Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Abraxas    29/04/2015    2 recensioni
C'è chi cambia, e chi no.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando sbatte contro il tizio che sta entrando in libreria proprio mentre lei si è girata per salutare la signorina Koheler, Naomi non lo riconosce. Ha bisogno di qualche secondo per collegare il naso a patata e il sorriso gentile ai giorni delle superiori, e quando finalmente si ricorda di lui Nate le sta porgendo il libro che le è caduto di mano dopo la botta.

Sembra davvero contento di vederla. Naomi non se l’aspettava – è sempre stata un disastro nel tenere i contatti con i suoi ex compagni – ma la cosa le fa comunque piacere. Passano qualche minuto ad abbozzare un discorso dietro l’altro senza riuscire a concluderne mezzo, pieni di cose da dirsi come due amici che non si sentono da quasi tre anni, poi Nate la invita a prendere un caffè – se non ha impegni, chiaro, altrimenti possono fare un’altra volta, tanto adesso sanno che sono entrambi a La Push e insomma, quanto può essere difficile incrociarsi di nuovo alla riserva? – e Naomi accetta, anche se non è sicura che sia una buona idea.

Un quarto d’ora dopo sono seduti all’unico tavolino fuori del locale del vecchio Abe, lui con il suo espresso e lei con un qualche surrogato di tè che ha deciso di farsi andar bene giusto per non restare senza niente davanti, con la copia nuova di zecca dell’ultimo successo di Alice Munro – quella che Nate le ha raccolto da terra – lì accanto.

Lui è cambiato un sacco dall’ultima volta che l’ha visto. Se lo ricordava magrolino e impacciato, e invece il tizio che ha di fronte è l’esatto opposto. Sì, si è iscritto in palestra, le racconta, con una risata sicura che sembra invitarla a condividerla. Poi lo stage a San Francisco – gli manca poco e stringe i denti, perché la vita della grande città non fa proprio per lui – e tutto il tempo che è passato dall’ultima volta e ti ricordi il ballo di fine anno e allora sei qui a La Push per qualche settimana e che libro è e cosa fai adesso e...

Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe sentita a disagio con Nate, e invece adesso eccola qua. Lui è cambiato un sacco dall’ultima volta che l’ha visto e lei invece è rimasta la stessa, sempre la stessa. Come? Sì, si è laureata a Seattle e adesso sta scrivendo il saggio per la domanda di ammissione al dottorato, ma a parte quello cosa vuoi che ci sia da raccontare, sempre le solite cose. No, niente di particolare. Niente cose buffe in università – è sicura che ci siano, ma adesso non le vengono proprio in mente – e così, tutto a posto, davvero. Ma raccontami ancora della California...

Una volta faceva fatica anche lui a riempire i silenzi, e invece adesso eccolo qui. Non che le dispiaccia, eh, per carità! È solo che...
Si salutano perché si è fatto tardi – è quasi ora di pranzo – con la promessa di incontrarsi di nuovo il giorno dopo. Così incontri anche David, le dice, e non sa bene perché ma la cosa la rende impaziente. Cioè, il perché lo sa benissimo, però è meglio che no.

A casa evita accuratamente di pensare all’idea di dover cucinare – sua madre è al lavoro e non torna a mangiare – e, per la prima volta da non si ricorda nemmeno più quando, si ferma ad osservare la foto di classe che ha attaccato con lo scotch sullo specchio della camera.

Sì, Nate è decisamente cambiato, a partire dal fatto che in quella foto era più basso di un sei centimetri buoni. Poi ha cambiato il taglio di capelli. E i vestiti che aveva su non hanno niente a che vedere con le felpe che portava sempre a scuola. Possibile che in tre anni di università – quasi quattro – non si siano mai incontrati nemmeno una volta? Per le vacanze, almeno, o...

Oh, guarda, ecco chi gli ricordava. David sorride con lo stesso sorriso che ha visto prima su Nate, e Naomi sorride pure lei. Per un attimo, poi si rende conto di quanto debba sembrare idiota e dopotutto aveva proprio voglia di un’insalatona mista, quindi è il caso di mettersi al lavoro.

