Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    29/04/2015    11 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: marzo 2016

 

41. Una Principessa splendente



Hijiri attraversò lentamente la strada seguendo la figura elegante e sinuosa della segretaria del suo capo. Non era solito agire di propria iniziativa, soprattutto quando Masumi gli dava degli incarichi specifici, ma la conversazione delle due donne di qualche giorno prima l’aveva incuriosito e anche piacevolmente sorpreso. Entrambe sembravano volere solo ed esclusivamente il bene dei loro protetti, non agivano per interesse personale né, tanto meno, per tornaconto.

Mizuki Saeko, di cui ora conosceva non solo il nome, ma anche parte della sua vita, si era rivelata molto intelligente, arguta e con uno spiccato senso del dovere nei confronti di Masumi tanto da convincerla ad esporsi completamente con l’amica di Maya.

Rei Aoki, della quale aveva cercato informazioni sebbene non ci fosse poi molto da sapere, era altrettanto fedele a Maya ed era stata lei a contattare Mizuki ricorrendo probabilmente a tutto il suo coraggio. Aveva intuito che si erano incontrate forse una o due volte in più rispetto alla discussione che aveva sentito, ma ora era deciso a non perdersi più un loro incontro.

Aveva cercato assiduamente la motivazione che l’aveva spinto ad agire in modo così impulsivo e senza avvisare Masumi: dapprima si era detto che più informazioni avesse appreso, meglio sarebbe stato, poi aveva capito.

Maya Kitajima sembrava sinceramente e profondamente innamorata di Masumi Hayami, proprio di quell’uomo che l’aveva apparentemente vessata per anni e, dall’altra parte, incoraggiata, mandandole delle rose e dandole aiuti economici a profusione. Durante quegli anni in cui lui stesso l’aveva sorvegliata e consegnato le rose, un affetto sempre più radicato lo aveva spinto verso quella ragazza e, quando si era accorto dei suoi sentimenti, era troppo tardi per poterli cancellare.

Distolse lo sguardo che teneva fisso su un ideogramma del giornale che aveva davanti e una ruga increspò la sua fronte liscia.

Non voglio cancellarli…

Riportò l’attenzione sul giornale. Si era anche reso conto che, nonostante i suoi sentimenti, non avrebbe mai fatto niente contro Masumi, a costo di rimetterci la sua, di sanità mentale. Però, quelle due donne, parlavano continuamente di Maya, conoscevano momenti della sua giornata che a lui erano sconosciuti e che invece avrebbe voluto sapere. Inoltre, dal loro ultimo confronto e da ciò che aveva dedotto osservandola, Maya sembrava in qualche modo più serena e sicuramente più vicina a Sakurakoji. Quel moto freddo di gelosia, lo stesso che aveva visto infinite volte nello sguardo di Masumi, aveva colto anche lui.

Sono qui perché sono innamorato di lei e non tollero che soffra e sia infelice… ecco l’ho ammesso… cambierà qualcosa? Assolutamente no… ma farò tutto ciò che è in mio potere per renderla felice…

Il caffè era affollato, un mormorio sommesso si mescolava alla musica di sottofondo, ma lui si era posizionato in un tavolino alle loro spalle e non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad udire la conversazione.

- Quindi Maya ha guardato quel fascicolo la notte in cui sono stati aggrediti? - sussurrò Rei portandosi una mano davanti alla bocca.

- Sì, ho visto io stessa la cartella e il suo contenuto - annuì Mizuki - È probabile che Maya abbia tratto le sue considerazioni da sola, non è più una bambina, ormai… -

- Si è rassegnata! - esclamò Rei e Hijiri corrugò la fronte sfogliando una pagina del giornale che teneva aperto davanti agli occhi.

- Se ha deciso di accettare la crociera con Yu è molto probabile che sia così… - concordò la segretaria e Hijiri apprezzò quel suo modo di fare, pacato e riflessivo.

Una crociera? Quando? Avanti… ditemi quando!

- Sono convinta che stasera glielo dirà… - immaginò Rei con voce mesta.

Il silenzio divenne prolungato, così Hijiri si girò leggermente e puntò gli occhi sul profilo della segretaria. La tensione sul bel volto era evidente, le due donne si guardavano, poi la segretaria inspirò e accavallò le gambe con un movimento fluido.

- Signorina Aoki - iniziò Mizuki - Non voglio coinvolgerla da ora in avanti, so che lei è amica anche di Yu Sakurakoji, ma io ho intenzione di fare in modo che lui non si presenti sabato sera al molo, né che salga su quella nave! - la sua espressione determinata e fiera non lasciava adito a dubbi: avrebbe fatto esattamente ciò che si era prefissata. Hijiri sussultò.

La crociera è dopodomani!

Rei spalancò lentamente gli occhi e serrò le labbra. Aveva compreso da tempo da che parte stesse la signorina Mizuki, anche lei aveva capito i sentimenti di Maya, ma non voleva che la sua amica soffrisse in alcun modo. Se aveva deciso di relegare in un angolo del suo cuore un amore irraggiungibile e impossibile e accettare invece quello di Sakurakoji, per lei andava bene così. Forse Maya avrebbe sofferto un po', ma alla fine sarebbe stata felice.

- Cosa vuole fare? - la interrogò la giovane attrice e Hijiri notò il suo cipiglio deciso. Non sei una che si lascia intimidire, vedo...

- Ancora non lo so... - ammise la donna - Ma troverò un modo per impedirgli di raggiungere Maya! Lei la porti pure a fare shopping, ha diritto di sentirsi una Principessa per una notte, ma il suo Principe Azzurro non verrà! - sibilò Mizuki, meravigliando Rei per quella reazione così sentita e fuori dal comportamento usuale della segretaria.

- Non potrebbe provare a convincere lui... - aggiunse Rei, ma Saeko la interruppe subito.

- Sono cinque anni che ci provo! Crede che sia facile parlare con quell'uomo?! A volte non mi permette neanche di fiatare! - ringhiò la segretaria perdendo la sua calma. Rei sbatté più volte le palpebre senza riuscire a capire.

Signorina Mizuki... perché è così nervosa? Sembra in apprensione per qualcosa... tiene davvero così tanto alla felicità del suo capo come io tengo a quella di Maya? Io però sono disposta ad accettare la sua decisione... lei invece...

Hijiri osservò di sottecchi le due donne che si fronteggiavano. Ognuna era rimasta sulla propria posizione, entrambe volevano che la persona a cui tenevano fosse felice: per una il suo datore di lavoro e forse qualcosa di più, per l'altra la sua migliore amica, forse una sorella.

Mizuki Saeko... probabilmente non ascolterà lei, ma io potrò almeno farlo ragionare... il signor Masumi è uno di quegli esseri umani che dà il meglio di sé quando viene messo alle strette e io ho tutta l'intenzione di chiudere il leone in gabbia...

Forte di quella risolutezza, si alzò chiudendo il giornale e lasciò il caffè: tutto ciò che gli serviva lo aveva udito, adesso doveva trovare il modo di usarlo e di convincere lui a salire su quella nave al posto del giovane attore. Spostò lo sguardo per un'ultima volta sulla segretaria del suo capo, si assestò gli occhiali da sole ed uscì nelle strade affollate di Tokyo.



