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Autore: Harime Nui    28/04/2015    2 recensioni
Una fanfic dedicata ad Hatsune Miku, la Nuova Voce del Futuro. Spero di avergli reso onore con questa breve fic. Recensite pure, per me leggere un commento negativo o positivo non cambia, basta anche una decina di parole per rendermi felice, per spronarmi a continuare a scrivere. Una recensione è l'aiuto più grande che possiate farmi. Grazie.
Citando il primo capitolo:
Ma di certo non ero pronto a quello che vidi, qualcosa che superava la mia concezione di reale, qualcosa di impossibile.
C'era una ragazza dentro la scatola.
Dal volto innocente e sperduto.
Gli occhi viola, i capelli dell'azzurro più acceso.
Aveva, evidentemente freddo.
'Miku...' sussurrò.
Non seppi cosa fare.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miku Hatsune
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La mia vita non è stata sempre monotona e grigia.

 

Non passa giorno in cui la mia mente inizia a fantasticare verso nuovi orizzonti, luoghi inesplorati, campagne incontaminate. La mia è stata la sfortuna di nascere come figlio unico in questo paese oramai spento ed abbandonato. Sono in pochi quelli che vivono ancora qui, in un modo o nell'altro si sono fatti una ragione e sono andati avanti. Non è il mondo che i miei genitori sognavano, loro se ne sono andati quando questo luogo ha iniziato a cambiare.

 

Quando avevo ancora pochi anni mi sembrava di vivere in un posto quasi idilliaco, bello e colorato. Eppure non è più così, l'inquinamento, le fabbriche, le case abbandonate... avrei voluto vivere per sempre in quel mondo che ora pare irraggiungibile.

 

Ho un lavoro che mi permette a malapena di mantenere la piccola casetta in cui vivo. Non ricevo quasi mai visite, per questo non devo preoccuparmi di rifare il letto o roba del genere.

 

Dedico parte della giornata alla lettura di qualche romanzo, magari mi faccio un giro su internet, gioco col mio cane Dandy o ancora meglio: una passeggiata. L'aria non è più fresca e pulita come un tempo, ma mi sento quasi libero nel camminare in questo paese dissestato. Non passa alcuna macchina per la strada, a volte partono alcuni camion dalle grandi industrie, nient'altro.

 

L'unico posto veramente affollato è l'autostrada. Lì si radunano disperati e disoccupati, vicino all'asfalto si concedono un meritato riposo. Ovunque passano macchine di tutti i colori, sembra quasi un arcobaleno. Ma è anche questo solo un sogno. Piove in ogni stagione, ma non ho mai visto un arcobaleno dalla realtà, sarebbe quasi un insulto vederlo ora, in questo momento di decadenza, in questo mondo dove tutto è male.

 

Non posso permettermi una macchina e neanche la benzina per alimentarla, ho una vecchia bicicletta appartenente a mio padre. E' vecchia di più di trent'anni, ma è ancora funzionante e mi permette di andare a lavoro ogni giorno. Vedo sempre le stesse persone durante il tragitto: il vecchio che gestisce la macelleria, una coppia di anziani ed alcuni senza-tetto. Li riconosco e li saluto con un cenno del capo, non abbiamo mai parlato, ma è come se, in qualche modo, ci conoscessimo da anni. Come se fossimo amici. Ho un solo vero amico, un ragazzo della mia stessa età appassionato di informatica ed in particolare di anime e manga, ci sentiamo almeno una volta a settimana e prima della fine del liceo eravamo inseparabili anche a scuola. Siamo entrambi cresciuti, ma non abbiamo smesso di frequentarci.

 

Quello che faccio è un lavoro ridicolo, dalla paga ancor più ridicola. Ma non è il caso di lamentarsi, quando la maggior parte degli abitanti di questa città vive su un marciapiede o sotto un ponte. Dopo circa due ore posso tornare a casa e ricominciare la mia monotona routine. Torno a casa a tarda sera, ci sono pochi lampioni ad illuminare il quartiere in cui vivo, fortunatamente vi è una luce proprio accanto alla mia casa. Appena arrivo, il mio unico pensiero è andare a dormire e ricominciare daccapo. Quel giorno, invece, non fu così.

 

 

- - - - - -

 

 

Era una calda mattina d'Agosto quando iniziò il giorno più bello di tutta la mia vita. Non ero pronto a ciò che accadde.

 

Come al solito. Stessa merda altro giorno. Mi sveglio, leggo, vado a fare un giro in bici, tiro un dollaro al lato della strada verso un senza-tetto, vengo ringraziato, torno a casa, vado a lavoro. In effetti, alle volte poteva accadere qualcosa di veramente singolare. Ed in effetti, quello era una di quelle rare volte. Piovve a dirotto, smise pochi minuti prima della mia partenza per andare a lavoro. Decisi di deviare e fare la “strada panoramica”, passando vicino ad una vecchia ringhiera, oltre alla quale si poteva scorgere un paesaggio stupendo. Poi lo vidi. Era lontano nel cielo, ma sembrava così vicino. Un arcobaleno. Mi ero sempre ripetuto che il giorno in cui avrei visto un arcobaleno l'avrei preso come solo un insulto, eppure... non potevo più staccare gli occhi da quei colori così accesi e belli. Era a malapena visibile, scomparve dopo pochi minuti, ma lasciò nel mio cuore una gioia impensabile, che potrei quasi definire irrazionale.