Chissà com’è cambiato. Perché sì, sicuramente è cambiato anche lui. Son cambiati tutti – ha incontrato Anna e Susan, qualche mese fa, e pure loro sono... diverse. “Tu invece non sei cambiata di una virgola”, le ha detto Anna, e Naomi non ci aveva fatto troppo caso, perché di ‘ste cose non le era mai importato granché. Anche di David non dovrebbe importarle granché, perché tanto... tanto no. Ma questo che c’entra?

Però era riuscita a mettersi vicino a lui – cioè, dietro a lui – nella foto. Non che lui ci avesse fatto caso, ovviamente, però lei si era sentita così stupidamente felice per una robetta del genere. Poi, con ogni probabilità, per il resto dell’universo quella foto di classe non ha lo stesso significato che ha per lei, ma pazienza. È abbastanza abituata al fatto che lei e il resto dell’universo abbiano due scale di valori completamente diverse.

Un po’ come quando ha preso la sua bella laurea da undergraduate in letteratura inglese, seconda del suo corso, e tra i millemila post di congratulazioni su Facebook (a lei non fregava nulla di mettere le sue foto, ma Jennifer è una patita per ‘ste cose qua e si vedeva che ci teneva un sacco, quindi l’aveva lasciata fare) – tra i millemila post di congratulazioni su Facebook, diceva, c’erano anche quelli di gente che non vedeva da un secolo, tutti ad augurarle di sfasciarsi per bene quella sera. Lei non aveva avuto nessuna intenzione di sfasciarsi, e infatti il festone di laurea era stato con una mezza dozzina di amici in pizzeria. Si era pure divertita un mondo.

(Anche Nate le aveva fatto i complimenti, senza farla sentire una sfigata perché non aveva prenotato un tavolo in discoteca. David invece non l’aveva cagata di striscio, ma David su Facebook entra solo negli anni bisestili, quindi non c’era rimasta troppo male.)

Oppure quando Jennifer le aveva chiesto come mai non chiamasse casa almeno una volta al giorno. Che bisogno c’era? I suoi genitori lo sapevano che era in università a Seattle, e probabilmente sapevano anche che era grande abbastanza da cavarsela da sola. Se l’avessero espulsa li avrebbe chiamati, ma cos’altro c’era da dire? Ogni volta che sentiva sua madre – rigorosamente via sms – si ritrovava a cercare scuse per ritardare la risposta ai messaggi, perché davvero Naomi avrebbe dovuto interessarsi di quello che avevano mangiato dalla nonna, o di quel che combinava sua sorella?

O quando Jennifer era arrivata saltellando nella loro camera in comune ad annunciarle che ci sarebbe stato un house party da TiziaSemiSconosciutaEAncheUnPo’Puttanella quella sera (Naomi lo sapeva benissimo che non era cortese dare della puttanella alla gente solo perché non le ispirava simpatia. Però quando suddetta Tizia si lamentava che gente sconosciuta rimorchiata in discoteca la sera prima da ubriaca marcia le mandava messaggi e lei non ne poteva più, un po’ se lo meritava, o no?). Come fosse umanamente possibile che certa gente considerasse “rilassante” l’andare alle feste dopo una settimana passata a scrivere saggi come una forsennata era la vera Domanda sulla Vita eccetera. E no, la risposta non sembrava comunque essere 42.

Insomma, Naomi aveva preso atto da un bel pezzo di essere diversa. Non nel senso di diverso-figo “io sono più meglio”, nel senso scientifico dell’“a me piacciono cose che a voi fanno cagare, e viceversa”.

(A parte David. Lui piaceva anche a gente tipo Anna. Quella volta che Anna le aveva chiesto se fosse single, Naomi aveva sentito per la prima volta il desiderio di far male ad una sua amica.)

E ora si è appena accorta che è diversa anche perché tutti cambiano e lei no.