Quella giornata sembrava non finire mai e quando Kuronuma, alla bellezza delle dieci di sera, mandò tutti nei camerini, Maya avrebbe voluto sinceramente ucciderlo. Aveva la stessa capacità di irritare della signora Tsukikage, ma in più aveva la forza fisica. Sembrava instancabile, usava quel maledetto copione come una clava e si trasformava realmente in un cavernicolo.

Era sudata e stanca, ringraziò dal profondo del cuore un'altra attrice che le porse un asciugamano mentre tutti i suoi pensieri si focalizzavano su ciò che avrebbe dovuto dire quella sera a Yu. Sentiva i suoi occhi su di sé, era dietro di lei probabilmente. Per tutto il giorno aveva atteso la sua Akoya, si erano incontrati e amati decine di volte su quel palcoscenico improvvisato, ma lui adesso aspettava Maya Kitajima.

Evitò di voltarsi sebbene la curiosità fosse alle stelle, lasciò la sala prove e raggiunse il suo camerino. Chiuse la porta dietro di sé ed espirò tutto il fiato che aveva trattenuto.

Santo cielo... sembro una condannata a morte... Vado a fare una crociera, non finisco sul patibolo! Cosa penserà di me Yu se mi presenterò in queste condizioni?

Si sedette davanti allo specchio e fissò il suo riflesso. Si portò le dita alle guance e le tirò, facendo le boccacce.

Ogni momento libero nella giornata trascorsa aveva pensato a quella faccenda, convincendosi che la decisione che aveva preso fosse non solo la più giusta, ma anche l'unica disponibile. Non avrebbe potuto continuare a struggersi per un uomo che non l'avrebbe mai potuta considerare come una donna, l'abisso era incolmabile; invece Yu era lì, accanto a lei, sempre, era il suo Isshin, l'amava sulla scena e nella realtà, ed era evidente.

Scosse la testa per scacciare tutti quei pensieri e si vestì rapidamente. Corse fuori dal camerino incrociando gli altri attori e salutando, allegra come sempre, finché nell'atrio trovò Yu ad attenderla. Il suo cuore accelerò immediatamente, ma riuscì a dominare l'emozione e quando lo raggiunse gli sorrise raggiante.

- Andiamo? - chiese lui porgendole la mano.

- Sì! - Maya la mise nella sua e uscirono insieme sotto lo sguardo corrugato del regista Kuronuma che aveva seguito la scena appoggiato alla porta della segreteria.

Raggiunsero la moto nel solito parcheggio vicino ai Kid Studio e una mezz'ora dopo erano sotto l'appartamento di Maya e Rei a Yokohama.

Scesero togliendosi il casco e la giovane attrice riuscì a trovare il coraggio per parlargli.

- Yu, vengo volentieri con te in crociera questo fine settimana - gli disse senza balbettare, sentendosi fiera di se stessa. Lui spalancò lentamente gli occhi, meravigliato, e rimase in silenzio qualche secondo, tanto che Maya iniziò a preoccuparsi.

- Io... ne sono davvero felice, Maya! - esclamò all'improvviso abbracciandola. Non era lo stesso modo che usava quando recitava Isshin. Le sue braccia l'avvolsero con calore e lei si sentì come in un bozzolo. Abbandonandosi a quella sensazione, si accorse però con sgomento che il suo cuore non batteva frenetico come quando aveva vicino il signor Hayami.

Ecco! Non ci avevo pensato tutto il giorno!

Yu la sentì irrigidirsi e, pensando non avesse gradito il suo slancio d’affetto, la liberò dall'abbraccio; un po' imbarazzato, risalì sulla moto.

- Sarà una serata di gala, quindi indossa un bel vestito elegante, lo farò anche io - e sorrise amabilmente strizzandole l’occhio - Inoltre porta una valigia con tutto quello che ti occorre e qualche cambio per stare comoda - aggiunse infilandosi il casco - Io avrò le prove fino alle quattro, ma dato che tu sei libera potrai andare sulla nave con calma, io ti raggiungerò lì! -

Maya ascoltò la sfilza di suggerimenti che le giunsero con voce emozionata e annuì sorridendo. Una serata di gala... speriamo vada tutto bene...

Senza sapere da dove le venisse quel dubbio così pronunciato, sollevò la mano e salutò Yu prima di rientrare in casa.



Avevano dedicato quella soleggiata mattina di sabato all'acquisto di un abito da sera. Maya ne aveva provati almeno venti in dieci negozi diversi e non si piaceva mai, diceva che appariva diversa da ciò che era e che non si sentiva a suo agio, finché, allo stremo delle forze, Rei aveva mandato un messaggio a Mizuki chiedendole di nascosto un negozio dove portare Maya che potesse soddisfare l'esigenza semplice e giovanile della ragazza. La segretaria aveva semplicemente inviato un indirizzo e Rei aveva preso l'amica per una mano e ce l'aveva trascinata.

Dapprima Maya aveva fatto le solite storie e mentre la tirava per strada nessuno avrebbe potuto dire che quella ragazza mingherlina che urlava come un'ossessa avrebbe potuto essere la prossima Dea Scarlatta.

In quel momento, ansante per la fatica, Rei aprì le doppie porte del negozio. Una volta dentro, Maya si guardò intorno spalancando gli occhi per la meraviglia. Somigliava ad un salotto, con tanto di divani e lampadario centrale di cristalli.

- Rei... sai quanto costeranno qui i vestiti? - le chiese in un sussurro teso e la venditrice che gli era venuta incontro mascherò un sorriso dietro una mano.

- Non preoccuparti di questo adesso, guarda se c'è qualcosa che ti piace - le consigliò Rei imbarazzata sedendosi su uno dei divani e appoggiando le borse e i soprabiti.

Maya spiegò alla signorina cosa stesse cercando e due commesse che chiamò si misero subito in cerca, portandole nel camerino quattro abiti. Rei si portò una mano alla fronte, pronta ad una maratona infinita di lamentele, ma quando Maya uscì col primo vestito, raggiante in volto, seppe che avevano centrato l'obiettivo.

Acquistarono l'abito e uscirono in cerca degli accessori. Se Rei aveva creduto quel traguardo più facilmente raggiungibile non avrebbe potuto commettere errore di valutazione più grave. Probabilmente Maya non era abituata a fare shopping quindi non aveva idea di come si facesse. Chissà se il signor Hayami conosce questo lato della nostra Maya... magari potrebbe fare dietro front se lo sapesse...

Alla fine optò per un bellissimo paio di sandali con i tacchi non troppo alti e una borsa decorata della stessa foggia. Quando Rei insisté per comprare anche orecchini e collana, Maya oppose un tale categorico rifiuto da lasciarla sbalordita.

- Non mi posso permettere dei gioielli veri e non voglio andare in mezzo a quella gente con delle pietre finte... so benissimo cosa direbbero gli articoli il giorno dopo... - si lamentò decisa, il volto paonazzo e le labbra imbronciate.

- Ma se hai detto che non ci sono giornalisti! - obiettò Rei esasperata.

- Eppure le notizie trapelano lo stesso! Hai visto cosa è successo quel giorno quando abbiamo parlato? - rispose Maya stringendo i pugni e guardandola irritata.

