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Autore: _Rainy_    28/04/2015    4 recensioni
Vi è mai capitato di pensare, leggendo una storia su EFP: "Ehi, ma questa l'ho già sentita..."?
Già, perchè molte fanfiction romantiche si somigliano o contengono comunque dei cliché.
Cliché che mi sono presa la briga di analizzare qui sotto forma di una fanfiction (amo le cose complicate, si!) che spero vi possa almeno strappare un sorriso.
*DAL PRIMO CAPITOLO*
"Mi giro di scatto, trovandomelo a pochi centimetri dal viso (tipico comportamento da stupratore seriale, ma ehi: we dont’ care).
- Ehm… Si. – Rispondo, sicuramente rossa in faccia. – Tu sei Noah, giusto?
- Si, tesoro. – Dice lui, avvicinandosi ancora.
[...]
- Quindi questa è la parte della storia dove tu ti comporti da maniaco e poi io mi innamoro di te in perfetta coerenza con la Sindrome di Stoccolma?
- Direi di si. – Lui scrolla le spalle, probabilmente chiedendosi quanto sia pazza da 1 a 10."
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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06. Dove gli unicorni di zucchero dominano (?)

 

Mi sveglio dopo poche ore: evidentemente mi sono appisolata dopo aver fatto quello che dovevo fare – e che tutti stavano aspettando – con Noah.

Oh. Aspetta.

Sento di essere nuda sotto le coperte e le lenzuola sparse a caso per la stanza con gli indumenti da tutte le parti mi confermano quelle poche cose che ricordo: già.

Io e Noah abbiamo scop… Ops, fatto l’amore.

Si sa: nelle storie come la mia usare quel verbo volgare che inizia con la –s e finisce con –copare è quasi come dire che sono una troietta (non che in effetti si allontani molto dalla verità): no, no! Io e lui abbiamo fatto l’amore.

Locuzione così nobile e pura che ispira forti sentimenti, ma… Qual è esattamente la differenza? Gli studiosi si scervellano su queste domande da anni.

Mi giro guardandomi intorno, ma non c’è nessuno nella stanza con me.

Mi alzo e mi rivesto velocemente, guardando l’orologio: ho dormito solo due orette e la festa procede al piano di sotto.

Non so che caspita di aspetto devo avere, ma poco importa: a casa ci devo tornare subito o mia madre si insospettirà.

*sensi di colpa tra 3…. 2… 1… *

Oh, no! Aspetta!

Ho appena scop… No! Fatto. L’Amore. Con Noah! Cosa dirà mia madre?!

Non lo deve venire a sapere: mai. Mi riprometto di mantenere il segreto mentre setaccio la pista da ballo alla ricerca di Julie e Noah.

Chissà dove si è cacciato quel ragazzo.

E se per caso si fosse pentito e se ne fosse andato? Scaccio il pensiero maligno scuotendo fortemente la testa: no, ha detto che mi ama e non sembrava ubriaco!

Ehi, ecco Julie!

Mi sorride ampiamente da abbracciata a Simon, con cui probabilmente ha ballato per tutto il tempo (e oserei dire che quella sulle labbra di Simon è una macchia di rossetto: e brava la mia Julie!) e mi si avvicina a grandi passi:
- Ehi, non ti ho più vista, come andiamo?
- Bene! Ti devo raccontare un sacco di cose… Hai visto Noah per caso?
- Se n’è appena andato, perché a quanto pare ha avuto un’emergenza a casa o qualcosa del genere… Non saprei dirti. Comunque non è più qui, perché? – Chiede, ammiccando.
- Nulla. – Arrossisco inevitabilmente (sequenza “Ammiccare-Arrossire” ON). – Andiamo a casa?
- Come, di già?! Che ore sono?
- L’una è passata da un pezzo. – Ridacchio.
- Cosa?! Ma è tardissimo! Perché non mi hai avvisato?! Mia madre mi ucciderà! – Strilla a voce troppo alta e corre a prendere la borsa ammassata sopra altre borsette in un angolo.

Si volta e corre brevemente da Simon stampandogli un focoso bacio sulle labbra e abbandonandosi contro il suo corpo, per poi sorridergli raggiante e allontanarsi per correre verso il parcheggio.

