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Autore: Promisen    29/04/2015    2 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giornata passò, lentamente per un ansioso Gerwyn e velocemente per uno spensierato Akai, il sole tramontò inesorabilmente e l'ora del "prelievo" era ormai vicina. I sostenitori degli Impuri, ancora anonimi, avrebbero dovuti prenderli e scortarli fino al rifugio più vicino. La notizia passò con facilità enorme ad Arrotern, da un Impuro all'altro, mutando leggermente di paese e paese come una leggenda.
Gerwyn lo venne a sapere dall'unico elfo oscuro del paese che conosceva, Terien, figlio adottato di una famiglia di contadini, proprio come Gerwyn e Akai. Terien gli disse che in tutta Arrotern erano disseminati dei soldati che sostenevano gli Impuri, e lui lo era venuto a sapere da uno di loro, di cui poco sapeva e poco ricordava.
Terien era felice e quasi spensierato per quelle notizie. Gerwyn lo considerava un ingenuo, quella situazione non lo aveva mai rassicurato per nulla. Se era vero che queste voci giravano per tutta la nazione, allora chiunque poteva venirne a conoscenza, sopratutto il re Varkyr. Poco sarebbe bastato da parte sua per disseminare false informazioni e condurre masse di Impuri dritti al massacro.
Ma che alternative avevano? Nascondersi ancora? Gli Impuri si nascondevano per tutta la vita, e chi li voleva morti questo lo aveva imparato bene, rendendo la loro stessa esistenza un inferno, e la loro nascita una maledizione. Il continente di Ardisia li voleva morti e questa guerra sarebbe stata lo “strumento purificatrice” per l'intento. Questo almeno era il motivo “romantico” Anti-Impurista.

Ed eccoli lì: i due elfi scuri si allontanavano nella notte a passi veloci e incerti dal loro nido familiare che li aveva cresciuti e protetti fino a quel giorno. Gli occhi ancora umidi di lacrime del grande, e il pianto puerile del piccolo che non aveva mai distolto gli occhi dalla casa che stavano lasciando. Gerwyn quasi lo invidiava: a lui era permesso soffrire apertamente, mentre Gerwyn e Martha non potevano farlo, dovevano dimostrarsi forti e decisi, non si sarebbero voltati indietro altrimenti quella forza precaria sarebbe crollata rovinosamente, e non potevano permetterselo.
Tuttavia Gerwyn continuava a versare lacrime calde che gli rigavano lentamente il viso, corrucciato in una smorfia di dolore nel vano tentativo di trattenerle. Il braccio saldo sul polso del ragazzino, per continuare a trascinarlo con sé, e gli occhi lacrimanti fissati in direzione del pozzo lontano: è lì che si sarebbe riunito con Terien.

I due arrivarono a destinazione quasi nello stesso momento di Terien.
“Eccoti,” disse l'elfo oscuro, triste ma decisamente messo meglio di Gerwyn.
“Sì...” rispose Gerwyn laconico, con voce rauca.
Terien piegò leggermente la testa, osservando Akai che piangeva ancora senza controllo contro la gamba del fratello.
“Starà bene?” chiese.
Gerwyn non rispose, si limitò a guardare Akai con tristezza e scuotere lentamente la testa verso Terien. Quest'ultimo sospirò lentamente e guardò la caserma abbandonata in lontananza.
“E' lì che dobbiamo incontrare quelli che ci dovranno scortare, sei pronto?”
Gerwyn annui lentamente e prese ancora Akai per il polso, stavolta fu leggermente più facile farlo muovere.
I tre si muovevano lentamente nell'oscurità, sapevano di essere molto in anticipo, ma in quella situazione non potevano permettersi di non esserlo. Cercavano di essere silenziosi, ma il rumore del loro equipaggiamento echeggiava nel silenzio. Non che avessero poi molto se non viveri e medicinali. Gerwyn però aveva il pugnale rosso con sé, e questo lo preoccupava. Avere un'arma non lo rassicurava, sopratutto con una storia simile dietro. Il ragazzo era cresciuto come contadino, non come guerriero, e un'arma era più motivo di preoccupazione che di sicurezza per lui. Ancora una volta invidiava chi gli stava intorno, sembrava fossero più rilassati di lui, Akai aveva persino smesso di piangere e stava osservando il cielo stellato, come rapito da quell'immagine su cui lui non avrebbe mai pensato di concentrarsi. In fondo il ragazzino non era mai uscito di notte, quindi la sua sorpresa era ben comprensibile. La notte a Grondern non era sicura.

