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Autore: Piperilla    28/04/2015    1 recensioni
Mai fermarsi alla superficie delle cose.
Questa è una verità più importante di quanto si possa credere: sotto l'aspetto ordinario, infatti, molte persone nascondono capacità fuori dal comune: quella che permette loro di governare i quattro Elementi fondamentali.
In un luogo sperduto vengono riunite queste persone speciali: separati contro la loro volontà da parenti e amici, segregati in quella che è più una prigione che una scuola, viene insegnato loro tutto sul loro potere e su come padroneggiarlo: gli anni si susseguono in una serie infinita di lezioni e addestramenti fino a quando, nelle mente dei prigionieri, non rimane più nulla delle loro vite precedenti. Fino a quando non diventano strumenti nella scalata al potere bramata dai quattro Maestri che dirigono quel luogo.
Ma proprio come la lava ardente, la ribellione si agita appena sotto la superficie.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga degli Elementi'
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«Qualcuno ha visto Elizabeth?».
   Gli Apprendisti dell’Acqua risposero negativamente.
   «D’accordo… grazie» rispose Andrè, accigliato.
   Percorse poche centinaia di metri, vide Sofia in lontananza. La raggiunse di corsa.
   «Sofi!» gridò quando le fu abbastanza vicino. Lei si girò di scatto.
   «André! Mi hai spaventata… cosa c’è?».
   «Per caso hai visto Elizabeth?».
   Lei aggrottò le sopracciglia.
   «È sparita? Di nuovo?».
   «Pare proprio di sì».
   Nell’ultima settimana Elizabeth si era eclissata per diverse ore, senza che nessuno riuscisse a trovarla.
   «È già la terza volta» notò André preoccupato.
   In quel momento Blaze spuntò fuori dal nulla.
   «André! Di nuovo alla disperata ricerca di Elizabeth?» chiese sghignazzando.
   L’altro non parve altrettanto divertito.
   «Non è che per caso l’hai vista?» chiese speranzoso. Il giovane americano scosse la testa.
   «Neanche l’ombra. Probabilmente si è nascosta da qualche parte per allenarsi… o magari si è di nuovo incollata a Gregory, nella speranza che lui le insegni qualche colpo d’Acqua complesso!» disse, trattenendo un altro ghigno. Sapeva quanto André fosse infastidito dalle recenti attenzioni di Elizabeth per Gregory - che da parte sua la ignorava il più possibile. Il ragazzo, infatti, ebbe un moto di stizza.
   «Vado a cercarla, è meglio!» disse, avviandosi veloce verso un boschetto.
   Sofia guardò Blaze.
   «Dovevi proprio provocarlo? Sai quanto gli dia fastidio l’atteggiamento di Elizabeth, che bisogno c’è di girare il dito nella piaga?» gli chiese.
   Blaze scrollò le spalle.
   «Magari in questo modo si renderà conto che lei non lo merita. Neanche a me piacciono i suoi atteggiamenti… è un’opportunista».
   «André è innamorato, Blaze. Non puoi farci niente… rassegnati».
   Il ragazzo sbuffò.
   «Ti prego non dirlo… evito più che posso di pensarci!» disse, ostentando un’esagerata smorfia di disperazione.
   Sofia scoppiò a ridere.
   «Sei senza speranze Blaze… non cambierai mai!». Poi, tornando seria, gli parlò delle proprie preoccupazioni.
   «A te sembrano normali, queste sparizioni di Liz?» gli chiese.
   «Per ora non ci vedo niente di strano… magari vuole solo stare un po’ da sola. Qui non c’è molta privacy, lo sai» rispose lui con una scrollata di spalle.
   «Mah… forse hai ragione tu» disse Sofia, poco convinta.
   Proprio in quel momento, un rumore alle loro spalle li fece voltare. Elizabeth era arrivata di corsa.
   «Sapete dov’è Gregory?» chiese immediatamente.
   Blaze alzò gli occhi al cielo. Sofia, invece, le rivolse uno sguardo torvo.
   «Perché invece non ci chiedi di André? Ti ha cercata dappertutto, sta impazzendo dalla preoccupazione!» la rimproverò.
   La ragazza l’ascoltò a malapena.
   «Be’, ditegli che mi avete vista e che sto bene. Allora, dov’è Gregory?» chiese di nuovo con impazienza.
   «Di là, ai piedi delle ultime colline prima della prateria. Vicino al terzo laghetto a Est» disse Sofia, indicandole la direzione con una mano.
   «Perfetto. Ciao!» disse Elizabeth, correndo via.
   «Poteva almeno ringraziarmi» disse Sofia tra sé e sé.
   «Non credo che lo farà… specialmente quando si renderà conto che l’hai mandata nella direzione opposta a quella in cui si trova davvero Greg» notò Blaze divertito.