- Maya, smettila di fare i capricci! Non puoi andare senza gioielli! - rimarcò bloccandola in mezzo al marciapiede.

- Invece posso eccome! - ribatté senza smuoversi di un millimetro dalla sua idea - A chi vuoi che importi se un'attrice sconosciuta indossa o meno dei gioielli! Ci saranno donne bellissime, nessuno mi guarderà! -

- Oh! Che donna impossibile! - sibilò Rei ormai al limite della pazienza - Fai come ti pare! - la lasciò girando i tacchi e proseguendo verso il salone di bellezza dove nel pomeriggio Maya sarebbe stata trasformata in una moderna Cenerentola.

Mentre Rei spiegava ogni cosa alla commessa del salone, Maya ripensò a quell'analogia con la favola e un sorriso si dipinse sul suo volto. Rei oggi è come la mia fata madrina...

- E ora andiamo a mangiare! - l’amica le prese un braccio trascinandola fuori e Maya preferì non lamentarsi vista l'occhiata rovente che le rifilò.

Si sentiva frastornata ma felice: era la prima volta che faceva una cosa del genere e non vedeva l'ora di assistere alla rappresentazione della Principessa splendente.



Mizuki aveva vagliato diverse alternative per riuscire a far ritardare l'uscita di Sakurakoji dagli studi di prova e alla fine aveva scelto quella in cui riusciva meglio: la burocrazia. Lui era un attore della Ondine, fra poco meno di due settimane ci sarebbe stato lo spettacolo dimostrativo ed era necessario rivedere alcuni punti del contratto.

Così aveva chiamato il regista Kuronuma chiedendo di poter passare alla fine delle prove e trattenere qualche minuto il suo primo attore. Il regista aveva acconsentito anche perché gli risultava che Yu non avesse alcun impegno quel pomeriggio.

Lei non aveva niente contro quel ragazzo, anzi, le piaceva anche, ma non poteva permettere che Maya scegliesse senza conoscere ogni cosa. Naturalmente lei aveva provato a parlare con il signor Masumi, ma non era mai riuscita a fare breccia nella sua corazza, che sembrava essersi ispessita in quegli ultimi tempi, neanche usando il sarcasmo con cui l'aveva sempre scosso. Non aveva potuto rivelargli ogni cosa altrimenti, ne era sicura, l'avrebbe licenziata su due piedi.

Non è importante che lei salga su quella nave... per ora è più importante che non ci salga quel ragazzo... Ed è interessante come entrambi gli attori non abbiano detto niente al loro regista di questa uscita...

Varcò le doppie porte dei Kid Studio, raggiunse la segreteria e la fecero accomodare nell'ufficio di Kuronuma, che arrivò qualche minuto dopo. Discussero brevemente e poi lui uscì a chiamare il suo primo attore. Mizuki si sentiva elettrizzata, non aveva mai agito in quel modo in vita sua e sapeva che la sua carriera avrebbe potuto subire una improvvisa battuta d'arresto.

La porta si aprì nuovamente e Sakurakoji, il volto scuro e contratto, fece il suo ingresso seguito dal regista.

- Buonasera, signorina Mizuki - la salutò con deferenza, poi notò il plico appoggiato sulla scrivania di Kuronuma e immaginò che ci fosse qualcosa che non andava.

- Ciao, Sakurakoji - ricambiò il saluto - Prego siediti, ci sono alcune cose del tuo contratto che dovremo rivedere, non ci vorrà molto - gli comunicò mantenendo una freddezza studiata.

- Il mio contratto? - chiese lui spaesato senza sedersi.

- Sì, il contratto con la Ondine - continuò con la solita professionalità la segretaria. Yu esitò ancora qualche attimo, guardò l'orologio nervosamente, poi si sedette.

Erano le quattro e quindici del pomeriggio.



Maya si guardò nello specchio e non riuscì a credere ai suoi occhi. Spalancò la bocca e sgranò gli occhi per lo stupore. Con pollice e indice prese i lembi della gonna leggera come seta e li lasciò ricadere.

Rei ridacchiò e le mise le dita sotto il mento chiudendole la bocca.

- Sono io questa? - domandò in un sussurro allo specchio del salone di bellezza.

- Sì, sei tu! - mormorò Rei tenendola per le spalle e posandole un bacio sulla guancia - È tardi, Principessa, la tua carrozza ti attende fuori, o farai tardi! -

Maya si riscosse e la guardò voltandosi.

- Grazie, Rei - le disse con occhi brillanti - Quando tornerò da questa crociera c'è una cosa che devo dirti, aspettami! - aggiunse stringendole le mani con forza. Scusami, Rei... ti dirò ogni cosa, lo prometto... mi sei tanto cara, amica mia!

Salutò le commesse del salone che l'avevano coccolata per tutto il pomeriggio, indossò un elegante soprabito nero e salì sul taxi, la sua valigia già nella bauliera.

Le strade iniziavano a riempirsi per il traffico di uscita degli uffici, ma il tassista la rassicurò dicendole che sarebbero arrivati per tempo al porto.

La mia mente è così vuota... da quando ho detto a Yu che sarei andata con lui, ogni cosa sembra essersi fermata... Non ho più pensato a niente, tranne a questa sera... sono proprio patetica... una ragazzina insignificante con un bel vestito addosso...

Voltò lo sguardo fuori dal finestrino e lo lasciò vagare sul panorama circostante.

Erano le cinque e dieci minuti.



Hijiri sapeva che Masumi non avrebbe mai preso in considerazione l’idea di salire spontaneamente su quella nave. Uno dei motivi era legato al fatto che sembrava aver deciso di non confessare a Maya il suo amore essendo così vicina la “Dea Scarlatta”. Un altro, ne era certo, era la sua difficoltà nel doverle stare accanto. Era sicuro che durante il periodo trascorso nella valle fosse accaduto qualcosa ad entrambi, ma lui non gliene aveva mai parlato. Era innegabile che Masumi avesse cambiato completamente regime da allora.

Ma questa volta non era disposto a lasciar correre, anzi, aveva preso una decisione ben precisa: se Masumi non fosse andato su quella nave, ci sarebbe andato lui, non l’avrebbe lasciata da sola in mezzo a tutta quella gente. Soprattutto con Sakurakoji.

Si guardò allo specchio e approvò il risultato: poteva funzionare davvero.

Prese il cellulare e chiamò il suo capo avvisandolo che doveva incontrarlo urgentemente per parlargli di una cosa che riguardava Maya. La risposta arrivò scontata, chiuse la telefonata con un lieve sorriso a increspargli le labbra, prese il soprabito elegante e le chiavi della macchina dando inizio al suo piccolo piano.

Erano le cinque e ventisette minuti.


Quando Mizuki terminò il suo teatrino con Sakurakoji, il giovane schizzò via dall’ufficio come se avesse un demone ad inseguirlo, sotto lo sguardo attonito del regista.

- Lo scusi, signorina Mizuki - le disse Kuronuma portandosi una mano fra i capelli, lievemente imbarazzato.

- Non si preoccupi - scosse la testa - Deve avere un appuntamento molto importante, spero di non avergli fatto fare tardi… - aggiunse la segretaria continuando a fissare il corridoio dei camerini dove Sakurakoji era scomparso, celando abilmente la sua soddisfazione.