Inserisce le chiavi nel cofano dell’auto e fa partire il motore con un suono gorgogliante (descrizioni ardite):
- Allora, cosa mi dovevi dire? – Inizia, euforica.

Mi lascio travolgere dall’entusiasmo di Julie e sorrido al paesaggio che scorre rapido fuori dal finestrino.

- Be’, per farla breve… Noah mi ama e io amo lui! – Strillo felice.
- Ah! Cioè: bene! – Il tono di voce di Julie si è abbassato e scruta la strada con più attenzione, ma la voce è strascicata a causa dell’alcool che ha ingerito. – Questo penso si sapesse però…
- Già! – Continuo imperterrita (strano che riesca a dire “imperterrita” dopo la straordinaria notte che ho passato!) nel mio racconto con una risata isterica e totalmente a cazzo (la mia volgarità è aumentata…). – Hai presente quando sono fuggita dalla pista da ballo con Noah dietro?
- Si… - Julie è esitante e la sua allegria si è spenta.
- Be’, siamo andati al piano di sopra e mi sono chiusa in una stanza perché non sapevo cosa fare, ma poi è entrato e…
- E…? – La voce di Julie non è impaziente come mi aspettavo, anzi: si direbbe preoccupata.
- E… L’abbiamo fatto. – Arrossisco di nuovo: maledetta timidezza!

Silenzio totale.

Solo ora mi accorgo che Julie non ha detto una parola di felicità da quando le ho parlato di me e di Noah.

- Tutto a posto? – Chiedo, esitante. Non l’avessi mai fatto.
- NO CHE NON E’ TUTTO A POSTO, CAZZO! (come dite? Tutto maiuscolo è di pessimo gusto? Frega niente.) – Julie esplode picchiando una mano sul volante e urlando di rabbia. – COME HAI POTUTO SCOPARE CON NOAH?!
- Tecnicamente abbiamo fatto l’am… - Tento di precisare.
- COSA?! C’E’ ANCORA GENTE CHE FA QUESTE DIFFERENZE?! PER FAVORE, FUFFY! AVETE SCOPATO E BASTA!
- Non capisco perché stai urlando… - Sussurro perplessa dalla sua reazione.
- PERCHE’ NON E’ UN BRAVO RAGAZZO, ANZI! BACIARLO E USCIRCI INSIEME POSSONO ANDARE BENE, MA CAZZO! SCOPARCI! ORA SEI SOLO UNA DELLE SUE TANTE PUTTANELLE! – La fisso indispettita e offesa. – COSA PENSI CHE FARA’ DOPO QUESTA NOTTE, EH? SE NE ANDRA’ LASCIANDOTI CON IL CUORE INFRANTO! MI DISPIACE DIRTELO, MA HAI FATTO UNA CAZZATA BELLA E BUONA!
- Julie, calmati! – Strillo anche io (pensatelo in maiuscolo, ma non lo metto così perché altrimenti mi urta la vista.) – Non è il caso di fare tutti questi drammi! Lui ha detto che mi ama e poi… Quello che faccio non ti riguarda. – Nel momento esatto in cui questa frase esce dalla mia bocca capisco di aver detto una cattiveria e vorrei subito rimangiarmela, ma non si può.

Cala di nuovo il silenzio.

- Ah no? – Julie stavolta ha una voce calma e glaciale. – Non riguarda la tua migliore amica? La persona che ti ha supportato dopo tutte le grandi rotture serie della tua vita? Ah, bene. Vaffanculo. – Sputa con disprezzo.

L’insulto fa arrabbiare anche me.

- Che diritto hai di insultarmi?! Non volevo dire quello che ho detto, ma non puoi insultarmi solo perché ho fatto quello che ho fatto con Noah! Non si può certo dire che io ti giudichi ogni volta che fai qualcosa con un ragazzo che a me non piace!
- MA ALMENO IO RISPETTO LE TUE COTTE, CAZZO! – Julie esplode di nuovo.
- Cosa? – Sono confusa. – Cosa intendi?
- COSA INTENDO?! FUFFY, PORCA TROIA, NON TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO CON SIMON?!
- Simon? Cosa c’entra Simon?
- HAI FLIRTATO CON LUI, SEI USCITA CON LUI E ANCHE OGGI ALLA FESTA STAVATE PER FARE CHISSA’ COSA E SOLO NOAH VI HA FERMATI. CAPISCI CHE HAI FATTO PROPRIO LA… LA… LA TROIA! – La sua voce crolla di nuovo e ammutolisco: non mi aveva mai insultata così. – Ecco, l’ho detto. Si, ti sei comportata da troia. Prima ci provi con Simon per far ingelosire un altro ignorando i miei sentimenti per lui e poi scopi, finalmente, con Noah, che è stato il tuo obiettivo fin dall’inizio. Complimenti, davvero.