   Sofia gli rivolse un ghigno divertito.
   «Se l’è meritato. Non ho saputo resistere!».
   Si incamminarono nella direzione opposta a quella presa da Elizabeth. Pochi minuti dopo incrociarono Fernando, Emma e Ailie.
   «Gregory ci ha mandati a cercarti» dissero i tre a una voce, rivolti a Sofia.
   Lei spalancò gli occhi.
   «Quando mi fa chiamare mi preoccupo sempre. Non oso immaginare cosa stia tramando…».
   Blaze scoppiò a ridere.
   «Tu, preoccupata? Ah no, questa scena non voglio perdermela… andiamo!» esclamò il ragazzo, facendo cenno a Fernando di fargli strada e trascinandosi dietro Sofia.
  Mentre Fernando parlava con Blaze, Sofia chiese a Ailie come avessero trascorso la mattinata.
   «Oh, è stato molto interessante!» esclamò la giovane con gli occhi che brillavano. «Gregory ci sta spiegando come percepire gli Elementi».
   «E qualcuno è riuscito a percepire qualcosa?» le domandò Sofia. Sapeva quanto fosse difficile imparare a sentire gli Elementi e a riconoscere la traccia inconfondibile che caratterizzava ogni singolo Portatore.
   Ailie scosse la testa.
   «Qualcuno si è sentito male… dicevano che era come se qualcosa di invisibile li schiacciasse».
   «È perfettamente normale. Quando si inizia a percepire la massa indistinta degli Elementi dei vari Portatori, non si riesce a distinguerli gli uni dagli altri e i sensi ne vengono sopraffatti. Ma imparerete presto a sopportare quel flusso d’informazioni» le spiegò Sofia, prima di rivolgersi a Emma. «E tu, Emma? Hai sentito qualcosa, mentre Gregory vi spiegava come riconoscere le tracce dei Portatori?».
   «Io… non ci ho provato» rispose mesta la ragazzina.
   Sofia la guardò stupita, prima di rivolgerle la domanda più semplice e insieme più complessa.
   «Perché?».
   «Perché non sono una Portatrice!» esplose Emma, stanca di ripeterlo ogni volta che le veniva rivolta una domanda che riguardasse gli Elementi.
   «Invece avresti dovuto. Non puoi sapere in quale modo il tuo potere si mostrerà e se non provi nemmeno ad avvicinarti a questo mondo, be’… allora potrebbe non accadere mai» disse Sofia accigliata. «Però è bello vedere che sotto quel visetto dolce e l’aria riservata c’è della grinta» proseguì sorridendo.
   «Credi davvero che in me ci sia la traccia di un qualche Elemento?» le chiese Emma speranzosa.
   «Quello che credo io non ha importanza, Emma. Conta quello che credi tu, e il modo in cui ti poni di fronte al problema è sbagliato. Impedisce al tuo potere di manifestarsi, se c’è. Sì, so cosa stai pensando» disse Sofia notando la sua espressione. «Ti senti a disagio perché sei l’unica, qui, che non ha ancora dimostrato di essere un Portatore. Quello che devi capire è che non ci sono tempi e modalità standard. Per ognuno di noi vale una regola diversa, riguardo l’emergere del potere. Prendi Laurence: lui ha scoperto di essere un Portatore dell’Aria a ventinove anni. Quindi smetti di preoccuparti del fattore tempo» concluse, dandole una pacca sulla spalla.
   Ailie tirò una gomitata a Emma.
   «Hai visto? Te l’avevo detto che ti stavi facendo troppi problemi!».
   L’altra la spinse, ridendo.
   Sofia scosse la testa, mentre arrivavano al grande prato dove sorgeva l’Ala Est dell’unico grande edificio della Valle.
   «Eccovi finalmente!». La voce di Gregory li raggiunse prima che riuscissero a scorgerlo.
   Si fermarono di fronte a lui e Laurence.
   «Allora Greg, cosa vuoi da me?» gli chiese Sofia con l’aria di un condannato a morte che si avvii al patibolo.
   Gli occhi di lui brillarono maliziosi nel risponderle.
   «Pensavo che ti avrebbe fatto piacere un po’ di allenamento… è da tanto che non ci sfidiamo. O hai forse paura?» la stuzzicò.
   Lei arruffò il pelo come una gatta.
   «Mi prendi in giro? Potrei batterti a occhi chiusi!» fu la replica.
   «Bene. Allora cominciamo» decise Gregory con un ghigno. «Sarà meglio che vi allontaniate» disse agli altri, che si affrettarono ad obbedire.
   I due iniziarono a studiarsi, mettendo circa cinque metri tra di loro. Trascorsero in questo modo dieci interminabili minuti, durante i quali gli altri Figli degli Elementi e alcuni Apprendisti – tra cui Elizabeth - si unirono al gruppetto già sul prato.