- In qualsiasi posto debba andare, spero che l’appuntamento sia tardi, perché fuori le strade sono intasate per il traffico… - borbottò il regista salutandola con un lieve inchino che lei ricambiò. Mizuki sorrise guardando il suo orologio. Mi dispiace, ragazzo… l’imbarco termina alle sette...

Erano le cinque e quarantotto minuti.



Masumi raggiunse l’ultimo piano di quel palazzo che spesso usavano come punto di incontro. La voce di Hijiri lo aveva messo in allarme. Era consapevole che il suo uomo ombra non l’avrebbe chiamato così all’improvviso se non ci fosse stato un reale problema e in più, se non aveva potuto parlargliene a telefono, doveva essere accaduto davvero qualcosa. Negli ultimi due giorni non l’aveva sentito, sapeva che sorvegliava sempre lei e che poteva contare su di lui per qualsiasi cosa.

Sentì dei passi e si girò incrociando gli occhi verdi del suo collaboratore che stranamente non indossava i consueti occhiali da sole.

- Hijiri - lo salutò e l’uomo ombra ricambiò con un lieve inchino.

- Signor Masumi -

Si rese immediatamente conto che c’era qualcosa di diverso nell’espressione di Karato e i suoi timori iniziarono a farsi sempre più pressanti.

- Cosa succede? - gli chiese subito senza perdere tempo, mentre il cuore accelerò i battiti sull’onda della sua preoccupazione.

- Maya Kitajima, signore - iniziò Hijiri sapendo così di avere tutta la sua attenzione - Questa sera salirà su una nave da crociera, per due giorni… - fece una breve pausa osservando il volto impassibile di quell’uomo controllato - ...con Yu Sakurakoji -

Masumi corrugò la fronte e i suoi occhi diventarono freddi, ma non fece nessun altro movimento né parlò.

- Non vuole fare niente? - lo incalzò Hijiri con voce pacata.

- Non posso fare niente, quella ragazzina ha diritto di fare quello che vuole della sua vita, io ho interferito abbastanza - replicò lui freddamente cercando di placare quell’angoscia lacerante che gli premeva in petto.

- Non crede che avrebbe diritto di decidere dopo essere stata messa al corrente della verità? - insisté il collaboratore deciso a non soccombere al suo sguardo assassino che ogni volta gli impediva di opporre resistenza.

- La verità? - domandò sarcastico Masumi tornando a voltarsi e mettendosi le mani in tasca - Come pensi reagirebbe? Credi davvero che l’averle rivelato la mia identità possa in qualche modo aver cancellato ciò che le ho fatto? Ho distrutto la compagnia Tsukikage, l’ho costretta a firmare un contratto con la Daito obbligandola a lavorare per me quando avrebbe preferito morire prima di accettare un simile compromesso, ho ucciso sua madre! - esclamò con tono rovente, pieno di rammarico e dolore - Non sono cose che si possono cancellare con delle rose né confessando ciò che provo per lei… -

- Vuole davvero lasciarla a quel ragazzo? - perseverò Hijiri ignorando completamente le sue rimostranze. Masumi si girò verso di lui, lentamente. Hijiri… che stai cercando di fare…?

- Lasciarla implicherebbe averla avuta, ma non è mai stata mia! - urlò stringendo un pugno, la rabbia che aveva sopito negli ultimi mesi concentrata in quell’unica frase.

- Vada su quella nave - proseguì Hijiri con tono molto simile a un ordine, ignorando per la prima volta lo stato d’animo del suo capo e puntando gli occhi nei suoi. Masumi li spalancò gradualmente, incredulo di fronte all’atteggiamento inusuale del suo collaboratore. Inspirò più volte cercando di riacquisire la calma e si sistemò la giacca.

- No - rispose seccamente ricambiando lo sguardo freddo.

Hijiri rimase immobile per un paio di minuti, poi lentamente si sbottonò il soprabito sotto lo sguardo corrucciato del suo capo. Masumi si rese conto solo in quell’istante di come fosse vestito. Ma che…?

- Signor Masumi… - iniziò il collaboratore con voce affranta - Da quando suo padre ha aiutato mio padre, la mia famiglia vi è stata riconoscente, lavorando per voi nell’ombra. Ho accettato quella mia condizione con gioia, ero felice di poterla servire, esattamente come lo sono ora - si tolse del tutto il soprabito appoggiandolo al braccio e rivelando lo smoking nero che gli calzava a pennello - L’ho seguita in ogni passo che ha fatto, ho imparato ad apprezzare le cose che apprezzava lei, sport, letture, cibo, vestiti, e può ben immaginare il sentimento che ho iniziato a provare per quella ragazza - lo fissò intensamente e quando gli occhi azzurri di Masumi divennero gelidi come strali di ghiaccio, comprese che aveva capito. Sembra che non ci sia altro modo… mettere il leone in gabbia…

- Ma che dici, Hijiri? - sibilò Masumi facendo un passo verso di lui.

- Se lei non raggiungerà Maya Kitajima su quella nave, lo farò io - gli spiegò candidamente aggiustandosi il papillon nero che spiccava sulla camicia candida.

- Per quale motivo dovresti farlo? - lo interrogò Masumi con voce tesa, il cuore che palpitava incessante e gli rendeva difficile respirare.

- Non ho alcuna intenzione di lasciare che Sakurakoji modifichi l’attuale stato delle cose - rispose pacatamente Hijiri senza farsi contagiare dall’angoscia nelle parole del suo capo. Non poteva sapere se l’idea di Mizuki Saeko avrebbe funzionato, ma non aveva tempo per sincerarsene. Per quanto ne sapeva lui, quel ragazzo poteva già essere sulla nave insieme a lei.

- Perché Maya dovrebbe contare su di te? - sibilò facendo un altro passo verso di lui.

- Perché si fida di me - gli rispose serafico, senza alcuna pietà, e ci aggiunse anche un mezzo sorriso molto affascinante. Quant’è ostinato, signor Masumi… io proprio non la capisco…

Masumi rimase interdetto da quell’ultima risposta. Quanti mazzi di rose le avrà consegnato in questi anni...? Quante volte l’avrà consolata quando piangeva? Quanti messaggi mi ha riportato usciti dalla sua bocca…? Sì… Maya si fiderebbe di lui…

- Non le resta molto tempo per decidere - aggiunse Hijiri piegando il polso e guardando il suo orologio - O va lei o vado io - ripeté per ribadire il concetto. Lo vide esitare, così si voltò, incamminandosi verso l’uscita. Avanti… mi fermi… non posso credere che mi lasci davvero andare...

- Aspetta! - gridò Masumi, afferrandolo per un braccio e girandolo di scatto. Hijiri incontrò il suo sguardo infuocato e seppe di aver vinto.

Erano le cinque e cinquanta minuti.


Maya scese dal taxi nei pressi del Molo 6, pagò e, imbracciando la sua piccola borsa, si incamminò lungo la banchina facendo attenzione a non inciampare. C’era un grande andirivieni e la nave immensa, di un bianco splendente, era impossibile da non notare. Torreggiava immobile a fianco del molo, verso la fine.

