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Autore: Mark_JSmith    30/04/2015    1 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Un pallido raggio di sole filtrava le finestre dell’Istituto, colpendo in faccia il ragazzo stesso sul lettino dell’infermeria, costringendolo lentamente ad aprire gli occhi. Accanto a lui una ragazza era seduta sulla sedia alla sinistra del letto.
-Buongiorno- gli disse con voce calma
-Ciao- rispose il ragazzo mettendo a fuoco il volto di lei –Tu sei Noah, giusto?-
-Si, hai una buona capacità nel ricordare i nomi- aggiunse Noah
Il ragazzo rise e si mise a sedere, i lunghi capelli riccioli gli ricadevano sulla fronte scomposti, ricoprendo quasi gli occhi.
-Perdona Mark- disse Noah –Non è abituato a conoscere nuove persone, lui è più..-
-Stronzo?- completò la frase Enrico
-Già- rispose Noah ridendo –Sono molti a descriverlo così-
Enrico si sentì ferito nell’orgoglio, il suo primo giorno nel nuovo Istituto con la ragazza, sua futura moglie, si faceva mandare ko senza nemmeno poter fare nulla per impedirlo.
-Non pensavo reagisse così male..- sussurrò Enrico –Alla fine non gli ho fatto chissà quale gran critica-
-Lui non apprezza le critiche, di nessun genere. E’ il miglior Shadowhunter del nord Italia, fin da piccolo non hanno fatto che usarlo come una macchina da guerra, e alla fine è diventato quello che volevano. Un assassino spietato, metodico che non prova alcun sentimento- “fino a quando non è arrivata Lexia” pensò Noah fra se e se.
-Mi.. Mi dispiace..- balbettò Enrico.
Anche in quelle condizioni restava un bel ragazzo, e Noah rimase colpita da quanto non si sentisse a disagio nel mostrarsi fragile.
-Stai arrossendo?- le chiese Enrico sorridendo (e facendo saltare un battito al cuore di Noah)
-No- rispose lei nascondendosi i capelli dietro la faccia –E’ solo che ho dormito poco stanotte- 
Dalla porta entrò Liz scondinzolando –Ciao bella- la accolse Enrico accarezzando il pelo dorato dell’animale –E tu come ci sei finita con questi pazzi?- nel dire l’ultima parola il suo sguardo si alzò verso Noah, sorridendo. Non era un insulto, capì, era un modo scherzoso per cominciare a parlare.
-E’ una storia buffa- cominciò la ragazza
-Sono il genere di storie che preferisco- rispose lui rimettendosi dritto sul letto.
Noah cominciò a parlare del suo incontro con Liz, osservando le reazioni di Enrico, il quale ogni tanto si metteva a ridere con una risata contagiosa, mentre altre volte chiedeva chiarimenti a riguardo. Era incredibile la differenza che esisteva fra lui e Mark, il quale vedendo il cane non aveva detto nulla a riguardo, ignorandolo in presenza degli altri, portandoselo spesso in giro, e facendo assistere Liz anche mentre si allenava da solo in palestra. “Mi serve solo perché aiuta a rimorchiare” aveva detto in sua difesa, non avrebbe mai ammesso di voler bene ad un animale.
Ma Enrico era diverso, era interessato realmente a come l’aveva salvato, in sua presenza Noah avrebbe potuto parlare con lui per ore.

Lexia dovette sbattere diverse volte gli occhi prima di attarsi alla forte luce che filtrava dalle finestre prive di tente. Si girò nel letto, aspettandosi di trovare Mark ancora addormentato, ma accanto a lei non c’era nessuno. Si alzò dal letto così velocemente che le si offuscò la vista per qualche secondo, quando finalmente tornò a vedere chiaramente, il suo sguardo si posò sulla porta di legno, tagliata e appoggiata contro il muro.