   «Pensate che andranno avanti a lungo in questo modo?» chiese Ailie a Laurence e André.
   Proprio in quel momento, i due contendenti scattarono.
   Gregory lanciò contro Sofia un getto d’Acqua, che si tramutò in ghiaccio e si divise in uno sciame di schegge prima di arrivare a destinazione. Sofia parò il colpo disperdendo i piccoli dardi con la mano sinistra, coperta da un sottilissimo velo di Fuoco. Poi contrattaccò, evocando una frusta incandescente e cercando di arpionare l’uomo alla gamba per trascinarlo a terra, ma Gregory riuscì appena in tempo a deviare il colpo, evitandolo per pochi centimetri.
   Tutto si svolse in meno di cinque secondi. Poi, dopo un istante di pausa, fu Sofia ad attaccare nuovamente, scagliando una manciata di sfere infuocate contro Gregory.
   «Banale!» le gridò contro lui, facendole esplodere con dei colpi d’Acqua ben piazzati. Ma la massa di scintille in cui si erano sbriciolate le sfere di Sofia, invece di dissolversi, a un cenno delle mani della ragazza si avventarono su Gregory, che non riuscì a evitarle tutte. Il suo braccio destro scomparve sotto le scintille, che immediatamente arsero.
   Saltellando, Gregory tentò di scrollarsele di dosso. Mentre con una sottile lastra di ghiaccio riusciva a fare presa sulle scintille più esterne, staccandole dal proprio braccio, Sofia gli immobilizzò le mani con dei ceppi di Fuoco e lo colpì con una frustata ardente in pieno petto, facendolo crollare al suolo.
   «Uno a zero per me» annotò ghignando la ragazza.
   «Stronza» replicò lui, steso a terra.
   Sofia lo liberò e attese che si rialzasse. Poi si misero di nuovo in posizione, lei in allerta, lui studiando il modo migliore per attaccarla e tornare in parità.
   Immobili, si fissarono per alcuni minuti. All’improvviso Sofia spiccò un salto.
   «Ma che diavolo…?».
   Si guardò i piedi: erano stretti in una morsa di ghiaccio che le impediva di muoversi. Un cerchio di Fuoco le percorse il corpo, dall’alto verso il basso, concentrandosi sul ghiaccio e sciogliendolo. Gregory colse il momento per lanciarle contro un lungo, spesso nastro d’Acqua che le si avvolse attorno al corpo, bloccandola.
   «Uno pari» disse Greg, sollevando un sopracciglio.
   «Fossi in te non ci scommetterei» rispose Sofia muovendo impercettibilmente le mani, rimaste libere.
   Uno spesso strato di fumo, grigio e acre, si levò dal terreno circondando Greg e togliendogli momentaneamente il respiro. Mentre l’uomo annaspava un’onda di Fuoco si alzò alle sue spalle, inglobandolo in una bolla incandescente.
   Alcuni Apprendisti gridarono di paura e stupore, mentre Costa e André scattavano in avanti per intervenire.
   «Non vi azzardate!» gridò Sofia, intuendo le loro intenzioni. Un istante più tardi l’Acqua che la stringeva in una morsa si dilatò, chiudendola a sua volta in una bolla trasparente attraverso cui il corpo della ragazza si intravedeva confusamente.
   Per metà atterriti e per metà affascinati tutti rimasero al proprio posto, senza osare muoversi o intervenire. Dopo un paio di minuti, quasi simultaneamente, le due bolle crollarono su loro stesse, franando a terra e dissolvendosi. Gregory e Sofia caddero sull’erba, respirando affannosamente, il primo col viso coperto di fuliggine rivolto verso il cielo a cercare aria pulita, la seconda distesa bocconi sul terreno, bagnata fradicia.
   Greg si girò faticosamente verso di lei.
   «Pari?» chiese.
   «Scordatelo. Io avevo già messo a segno un colpo» replicò Sofia con voce flebile.
  Blaze, André e Costa scattarono in avanti.
   «Siete pazzi? Potevate uccidervi l’un l’altra!» strillò il greco, sconcertato dalla noncuranza con cui valutavano il loro recente scontro.
   Gregory si alzò, aiutato da Blaze.
   «Oh no, stavamo solo giocando un po’. Altrimenti non ci saremmo trattenuti…».
   Costa lo guardò strabuzzando gli occhi.
   «E quello tu lo chiami giocare?» disse incredulo.
   «Calmati Costa» intervenne Sofia, mentre André l’afferrava per la vita e la tirava su di peso «o andrai a fuoco».
   «Calmarmi? Ci prende anche in giro, ci dice che vi stavate trattenendo e…».
