare tutto a zia Cecilia.
Ma tutto cosa?? Un incontro fugace nella notte di S. Monica e un bacio/ furto davanti alla chiesa???
Ed in più, non avrebbe potuto fare assolutamente nulla.
Nella mia ingenuità ( ma chiamiamola pure stupidità senza confini) non sapevo nemmeno il suo nome, e neanche quello dei suoi amichetti enormi,
e non avevo nemmeno un piccolo indizio per inquadrarlo.
Di  lui  sapevo solo il suono della voce, il profumo del respiro, e del potere dei suoi occhi.
Mi alzai, rabbrividendo al contatto con il pavimento gelido, e mi avvicinai alla finestra. Scostai le immacolate tendine ricamate, e gettai una veloce e colpevole occhiata attraverso il vetro.  
Una piccola luna truce illuminava le strade deserte, gettando una luce a dir poco spettrale sui tetti delle case. Nessun gruppo di giovani ubriachi a spaventare signorine per bene, a quanto pare.
Aprii la finestra, impaziente: nulla.
Solo un silenzio pesante e privo d'allegria.
Desideravo vederlo, dimostrargli che io ero più forte di lui, che non sarebbe bastato uno sguardo languido a farmi cadere ai suoi piedi.

Inutile Dire che aspetto commentiiiii


  
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