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Autore: felicity_shine32    29/04/2015    3 recensioni
salve a tutti!
storia ad OC-INSCRIZIONI APERTE
Sono nuova su questo sito e così ho deciso di scrivere questa storia.
Ho già letto numerose storie ad OC e così ho deciso di scriverne una su dei Supereroi che saremo proprio noi!
Spero la mia storia vi incuriosisca e se volete partecipare, segnalatelo nelle recensione e poi mandatemi la vostra scheda secondo l'esempio che lascerò nel primo capitolo
kiss kiss
Felicity_shine32
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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New Super Heroes :Our Adventure


In America il crimine non è più combattuto da nessuno.
Dopo molti anni, molti supereroi, ormai rassegnati, rinunciarono a combattere il male.
Uno dopo l'altro, i variegati eroi finirono con l'arrendersi.
Molto presto il crimine ebbe via libera manifestandosi nei modi peggiori: contrabbando di stupefacenti, omicidi, rapine...tutto cioè era ormai all'ordine del giorno.
Ma non andrà sempre così.
Un gruppo di nuovi eroi sta nascendo, aspetta solo di venire al mondo.

Capitolo 1

La sveglia suonò perforendo i timpani della ragazza che dormiva beatamente nel suo letto.
Sbuffando, aprì gli occhi, ancora mezza addormentata.
Spense la sveglia con un colpo secco e si diresse verso il comodino, dove era posto il suo cellulare.
Gli diede un'occhiata notando che il suo amico John l'aveva chiamato ben sedici volte in un'ora.
“Chissà che vuole a quest'ora?” si domandò la ragazza, prendendo fra le mani il cellulare e digitando il numero dell'amico. Dopo qualche secondo, la voce squillante dell'amico rispose.
< Hilary! > esclamò il ragazzo < Mi dici cosa stai facendo? Dovevamo incontrarci mezz'ora fa per pulire il parco insieme! >.
Hilary si sciaffò una mano sulla fronte, dandosi mentalmente della stupida.
Aveva promesso a Jonh di aiutarlo con la pulizia del parco!
< Sto arrivando! Dammi cinque minuti > rispose la ragazza chiudendo subito la comunicazione.
Doveva assolutamente sbrigarsi, altrimenti John c'è l'avrebbe avuta con lei per chissà quanto tempo!
Velocemente, inforcò gli occhiali posti sul comodino e li indossò per poi cercare nell'armadio i vestiti puliti da indossare.
Indossò le prime cosa che gli capitarono sott'occhio: una t-shirt azzurra e verde e un paio di leggins neri.
Infine, legò i lunghi capelli mossi in una coda in cima alla nuca.
Fatto ciò, corse al piano di sotto alla ricerca delle sue scarpe.
Non sapeva come suo fratello minore riuscisse ha rubarle sempre le scarpe per poi farle apparire misteriosamente in luoghi inusuali come il tetto o il comodino di nonno Joe.
< Jeremy! > esclamò arrivata al piano di sotto < Dove sono le mie scarpe?! >.
Jeremy era seduto al tavolo insieme a Nonno Joe e a Sue, l'ultima arrivata in casa.
Loro madre doveva essere uscita presto per il lavoro.
Il ragazzino scosse la testa innocentemente, facendo ballonzolare a destra e sinistra i corti capelli color nocciola.
< Non ne so niente > rispose infine con faccia da angelo.
Hilary tirò un sospiro: quando ci si metteva, suo fratello era davvero una peste.
Poi gli venne l'idea.
Per fortuna aveva un paio di scarpe da ginnastica nascoste sotto la culla di Sue.