Non rispondo subito e rifletto sulle mie azioni: che abbia ragione?

Sicuramente ha diritto di essere infastidita per Simon, ma sa che non avrei mai fatto nulla e sta esagerando.

- Stai esagerando.
- Ah si? Allora tu oltre che troia sei una pessima amica. – Sibila, velenosa.

Per tutto il viaggio abbiamo fissato la strada davanti a noi, senza scambiarci neanche uno sguardo. Stringo i pugni per l’irritazione e mi volto di scatto verso di lei:
- Piantala di fare la bambina! – Sbotto. – Non ti sembra di esagerare?!
- Esci dalla mia auto. – Replica gelida accostando davanti a casa mia.

Il viaggio sembra essere durato appena cinque minuti.

Scendo sbattendomi la porta alle spalle, troppo orgogliosa per fermarmi a discutere e allo stesso tempo furente. Lacrime di rabbia scivolano giù dalle mie guance mentre ripenso al mio comportamento: no, non ero per niente nel torto (figurati: “Troia” è il tuo secondo nome, ma no, tranquilla: hai ragione tu…), sarebbe dovuta venire lei a scusarsi *mi getto la testa all’indietro, asciugo le lacrime ed entro in casa*.

Mi infilo subito nella mia stanza e mi addormento di botto dopo essermi sorbita una breve ramanzina per essere tornata tardi.

Sono troppo stressata e le mie mani quasi volano da sole verso la lametta: litigare con Julie mi ha distrutto, soprattutto perché se l’è presa così tanto per qualcosa che non pensavo di aver commesso.

Piango mentre il mio sangue sgorga nel lavandino mescolandosi con l’acqua.

-

Quando mi sveglio il sole è già sorto da un bel pezzo e un vassoio con un paio di pancakes mi aspetta vicino alla porta: che cara donna mia madre!

Per fortuna, però, che non è entrata in bagno, o avrebbe visto i fazzoletti insanguinati e la lametta ancora sporca custodita nel mio beauty case… Per stavolta è andata, ma ho come la sensazione che lo scoprirà, presto o tardi (anche io, chissà perché).

Mangio poco e niente: non ho fame.

Lo stomaco mi si è come chiuso dopo aver riflettuto abbondantemente sul litigio con Julie: che abbia ragione lei (ma va?)?

In fondo con Simon mi sono leggermente lasciata andare, ma non è mica successo niente e quello che ho fatto con Noah… Veniva dal cuore, no?

Oh, Noah.

Chi l’ha più sentito…

Accendo il telefono e controllo i messaggi: due nuove notifiche.

Un messaggio di Patty sul gruppo di Whatsapp della scuola (wow, la tecnologia) che ci invita ad andare al parco oggi pomeriggio per la festa di compleanno di una sua amica e un altro messaggio… Da Noah.

“Ehi… Come stai? Ti va di parlare?”

Il mio cuore quasi fa un balzo: si! Accidenti se mi va di parlare!

Rispondo in fretta e mi si stampa un sorriso in faccia che probabilmente fa apparire il mio delicato visino più ebete di quanto già non sia.

“Ci vediamo oggi al parco alla festa dell’amica di Patty?”

Scuoto istintivamente la testa: “Ma saremo completamente in mezzo alla gente… Pensavo non ti piacesse essere al centro dell’attenzione!”

Tesoro, io ci sono nato al centro dell’attenzione, eheh! - Sogghigno. – Spero di vederti, oggi pomeriggio.”

Sorrido e faccio per chiamare Julie per chiederle consigli su come mi devo vestire, ma mi ricordo improvvisamente della litigata e scoppio di nuovo a piangere come la fontana di Trevi.