   «Ma è così» lo interruppe Sofia. «Ti sembrava ci stessimo impegnando? Se l’hai pensato, hai delle pessime capacità di valutazione». Poi si guardò. «Greg, accidenti a te… sono zuppa, guarda!» disse, afferrando i lisci capelli castani che le arrivavano alla vita e strizzandoli. Una piccola pioggia si riversò sul prato.
   «E io cosa dovrei dire?» replicò lui, indicandosi i vestiti anneriti, coperti di fuliggine e bruciacchiati qua e là. «Sono sudicio, grazie al tuo fuocherello».
   «E chiamalo fuocherello!» disse Blaze.
   Scoppiarono tutti a ridere.
   «Va be’, sarà meglio andare a cambiarci… a proposito André, dov’è Liz? Mi sembrava d’averla vista lì tra voi» chiese Sofia mentre il gruppetto di spettatori si allontanava e lei, Greg, André, Blaze e Laurence entravano nell’edificio e si dirigevano verso l’Ala Nord, dove erano situate le loro stanze.
   «Non ne ho idea… mentre osservavamo il vostro scontro mi ha detto che le era venuta voglia di fare una passeggiata e se n’è andata» rispose il giovane.
   «Certo che la tua ragazza è diventata una gran camminatrice. Da quand’è che ha cominciato a sparire per queste lunghe passeggiate solitarie?» disse Blaze ad André.
   Fu Gregory a rispondere. «È sparita per la prima volta pochi giorni dopo il mio arrivo… l’undici di Giugno. E non credo sia stata una coincidenza, che sia iniziato tutto quel giorno».
   «E cos’aveva di speciale quel giorno?» chiese sempre Blaze.
   «Era il mio compleanno» disse Gregory «e credo che Elizabeth avesse sentito Sofia farmi gli auguri, perché si è presentata mentre mi allenavo nel boschetto qui vicino per augurarmi un buon compleanno e offrirmi un regalo… decisamente particolare».
   «E cos’era, che voleva regalarti?» domandò Laurence dopo una breve esitazione. Avevano tutti il timore che la risposta potesse ferire André.
   «La sua fedeltà. Come Portatrice d’Acqua, non come donna… a patto però che io decidessi di addestrarla e insegnarle i colpi d’Acqua complessi e altri trucchi del genere. Ho rifiutato, e lei se n’è andata come una furia, sparendo fino a notte fonda» disse Gregory.
   «Abbiamo notato tutti che ha una certa ossessione per l’addestramento e che vuole bruciare le tappe, ma questo non ha senso. Sei un Maestro dell’Acqua, l’avresti addestrata comunque». Questa volta fu Blaze a parlare.
   «Ho avuto come l’impressione che si aspetti lo scoppio di una guerra» replicò Gregory, guardando André. «Magari tu sai dirci come mai lo pensa».
   Intervenne Laurence. «Tutti ci aspettiamo un attacco da un momento all’altro. Abbiamo allertato ogni singolo Portatore a tenere costantemente gli occhi aperti».
   «Ma anche questo non ha senso. Ho visto le protezioni che avete attivato intorno alla Valle per evitare che qualcuno riesca ad accedervi o a percepirvi. Queste cose di certo le sanno tutti quelli che sono qui, quindi come può Elizabeth credere una cosa del genere? Sofia, tu cosa ne pensi?» disse Gregory rivolgendosi alla sua vecchia allieva, che aveva un’aria preoccupata.
   «Penso che dovremmo rafforzare le protezioni e controllare Elizabeth. Queste passeggiate solitarie non sono prudenti… e lei non sa ancora reprimere il proprio potere» aggiunse dopo una breve riflessione.
   «E…?» disse Gregory. Sapeva che lei aveva omesso una parte dei suoi pensieri.
   «E penso anche che dovremmo stare attenti a quello che diciamo… e soprattutto a chi lo diciamo. Temo che ci sia qualcuno, tra di noi, di cui non possiamo fidarci» concluse la ragazza.
   «Intesi. Vado a cercare Liz» disse André lasciandoli.
   «Noi andiamo a prendere gli altri Figli degli Elementi e facciamo un giro di controllo» dissero Laurence e Blaze.
   «A proposito di questo… sarebbe ora che vi decideste a rivelare che voi otto siete dei Maestri, non più dei semplici Figli degli Elementi» esclamò Gregory. Laurence annuì.
   «Lo faremo alla prima occasione utile» confermò l’uomo, uscendo nuovamente all’esterno.
   Gregory e Sofia rimasero soli nel corridoio.
   «Andiamo a cambiarci e vediamoci nella biblioteca… ci sono alcune cose di cui dobbiamo parlare, se non vogliamo una guerra» disse Sofia, fissando gli occhi azzurri del cinquantaduenne che aveva davanti. Lui annuì, e si separarono.

*

Giovanni sbucò da dietro un albero, richiamato dalle grida di Jackson.