Quelle scarpe era l'unico regalo che sua madre era riuscita a comprargli per il suo quindicesimo compleanno.
Infondo dovevano andare avanti con lo stipendio di baby-sitter della mamma e non c'erano molti soldi per regali ed altro.
Persino il suo cellulare era uno di quegli affari trovati sulle bancarelle delle svendite.
Corse verso la camera di Sue: il ripostiglio modificato in una stanzetta per bambini.
Si chinò per raggiungere la scatola di cartone con su scritto : < Buon quindicesimo compleanno, Hilary! >.
Lo aprì, rivelando un paio di scarpe nere praticamente nuovo.
Le indossò in fretta e furia e tornò di nuovo verso la cucina.
Lì, salutò il nonno e i suoi fratelli e si avviò verso la porta.
Uscita in strada, la ragazza cominciò a correre verso il parchetto, dove John la stava aspettando.
Appena arrivata, John la rimproverò severamente.
< Dovevi essere qui un'ora fa! Per fortuna ti ho fatto venire qui alle sei. Abbiamo tre ore prima di entrare a scuola. Diamoci da fare! >.
Detto questo, il ragazzo le porse il sacco e il paio di guanti con cui avrebbe dovuto ripulire il parchetto.
Hilary sbuffò: non si poteva proprio ragione con John.
Secchione fin dalle elementari, il ragazzo era sempre pronto a criticare qualcuno.
Persino il suo aspetto ricordava una persona imflessibile.
I capelli biondo sporco era pettinati rigorosamente all'indietro, formando quasi un'onda.
Gli occhiali, sempre lucidati, incorniciavano due occhi color ghiaccio.
Persino l'apparecchio per i denti era sempre lucido.
Indossava sempre vestiti perfettamente stirati.
Lui stesso stirava i suoi vestiti, dato che sua madre faceva un lavoro troppo “superfiale” per i suoi standard.
Dedicarono ben tre ore alla pulizia del parco, seguendo le direttive di John che pretese che perfino le cicche fossero staccate dalle panchine.
Il risultato finale era veramente stupefacente.
Nell'erba tagliata da poco non si vedevano né cartacce né lattine e le panchine non avevano più quel effetto smorto ma davano un'aspetto più florido al parco.
< Ben fatto > commentò John con un certo orgoglio nella voce < Adesso possiamo andare a scuola >.
Hilary era compiaciuta della sua opera: il parco splendeva per merito suo e di John.
Diede un'occhiata all'orario che il cellulare riportava: le 8.50.
Mancavano ancora dieci minuti.
Avrebbero avuto tutto il tempo di arrivare a scuola e sistemarsi nei loro banchi per assistere alle noiose ore di storia della professoressa Thompson.
Quella brutta arpia aveva punito più volte Hilary perchè l'aveva beccata disegnare sul libro una sua caritatura.
Cosa poteva farci quella povera ragazza se le lezioni di storia erano una noia!
Purtroppo per la Thomson, Hilary andava bene in tutte le altre materie, sopratutto in informatica, ed era stata costretta a darle almeno la sufficienza, dato che la interoggava ogni qual volta che la vedeva distratta.
Quando Hilary e John arrivarono a scuola, erano esattamente le nove in punto.
Ad accogliere gli studenti, c'era come al solito la professoressa Thompson, seduta alla cattedra con il suo inseparabile libro di storia in mano.
< Bene, ragazzi > commentò l'insegnante con la solita voce aspra < Oggi parleremmo delle prime popolazioni amerinde che si stanziarono qui in America... >

