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Autore: ketyblack    29/04/2015    2 recensioni
La periferia di Tokyo non era mai stata un quartiere allegro, anzi, il più delle volte diventava un covo di barboni e di mafiosi che abitavano però nei quartieri alti e che facevano ronde per controllare il lavoro delle proprie ragazze, il centro del traffico della prostituzione, talvolta anche minorile. C’erano poche giapponesi che battevano, la maggior parte erano russe, polacche, tutte alte flessuose e bionde, un genere non molto frequente nella popolazione del Sol Levante…
In questo ambiente, non molto favorevole all’allevamento di figli, erano cresciuti, insieme, sempre, essendo uno la famiglia degli altri un gruppo di ragazzi, un po’ strani per certi versi, ma sicuramente amici fraterni.
Il sole stava facendo capolino tra le colline in campagna, le sveglie suonavano, spaccavano i timpani e rompevano decisamente le scatole alle anime assopite, soprattutto all’unica donna del gruppo, Konan, peccato che a lei il campanello che spaccava i timpani…
Rieccomi dopo quasi un anno di assenza, è la prima ff che scrivo sull'Akatsuki e l'ho voluta rendere a modo mio, spero vi piaccia e che recensirete in molti! Un bacione!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Six guys and their band: Akatsuki

 


Capitolo 11: The morning after

 

Per Deidara sembrava che tutto fosse a posto, scherzava tranquillamente con tutti, come se quella notte non fosse successo assolutamente niente. Il biondo stava ascoltando interessato le conquiste di Sasori e…di Pain.

  • No, ti giuro, amico, quella era un’assatanata, non era mai sazia, beh, con un tipo come me mi sembra il minimo…- concluse il suo racconto il rosso aprendosi una birra e scolandosene metà in un sorso.

  • E comunque anche il nostro Pain ieri sera ha fatto colpo, strano, di solito è sempre sulle sue, penso sia merito della tregua con Konnie. Ma ieri sera l’Haruno se l’è fatta di brutto, lo sapevi che si è lasciata con Sasuke?- il rosso era un fiume di parole, non si rendeva neanche conto di quanti dettagli stava fornendo all’attento occhio indagatore di Deidara.

  • Ma davvero? Meno male che non la vedevi nemmeno…- commentò il biondo guardandolo sottecchi. Pain distolse lo sguardo e fissò il mobile della cucina.

  • No, infatti, me la sono fatta così, tanto perché non avevo nient’altro da fare, ora ha ottenuto quello che voleva e non verrà più a rompermi i…- nessuno seppe che cosa Sakura Haruno non avrebbe più dovuto rompere a Pain.

Il vecchio campanello dell’appartamento suonò facendo rimbombare un suono metallico per tutta la casa. Konan, ignara, andò ad aprire. Fu come travolta da una furia dai capelli corvini decisamente troppo simili a quelli di Itachi. Il suo fratellino era giunto a fare una visita.

  • Ehi, Sasuke come…- esclamò Hidan in tono amichevole ma ricevendo come risposta una cosa che assomigliava troppo a un “Fanculo, Hidan.”

Irruppe in cucina, dove Pain aveva appena finito di parlare della serata, il moro Uchiha lo prese per la maglia e lo appiccicò al muro portando il suo viso a pochi centimetri da quello dell’arancione. Alzò un braccio e stava per colpirlo in pieno viso con un pugno micidiale. Pain era inerme, sapeva benissimo di meritare tutto quello che stava accadendo.

  • Sasuke, calmati, che cos’è successo, sono sicura che si può sistemare tutto con…- il pugno di Sasuke si infranse sullo zigomo di Pain con un conseguente gemito di dolore. La blu rimase paralizzata sulla soglia della cucina, raggiunta anche da Hidan e da Itachi.

  • Sei un fottuto bastardo, Pain. Sakura è la mia ragazza, come hai potuto anche solo sfiorarla?- urlò come un dannato.

  • Ho fatto una stronzata, va bene? Lei mi ha detto che eravate in pausa di riflessione, fosse stata la tua ragazza non l’avrei neanche guardata e poi lo sai anche tu che sono mesi che mi sta dietro…- rispose lui in tono tranquillo massaggiandosi la faccia dov’era appena stato colpito.