   «Eccoti finalmente!» esclamò l’americano spazientito. «Si può sapere cosa fai tutti i giorni qui in mezzo al bosco?».
   «Mi alleno» rispose Giovanni. Dalla conversazione avvenuta solo due settimane prima sembrava essersi ripreso.
   «Sono contento che ti sia scosso dall’apatia che ti avvolgeva e che tu abbia ricominciato a utilizzare il tuo Elemento… ma non ti sembra di esagerare?».
   «Assolutamente no. Devo sviluppare il mio potere a ogni costo».
   «Ancora? Giovanni mi dispiace dirtelo ma credo tu abbia già raggiunto il tuo limite. Sono ventisette anni che ti alleni ormai…» disse Jackson, cercando di farlo ragionare.
   L’uomo bruno gli rivolse un gran sorriso.
   «Da quando mi sono ripreso, più di un mese fa» esordì «ho iniziato a sentire il potere del Fuoco scorrermi dentro con molta più energia. Ogni giorno aumentava d’intensità e, dopo aver parlato con te, ho capito che non dovevo trascurare questo nuovo flusso di potere, ma valorizzarlo. Quindi mi allenerò fino a quando non si esaurirà».
   Jackson lo guardò con sospetto.
   «So a cosa stai pensando, Giovanni. Vuoi raggiungere il livello dei Testimoni, ma non puoi. Non puoi perché quel livello non esiste».
   «Lo so bene. Ripensandoci mi sono reso conto che Sofia è sì a un livello superiore a quello che credevamo, ma se è riuscita a ferirmi è stato solo perché la rabbia ha avuto il sopravvento sulla mia mente e mi ha portato ad abbassare la guardia nel tentativo di sopraffarla. Penso solo di poter sviluppare il mio potere un po’ di più, e credo non ci sia nulla di male in questo» disse tranquillamente l’uomo. Jackson sembrò rilassarsi.
   «Bene, mi fa piacere che tu abbia smesso di trastullarti con idee infondate. Comunque ero solo venuto ad avvertirti che tra mezz’ora dovresti cominciare l’addestramento giornaliero dei tuoi Portatori» gli disse.
   «Sei stato molto gentile… in effetti avevo perso la cognizione del tempo. Tu va’, io li raggiungo tra qualche minuto».
   Alle sue parole Jackson si avviò di nuovo verso il Centro, facendo attenzione a non inciampare nelle radici di qualche albero che, in quel punto della foresta, spuntavano numerose dal terreno.
   Giovanni lo guardò allontanarsi. Non riusciva a capacitarsi di quanto ottusi e mentalmente ristretti fossero gli altri tre Maestri. Erano convinti di essere i depositari della verità assoluta, riguardo agli Elementi e ai Portatori, e così facendo non riuscivano a cogliere le sfumature che, nelle ultime due settimane, avevano aperto una nuova serie di possibilità - pressoché infinite - davanti ai suoi occhi.
   Giovanni riprese ad allenarsi, chiedendosi dove diavolo fosse finito Gregory e dove ancora potesse cercarlo.

*

«Avanti, pensate: dove potrebbero essere?».
   Jackson e Tsukiko alzarono gli occhi al cielo. Prudencia era alle prese con la sua occupazione preferita: scoprire come arrivare a Sofia e agli altri Portatori fuggiaschi.
   «Prudencia santo cielo, basta! Non abbiamo idea di dove siano e, a meno di un colpo di fortuna, non lo scopriremo mai. Quindi smettila di assillarci!» esplose l'orientale. Le continue domande di Prudencia al riguardo erano riuscite a intaccare la sua calma e a farle perdere la pazienza. Qualcosa che non capitava spesso.
   L’argentina la guardò sbuffando e scuotendo i lunghi, neri capelli ricci.
   «Sembra che non v’importi di trovarli!» disse con astio.
   «Certo che c’importa di trovarli» intervenne Jackson «ma come ha giustamente detto Tsukiko, al momento non abbiamo modo di scovarli e insistere con delle ricerche infruttuose è inutile. Fattene una ragione».
   Giovanni entrò nella stanza con passo svelto, il volto disteso e i capelli ancora umidi. Probabilmente era appena uscito dalla doccia.
   «A Prudencia non interessa riportare indietro i Portatori che sono fuggiti… vuole solo vendicarsi di Sofia. Si sente umiliata dal fatto che una ventiquattrenne possa essere molto più potente di lei» disse allegramente l’italiano. Prudencia lo fulminò con gli occhi.
   «Sofia non è più potente di me!» ribatté con veemenza, prima di rendersi conto di quanto infantile fosse la sua risposta.