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 Le ore di Storia era durate veramente secoli. John non si era perso una parola pronunciata dalla professoressa mentre Hilary non aveva fatto altro che sbuffare e guardarsi in giro, sperando che la campanella suonasse il più presto possibile.
Le ore seguenti non furono molto meglio.
La lezione di diritto fu di gran lunga la più noiosa dato che il proffessore aveva spiegato per un'ora filata la costituzione americana e quello che la rendeva diversa dalle altre costituzioni del mondo.
Quella di matematica era stata la migliore: aveva passato l'ora ad esercitarsi con le operazione e alla fine la professoressa aveva affidato loro pochi compiti, dato che ne erano già completamente sommersi.
< Andiamo...non è stato poi così noioso > commentò John dirigendosi verso il suo armadietto, accompagnato da Hilary.
< è quello che dici tu > rispose la ragazza inserendo la combinazione giusta < Mi sono annoiata a morte. La Thompson non ha fatto altro che spiegare e spiegare! >.
< Abbiamo un sacco di compiti per domani... > riprese l'altro prendendo il libro di matematica dall'armadietto e riponendo quello di diritto.
All'improvviso sentirono un'urlo provenire dalla parte più interna del corridoio.
Era un grido acuto, agghiacciante. Senza dire niente, Hilary corse verso la fonte di quel grido, seguita a poca distanza da John.
Appena arrivati, assistettero ad una scena singolare, ma al quanto terribile.
Quattro ragazzi più grandi di loro avevano accerchiato una strana creatura.
Era un'ominide con lunghe braccia sottili, gambe corte e una testa enorme.
Non sembrava saper parlare perchè emetteva suoni ad intermittenza.
Lunghissimi capelli fucsia coprivano la testa mentre occhi color giada osservavano i bulli con paura.
< Lasciatelo andare! > esclamò Hilary, facendosi largo fra di loro e mettendosi davanti alla piccola creatura.
< Guarda chi abbiamo qui > risè il più ebete dei quattro < è arrivata la cavalleria. Le vuoi prendere anche tu, Jones? >.
< Stai lontano da lui > sibilò Hilary con rabbia, stringendo i pugni.
Di certo non aveva paura di quattro bulli che se la prendevano con un...accidenti!
Che cos'era quel coso?
“ Non è il momento di farsi domande, questo” pensò la ragazza tra sé e sé.
< Forza ragazzi! Facciamo fuori questa pivella > disse il più grosso di loro, partendo all'attacco.
La colpì direttamente sullo stomaco, facendogli tossire del sangue.
John alle sue spalle, attaccò il più gracile dei bulli.
Il biondo lo colpì con un pugno al naso , facendo lacrimare il bullo.
I restanti tre bulli si avventarono su Hilary che riuscì ad assestare qualche colpo, prima di cadere al suolo con il naso rotto ed entrambi gli occhi neri.
A John non andò meglio, visto che, dopo aver finito con lei, i quattro teppisti se la presero con lui.
Gli spaccarono il labbro e il naso da dove usciva sangue a fiotti.
< Andiamocene, ragazzi. Questi mocciosi hanno avuto quello che si meritavano > disse quello che doveva essere il leader del gruppo.
< Sei salvo, piccolo > sorrise Hilary, massaggiandosi il naso da dove usciva ancora il sangue.
La strana creaturina sorrise di rimando, mostrando una fila di denti color avorio.
< Grazie > commentò dopo qualche istante.
< Tu parli?! > domandò la ragazza, sorpresa.
La creatura annuì.
< Voglio farti un regalo > disse poi e alzando un sottile dito verso di lei, scomparve.
“Bel regalo” pensò arrabbiata “Piantarmi in asso dopo averlo salto”.
Sbuffando, si avviò verso John che agonizzante, cercava di eliminare il sangue che fuoriusciva copiosa dal suo naso.
< Torniamo a casa > disse prendendo l'amico sotto braccio ed avviandosi verso casa.
Durante il tragitto, la ragazzina si sentiva sempre più stanca.
Dopo aver accompagnato John a casa sua, riprese la via verso la sua abitazione.
Le venivano le vertigine e per questo fu costretta a fermarsi lungo la strada.
Ad un tratto però, la creatura ricomparve davanti a lei.
< Ecco il mio regalo > esclamò avvicinandosi a lei < Da oggi in poi, tu sei uno dei prescelti per la missione.
Benvenuta, Shadow Samurai >.
Detto questo, Hilary svenne.

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Salve a tutti!
Spero che il prologo e il mio personaggio vi siano piaciuti XD
Comunque, ecco qui la scheda per aiutarvi, se volete partecipare.
Nome e Cognome ( umano ):
Nome super-eroe:
Poteri speciali:
Carattere:
Aspetto fisico:
Età: ( tra i 15 e i 18 )
Costume da super-eroe:
Storia del personaggio: ( cercate di descrivere un po' la storia del vostro personaggio, abitudini, ecc... )
come volete diventare un super-eroe:

grazie mille e spero che la mia storia vi piaccia
Felicity_shine

 
   
 
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