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Autore: Gino94    28/04/2015    1 recensioni
ATTENZIONE SPOILER.
Questa raccolta comprende dei piccoli e semplici pensieri dei personaggi della serie American Horror Story Asylum.
Ognuno di loro ha i suoi demoni, ognuno di loro ha fatto del male e del bene.
Ma cosa provano veramente? Cosa si annida nelle loro anime?
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arthur Arden, Jude Martin, Lana Winters, Oliver Thredson, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti! Eccomi qui con il terzo capitolo questa volta dedicato alla mia coppia preferita: Oliver Thredson e Lana Winters. Sì ecco, coppia piuttosto ambigua e complicata. Possiamo dire che Oliver, Lana e loro figlio non formano proprio la famiglia del mulino bianco!
Ad ogni modo, questa volta mi sono soffermata sui pensieri di Oliver (alias Bloody Face) in un momento piuttosto critico della sua vita: è stato appena incastrato dalla sua amata Lana e questa si è fatta trovare a casa sua con una pistola in mano.
Vabbe, non dilunghiamoci troppo. Buona lettura!

 

“We always have Paris.”


E’ finita per me.
Lana Winters, la giornalista lesbica segregata in manicomio fino a pochi giorni fa, mi sta puntando una pistola dritta alla testa.
Si pavoneggia, seduta comoda sulla MIA poltrona in pelle, come se fosse la padrona di casa.  E’ decisa a consegnarmi alla polizia e sbattermi in prigione, o forse vuole addirittura uccidermi.
O forse no.
-Dove credi di andare?- mi chiede con una punta di curiosità mista alla rabbia. Segue con lo sguardo ogni mio impercettibile movimento, come se sapesse che anche la più piccola distrazione potesse costarle la vita.
-Mi preparo un Cocktail, vuoi farmi compagnia?- le rispondo con il mio solito tono pacato e rilassato.
In realtà sono molto nervoso, non solo perché ho una pistola puntata su di me ma anche perché il mio piano, perfetto in ogni dettaglio, era stato intralciato e distrutto da lei.
Comincio a versare un po’ di ghiaccio in uno shaker.
-Siediti!- mi ordina la donna.
-Non ci sono alcolici dove andrò, non lascerò che tu mi privi dell’ultima occasione di bere un Martini.-
 Verso dell’altro giacchio, aggiungo l’alcolico e comincio a mescolare con un cucchiaio, poi la guardo di nuovo: il suo volto è teso e le tremano le mani. Sono quasi sicuro che non riuscirà a premere il grilletto, non vuole.
Lei non è un’assassina.
-Sicura che non ne vuoi un po’?- le chiedo poi, cercando di dissuaderla nel puntarmi quell’arnese addosso, mi da piuttosto fastidio.
-Pensi che sia pazza? Ah no, il pazzo sei tu. Lo abbiamo appurato quando mi hai legata al letto e mi hai chiamata MAMMA.-
Maledetta puttana! Come osa ridere di me? Dopo che mi sono confidato con così tanta difficoltà. Avrei voluto avventarmi su di lei ma dovevo mantenere la calma, se solo avessi fatto un passo falso sarei morto.
Mi rendo conto di stare sudando freddo, ho il corpo irrigidito e non sono sicuro di poterla scampare questa volta. Nella mia mente cominciano ad affusolarsi troppi pensieri, alcuni inutili, che mi stanno facendo perdere la concentrazione.
Guardo con la coda dell’occhio la pistola appoggiata nello stesso comodino dove ho preso il cucchiaio: il piano sta funzionando.
Cerco di guadagnare tempo usando le mie grandi doti carismatiche. Sono sempre stato bravo a mentire, a nascondere i miei pensieri, a non far trapelare nulla di me.
Avrei dovuto fare l’attore anziché il medico e forse le cose sarebbero andate in modo diverso.
Verso il Martini in un bicchiere e mi dirigo verso il camino.
-Dimmi che fine ha fatto il corpo di Wendy- mi ordina di nuovo.
Ho sempre provato una sgradevole sensazione quando menzionava il suo nome: Wendy, quella donna l’ho odiata sin dall’inizio, anche quando ho usato il suo corpo morto e gelido per “migliorare” le mie doti sessuali. 
Accendo il camino e comincio a raccontarle la sua storia, ma i miei pensieri sono rivolti ad altro.
Sento che non riuscirò a trattenere la calma ancora per molto.
Sono sempre stato un uomo composto, raffinato in tutto ciò che faceva, perfino nel scuoiare quelle donne. Niente e nessuno sarebbe riuscito a distrarmi dall’esercitare il controllo su ogni cosa.
Nessuno.
Tranne lei.
La donna che in questo momento freme dalla voglia di premere il grilletto e vedermi accasciato a terra in una pozza di sangue.
Non avevo mai incontrato nessuna come lei. Lana è la prima donna che mi abbia davvero trasmesso quel calore che cercavo da anni, che bramavo con tutto me stesso, che non avevo mai ricevuto.
Quel calore che solo una madre poteva dare.
Lei era la figura materna che non avevo mai avuto e anche il mio primo vero amore.
Io amavo Lana, anzi, la amo ancora. Lei è determinata, spavalda, disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo, coraggiosa, sicura di sé ma anche molto sprovveduta. Tutto ciò che io non sono mai stato, ma che avrei voluto essere. Ho sempre ritenuto che io e Lana fossimo diametralmente opposti eppure, per certi aspetti così simili, da renderci del tutto compatibili. Come due pezzi di puzzle perfettamente incastonati l’uno nell’altro. Entrambi abbiamo un sogno, un desiderio che non ci lascia dormire la notte, abbiamo il coraggio e la forza per oltrepassare il limite di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per giungere alla meta finale.
“Lei è quella giusta!” è la prima cosa che pensai quando la vidi e quando la sentì parlare.
 