Cioè Julie è la mia migliore amica da quando mi ricordo e… Come dici? Le mie pippe mentali non interessano a nessuno? Ma tranquillo: non ci credo neanche io, mi servono sono ad occupare spazio e a far finta che il mio personaggio abbia spessore psicologico (che termini, eh?).

Sospirando apro l’armadio e scorro rapidamente con lo sguardo quel gigantesco magazzino dell’Ikea per vestiti che è il mio armadio. Mi faccio la doccia (sono pulita, io!) e alla fine opto per dei semplici jeans a vita alta con una maglietta bianca disegnata e una giacchina grigia.

Ah, la mia capacità di essere figa: sono Fuffy Sonofigaancheconunsaccodellaspazzaturaaddossoesisa O’Fuffer *piovono stelline dal cielo* !

Indosso i miei amati anfibi e esco di casa, perché ovviamente il lasso di tempo in cui ho posato il telefono e mi sono preparata nella realtà è durato circa un’ora, ma nelle fanfiction a) non interessa a nessuno b) è corrispondente a quattro ere geologiche, quindi è normale che essendosi svegliata prima di pranzo ora sia già il momento per la nostra Fuffy di andare alla festa di compleanno. Ah, che mondo le fanfiction!

-

Il parco è stato riadattato per l’occasione e la festa è davanti al laghetto al centro del bosco. Intorno allo specchio d’acqua che riflette la luce del sole in magici effetti (?) sono stati disposti dei tavoli con ogni tipo di cibo e bevande e ovviamente anche sedie e cuscini per riposare all’ombra. Sulle rive del lago, balneabile, sono allineate delle sdraio dove alcune ragazze prendono mollemente il sole, più che altro per farsi notare dai tanti ragazzi invitati alla festa: ah, che oche (perché tu sei diversa, no?)!

Fa terribilmente caldo con i jeans, ma non ho pensato di portarmi il costume, perciò sorrido a Patty e mi dirigo verso qualche mia compagna giusto per non stare li da sola.

Ci sarà mezza scuola a questa festa!

Non mi ero mai resa conto quanto fossi sola senza Julie. (c’entra proprio con tutto quello che hai detto prima…)

Cavolo, che buoni questi pasticcini! (non c’entra nulla neppure questo)

Vorrei tanto andare a stendermi al sole, ma mi vergogno (ma lo fai apposta? Ah no, è la tipica coerenza tra le frasi di queste fanfiction… ).

Scorgo Noah dall’altro lato del prato, vicino al suo gruppo di amici e tento di raggiungerlo, ma vengo fermata da una ragazza che mi prega di farle una foto con il suo ragazzo e quando mi giro di nuovo lui non è più lì, ma si avvia a grandi passi verso il bancone del bar insieme a un ragazzo della sua classe.

Ad un tratto qualcuno mi chiama appoggiandomi una mano sulla spalla:
- Ehi, Fuffy!

Mi giro e Simon mi sta sorridendo a trentadue denti. Sorrido a mia volta e biascico:
- Scusami per ieri, ma Noah…
- Non ti preoccupare. – Il suo sguardo, però, si è rabbuiato. – Senti… Posso farti vedere una cosa, dopo?

Annuisco, perplessa. Cosa sarà mai?

Lui dice qualcos’altro, ma non lo sto ascoltando perché ho scorto da sopra la sua spalla Julie, accanto alla ragazza che una volta tentò di portarmela via, Brigitte (è il convegno delle ragazze francesi evidentemente). Ah, quando la odio! La o-d-i-o!

Alzo gli occhi al cielo e anche lei sembra notarmi, ma non fa nulla per allontanare quell’oca spocchiosa. Deciso di usare la sua stessa tattica e avvicino la ragazza che Julie odia di più, una certa Katerine che a me non fa ne caldo ne freddo, ma che le rubò il ragazzo qualche anno prima.

Come dite? Sono piccole provocazioni infantili? Lo so perfettamente, ma me ne frego altamente! MUAHAHAH!

Simon riattira la mia attenzione con più insistenza e mi fa segno di seguirlo con un ampio sorriso. Dico qualche veloce parola di scuse a Katerine e mi allontano non senza aver gettato un’occhiata a Julie: è profondamente irritata e penso proprio sia per causa mia. Sogghigno soddisfatta (stronza, già.).