Il mare blu brillava e i gabbiani stridevano in cielo, mentre il sole si abbassava all’orizzonte verso le montagne, iniziando a tingere di rosso l’aria della sera. Seguì la fila di gente che, come lei, si sarebbe imbarcata. Era completamente presa dal momento e non riusciva a pensare a nulla, tranne che a raggiungere la scala esterna di salita che l’avrebbe condotta sul ponte dove c’era la reception con l’accoglienza.

Si fermò ad osservare la nave per intero, lasciando scorrere lo sguardo dalla poppa ampia alla prua slanciata dove, sul fianco, in caratteri occidentali, era inciso il suo nome: Astoria.

Sorrise e salì lentamente la lunga scalinata che aveva un tappeto rosso molto elegante. Spero di non mettere in imbarazzo Yu con la mia solita goffaggine…

- Buonasera - la salutò la hostess alla reception con un lieve inchino - Posso vedere la sua carta d’imbarco? - chiese gentilmente porgendo la mano.

Maya, presa alla sprovvista dato che stava fantasticando sugli interni lussuosi di quella nave, iniziò a frugare febbrilmente nella borsa sotto lo sguardo dolce della signorina.

- Ecco qui! - rispose, ficcandole in mano il biglietto un po’ spiegazzato.

La hostess lo prese e passò il codice a barre sul lettore spalancando gli occhi per poi riprendere immediatamente il controllo.

- Benvenuta a bordo, signorina Kitajima - le sorrise - Lasci il suo bagaglio qui, verrà portato nella sua cabina, questa è la chiave digitale. La nave salperà alle sette - e le porse quella che sembrava una carta di credito, nera e argento con il numero 864 scritto sopra, e un opuscolo della nave.

- Grazie - annuì Maya, poi le venne in mente una cosa - Mi scusi, sto aspettando una persona che si imbarcherà con me, si chiama Yu Sakurakoji, potrebbe gentilmente avvisarlo che io sono già qui? -

- Ma certo, lo avviserò appena farà il check in - la rassicurò la signorina con un sorriso - Nel frattempo può girare sui ponti e visitare il bar che è sempre aperto. Per qualsiasi cosa chieda ai miei colleghi che troverà sempre pronti e disponibili -

- La ringrazio! - esclamò Maya allegra strappandole un altro sorriso, tenne il soprabito, ma lasciò la borsa dove le aveva detto la hostess, poi si incamminò lungo il corridoio esterno che fiancheggiava il molo.

La signorina richiamò l’attenzione della collega a fianco che stava accogliendo un altro cliente e, senza farsi vedere, le indicò Maya che si allontanava.

- Sai chi è quella? - sussurrò mentre l’altra scuoteva la testa - È Maya Kitajima, quella che si contende la Dea Scarlatta con Ayumi Himekawa! -

- Chi? Quella che era sul giornale qualche tempo fa imbrattata di fango? - chiese la collega stupita.

- Sì… - mormorò la prima - Non l’avevo assolutamente riconosciuta finché non ho visto la sua carta d’imbarco… - ammise, per poi tornare ad occuparsi del cliente che aveva davanti.

Maya si appoggiò alla balaustra esterna, per fortuna quello strascico d’estate aveva reso l’aria meno fredda dei giorni precedenti e si stava bene. Puntò lo sguardo sul sole che stava per tramontare e sospirò guardando l’orologio.

Erano le sei e quattordici minuti.



Sakurakoji spostò nervosamente lo sguardo dal suo orologio alla strada, completamente intasata dal traffico. Aveva chiesto più volte al tassista di cambiare tragitto e lui aveva sempre obbedito, ma la situazione non era cambiata. Si era maledetto più volte per non aver preso la moto nonostante indossasse quel vestito, aveva avuto paura di rovinarlo e credeva comunque di arrivare per tempo.

Fuori alcuni clacson suonarono insistentemente, ma la fila non si mosse di un millimetro. Picchiò un pugno sul sedile di pelle e digrignò i denti, passando la mano sinistra sulla piccola scatola che teneva nella tasca dei pantaloni.

Maya… non credevo che avresti accettato di buon grado questa crociera… quando mi hai dato la tua conferma, per un attimo ho pensato che stessi sognando… C’è qualcosa di molto importante che devo dirti questa sera… e spero che tu…

Il suono delle trombe di un camion lo assordò, distraendolo dalle sue riflessioni, e fece imprecare il tassista in malo modo. Guardò di nuovo l’orologio per l’ennesima volta.

Erano le sei e ventidue minuti.



Hijiri, guidava sicuro in mezzo al traffico, svoltando e imboccando vie apparentemente a caso, ma che li portavano sempre più vicini al porto e al Molo 6. Da quando erano saliti in auto, Masumi non aveva detto una parola e si era chiuso in un mutismo inquietante.

- La crociera ospita un evento sul teatro, ho fatto in modo che il suo nome fosse fra gli invitati, così le sarà più facile giustificare la sua presenza a bordo - gli spiegò brevemente senza sapere come avrebbe reagito.

- Da quanto lo sai? - gli chiese Masumi con voce fredda senza distogliere lo sguardo dalla strada.

- Due giorni - rispose Hijiri con calma.

- Perché hai atteso solo ora? - domandò ancora in un sibilo sottile.

Hijiri rimase in silenzio, non serviva una risposta in realtà, perché sapeva di aver tradito la sua fiducia. Lui era i suoi occhi e le sue orecchie su un mondo che gli era precluso e che riguardava lei. L’avergli taciuto delle informazioni equivaleva ad aver infranto la missione che gli aveva dato anni prima e che aveva giurato di eseguire.

- Sei innamorato di lei? - aggiunse serrando i denti in un ringhio pieno di rancore, voltandosi verso di lui. Hijiri non rispose immediatamente, facendolo innervosire ancora di più.

- Lei, signor Masumi, mi fa sempre penare, lo sa? - confessò con una nota sarcastica evitando di rispondere alla sua domanda. I miei sentimenti non hanno alcuna importanza adesso, mi interessa solo che lei possa essere felice…

Masumi lo fissò in silenzio, incerto se credergli o meno. Avresti fatto tutto questo solo per spronarmi ad andare da lei? Però non hai negato...

- A bordo ci sono molti negozi, se vuole può comprare un abito - gli suggerì - Oppure vuole il mio? - aggiunse spostando lo sguardo su di lui per un attimo con un mezzo sorriso - Abbiamo la stessa taglia -

Masumi tornò a guardare la strada e non riuscì a trattenere un sorriso.

- Credo di essere in grado di comprarmi un vestito… - mormorò, guardando l’orologio e reprimendo quella gelosia che l’aveva sempre pervaso sapendo che Sakurakoji e Maya potevano già essere insieme.

- La nave salperà alle sette - lo precedette Hijiri a cui era bastato un sguardo alla sua espressione per capire cosa gli passasse per la testa.

Erano le sei e trenta minuti.



Maya chiuse il soprabito e seguì il fiume incessante di persone che stava entrando all’interno del ponte centrale dove era stato allestito un aperitivo, annunciato dagli altoparlanti. L’immensa sala era di una rilassante tonalità turchese e i mobili erano eleganti e raffinati.