  • Sasuke, non fare il bambino, puoi discuterne tranquillamente, sii uomo, cazzo!- esclamò Itachi posando una mano sulla spalla del fratello minore. Si girò e lo guardò con odio, in quel momento gli vennero in mente tutte le sue mancanze, il fatto che se ne sbattesse della propria famiglia sostenendo di trovarsi meglio con quegli amici che reputava più fratelli di lui.

  • Sei sempre bravo a parlare, Itachi. Fai finta di essere il fratello perfetto quando neanche ti accorgi che papà sta impazzendo per il lavoro, quando è morta mamma tu dove cazzo eri? A giocare a calcetto con i tuoi amici, ovviamente, non te ne può fregare di meno di noi. E non darmi consigli da fratello maggiore che non lo sei, per me.- gli soffiò contro Sasuke andandosene sbattendo la porta.

 

Sia Pain che Itachi erano sconvolti dall’arrivo di Sasuke, il primo per il pugno inaspettato e il secondo per quelle parole scomode e rabbiose che gli aveva appena rivolto il fratello maggiore. Il più piccolo degli Uchiha aveva però completamente ragione, si era sempre di più distaccato da quella famiglia originaria, pensando di essere esattamente come i suoi amici, abbandonato a sé stesso. Invece non era così, lui aveva ancora un padre che gli dava tutto ciò che un figlio diciassettenne potesse desiderare, trascurando a volte Sasuke che invece era veramente devoto agli affari di famiglia e li seguiva con passione. Lui invece voleva fare il musicista e se ne fregava altamente dell’impresa di famiglia, sperando di andarsene a vivere da solo il più presto possibile, solo in quel momento Itachi si rese conto di quanto fosse ingiusto il suo comportamento…

  • Pain, ti sei comportato da coglione, ti ho difeso solo perché sei mio amico…- sussurrò l’Uchiha per poi uscire fuori a prendere una boccata d’aria da quella casa che stava diventando decisamente troppo stretta.

In cucina si respirava un’atmosfera quasi surreale, nessuno osava spiccicare parola, Konan ogni tanto fissava Pain, furiosa, sentendosi però meno in colpa nei suoi confronti, alla fine anche lui quella notte era andato a letto con un’altra e lui per ragioni completamente diverse dalle sue. Però d’altra parte non poteva nemmeno essere così ipocrita da arrabbiarsi con lui. Sasori e Deidara poco dopo borbottarono qualcosa circa “c’è il bagno in disordine” e si volatilizzarono all’istante.

  • E così ti sei scopato l’Haruno…- sussurrò Konan guardandolo dritto in faccia. Lui annuì in silenzio, non cercò neanche di negare. Era tutto troppo evidente.

  • Mi dispiace, è solo che… se tu non fossi andata via con Deidara tutto questo non sarebbe mai successo. Volevo stare con te, ieri sera.- colpo di scena.

  • Bastava solo chiedere, invece che lasciarmi andare potevi dire che mi accompagnavi tu a casa, ma è sempre tutto troppo difficile per il povero Pain!- esclamò lei un po’ ferita ma altrettanto lusingata dall’affermazione del ragazzo.

  • Si, certo, ieri eri troppo preoccupata a flirtare con Deidara per dare retta a me, comincio ad avere il sospetto che ti piaccia…- iniziò l’arancione con una punta di gelosia. Konan scosse il capo, offesa.

  • Fanculo, Pain, pensavo avessi finalmente compreso che mi piaci tu.- concluse lei senza ulteriori giri di parole facendo per alzarsi da quella sedia che stava cominciando a diventare scomoda. Lui alzò gli occhi, interdetto, aveva paura di aver sentito male, in fondo nessuno dei due si era mai espresso in quei termini. Era solo uno stuzzicarsi a vicenda in continuazione, da anni.

  • Davvero? E perché non me l’hai mai detto? Mi hai sempre trattato come un povero coglione!- sbottò lui.

  • Forse eri l’unico a non averlo compreso. E poi che cosa avrei dovuto dirti? Ti scopavi qualsiasi cosa si muovesse, non vedevo il perché dovessi metterti al corrente!- fece lei sdegnosa voltandosi di schiena.

  • Semplicemente perché, forse, se l’avessi saputo avrei evitato certe cose, scoparsi l’Haruno in primis.- urlò lui, ormai sicuro che anche gli altri in salotto stessero sentendo chiaramente i loro toni soavi.