Simon si inoltra nel bosco, dicendo allegramente:
- Vieni, ti piacerà!

Arriviamo davanti a una splendida formazione rocciosa illuminata da dietro dai raggi del sole che ne sfumano i contorni: quasi uno scenario da fiaba! Sorrido meravigliata e quasi non mi accorgo di Simon che mi si è avvicinato.

- Ti piace? – Chiede, la voce ridotta ad un sussurro ammaliante.
- Moltissimo! – Sorrido e mi guardo intorno quasi a voler assorbire l’atmosfera magica di quell’ambiente.

Simon mi prende le mani e divento improvvisamente rossa.

- No, Fuffy, non devi imbarazzarti! – Ridacchia lui, ma c’è qualcosa di strano in quella risata. – Anche se c’è Noah nella tua vita, e penso che ieri vi siate riappacificati, io…

Indietreggio istintivamente e la sua stretta si fa più forte.

- Simon, cosa fai? – Si sta avvicinando al mio volto e ho la schiena bloccata contro il grande masso.
- Secondo te? Siamo nel bel mezzo del parco, nel suo angolo più nascosto e ho avuto cura di preparare delle piccole sorpresine per chi volesse eventualmente giungere fino qui, quindi… Siamo completamente soli. – La sua voce ora non è più ammaliante e gentile come al solito, ma perfida e desiderosa.

Le sue labbra premono sulle mie con violenza e si impone a forza nella mia bocca.

- No, Simon! Io amo Noah, non puoi… - Ma la bocca mi viene tappata da una sua mano.
- Non me ne frega niente dell’amore, sai? Io non voglio il tuo amore. – Ghigna perfidamente, il suo bel volto trasfigurato in una maschera di malizia.

E improvvisamente mi è tutto chiaro: mi è chiaro mentre la sua mano libera si insinua sotto la mia maglietta e accarezza il mio seno per poi stringerlo con forza fino a farmi male, mi è chiaro mentre lacrime di dolore e disperazione mi scendono dagli occhi e mi è chiaro mentre quella sua mano infamante scende lentamente verso i miei jeans.

Mi dispero finalmente consapevole di cosa è intenzionato a fare… Solo ieri quegli stessi gesti erano piacevoli, guidati dall’amore, e oggi cosa sta accadendo? Oggi sono gesti proibiti e violenti, che lasciano segni sulla pelle quasi fossero marchi a fuoco.

Autrice, però! Cioè io sono la protagonista sfigata che non appena riesce a trovare l’amore viene stuprata?! Ma allora mi vuoi davvero male!

Che cosa ci vuoi far… Io scrivo, io decido.

Eh che palle!

- Lasciala subito, brutto bastardo! – Questa voce… Si, è la voce di Noah (Oh, Dio, i sentimentalismi!)!

Simon mi lascia improvvisamente e con tutta la voce che ho in corpo grido il nome del mio salvatore:
- Noah!
- Zitta, troia! – Simon mi tira uno schiaffo che mi fa cadere a terra. Io mi rannicchio contro il sasso, piangendo e stringendomi la pancia nuda, scoperta dalla maglietta sollevata.
- No, zitto tu! – Noah si avvicina e senza pensarci due volte tira un pugno a Simon

Lottano per un po’ come due ninja (si, la mia capacità descrittiva fa cagare) e alla fine, ovviamente, il mio eroe prevale.

- Fuffy, come stai? – Mi chiede una voce femminile, in lacrime. Mi giro e Julie è rannicchiata vicino a me.
- Julie? – Sussurro.
- Si, quando non vi ho visti arrivare mi sono ingelosita e volevo dirtene quattro, quando ho notato le piccole “sorprese” preparate da Simon e allora ho capito e sono corsa a chiamare Noah. Mi dispiace tanto.

Non rispondo e osservo le nostre lacrime bagnare la terra.

- Lasciaci soli. – Noah dice a Julie dopo aver steso a terra Simon, svenuto.

Julie annuisce e si allontana con un’ultima occhiata a me.