   «Oh sì, che lo è» insistette Giovanni «e se fossi onesta con te stessa e con gli altri, ammetteresti che ce l’hai con lei da quando abbiamo fondato il Centro. Non hai mai accettato che ti avessi lasciata per occuparmi di una ragazzina più piccola di me di ben diciotto anni. Ne sei sempre stata gelosa» concluse tranquillamente, incurante dell’espressione sbalordita di Jackson e Tsukiko e di quella furiosa di Prudencia, che era livida in volto.
   «Comunque» proseguì l’uomo «a rischio di risultare banale, ti ripeto quello che hanno già detto Tsukiko e Jackson: ad ora, non hai modo di trovarla. Però una possibilità c’è».
   «E quale sarebbe, questa possibilità? Dimmelo!» ringhiò la donna.
   «C’è un Maestro, che conosco da molto tempo e che mi ha addestrato per circa tre anni, abilissimo nel percepire le tracce dei Portatori. Voglio chiedergli di venire qui e aiutarci a trovare i fuggiaschi».
   «Si può sapere cosa stai aspettando? Se ti fossi mosso prima, forse li avremmo già trovati!».
   «Non è così semplice. Questo Maestro ha l’abitudine di nascondersi… rintracciarlo è molto difficile. Ho chiesto informazioni a tutti quelli che lo conoscono, ma nessuno ha saputo aiutarmi… è come svanito nel nulla» spiegò Giovanni. «Ma non dubito di riuscire a trovarlo. A una condizione però, Prudencia: che tu mi prometta che non torcerai neanche un capello a Sofia».
   «Cosa?!» esclamò lei furiosa, ma non aggiunse altro. La sua indignazione sembrava averla lasciata senza parole: quando finalmente le ritrovò, si scatenò in una lunga invettiva contro Giovanni. «Non accetterò mai! Voglio farla a pezzi con le mie mani!» concluse con violenza.
   «Allora non farò nulla per ritrovarla. Uccidere una Portatrice di talento come Sofia sarebbe uno spreco indescrivibile, Prudencia. Senza contare che lei è mia. La rivoglio con me, ma non da morta. Piuttosto, la lascerò scappare e nascondersi fin quando non ti passerà la voglia di farle del male» disse risoluto Giovanni, prima di voltarsi ed andarsene.
   Calò un silenzio imbarazzato. Poi Tsukiko si rivolse all’argentina.
   «Non sapevo che tu e Giovanni aveste avuto una storia…» disse titubante.
   «Ce l’avevamo, sì. Fin quando non andò in Spagna» rispose Prudencia con una smorfia feroce sul volto. «Arrivato là sparì, e non ne seppi più nulla per quattro anni… cioè fino a quando non tornò per dirmi che si era messo in affari con quell’altro italiano e chiedermi di fondare il Centro con lui e con voi due».
   Dopo il breve silenzio che seguì le sue parole, fu proprio Prudencia a parlare di nuovo.
   «Giovanni si comporta in modo strano, ultimamente. Non riesco a capire cos’abbia in mente».
   «Gli ho parlato, poco prima che venisse qui. La guarigione sembra avergli infuso nuove energie e si sta allenando per potenziare il controllo del proprio Elemento» la informò Jackson.
   Prudencia non sembrò convinta. «Che si allena a fare, se ha già raggiunto il livello massimo dell’addestramento?».
   «Ma Prudencia, si può sempre migliorare. Magari vuole acquisire una padronanza del Fuoco sufficiente a imparare le tecniche di guarigione» ipotizzò Tsukiko.
   «Non si è mai interessato di cose simili. Finora non ha fatto altro che concentrarsi sulle tecniche di combattimento e di ricerca» obiettò l’altra donna.
   «Probabilmente dopo aver subito quella ferita si è reso conto di quanto può essere utile saper guarire» rispose Jackson con noncuranza.
   «No, continuo a essere convinta che ci sia qualcosa che non va. Devo parlarne con lui, subito» decise Prudencia.
   Detto ciò uscì dalla stanza. Jackson e Tsukiko si guardarono.
   «Credi sia il caso di seguirla e controllare che la loro discussione non degeneri?» chiese lei.
   Jackson scosse la testa. «Giovanni è cambiato. Sembra aver ritrovato il proprio equilibrio… e niente di quello che può dire Prudencia può toccarlo. Non gli interessa minimamente la sua opinione… né quella di nessun altro».
   «Allora non ci resta che aspettare» rispose Tsukiko, scrollando le spalle.

*

Prudencia percorse quasi a passo di marcia il corridoio principale dell’Ala Sud, controllando le stanze più spaziose: erano tutte vuote. Affacciatasi a una finestra vide fiamme e fumo alzarsi dalla parte più bassa del parco. Fece dietrofront ed uscì dalla grande porta al termine del corridoio, camminando veloce, guidata dalle voci. Abbandonò i sentieri e attraversò il prato verde brillante in modo da arrivare più rapidamente a destinazione. In pochi minuti giunse al limitare del bosco: Giovanni era lì, che addestrava i Portatori del Fuoco con una pazienza e una buona volontà che non si vedevano in lui da anni, ormai.