  • Ah! Ti odio, Pain!- il ragazzo le si stava avvicinando pericolosamente, le prese un braccio, delicatamente, l’espressione del suo viso era ancora dura. La baciò sulle labbra, fregandosene del fatto che gli altri avrebbero potuto vederli. Al diavolo la regola che i membri della band non potevano avere relazioni sentimentali tra loro, solo in quel momento si rese conto della stupidità di quel divieto che lui stesso aveva imposto.

 

In salotto regnava il silenzio, Itachi era furioso con entrambi era ancora scosso dall’arrivo del fratello minore, Deidara sorrideva semplicemente, consapevole del fatto che Konan era fatta per stare con Pain, la notte con lui era stata seriamente solo un favore tra amici. Hidan e Sasori spiavano gli avvenimenti dallo stipite della porta che dava sulla cucina e commentavano come due comari al bar.

Quando i due misero piede in salotto si levò un applauso entusiasta dagli altri che aspettavano quel momento ormai da anni, sembrava fosse l’epilogo a sorpresa di una telenovela a puntate.

  • Oh, finalmente vi siete accorti di quello che provate l’uno per l’altra. Da oggi basta stupide discussioni dopo le quali non vi parlate per giorni!- esclamò Sasori vittorioso abbracciando gli amici che lo guardarono come se fosse un pazzo furioso.

Konan e Pain erano entrambi rossi in viso ma si poteva leggere nei loro occhi la felicità di quella nuova scoperta, la blu corse ad abbracciare Deidara che le batté un’affettuosa pacca sulla schiena, beccandosi l’ennesima occhiataccia da Pain, non era ancora convinto del fatto che il biondo fosse solo un amico.

  • E così adesso le coppie nella band sono due, finalmente, mi sentivo l’unico chiuso in gabbia!- esclamò gioviale Hidan battendo un pugno sulla spalla dell’arancione che sorrise imbarazzato.

  • E adesso ricordatevi che se volete fare le cosacce non dormite insieme a noi, che schifo!- aggiunse Deidara in tono eloquente facendo arrossire al solo pensiero la blu. Sapeva bene che tra poco sarebbe giunto il momento di entrare in azione, finalmente si sentiva pronta per quel grande passo, pregando che le cose le venissero naturali come con il biondo.

 

Itachi quel pomeriggio rimase molto sulle sue, non riusciva nemmeno a suonare in modo decente la sua chitarra sgangherata ed era come tra le nuvole.

  • Cazzo, Ita! Hai sbagliato di nuovo l’attacco, parti al tre, non al due!- gli urlò dietro Sasori lanciandogli in testa una bacchetta da batterista. Era la quinta volta che sbagliava la stessa identica cosa, il rosso stava cominciando a spazientirsi.

  • ‘Sori lascialo stare, avrà i suoi problemi, sarà innamorato anche lui…- azzardò il biondo. L’Uchiha si tolse la chitarra dal collo e se ne andò senza dire una parola lasciando come fessi gli altri.

  • Lascialo perdere, Dei, avrà le palle girate…- disse Konan saggiamente spegnendo il microfono segnando la fine delle prove. Gli altri la seguirono di sopra, di Itachi neanche l’ombra.

  • Era particolarmente incazzato quando è arrivato Sasuke e allo stesso tempo ce l’ha con Pain, è un conflitto d’interessi mica da poco…- commentò Hidan buttandosi sulla poltrona e per poco non fece saltare lo schienale ormai tenuto insieme per miracolo. Per una volta aveva fatto un’osservazione intelligente, questo segnava l’eccezionalità di quella giornata così strana che si stava trasformando in un casino unico.

  • Effettivamente suo fratello ha ragione, passa più tempo con noi che con lui, il loro rapporto è stato conflittuale fin da piccoli, lui gli dava sempre buca per venire a giocare con noi.- meditò Pain accendendosi una sigaretta con fare pensieroso.

  • E anche per il fatto che tu ti sei scopato la sua futura cognata, credo, ma che cazzo! Mi chiedo a che cosa stessi pensando in quel momento, con tutte quelle che ti potevi fare ieri!- lo rimproverò Sasori aspramente, rendendosi conto solo in quel momento della gravità della situazione. Deidara e Konan si fissarono, anche loro in qualche modo si sentirono colpevoli, ringraziarono mentalmente che non ci fossero fidanzati di mezzo, la loro “liason” amorosa sarebbe rimasta tra loro.