Non appena è fuori dal nostro campo visivo Noah si muove, veloce come un fulmine, e si inginocchia davanti a me, prendendomi tra le braccia e sollevandomi da terra:
- Dio, Fuffy, mi dispiace così tanto… Non avrei mai dovuto perderti di vista o permettere che quel pezzente ti si avvicinasse… - La sua voce è rotta di disperazione.
- Non importa, Noah. – Abbozzo un sorrido, senza smettere di piangere.
- Si che importa, cazzo! E’ tutta colpa mia…
- No, è colpa mia: non avrei dovuto andare con lui. Non macerarti nel dolore per me, ti prego. – Gli accarezzo il volto e lo bacio con dolcezza.

Lui sorride sulle mie labbra e i suoi capelli spettinati mi solleticano la fronte. Mi posa a terra e mi aiuta a sistemarmi la maglietta e la giacca, senza toccare nessun lembo di pelle scoperta. La dove Simon mi ha toccato con le sue mani odiose la pelle ancora brucia.

Lui mi ha salvata. Mi ha davvero salvata.

E’ accorso per me e io sono qui grazie a lui.

- Fuffy, devo chiedertelo: cosa ti ha fatto quel bastardo? – Il suo sguardo stilla odio.
- Non mi ha… - Le parole mi muoiono in gola e ricomincio a piangere sommessamente.
- Scusami. E’ tutto a posto. – Mi abbraccia e mi accarezza la testa e mi sento finalmente al sicuro. – Saremo io e te contro di lui, non riuscirà a farla franca e lo denunceremo. Non ti preoccupare. E’ tutto a posto. E’ tutto okay. – Continua a ripetere.
- Noah, io… - Lo guardo. - … Ti amo.
- Dio, Fuffy, ti amo anche io. – Sorride e mi bacia di nuovo, delicatamente.
- Io… Faccio quelle cose… Quei tagli… - Inizio guardandolo e lui spalanca gli occhi.
- No, Fuffy, non sei obbligata a dirmelo, io…
- Fammi finire, ti prego. – Abbasso lo sguardo, ma rimango appoggiata al suo petto e ascolto il suo cuore battere per qualche secondo. – Io mi faccio quei tagli perché la mia situazione a casa è molto stressante, perché soffro per la mancanza di mio padre e perché anche io mio fratello lo faceva fino a qualche mese fa e diceva che aiutava a superare il dolore nei momenti difficili. Io sono sempre stata sola, con solo Julie, ma quando non c’era lei nessun’altro veniva da me per interessarsi alla mia vita. Sono invisibile per gli altri e nonostante tutto riesco a rovinare le vite di Julie, la tua… Non avrei mai voluto che lo scoprissi, ma io mi fido di te e penso che tu debba sapere perché lo faccio.
- Fuffy… - Sospira e temo che mi stia per lasciare definitivamente. – Non hai rovinato la mia vita: l’hai resa una vita migliore e in realtà… Be’… Tu sei la mia vita.
- Non sei obbligato a dirlo: se vuoi andartene perché pensi sia troppo difficile da gestire fallo. – Sospiro in attesa della sua reazione.

Dopo pochi attimi di silenzio Noah sorride e mi prende il volto in due dita, passando il pollice sulle lacrime per asciugarle:
- Non posso farlo: anche se ti aiutasse a stare meglio, anche se senza di me tu smettessi di farlo per sempre non potrei. Sono un fottuto egoista, lo so, ma non posso vivere senza di te. Mai. Quindi non chiedermi se voglio lasciarti, perché il giorno in cui ti lascerò sarà solo perché sarò morto o completamente pazzo.

Ridacchio e lo bacio per un’ultima volta prima di tornare alla festa.

- Siamo io e te contro tutto il mondo Fuffy, non dimenticarlo.

*roba poetica a caso: FINE*

 

- CIAMBELLANGOLO -
Si, state vedendo bene: è un aggiornamento infrasettimanale (:3) dovuto al fatto che questo weekend non ho aggiornato e avrei dovuto, scusatemi.
Che ve ne pare di questo capitolo?
Ancora grazie per tutto il sostegno che state dando a questa sciocca fanfiction alias parto della mente di una disagiata lol c:
Un solo dubbio: devo cambiare rating secondo voi? Grazie mille per tutto!
_Rainy_
PS: http://raggywords.blogspot.it
Visita la mia pagina di EFP per il link alla pagina Facebook e altre mie storie :3

   
 
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