 

Sto tornando, di nuovo, a casa. Sta piovendo di nuovo, la notte oggi è più scura ed inquietante della altre, la luna è alta nel cielo coperta dalle nuvole. Affrettai per tornare a casa, ma durante il tragitto un rumore mi lasciò senza fiato. Era una sorta di mugolio straziante, proveniente dalla mia sinistra. A terra vi era una scatola più grande delle altre, lasciata lì a marcire in mezzo alla strada. E' normale vedere rifiuti gettati sulla strada, scatole di cartone sporche, avanzi di cibo ed altro. Ma quel rumore...

 

Lasciai la bicicletta poggiata sulla strada e mi avvicinai per vedere il contenuto della scatola, pensai ad un gatto abbandonato o anche un cane. Ma di certo non ero pronto a quello che vidi, qualcosa che superava la mia concezione di reale, qualcosa di impossibile.

C'era una ragazza dentro la scatola.

Dal volto innocente e sperduto.

Gli occhi verdi smeraldo, i capelli di un acceso verde acqua.

Aveva, evidentemente freddo.

'Miku...' sussurrò.

Non seppi cosa fare.

La parte razionale di me mi diceva che quello che stavo vedendo era impossibile.

Guardai più attentamente. Era completamente nuda, cosa che mi fece arrossire in volto, e portava sul braccio una scritta: 01

Sembrava quasi un marchio.

Non so cosa dire, provo a pensare a qualcosa, ma non mi viene in mente alcuna idea.

La porto a casa?

Se mi vede qualcuno cosa potrà pensare?

 

L'ho portata a casa. Non è stata la scelta più saggia, ma non potevo lasciarla lì, in balia della pioggia e del gelo. L'ho coperta con il primo vestito che ho trovato, apparteneva a mia madre e le sta evidentemente grande. Provvederò a comprare qualcosa di adatto a lei.

 

Cosa diavolo sto dicendo? Non starà qui per sempre.

 

Sembra così docile e sottomessa, è evidente che non sa chi è e da dove viene. A quanto pare non riesce a parlare, l'unica parole che ripete continuamente è “Miku”. Sta sempre rannicchiata in un angolo fissandomi in ogni mio minimo movimento. Ho provato a parlare, ma sembra non capire nulla di ciò che dico. Ho pensato di mostrarla a qualcuno, ma per il momento è meglio tenerla qui, lontana dal mondo esterno. Non so cosa fare. Come hanno potuto abbandonarla? Quando l'ho incontrata ho semplicemente pensato che fosse uno scherzo, era qualcosa di così assurdo. E invece è tutto reale.

 

Ho deciso di vestirla in modo da coprire quello strano marchio che ha sul braccio. Sembra felice, continua a ripetere “Miku!”, non ho idea di cosa voglia dire, ma la sua voce, il suo volto... mi sento rinato, il mio cuore non è mai stato così veloce, non ha mai avuto voglia di saltare fuori dal petto, ma in questo momento mi sento morire. Mi abbraccia. Sento un impulso di ricambiare quel gesto affettuoso, poi mi ritiro.

'Miku. Ti piace questo nome?' risponde ripetendo la stessa parola.

 

Perché tutto questo sta capitando a me, perché ho dovuto incontrarla proprio io? Eppure mi sento così felice quando sono accanto a lei. Sono passati solo pochi minuti da quando è qui a casa, sembra essersi ambientata. Ho deciso di darle la stanza da letto dei miei genitori, è molto larga e spaziosa, ben arredata. Penso si sentirà a suo agio qui. Appena gli mostro questa stanza, si dirige verso al letto e vi salta sopra, cadendo di testa sul cuscino. Poi si gira e si muove freneticamente fino a trovare la posizione giusta per dormire. Volevo darle qualcosa da mangiare, ma ormai dorme così profondamente che sarebbe un peccato svegliarla.

 

Mi ritrovo, in piena notte, a girovagare su internet in cerca della parola “Miku”. Quello che trovo mi lascio a dir poco estasiato e terrorizzato allo stesso tempo. Hatsune Miku, ecco il suo vero nome, un personaggio di Vocaloid, una semplice figura tridimensionale. Il mio cuore perde due battiti o due mentre provo ad assimilare la cosa. Non dovrebbe essere qui, è un semplice personaggio fittizio. Ora si spiega la sua strana pettinatura ed anche il perché non riesce a parlare. Forse ha perso la memoria, non ricorda chi è. O semplicemente è confusa. Ma comunque nulla di tutto questo ha senso, lei non dovrebbe essere qui, ora.

 

Decisi di rimanere accanto a Miku per quella notte, per assicurarmi che riuscisse a dormire tranquillamente. Dopo tutto quello che era successo si meritava un po' di riposo.

 

Continuo a fissarla mentre il suo petto si alza ed abbassa ritmicamente. E' reale. Sta respirando davanti ai miei occhi. E' tutto così perfetto ma spaventoso allo stesso tempo. Sembra non ricordarsi neanche chi è. Non so se questo mi dovrebbe preoccupare o rendere felice.

 

La mia vita è passata da grigia e monotona ad essere così bella in poche ore. Se mi dovessi addormentare, ti prego mondo, fammi risvegliare vedendo Miku ancora qui con me. Ti prego.

  
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