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Autore: dark_breath    29/04/2015    1 recensioni
Quattro ragazzi che sono destinati ad incontrarsi. Un segreto che solo una persona-o una cosa- conosce e che loro dovranno svelare.
Una storia di amicizia, coraggio e fantasia, in cui non si è mai sicuri di chi fidarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4_ (Eddy)

Il temporale infuriava ancora e avevo dovuto correre per raggiungere la mia stanza senza bagnarmi troppo. Ero ancora abbastanza scosso dal fatto successo il pomeriggio.

Non sapevo esattamente che ore fossero; era stato buio tutto il pomeriggio a causa dei grossi nuvoloni che coprivano il cielo.

Spensi la luce tenendomi compagnia solo con il mio respiro.
Mi sedetti per terra appoggiando la schiena contro la fredda parete.
Potevo sentire le gocce che cadevano e scivolavano sulle foglie della quercia proprio di fronte alla finestra, per poi infrangersi nella terra sottostante.
 Ero abituato a restare solo. Non ero asociale, come tutti pensavano, ero riservato.
Quando si sta con la gente bisogna parlare, esporsi e soprattutto sorridere. Io non ero capace di sorridere senza un motivo, solo per fare bella figura.
Ma questo non vuol dire che non sorridevo mai..

È che, quando ero con me stesso, imparavo a capirmi, a conoscermi, a sapere i miei limiti.
 Al tutto si aggiungeva poi il fatto della metereologia...metereopatia...o qualunque cosa fosse.. d'inverno, quando nevicava,mi sentivo rilassato e in pace con tutti; avrei potuto viaggiare per la struttura con sottobraccio un gigante cesto di petali di rosa, lanciandone menciate a destra e a manca, facendo notare a tutti quanto bello fosse il mondo.

Ora che ci pensavo...erano successe molte strane cose ultimamente..
 Per esempio,quattro o cinque giorni prima, un forte vento muoveva i grossi pini del girdino dell'Istituto. Come già avevo detto,nelle giornate di vento era meglio non rivolgermi la parola.
Dunque: io ero seduto a gambe incrociate sul muretto davanti all'ingresso della scuola ascoltando musica. Una certa Emilia Patterson mi fece notare di aver preso mezzo voto in più di me nella verifica di storia. 
Doppio, anzi triplo errore, perché uno: mi aveva distratto dalla mia musica; due: non è bene farmi notare di essere anche solo minimamente meglio di me nelle materie in cui sono eccellente e tre: c'era vento.
Io le rivolsi uno sguardo a metà tra lo schifato e l'irritato. Strinsi i pugni e me ne andai senza proferire parola, molto arrabbiato.
Nell'alzarmi avevo sentito una scarica elttrica percorrermi le gambe e, pochi secondi dopo essermi allontanato, una forte folata d'aria colpì la ragazza che, nell'impatto, perse tutti i libri.
Un altro esempio era stato una settimana prima.
 Ero in camera mia e fuori il cielo era limpido. 
Mi stavo dirigendo alla scrivania, quando picchiai involontariamente il mio ginocchio sullo spigolo el letto.
La giornata era rovinata.
Nel senso che iniziò a piovere. Una pioggerellina fine e fastidiosa. Quella di cui nessuno si accorge , ma che porta con se raffreddore e febbre.

Mi crederete pazzo ma pensavo di poter in qualche modo "controllare" gli agenti atmosferici.

Mi alzai e andai a lavarmi il viso.
Sopra al lavandino c'era un piccolo specchio. Fissai il mio riflesso: occhi azzurro elettrico che , modestia a parte, erano piuttosto attraenti, capelli spettinati e castani, naso piccolo e un neo abbastanza evidente appena sopra l'orecchio destro.
Niente di ché.
Mi sciacquai velocemente il volto e, girandomi per tornare alla postazione precedente, venni sopraffatto da una dolorosa fitta alla testa. Non era la prima volta. Mi era capitato sovente di avere fastidiosi dolori alle meningi..dal giorno del mio compleanno.
 Questa però era più forte. Nel mio riflesso gli occhi erano paurosamente brillanti, l'aria, attorno a me , era più luminosa e ricca di elettricità. I tuoni non avevano intenzione di cessare.
 Cercai di appoggiarmi alla prima cosa presente nella stanza, ma non feci in tempo.
Le gambe non ressero e caddi per terra con un tonfo, picchiando le ginocchia.

Ero a gattoni e la testa voleva scoppiare. Non ne potevo più. Tentai invano di trascinarmi ai piedi del letto ma non riuscii ad arrivare. I gomiti e le gambe divennero molli e mi sdraiai terra.
Guardavo il soffitto. 
Perchè il dolore non voleva cessare? Socchiusi gli occhi,in modo da riuscire a vedere, attraverso una sottile apertura della palpebra, parte del pavimento.
Restai in quella posizione per un paio di minuti.
Pensai al modo in cui mi sarei rialzato, se mi sarei rialzato. 
Ero in così gravi condizioni che mi ricordai anche di Abigale, del suo sogno e delle sue lacrime d'oro; mi chiesi cosa stesse facendo in quel momento, se stava bene, se era al sicuro..infondo, ero più grande di lei di qualche minuto, ed è una specie di legge quella di proteggere i fratellini più piccoli...

Sentii delle piccole braccia afferrarmi per la schiena e trascinarmi faticosamente verso la porta. Volevo muovermi, gridare, chiedere aiuto , ma non riuscivo. 
A quel punto chiusi gli occhi non pensando più a nulla.
Il me del futuro avrebbe corso molti rischi...
note autrice:
Ecco anche il quarto capitolo.
Presto altri personaggi prenderanno vita ed inizierà la "vera" avventura.
Ringrazio come sempre chi legge fin qui ed invito chiunque abbia consigli e/o critiche a farmelo sapere.
Spero tanto che la storia piaccia e non risulti tropo noiosa( in tal caso scrivetemelo!)
Grazie mille a LonelyWriter per aver recensito lo scorso capitolo.<3
saluti e baci<3
dark_breath
   
 
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