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Autore: eriisakiwi    28/04/2015    1 recensioni
a volte le sensazioni si accavallano, la tua vista si offusca e le lascrime scendono incontrolate. la musica nelle orecchie e il dolore nel cuore. lo stomaco vuoto e le mani insanguinate... purtroppo è la mia vita.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho neanche voglia  di respirare.
Mangio.
Vomito.
 Non mangio.
Vomito comunque.
 È snervante e allo stesso tempo mi fa stare bene perché mi calma i nervi. Prendo una sigaretta. La accendo, ma non ho voglia di fumare, e poi mia madre noterebbe il fumo. La nausea mi assale nuovamente e io corro in bagno per la quinta volta questo pomeriggio.  Non voglio che mia madre dall’altra stanza mi veda in questo stato, per cui cerco di sembrare naturale e tranquilla, mentre dentro sto morendo. Sto cadendo a pezzi, mi sto sgretolando insieme al mio stomaco. Sono distesa sulle piastrelle verdi del mio bagno, cercando di soffocare i singhiozzi. Ripenso  a tutta la mia vita da bambina. Ero felice, spensierata, avevo tanti amici e riuscivo a far ridere le persone, ma soprattutto riuscivo a ridere io per prima. Poi di colpo sono cominciati i problemi. Arrivavano  un po’ alla volta come se fossimo a una stazione, e ad ogni ora arrivasse il treno. Solo che per me le ore erano giorni o ancora peggio mesi. Per cui all’inizio non mi accorsi di quello che mi stava capitando. Di come stavo crescendo, cambiando. Io ho sempre odiato dipendere da qualcuno e ho sempre odiato  vedere le persone piangere. Per cui quando sono diventata io una di queste ultime, mi sono odiata e mi sono disprezzata. Pensavo che le persone deboli fossero spacciate in un mondo come il nostro. Ma mi sbagliavo, è peggio. Le persone deboli si devono fingere forti per non essere mangiate dalla preda, quindi devono fingere. E questa è la cosa che odio di più in assoluto. Ognuno deve essere libero di essere chi vuole. Mentre penso tutto questo mi sono ripresa e ritorno nella mia camera, la mia salvezza. L’unico posto dove posso mostrare la vera me stessa. Dove posso urlare, tirare pugni contro l’armadio fino a quando non ho le nocche insanguinate. Dove posso liberamente leggere storie tristi e piangere senza stupidi commenti da parte di altri. Ma tutta questa mia libertà è confinata in queste mura. Tutto in questo mondo è relativo, è tutto limitato a qualcosa di più grande.                                                                                                                       Io sono consapevole che molte persone stanno peggio di me, che hanno problemi peggiori. C’è chi è malato, chi ha perso qualcuno di caro di recente, c’è chi si taglia, cosa che io non posso fare perché ho paura delle lame, e c’è gente che si suicida. Io non ho mai trovato la morte una buona via di fuga, perché l’ho sempre paragonata a un castigo divino o roba simile, ma in questi ultimi mesi ho iniziato a rivalutare la questione. La vita, alcune volte, può essere una castigo peggiore della morte.  E non sarai mai felice fino in fondo in questa vita. Ti mancherà sempre qualcosa, e non sempre riuscirai a capire quale sia questo qualcosa. Per esempio io all’inizio di questa fase “adolescenziale” , se la volgiamo chiamare così, pensavo di essere triste perché nessun ragazzo era interessato a me. Ho scoperto di recente di sbagliarmi, poiché anche se c’è qualcuno interessato a me, io sono comunque triste e depressa. Sarà che non mi piace oppure che non è la persona “giusta”, anche questa grande stronzata a parer mio, ma io proprio non ne voglio sapere di star meglio.                                                                                                                                                                                             Un suono mi riscuote dal mio apparente stato di quiete.  È il mio cellulare che sta vibrando sotto il cuscino.
"Come stai?" Dice il messaggio.
Per rispondere dovrei capire come mi sento in quel momento. Arrabbiata? Triste? Depressa? No lo so. Non sento nulla. È questo che mi spaventa. Non sento assolutamente niente. E così rispondo:
"Boh non lo so."
"Sei di nuovo depressa? Devi finirla, è solo l’età."
A quel punto scatto. Cosa ne può sapere di ciò che mi sta accadendo. Della mia famiglia che sta andando a rotoli, di ciò che sto provando. Ecco adesso lo sento: provo rabbia, angoscia, incertezza e … asma …. Mio dio non riesco a respirare, ho un attacco d’isteria, o di panico o semplicemente d’asma non so come definirlo e soprattutto non so cosa fare. Chiudo la porta. Giro la chiave nella toppa. Spengo la luce.  Il cuore mi batte forte, troppo forte e il tempo mi sfugge. Le lacrime iniziano a solcare il mio viso e sto tremando come una foglia. Odio essere impotente ma non posso controllare tutto questo. Mi sento allentare la presa sulla realtà e avviarmi nelle braccia di Morfeo. Non posso addormentarmi ora, anche se sarebbe rasserenante. Così per riprendere il controllo accendo il mio portatile e metto la musica ad alto volume, e poi con tutta la rabbia e la frustrazione che straripa dal mio corpo, dal mio viso, dalle mie lacrime e dalle mie mani, inizio a scagliare pugni sul mobile. È liberatorio. Molti pensano che sia stupido, che sia più semplice tagliarsi, ma io lo trovo tremendamente bello.                                                                                                                                                                                     Improvvisamente sento a porta principale chiudersi e capisco che mio padre è tornato dal lavoro. Mi affretto a pulirmi le nocche lievemente insanguinate e mi stendo sul mio tappeto bianco e morbido anni 50’, cercando di assumere un’espressione da “ragazza che studia latino da ormai troppe ore”. Ecco sto nuovamente fingendo, e per di più nella mia camera.  Sto facendo la parte della brava ragazzina che studia e che non ha mai vomitato tutto quello appena ingerito, oppure che non si è mai fatta male alle mani di proposito.                                         Odio questa vita.                                                                                                                                                                    Improvvisamente capisco come mi sento in quel momento. Indecisa. Non so se smettere di fingere e  mostrare la vera me stessa oppure continuare questa recita. Sono sull’orlo. Lo sento. L’indecisione piano piano sparisce ed è tutto più chiaro. Mi alzo e sono pronta. Pronta a lasciare Tutto.
   
 
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