Santo cielo… che ci faccio qui da sola…? Perché Yu non è ancora arrivato?

Guardò l’orologio al polso di un signore vicino a lei e sospirò.

Erano le sei e quarantatré minuti.



Masumi scese dall’auto e fissò Hijiri per un istante, prima di voltarsi, percorrere il molo e raggiungere la scala d’ingresso. Salì gli scalini coperti da un tappeto rosso e si presentò alla reception dando solamente il proprio nome. La signorina controllò una lista e gli sorrise, riconoscendolo immediatamente.

- Buonasera, signor Hayami e benvenuto a bordo - digitò qualcosa sul computer e la sua fronte si aggrottò - Non abbiamo camere a suo nome, ma ci sono alcuni passeggeri che non si sono ancora presentati. Appena la nave salperà, eseguiremo un controllo e le assegneremo una delle suite libere -

- La ringrazio - rispose sorridendole e imboccando il corridoio che l’avrebbe portato agli ascensori e al ponte del centro commerciale. Le navi da crociera erano tutte uguali e trovare i negozi non fu difficile.

Mentre il commesso sceglieva alcuni abiti e accessori per lui, guardò nervosamente l’orologio.

Erano le sei e quarantacinque minuti.



Maya sollevò la testa quando udì la sirena della nave. È salpata… dov’è Yu?

Masumi uscì dal negozio indossando un perfetto smoking. La sirena urlò. È salpata… dove sarà?

Yu scese dal taxi, corse a perdifiato lungo il Molo 6. La sirena risuonò. È salpata… Maya...

Erano le sette.



La musica risuonava dolcemente per i corridoi mentre Maya cercava di ritrovare la strada per la reception e chiedere di Yu quando udì una voce gentile alle spalle.

- Si è perduta, per caso? -

Maya si girò e vide un uomo elegante che teneva un flûte con la mano sinistra e le sorrideva amabilmente.

- Io… sì… forse sì… - balbettò lei arrossendo lievemente - Stavo cercando una persona -

- L’accompagno alla reception, così potrà chiedere a loro - si offrì lui porgendole il braccio in cui lei infilò titubante la mano. Chi sarà questo signore…?

- Queste navi sono grandi - disse mentre sbucavano nel corridoio principale.

Maya emise un gridolino felice riconoscendo il luogo, vergognandosi immediatamente dopo, e lui le sorrise amabilmente. Fece qualche passo rapido e raggiunse la reception.

- Signorina, mi scusi, si ricorda di me? - domandò avvicinandosi alla hostess che l’aveva accolta e che le sorrise con un cenno - Non ha visto la persona che attendevo? - chiese speranzosa. La ragazza digitò sul computer il nome che ricordava e sollevò lo sguardo verso di lei.

- Mi dispiace ma non si è registrato, forse non è riuscito ad arrivare in tempo… - azzardò lei dispiaciuta.

Maya abbassò lo sguardo mentre lo sconforto e un iniziale timore prendevano il sopravvento. Cosa farò adesso?

- Lei è Maya Kitajima, vero? - di nuovo la voce del signore gentile. Lei si voltò e annuì mestamente.

- Se accetta la compagnia di un uomo anziano, posso farle da cavaliere questa sera - le propose, sfoggiando un sorriso affascinante - C’è qualcuno che vorrei farle conoscere - aggiunse porgendole di nuovo il braccio.

Maya lo fissò stralunata, gli occhi incatenati a quelli grigi dell’uomo. Lentamente allungò la mano e la appoggiò nell’incavo del gomito.

- Grazie, lei è molto gentile - mormorò, mentre pensava a come poter contattare Yu, ma, come se le avesse letto nel pensiero, lui le offrì il suo cellulare.

- Se vuole può chiamare il suo amico con il mio telefono -

- Grazie, ma… - balbettò arrossendo - Non ricordo il suo numero a memoria - ammise sentendosi completamente inadeguata. L’uomo le sorrise rinfilandosi il telefono nella tasca interna e la condusse lungo il corridoio, verso gli ascensori.

- Lo sa che lei ha un modo squisito di arrossire, signorina Kitajima? - le fece notare con un sorriso amabile - Era molto tempo che non incontravo una persona spontanea come lei. Sa, nel nostro ambiente, siamo tutti attori, alcuni migliori di altri - aggiunse con rammarico.

Maya arrossì lievemente di nuovo a quel complimento spassionato e fissò il profilo di quell’uomo che aveva qualcosa di familiare. Poi all’improvviso lo riconobbe. Strinse la mano intorno al suo braccio e lo costrinse a fermarsi.

- Ma lei è… - sussurrò con occhi spalancati, il cuore pieno di emozione e vergogna.

- Oh, sono lieto che mi abbia riconosciuto, è così giovane e di solito i ragazzi non seguono le mie interpretazioni - le sorrise in modo elegante e riprese a camminare.

- Ho visto il suo ultimo film! - esclamò lei piena di riverenza. Come ho fatto a non riconoscerlo?

L’attore la guardò con affetto e mise una mano sopra la sua mentre camminavano.

- Io l’ho seguita assiduamente quando interpretava Satoko, e ho visto la sua Ardis e la sua splendida Jane in “Lande dimenticate” -

- Da… Davvero? - Maya non riusciva a credere che un attore di quel calibro potesse aver seguito proprio lei. Entrarono in un ascensore e continuando a parlare amabilmente delle loro rispettive esperienze, raggiunsero di nuovo il salone dove stavano servendo l’aperitivo.

- Venga, le presento alcuni colleghi - le propose lui notando felice che la ragazza, inizialmente tesa, si stesse rilassando.

Maya lo seguì in silenzio guardandosi intorno. C’erano centinaia di persone, tutte splendidamente vestite, una musica lieve di sottofondo creava un’atmosfera perfetta, c’era un delizioso profumo di cibo e per la prima volta non si sentì a disagio in mezzo a tanti personaggi famosi. Individuò altri attori e attrici, sia di teatro che di cinema, qualcuno la guardò, ma nessuno si soffermò particolarmente su di lei e ne fu felice.

Il suo cavaliere la presentò ad altri quattro uomini, tutti giapponesi, e le offrì un flûte di champagne.

- Desidera mangiare qualcosa? - le chiese gentilmente l’attore, ma Maya scosse la testa.

- No, la ringrazio - rispose con un sorriso. Se mi mettessi a mangiare farei sicuramente un disastro e sporcherei il mio vestito…

I cinque uomini erano molto gentili, le chiesero di sue interpretazioni passate, della signora Tsukikage, della “Dea Scarlatta”, e loro raccontarono le esperienze vissute e aneddoti divertenti che la fecero ridere.



Masumi Hayami entrò nel grande salone turchese, il suo nome venne sussurrato dalle signore vicine, ma lui ignorò tutti e lasciò spaziare lo sguardo fra le decine di persone finché non la vide. Rimase congelato sul posto avendo modo così di osservarla senza essere visto.