-Che ci fai qui? Da quando ti hanno assegnata alla cronaca nera?- chiese un vecchio giornalista che stava conversando con Lana.
- Upton Sinclair1 aspetta che gli assegnino una storia? Me la sono assegnata da sola!- rispose lei orgogliosa.
Era così bella, raggiante, decisa e senza peli sulla lingua.

-Ah, un tocco femminile.- continuò l’altro giornalista.
- Sì, esattamente, è proprio quello che manca a questa storia. Tu sei convinto che questo tizio sia un mostro, ma non si nasce mostri, lo si diventa! Anche lui era un bambino adorabile che piangeva perché voleva la mamma.-

Lana è stata la prima persona, da quando la fama del pluriomicida Bloody Face si era sviluppata in gran parte degli Stati Uniti, che nutriva un vero interesse per me.
Era curiosa di sapere la mia storia, senza puntare subito il dito gridando “assassino”, sapevo e speravo che lei avesse compreso il mio dolore, il perché avessi commesso quei cruenti e disumani omicidi e forse, speravo persino che mi potesse aiutare a stare in pace con me stesso.  Ed è per questo che l’ho cercata, che non ho mai smesso di pensare a lei, che la bramavo più di ogni cosa, ecco perché l’amo.
Io, Oliver Thredson, sono solo reduce di un bambino cresciuto nell'odio, che ha sofferto la mancanza dell’amore più naturale ma più potente mai esistito.
Io non sono un mostro e lei lo aveva capito.
Almeno sino a poco tempo fa.
Adesso però anche lei, come tutti gli altri, mi guarda con occhi spaventati, intrisi di disprezzo e di rabbia; non vi è più nessun rispetto nei miei confronti e non vi è amore.
Nemmeno lei è stata all’altezza di comprendere ciò che sono veramente  e questa credo sia la sofferenza più grande che io abbia mai provato. Al solo pensarci sento una feroce morsa al cuore che mi fa a stento respirare. Eppure, anche il fato ha cercato di farci capire che siamo destinati l’uno all’altra: Lana è rimasta incinta e io diventerò padre. Vorrei tanto vedere il mio bambino crescere, donargli l’amore che io non ho mai ricevuto, vorrei essere un buon padre, ma ho paura che questo non sarà possibile. In un modo o nell’altro lei si sbarazzerà di quel bambino.
E poi sarei io il mostro. Anche lei vuole uccidere una vita, quella più innocente di tutti.
-Wendy ci ha consentito di creare quella vita che sta crescendo dentro di te.- aggiungo infine, dopo averle raccontato in modo dettagliato come ho usato il corpo della sua amata, almeno di questo devo ringraziarla. Non so perché gli avessi raccontato tutto ciò che feci con quella donna, forse ritenevo giusto che almeno lei sapesse tutta la verità. Voglio che mi conosca fino in fondo, io non ho segreti per lei. Lei è mia madre.
-E' un piccolo miracolo se ci pensi bene...-
-Dove è il suo corpo? maledizione!- mi interrompe Lana. Il suo volto non sembra mutato ma riesco a percepire il disgusto, la sofferenza e l’immensa rabbia che sta provando.
La vuoi smettere di pensare a lei? Pensa a noi, pensa al nostro bambino!
-Quando mi hai lasciato ho dovuto liberarmi delle prove, quello che non ho bruciato l’ho fatto a pezzi. Ci sono parti di lei sparse tra Plymouth e Springfield.-
Il suo respiro si fa sempre più affannoso e il suo odio è arrivato all’apice, lo sento.
Ma non fa nulla, perché io la amo.
-Ma sai una cosa Lana, avremmo sempre Parigi2-.

Note: 1- Upton Sinclair è un famoso scrittore, saggista e giornalista Statunitense nato nel 1878 e morto nel 1968, più o meno negli anni dove è ambientata la storia.
         2- Avremmo sempre Parigi, in inglese "We always have Paris" è una famosa citazione del film Casablanca.

Eccoci alla fine signori! Spero sia stata di vostro gradimento. Ammetto che ho avuto un po' di difficoltà nello scrivere, non so perchè, forse perchè essendo la mia coppia preferita ci tenevo a scriverla bene, ma ho paura che non è uscito un gran che...
Vabbe questo me lo direte voi! ;)
Grazie per coloro che la seguono e alla prossima!
Gino94
  
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