Nate le era sempre stato simpatico, perché un po’ ci si rivedeva. Anche lui, al primo anno, era un imbranato cronico incapace di spiccicare più di sei parole socialmente rilevanti di fila. Anche lui era perennemente con la testa tra le nuvole. Anche lui sembrava divertirsi con gli altri a scuola, ma poi pochi cazzi, la sera era fatta per starsene in casa a fare cose tipo leggere, disegnare, guardare le serie tv o giocare coi videogiochi. Era una di quelle poche persone con cui si sentisse a suo agio, senza avere l’impressione di essere un’aliena ogni volta che apriva bocca.

(Poi era saltato fuori che si era messo con David già al secondo anno. Non è che non le avesse fatto male, ma Naomi se ne era fatta una ragione – avrebbe fatto anche lei la stessa identica cosa fosse stata al suo posto, dopotutto. E non desidera nemmeno si mollino, a dirla tutta. È così scema da sperare che Nate lo renda davvero felice, perché è questo quello che conta quando ami davvero una persona, no?)

Ma adesso... è così strano. Lei in libreria ha ancora i libri di quando era bambina, e in un angolo della cameretta i suoi peluche son sempre lì a farle compagnia (come si fa a buttare i vecchi giocattoli dopo aver visto Toy Story?). Si diverte ancora a leggere romanzetti scemi per adolescenti e poche cose la rilassano come passare un paio di sere a settimana su Neverwinter. Nate, d’altro canto... è uscito dal giro degli sfigatelli come lei e ora è sempre in compagnia di quelli della vecchia banda di Sam Uley. Un po’ le sembra che la cosa serva a dirle che c’è speranza anche per quelli come loro, un po’ si sente tradita nel profondo. Che è una cosa stupidissima da pensare, ma se c’è una cosa di cui Naomi è sicura è che per quanto le piaccia capire le emozioni e i sentimenti umani, i suoi le sembreranno sempre e comunque un ammasso informe di roba a caso, l’equivalente di quel che era venuto fuori dal suo primo tentativo di fare una crostata.

(Adesso le crostate le vengono molto bene, tante grazie. Una volta ne ha mangiata una fetta pure David, gli è piaciuta un sacco e le ha pure fatto i complimenti. Naomi si sente ancora molto stupida se ripensa a come si è sentita.)

E quindi... quindi cosa? Vorrebbe trovare un quindi. Sì, si vedrà di nuovo con Nate, e sì, probabilmente incontrerà di nuovo pure David. Ancora più probabile è il fatto che si sentirà anche peggio di oggi, poi, ma non importa.

Ne vale la pena.

(E, nel caso dovesse accadere qualcosa di strano, lui sa dove trovarla. Nella fila dietro alla sua, sempre uguale, ad aspettare in silenzio.)



***
Bu!
Lo so, l'unica cosa che 'sta storia ha di Twilight è il fatto che sia ambientata a La Push. Però, dato che nella mia testa è collegata a tutto l'Abraverso, l'ho messa lo stesso in questa sezione. Naomi compare un paio di volte in AV, ed è la compagna di classe dei Nostri che ha una cotta non indifferente per David. Sì, lo so che lo sapevate, volevo vedere se me lo ricordavo pure io.
Cronologicamente parlando è ambientata qualche anno dopo TGIF. Lì la classe di Nate ha appena cominciato l'università, qui hanno tutti in mano la loro laurea da undergraduate (che suppergiù è come la nostra triennale anche se generalmente dura quattro anni, ma nel sistema anglosassone non esiste l'equivalente di una laurea magistrale. E, a parte casi eccezionalerrimi, la gente non finisce fuori corso. Andate voi a dire a papà che vi servono altri diecimila dollari perché non avete finito gli esami in tempo, spese a parte).
Detto ciò, direi che non c'è altro. Ringrazio come sempre chi è arrivato a leggere fin qui, e in particolare i recensori a cui non ho risposto perché sono culopeso e non so mai cosa dire se non ADASHDSJKHDF, che però mi han detto non vale come risposta.

(Questa è, come avrete notato, una Storia In Cui Non Succede Niente. Nella prossima cercherò di tornare ai pew pew bang bang, ma non garantisco nulla.)

A presto, spero!

Ab
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Abraxas