È diversa dalla premiazione di Lande dimenticate… Ho atteso che crescesse… che diventasse una donna… senza che me ne accorgessi lo è diventata e ora, per la prima volta in vita mia, la guardo con altri occhi…

Sorrideva, con una mano alla bocca, gli occhi socchiusi, il blu notte dell’abito e i ricami argentei del corpetto mettevano in risalto la sua pelle chiara dandole una luminosità quasi innaturale. Aveva i capelli raccolti, che evidenziavano il suo volto ovale perfetto, ma alcune ciocche erano sfuggite all’acconciatura e si adagiavano morbidamente ai lati e dietro il collo. Sorrise cercando di non pensare a quanto rapidamente il suo cuore battesse in quel momento.

Riconobbe tutti e cinque gli uomini che le stavano attorno e corrugò la fronte. Tre erano attori, ma due facevano parte di una compagnia teatrale che aveva cercato di acquisire per molto tempo. Usavano dei modi poco ortodossi e avevano cercato di corrompere alcuni impiegati della Daito per avere delle informazioni. Perché Sakurakoji non è con lei? Ragazzina, come riesci a metterti sempre nei guai?

Maya sorrise all’ultima battuta di uno degli attori, un sesto uomo si unì, e quando glielo presentarono, lui le baciò elegantemente la mano. Arrossì rimanendo immobile e sentendosi una stupida ragazzina.

- Sono lieta di conoscerla - sussurrò in completo imbarazzo.

- Era da tempo che volevo incontrarla, signorina Kitajima - disse l’ultimo arrivato fissandola con occhi benevoli - Non vedo l’ora di assistere alla sua Dea - le rivelò pieno di aspettativa e lei ne gioì - Sa, la mia compagnia - è indicò i due uomini alla sua sinistra che avevano parlato con lei - È molto antica, il mio bisnonno la fondò quasi centoventi anni fa. Quando il Maestro Ichiren Ozaki portò la “Dea Scarlatta” a Nagoya, venne rappresentata nel nostro teatro - le raccontò fiero.

Maya lo guardò stupita e affascinata.

- Davvero? - gli domandò realmente incuriosita.

- Sì - annuì lui con un sorriso gentile - Sarebbe davvero bellissimo se io potessi riuscire a metterla in scena a Tokyo e seguire le impronte di mio nonno - le confessò sospirando.

- Ma sappiamo bene tutti che l’Associazione Nazionale per lo Spettacolo si sta occupando di ogni cosa e ancora i diritti non sono stati ereditati, non è vero, Presidente Tanaka? - una voce profonda li fece voltare tutti e quando Maya alzò lo sguardo incontrò i vibranti occhi azzurri di Masumi Hayami.

Rimase immobile, congelata, ogni pensiero che poteva aver avuto, ogni congettura che aveva fatto, ogni promessa per relegare quei sentimenti in fondo all’anima, vennero cancellate dal calore immediato e devastante che invase il suo cuore.

È qui… su questa nave… e ora che faccio?

- Masumi Hayami della Daito Art Production - sibilò con astio Tanaka senza usare la stessa cortesia che aveva avuto il rivale - Dovevo immaginarlo che ci sarebbe stato anche lei - sbuffò infastidito senza nasconderlo.

- Io invece non credevo che fosse a caccia ancora di quei diritti - valutò Masumi facendo alcuni passi avanti, senza togliere lo sguardo da lui.

- Chi non li vorrebbe? Lei non è forse il primo della lista? - ribadì seccato Tanaka, fronteggiandolo. Si girò di scatto senza dargli tempo di ribadire e si rivolse a Maya che aveva osservato basita lo scambio di battute.

- Signorina Kitajima, mi duole che lei abbia dovuto assistere a questo alterco - le prese gentilmente la mano e la baciò di nuovo - Avrà compreso che Hayami ed io non andiamo molto d’accordo. Non voglio rovinarle la serata, quindi spero che in futuro avremo modo di parlare ancora. Aspetto con ansia di vederla in teatro - e fece un lieve inchino.

- Non… Non deve preoccuparsi, va tutto bene - balbettò lei, presa alla sprovvista da quella frase sentita e carica di risentimento.

Tanaka e i suoi due uomini si allontanarono, seguiti a breve dai due attori che le erano stati presentati dal suo cavaliere. Ogni volta che c’è lui si crea il vuoto intorno a me… però… quell’uomo gli si è rivolto senza alcuna cortesia… chissà se riuscirò mai ad abituarmi a questo ambiente…

- Signor Hayami, è un piacere rincontrarla - lo salutò l’attore anziano riportandola alla realtà. I due uomini si strinsero la mano. Si conoscono…

- Il piacere è mio - rispose cordiale Masumi mentre gli stringeva la mano - So che parteciperà al forum prima dello spettacolo -

- Mi hanno chiesto di dire qualcosa e ne sono stato onorato, soprattutto ora che so di parlare anche ad un pubblico più giovane - aggiunse rivolgendosi a Maya con un sorriso pieno di calore. Lei chinò leggermente la testa in segno di rispetto ed evitò assolutamente di guardare il signor Hayami. Come potrò fare tutta la sera… Yu perché non sei riuscito a venire?

- La sua fama la precede, sarà un grande onore poter ascoltare le sue esperienze - rivelò Masumi con tono stranamente gentile.

È lo stesso modo con cui si rivolse al signore del planetario… cambia maschera a seconda di chi ha davanti…

- La signorina Kitajima è senza accompagnatore questa sera, quindi mi ero offerto di farle da cavaliere - spiegò l’attore con un sospiro - Ma credo prediliga la compagnia di qualcuno più giovane… - aggiunse guardando Masumi.

Maya arrossì e sollevò lo sguardo su quell’uomo cortese.

- No! Ma cosa dice? Lei è così gentile e piacevole! - esclamò stringendo le mani a pugno.

- Il signor Hayami conosce probabilmente tutti gli invitati di questa festa e saprà tenerla lontana dalle insidie - per un attimo corrugò lo sguardo in direzione del Presidente Tanaka, poco distante - Mi scuso con lei per averla messa in difficoltà, per un attimo ho dimenticato la sua delicata posizione, distratto dalla sua squisita freschezza - aggiunse con tono estremamente dispiaciuto e una nota galante che la fece arrossire di nuovo.

Delicata posizione? Parla dei diritti della Dea Scarlatta? Per questo il signor Hayami ha attaccato briga con quell’uomo? Per allontanarli da me?

- Spero di vedere quanto prima la sua Akoya - la salutò facendole un leggero inchino che Maya ricambiò rigidamente.

- La ringrazio per la sua estrema gentilezza - riuscì a dirgli senza balbettare. Santo cielo! Se va via, sarò costretta a parlare con lui… Che gli dico? Cosa faccio? Mi scoppia il cuore! Sentirà! Sentirà tutto! Si prenderà gioco di me all’infinito se dovesse scoprire i miei sentimenti…

Con quell’ultimo pensiero in testa si voltò lentamente per affrontarlo. Chinò lievemente la testa e quando sollevò lo sguardo trovò i suoi occhi gelidi e freddi.

- B-Buonasera, signor Hayami - balbettò intimorita.

- Ragazzina… non ha ancora imparato come ci si comporta a questi eventi? Non deve parlare con persone che non conosce e soprattutto deve sviare il discorso quando vogliono farla parlare della “Dea Scarlatta”! - la redarguì con un sibilò feroce abbassandosi verso di lei. Fu un errore perché poté inspirare il suo delicato profumo di gelsomino e vedere perfettamente i suoi occhi luminosi lievemente truccati dilatarsi per il timore.