  • Non so voi che avete intenzione di fare ma io vado da Itachi, avrà sicuramente bisogno di sfogarsi…- annunciò Hidan uscendo di casa seguito da Sasori.

 

Nessuno dei due era mai stato a casa di Itachi, sembrava quasi che il moro se ne vergognasse, sicuramente sarebbe stata una reggia messa a confronto con la tana di Deidara. I due sapevano solamente a grandi linee dove fosse situata la residenza degli Uchiha, da qualche parte lì, in periferia, dove non centrava nulla con le altre costruzioni. Infatti dopo dieci minuti di camminata si ritrovarono davanti ad un’imponente villa di un nauseante color pesca. Sasori si immaginò un Itachi vestito da colf che stendeva i panni sorridendo.

Percorsero il vialetto, circospetti, come se potessero far scattare qualche trappola o allarme al solo passaggio. Intorno alla casa, dipinti per contrasto sul color pesca vi erano dei ventagli che circondavano tutto il perimetro della casa, simbolo dell’antica casata Uchiha.

  • Ah, però, poco pacchiano proprio…- esclamò Hidan indicando al rosso le decorazioni sulle pareti. Arrivarono di fronte ad un’enorme porta blindata con tanto di campanello con telecamera, si sentirono come dei ladri, schedati. Sasori raccolse un po’ di coraggio e suonò.

  • Chi è?- chiese una voce di donna, probabilmente la donna di servizio, entrambi sapevano bene che la madre di Itachi era deceduta anni prima.

  • Hidan e Sasori, c’è Itachi?- la porta si aprì con un colpo secco.

Anche all’interno la villa era sontuosa, talvolta anche troppo soffocante, dappertutto c’erano mobili antichi e raffinati, ogni mensola era ricoperta da oggetti costosi, probabilmente proveniente da qualche paese in capo al mondo dove il padre di Itachi era andato per motivi di lavoro.

L’Uchiha maggiore fece capolino dall’immensa scalinata che si stagliava proprio di fronte alla porta d’ingresso, si notava dallo sguardo che era imbarazzato. Aveva ancora scolpita in volto quell’espressione dura, rabbiosa.

  • Non vi aspettavo, che cosa c’è?- fece il moro in tono di sufficienza. Gli altri due non gli diedero retta, ormai lo conoscevano troppo bene per offendersi ancora per via dei suoi bruschi atteggiamenti.

  • È per Sasuke, vero?- fece Hidan appoggiando una mano sulla spalla dell’amico. L’Uchiha annuì in silenzio, stringendo un pugno.

  • Non dev’essere stato bello sentirsi dire quelle cose.- sospirò Sasori.

  • No. Non è stato bello, ma quello che mi fa più soffrire è che tutto quello che mi ha urlato addosso era vero.- osservò Itachi ormai nel più completo imbarazzo. Non era abituato ad aprirsi a quel modo.

  • E credi che rifugiandoti in casa tua a mo’ di castello i problemi con Sasuke e con tuo padre si risolvano? Magari possiamo darti una mano…- propose Hidan sedendosi su uno scalino, vedendo che nessuno aveva intenzione di muoversi da quelle scale.

  • E che cosa potremmo fare, scusate?- fece il moro scrutandoli interrogativo.

  • Beh, una cosa la sappiamo fare bene: suonare e scrivere testi. Potremmo partire da questo…- intervenne Sasori meditabondo. Per l’Uchiha maggiore fu una folgorazione, aveva appena avuto un’idea. Di corsa li portò in camera sua, ai piani superiori, meno lussuosa rispetto al resto della casa, come se Itachi ci tenesse a sottolineare la differenza tra lui e la sua famiglia, le pareti erano di un cupo colore nero, dappertutto spiccavano poster di gruppi rock e heavy metal che anche i due amici conoscevano bene. In un angolo sorgeva solitario il cavalletto sul quale era stata appoggiata la sua chitarra sgangherata. Al centro della stanza c’era un enorme letto in ferro battuto, con un copriletto nero in tinta con il resto della stanza. Ci si buttò sopra, brandendo penna e quaderno.

  • Ragazzi, per una volta non mi avete farcito la testa di sole cazzate. Non sono bravo a parlare, però se scrivessi una canzone a Sasuke probabilmente mi capirebbe, oppure mi manderebbe definitivamente a fare in culo…- sospirò Itachi aprendo il quaderno e cominciando insieme ai due amici a meditare.