   Questo la confuse ancora di più. Non riusciva a capire il perché del repentino cambiamento del suo ex amante, ed era più decisa che mai a scoprirlo.
   «Giovanni!» chiamò con forza.
   L’uomo alzò lo sguardo.
   «Prudencia. Hai bisogno di qualcosa?» chiese in tono neutro, come se la scena di poco prima non si fosse mai svolta.
   «Devo parlarti. Subito» sottolineò, convinta che lui le avrebbe rivolto un netto rifiuto.
   La sua risposta la spiazzò.
   «Ma certo. Evan!» chiamò Giovanni, volgendo lo sguardo verso la parte sinistra del gruppo. «Vieni qui e continua tu a guidare gli altri nell’esecuzione degli esercizi».
   Il ragazzo si affrettò ad eseguire.
   Giovanni invitò Prudencia a seguirlo.
   «Immagino desideri che la nostra conversazione sia privata» disse, facendole strada.
   Dopo aver attraversato il bosco per qualche minuto, giunsero in una piccola radura inondata dal sole. Lì la donna si voltò, pronta ad affrontarlo.
   «Da quando ti sei ripreso sei molto cambiato. Cosa c’è sotto?» chiese tutto d’un fiato.
   «Cambiato? Direi piuttosto di essere molto più simile a quello che ero un tempo. Prima che il Centro mi assorbisse completamente, anima e corpo» rispose lui, evitando la domanda principale.
   «Sai bene a cosa mi riferisco. Ti stai allenando di nuovo!» replicò lei.
   «Oh andiamo, ne state facendo un caso. Anche voi vi allenate ogni giorno per mantenere il contatto col vostro Elemento, studiare nuove tecniche e migliorare. Non capisco cosa ci sia di strano se a farlo sia io» sbottò Giovanni, ora lievemente irritato.
   «C’è di strano che dedichi ogni tuo momento libero ad addestrarti. Noi ci limitiamo a esercitarci per un paio d’ore al giorno, ma tu… a volte non dormi neanche, pur di allenarti. Credevi non l’avessimo notato? Ti stai spingendo al limite, e ora voglio sapere perché» fu la risposta.
   «Perché mi manca Sofia!» esplose Giovanni, optando per una parte della verità. «Perché senza di lei il Fuoco che mi scorre dentro è come affievolito e voglio essere sicuro che il mio potere non diminuirà. Perché quando mi alleno non penso al fatto che ha tradito la mia fiducia!».
   Prudencia lo guardò offesa. «Possibile che tu non faccia che pensare a quella ragazzina?!» gridò.
   Lui sospirò. Sapeva che se la sarebbe presa – ce l’aveva ancora con lui per essere stata lasciata di punto in bianco e senza una spiegazione dodici anni prima – e aveva tentato di evitare che si creassero nuovi attriti tra loro.
   «Quella ragazzina, come la chiami tu, è la nostra migliore Portatrice e stratega e io avevo garantito al mio collega che avrebbe lavorato per lui. Lo conosci, sai bene che non posso tirarmi indietro proprio ora e per di più dicendogli che mi sono fatto scappare metà degli allievi» le ricordò con una punta d’impazienza.
   «Se ci tiene tanto ad averla, chiedi il suo aiuto: visti i mezzi che ha a disposizione, non gli ci vorrà molto a ritrovarla!».
   Giovanni sbuffò. «Da come parli, si direbbe che tu non sappia come stanno le cose: è buffo, considerato che sei l’unica che, invece, sa tutto» ringhiò. «Il mio socio non ha idea di chi sia Sofia: di lei non conosce che il nome e l’età visto che, come ti ho detto tempo fa, mi ha aiutato lui a procurarmi i documenti falsi per nasconderla. Inoltre non ho intenzione di informarlo di questo piccolo "incidente di percorso". Almeno, non fino a quando sarà possibile evitarlo».
   «Allora trova un modo per riportarli tutti indietro, e in fretta, oppure penserò io ad avvisare il tuo amico» sputò l’argentina con rabbia prima di andarsene.
   Bene, pensò Giovanni. Un altro problema da risolvere. Posò lo sguardo a terra e scagliò con rabbia un getto di Fuoco contro una piccola macchia di fiori che si trovava ai suoi piedi, incenerendoli.
   «Maledetti asfodeli» ringhiò prima di tornare indietro.

*

Quando entrò nella biblioteca, lui era già lì.
   «Ci hai messo un’eternità!» la rimproverò Gregory.
   «Certo. Perché grazie a qualcuno avevo i capelli completamente impregnati d’acqua e ho dovuto asciugarli!» ribatté Sofia guardandolo torvo.