- Vedo che non ha ancora bevuto - aggiunse guardando il bicchiere che non aveva tracce del rossetto che illuminava le sue labbra - Se proprio vuole bere, si ricordi sempre di mangiare qualcosa. Se ha paura di macchiarsi, prenda cose piccole, ma non beva mai a digiuno, ha capito? - aggiunse leggendole probabilmente nel pensiero.

Come fa a sapere sempre cosa penso…? Le mie paure… i miei timori… sono così trasparente per lui?

- Sì… sì, signor Hayami, ho capito - replicò lei irrigidendosi - E la smetta di trattarmi come una bambina! Ho l’età per bere, se voglio! -

Lui si rimise diritto ignorando la sua rimostranza e, apertamente, la osservò da capo a piedi facendola arrossire completamente.

- Lei è diversa questa sera - osservò con un mormorio lieve, assorto - Però manca qualcosa - valutò portando due dita al mento.

- Eh? - Maya si guardò addosso facendo una faccia buffa e lui sorrise.

- Venga - e si incamminò fuori dalla sala. Maya sbatté le palpebre più volte, posò il bicchiere e si affrettò dietro di lui.

E ora dove va? Devo calmarmi, altrimenti capirà ogni cosa… Perché mi ha fissata in quel modo…? Io proprio non lo capisco...

- Perché è da sola? Dov’è il suo accompagnatore? - le domandò mentre prendevano un ascensore.

- Uh… Oh… Sakurakoji sembra non sia riuscito ad imbarcarsi… non so perché... - ammise lei abbassando lo sguardo.

Volevi davvero essere con lui su questa nave, vero ragazzina?

- Vuole chiamarlo? - suggerì lui guardandola. Se continuo a osservarla in questo modo… ma non riesco a smettere…

- Non ricordo il numero - sussurrò lei piena di vergogna.

- Vuole chiamare i Kid Studio? - insisté Masumi che avrebbe voluto cancellare dal suo volto quell’aria delusa e affranta.

- Non ci sarà nessuno a quest’ora… - valutò lei, ben sapendo che alle quattro le prove erano terminate.

- Allora sembra proprio che le toccherà passare la serata in mia compagnia! - e scoppiò a ridere. Maya lo guardò e le mancò il respiro. Quando sorride è veramente un’altra persona…

- Mi fa piacere, signor Hayami… - gli rispose prima di riuscire a frenare la lingua. Masumi smise di ridere e la fissò per un istante. Maya era immobile, i suoi occhi brillavano e ciò che aveva appena detto era la pura verità. Davvero, ragazzina?

Le porte dell’ascensore si aprirono spezzando l’attimo di tensione che si era creato. Maya distolse lo sguardo e lui uscì, facendole strada. Erano sul ponte coi negozi, era pieno di gente e lui, a passo deciso, entrò in uno, seguito da lei che non era riuscita neanche a guardarsi intorno.

- Ha una preferenza particolare? - le chiese facendole spazio e permettendole di guardare le teche.

Maya trattenne il respiro di fronte ai bellissimi gioielli esposti. Spalancò gli occhi e si avvicinò lentamente ad una parure di diamanti che sarebbe stata bene indosso ad una regina. Masumi la osservò senza smettere di guardarla un istante, gioendo per la sua reazione spontanea e sincera.

Passò alla teca accanto, poi alla seguente, rapita ed emozionata. Si voltò verso di lui, rendendosi conto di non aver risposto alla sua domanda.

- Signor Hayami… io… non posso… non... - balbettò, ma lui la interruppe immediatamente.

- La smetta di farsi tanti problemi, sono solo in affitto, non glieli compro, stia tranquilla - la rassicurò lui con un mezzo sorriso, divertito dal suo imbarazzo genuino. Un’altra donna li avrebbe accettati immediatamente…

Maya si risentì di quel tono così ironico così tornò a voltarsi verso le teche trovando di fronte a lei un commesso, che le sorrise.

- Posso consigliarla, signorina? - le domandò gentilmente e lei annuì mantenendo un silenzio scioccato. Il giovane estrasse una parure da una teca e gliela mostrò.

Maya rimase folgorata dalla foggia degli orecchini e della collana e perfino Masumi alzò un sopracciglio sorpreso. Com’è possibile che mi abbia proposto proprio questi? Forse perché sono blu come l’abito...

Si girò verso di lui, lentamente, il cuore che batteva all’impazzata.

- Le piace? - chiese Masumi avvicinandosi. Sembra proprio destino…

Maya annuì, incapace di proferire parola, gli occhi luminosi come stelle. Prima le sorrise dolcemente lasciandola senza fiato e poi si rivolse al commesso con un cenno. Il giovane tolse i gioielli dal loro supporto e li porse a lei.

Con mani tremanti, Maya si infilò gli orecchini di zaffiro blu a forma di rosa, con al centro un piccolo diamante. Poi prese la collana, ma sentì la sua presenza alle spalle. Il poco fiato che era riuscita a inspirare si bloccò in gola.

- Lasci che l’aiuti - mormorò Masumi, emozionato e teso, non voleva che lei si accorgesse di quanto follemente stesse battendo il suo cuore, di come aveva sempre battuto per lei.

Maya abbassò lo sguardo, senza avere la forza e il coraggio di rispondergli, persa in quell’attimo sospeso nel tempo. Mi sento davvero come Cenerentola…

Spostò la mano e sentì che lui sfilava la collana dalle sue dita. Le passò le braccia sopra la testa e lei trattenne il fiato, portandosi le mani chiuse a pugno allo stomaco che si contorceva per l’emozione. La rosa si posò sul suo petto, lo sentì aprire la chiusura e quando la rilasciò per lasciarla scivolare intorno al collo, le dita toccarono la sua pelle. Maya sussultò al contatto, chiuse gli occhi e con le mani afferrò il bordo della teca. Come può un suo solo tocco farmi così emozionare?

Masumi si trattenne un istante più del dovuto, i suoi occhi, che avrebbero voluto restare attaccati al gancio della collana, scesero lungo la schiena candida fino ad arrivare alla cerniera dell’abito. Sono impazzito… la devo smettere con queste fantasticherie… altrimenti lei si accorgerà di ogni cosa… la perderò… nonostante quello che dice Kuronuma… non è innamorata di me… appena l’ho toccata, ha sussultato, scostandosi da me…

Il commesso le mise davanti uno specchio e Maya sollevò lo sguardo, le guance arrossate per l’emozione intensa.

- Le sta molto bene - commentò Masumi con la voce nuovamente distaccata - Perfetto per una principessa splendente - aggiunse osservando il riflesso nello specchio.

Maya rimase in silenzio, rapita per una volta dalla sua immagine riflessa che a stento riconosceva.

- Ha fame? - la sua voce alle spalle la riscosse, svegliandola da quel sogno a occhi aperti - Le va di cenare con me? - le chiese con tono sommesso, non aveva comunque alcuna intenzione di lasciarla da sola. Lei si voltò con un bellissimo sorriso a illuminarle il volto, stupendolo ancora una volta.

- Sì, signor Hayami -


   
 
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