I tre arrivarono finalmente alla caserma abbandonata, luogo d'incontro per il famoso prelievo.
I due ragazzi si guardarono negli occhi e Terien aprì la porta, mentre Gerwyn teneva Akai nascosto dietro di sé. Il rumore della porta vecchia e scricchiolante squarciò il silenzio, facendo salire un senso d'ansia enorme ai tre. Una volta aperta rimasero quasi un minuto fermi per sicurezza prima di fare il primo passo incerto dentro. Entrò prima Terien, seguito dagli altri due e iniziarono a camminare in fondo al lungo corridoio. Se le notizie girate erano vere, tutte le porte sarebbero dovute essere sigillate eccetto una: quella sarebbe stata la stanza d'incontro. Così i ragazzi spinsero ogni porta fin quando Gerwyn non riuscì ad aprire una. Il suo petto si riempì di entusiasmo ed eccitazione, spazzando via tutte le preoccupazioni per un secondo.
“Terien, Terien!” lo chiamò sussurrando. Il ragazzo accorse velocemente, con un sorriso lieto sul viso e aprì la porta.
Quando la porta rivelò quello che si trovava dietro, tutti e tre fecero un grosso sospiro di sollievo.
La notizia si preannunciava essere davvero sicura, in quella stanza illuminata si trovavano altri Impuri.

Un mezzorco anziano e due elfe scure balzarono al sentire la porta aprirsi, l'unica bambina presente invece aveva ancora gli occhi entusiasti per l'arrivo di nuove persone che sarebbero andate con lei al “parco giochi”, così erano riuscite a convincerla le due elfe scure.
“Oh per grazia divina siete degli elfi scuri,” disse la prima donna, sospirando e portandosi una mano al petto.
“Grazia divina? Un corno! Io penso che gli unici che verranno qui saranno Impuri, aspetteremo all'infinito!” sbraitò il vecchio mezzorco, visibilmente stizzito e con un accento di triste disillusione nello sguardo.
“Mi dispiace,” disse sincero Gerwyn, lasciando la mano di Akai e scostandosi lo zaino pesante dalle spalle, per raggrupparlo insieme a tutti quelli del gruppo.
Akai andò a sedersi vicino alla piccola elfa oscura, che prontamente iniziò a tempestarlo di domande al quale lui rispose volentieri e divertito.
Terien invece fu abbastanza disturbato dal comportamento del mezzorco, ma non lo diede a vedere e si sedette accanto ad Akai, formando una netta divisione tra quelli che erano lì da tempo e i “nuovi arrivati”.
“Lasciamo perdere,” risposte il mezzorco a Gerwyn, rompendo il breve silenzio con una forte tosse rauca.
“E' malato,” aggiunse con compassione e dolcezza una delle due elfe oscure, guardando Gerwyn, cercando di fargli comprendere la situazione dell'anziano.
“Non voglio carità!” riuscì a dire il vecchio, tra un colpo di tosse e l'altra.
Gerwyn guardò lentamente tutti, sentendosi stringere il petto e pensando a Martha quando parlava di come il suo amato marito fosse morto di febbre alta e tosse forte. Lo avreste amato, era scorbutico ma in cuor suo era dolce come un bambino, diceva sempre, e Gerwyn col tempo si era fatto una chiara idea di che tipo di uomo fosse stato, e di quanto amore avesse dato a Martha.
Gerwyn incrociò lo sguardo con quello di Terien, come a cercare una conferma silenziosa, ma l'altro era ancora disturbato dal carattere del vecchio e non aveva compreso la silenziosa richiesta di Gerwyn, così il ragazzo decise da solo il da farsi. Aprì il proprio zaino e prese una delle poche sacche di medicine che aveva, sospirò maledicendosi internamente per quanto si stesse comportando ingenuamente e poi camminò verso l'anziano mezzorco, offrendogli la sacca di pillole.
“Se non ci sosteniamo a vicenda, chi lo farà?” giustificò la sua azione allo sguardo di tutti.
L'anziano, con un sorriso estraneo persino alle elfe oscure che stavano con lui da prima, allungò la mano verso la sacca, con gli occhi pieni di gratitudine e ammirazione.
Fu in quel momento che la porta della stanza venne aperta bruscamente e rumorosamente con un calcio, facendo balzare tutti e facendo finire a terra la sacca, che si aprì e sparse le pillole ovunque.
“Mezzosangue di merda! Siete qui?!” urlò una voce nuova, che riempi di brividi la schiena di tutti.
 

   
 
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