 

Intanto nella tana di Deidara era apparsa magicamente Karin, non si era più sentita con Konan da quando aveva assistito alle prove del gruppo il giorno del concerto. Era giunta per carpire notizie scottanti sul biondino.

  • Ne hai parlato con lui?- le chiese la rossa non appena Deidara e Pain si allontanarono per andare a rovistare nella dispensa qualcosa di commestibile e già pronto.

  • Sì, ne abbiamo parlato. Devo dire che Dei non si ricordava nemmeno che avevate…- Karin non la lasciò neanche finire, scoppiò in lacrime, proprio quando i due ragazzi varcarono la soglia del salotto. La blu si alzò dal divano guardando sdegnosa il biondo e sussurrandogli all’orecchio

  • Adesso te la sbrighi tu. Hai fatto un casino con lei e lo risolvi.- gli diede un buffetto sulla guancia e trascinò Pain in cucina per lasciarli soli.

Quando Karin alzò lo sguardo vide il bel Deidara che le sorrideva, incerto, non aveva la più pallida idea di che cosa dirgli. Non sapeva davvero, non aveva mai pensato che quella notte, ormai lontana, sarebbe ancora stata viva nei ricordi di quella ragazza, di cui, di nuovo, aveva dimenticato il nome.

  • Ehi, non piangere, mi dispiace, sai, Konnie, a volte, è un po’ dura.- cercò di dare la colpa alla blu e alla sua schiettezza, anche se la povera ragazza non centrava nulla con i suoi turbamenti esistenziali.

  • Senti, Deidara, per me quella notte è stato il coronamento di un sogno che durava da mesi. Non sono mai stata così felice in vita mia.- iniziò la rossa, forse addirittura più schietta di Konan.

  • Mi lusinga sentirtelo dire, il problema sono io, non ho mai avuto una ragazza fissa e tu sei così carina…- si ritrovò ipnotizzato da quegli occhi amaranti. La ragazza sorrise, non avendo il coraggio di guardarlo in faccia.

  • Grazie, anche perché penso che tu sia bellissimo…- il biondo per poco non arrossì, nessuna gli aveva mai detto a voce quello che pensava del suo aspetto, nonostante lui sapesse molto bene di essere alquanto attraente.

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando sentì le labbra della ragazza premere sulle proprie, quella strega l’aveva colto di sorpresa, ma non se ne dispiacque affatto quando lei cercò di intensificare il contatto facendogli dischiudere la bocca. Proprio in quel momento “magico” si sentì un rumore fragoroso dalla cucina. Si staccarono velocemente e accorsero.

  • Konnie, Pain! Tutto bene?- chiese il biondo non appena varcò la soglia della cucina. I due si girarono verso di lui, colpevoli, con un piatto rotto in mano. I due quando alzarono lo sguardo sull’amico scoppiarono a ridere come due idioti.

  • Dei, sei ridicolo! Oddio, ho sempre pensato fossi un po’ dall’altra sponda però proprio così…- ululò l’arancione tenendosi la pancia per le troppe risate. Anche Konan rideva, seduta sul lavandino, indicandolo.

  • Ma voi due siete proprio deficienti uguale, vi siete proprio trovati!- esclamò il biondo in tono poco convinto.

  • Dedi, piuttosto che fare stupidi commenti sulle nostre facoltà mentali, guardati!- rise la blu porgendogli un piccolo specchietto da trucco. E finalmente capì tutto, aveva le labbra cosparse di brillantini e lucido, doveva proprio sembrare un cretino, e sicuramente quei due avevano capito che cos’era appena successo in salotto.

  • Fottetevi. Antipatici!- li liquidò lui tornandosene in salotto a dire a Karin che aveva degli amici cretini.

 

Taaaaaa daaaaan! Purtroppo tra lezioni, esami e tesi ho avuto proprio pochissimo tempo da dedicare alla scritture ultimamente! Spero che continuiate ugualmente a seguirmi nelle mie imprese impossibili!

 

Ah, ho cominciato a ringraziare i recensori in moto tecnologico, però ringrazio ugualmente il fedelissimo KING KURAMA e anche blackcatMiao! Grazie carissimi!

 

Ci sentiamo alla prossima, spero presto!

 

ketyblack

  
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