   Sedettero uno di fronte all’altra. Poi Sofia prese fiato.
   «Abbiamo un problema, temo» esordì.
   Gregory annuì.
   «So a cosa stai pensando. C’è qualcuno che si avvicina troppo al confine tra la Valle e il mondo esterno».
   «Precisamente. Percepisco che c’è qualcuno che tenta di violare le nostre difese, ma non riesco a capire di chi si tratti. Tu per caso ci sei riuscito?» chiese speranzosa.
   Lui scosse la testa. «C’è un tale concentrazione di Elementi di Portatori diversi e di Spiriti degli Elementi, in quella zona, da renderlo impossibile persino per me».
   Si guardarono l’un l’altra, delusi.
   «In ogni caso dobbiamo rafforzare le difese e monitorare costantemente i confini, se non vogliamo trovarci degli intrusi alle porte. Vorrei però che del monitoraggio ce ne occupassimo solo io e te… in fondo ci basta regolarci sulle vibrazioni degli Elementali ai confini. Credi di potercela fare, o preferisci coinvolgere gli altri Maestri?» riprese Gregory.
  «Non ce n’è bisogno: possiamo riuscirci benissimo da soli» disse Sofia. Poi, dopo una breve riflessione, aggiunse: «Questo potrebbe non essere il nostro unico problema. Un altro punto da chiarire è: chi tenta di forzare le nostre difese, lo fa dall’interno o dall’esterno?».
   «Stai pensando a qualcuno che si trova alla Valle?» chiese Greg, sorpreso.
   «Ho dei sospetti, sì. E fingerti sorpreso non servirà: so che anche tu stai tenendo d’occhio alcuni dei Portatori che sono qui» ribatté lei. A dispetto della situazione, lui si mise a ridere.
   «A volte dimentico che non posso ingannarti. Sei troppo abile nel riconoscere le menzogne».
   Sofia ricambiò il sorriso. «Ho avuto un ottimo insegnante» disse maliziosa. «Comunque, a proposito di riconoscere le menzogne… dobbiamo stare più attenti ai comportamenti di tutti. E probabilmente dobbiamo ridurre il numero di informazioni che stiamo fornendo».
   «Sono d’accordo. C’è un’altra questione, però, di cui vorrei parlarti» disse Greg, tornando serio. «Sai che ho ricevuto delle comunicazioni da alcuni miei ex allievi che si trovano sparsi qua e là».
   La ragazza annuì. Gli aveva suggerito lei stessa di utilizzare Nabeela per mandare e ricevere messaggi con alcuni Portatori fidati, in modo che nessuno potesse seguire quelle tracce da e verso la Valle.
   «Alcuni di loro conoscono Giovanni. Mi hanno detto che mi cerca con insistenza da alcuni giorni: una circostanza che è stata confermata anche da altri miei ex allievi. Sembra stia facendo di tutto per trovarmi».
   Sofia assunse un’aria pensosa.
   «Credo di sapere perché ti sta cercando».
   «Di sicuro per sapere se ho informazioni su di te».
   «Sì e no. Sono certa che voglia chiederti di rintracciare la mia Aura» disse Sofia. Era così che i Portatori chiamavano la traccia che ognuno di loro lasciava. Era un ottimo modo per rintracciarli, poiché l’Aura di ogni Portatore era individuale e unica: un po’ come un’impronta digitale. «In fin dei conti l’hai addestrato per ben tre anni… conosce molte delle tue abilità».
   «Come può pensare che lo aiuterei?» chiese Greg indignato. Sofia sorrise.
   «Per quanto ne sa, non hai motivo di schierarti da una parte o dall’altra. Quindi la sua idea è del tutto logica».
   «Per quanto ne sa… credi che si arrabbierebbe, se scoprisse che negli ultimi quattro anni ci siamo visti di nascosto?» domandò Gregory. Sofia ridacchiò.
   «Sarebbe furioso» lo corresse divertita. «Ma credo che, se anche lo scoprisse, con tutto ciò che ho fatto quella sarebbe l’ultima delle sue preoccupazioni!» concluse allegramente.
   «Comunque stavo pensando che potrebbe essere utile farmi vedere, di quando in quando, in posti diversi… possibilmente molto lontani da qui. Questo potrebbe sviarlo» propose Gregory.
   «È una buona idea. Però sarebbe più prudente organizzare il tutto, prima di metterla in atto» rispose Sofia. Poi guardò la grande pendola di ebano nell’angolo.
   «Sono le 15:00 passate… è ora di far rimettere tutti al lavoro».
   «Allora andiamo. È ora che i tuoi amici imparino a riconoscere le Aure» disse Gregory, facendole strada verso la porta e assaporando lo stupore che avrebbe provocato nei giovani Maestri.
   
 
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