-Brutto stronzo- imprecò a denti stretti, questo era veramente un pessimo modo di cominciare la giornata. Si infilò una felpa, rigorosamente nera, presa dall’armadio di Mark e si precipitò al piano terra della villa, aspettandosi di incontrare Mark intento a fare colazione. Quando ansimante raggiunse la cucina questa era deserta, una busta sul tavolo attirò la sua attenzione, delicatamente la prese. All’esterno in corsivo due parole: “Fredrick Blackthorn”. Con la busta in mano Lexia uscì dalla cucina, entrata in salone vide seduto sul divano Cass e Fred, quest’ultimo aveva la testa fra le mani e nascondeva gli occhi. Sul tavolino davanti a lui un piccolo foglio di carta piegato. Senza interrompere il silenzio nella stanza Lexia lo prese e cominciò a leggerne il contenuto.
“Fratello mio, ti chiedo scusa per quello che sto per fare, non avrei mai immaginato che un giorno me ne sarei andato di mia volontà. Ma mi sto rendendo conto che sto perdendo il controllo di me stesso. Se non riesco ad aiutare me, come posso aiutare gli altri? Non so se e quando tornerò, ma non è colpa vostra, non è colpa di nessuno se io ho preso questa decisione. Non provare a cercarmi, sai benissimo che non riusciresti a trovarmi in nessun modo. Stai tranquillo, in ogni modo resteremo sempre legati, ma non nel modo a cui entrambi eravamo abituati. Lo faccio per me, lo faccio per poter tornare quello che ero un tempo. Non mi piace quel che stavo diventando e non potevo far nulla per impedire che accadesse.
Non seguivo più i miei compiti e stavo perdendo la mia strada maestra. Non provare a cercarmi e di agli altri di non farlo, so come non farmi trovare.
Per favore ti chiedo solo di proteggere ciò che non è mio.
A presto,
Mark Herondale"
Lexia appogiò la lettera sul tavolo. Si sentiva vuota, aveva perso ogni briciolo della propria volontà.
-Fred..- disse esitante. Il ragazzo si alzò lentamente dal divano -Sto bene- rispose aggiustandosi i pantaloni -Dobbiamo andare ad avvisare l'Istituto, bisogna discutere su come dividersi le sue attività- e senza aggiungere altro si avviò verso il garage.
-Andiamo- disse Cass prendendo Lexia per mano -Ora arriverà il peggio-.

Il viaggio breve verso l'istituto non fu piacevole, in macchina regnava un silenzio irreale e nessuno aveva il coraggio di romperlo. Quando arrivarono al parcheggio dell'Istituto il sole era già alto nel cielo. Fred spalancò la porta a due battenti, mostrando tutti i Nephilim seduti attorno al tavolo nel salone, sembrava stessero discutendo.
-Ben arrivati- li accolse Daniela -Sedetavi, stiamo per cominciare-
-Non c'è tempo dobbiamo..- provò a ribattere Lexia, ma Cass la zittì e la accompagnò ad una sedia libera. Lexia si sedette controvoglia, incrociando le braccia davanti al petto. Non avevano tempo per fare una stupida riunione, dovevano subito cercare Mark, loro non sapevano nemmeno cosa gli era successo.
-Ora che ci siamo tutti- disse Sergio in tono pacato -Ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare. Come già qualcuno sa Mark se n'è andato da Ispra stanotte- lo disse con una nota di tristezza, come se avesse perso un figlio. I Nephilim attorno al tavolo erano stupiti, nessuno osava dire niente. -Se ne è andato dopo che ha sterminato senza motivo un branco di lupi mannari in visita da Roma- lo stupore si trasformò in orrore -E per questo è stato convocato ad Idris per poter spiegare il perchè delle sue azioni-.
-Non era senza motivo- disse Magnus sbucando dal nulla -Ieri notte sono stato contattato da uno stregone, li aveva invitati lui ad Ispra per progettare un colpo di stato contro Idris. Senza contare che avevano rapito una bambina.-
-Sei sicuro delle tue parole?- chiese Daniela
-Sicurissimo- rispose
-Questo ci tornerà utile allora. Idris ha istituito una riunione il 26 dicembre per poter discutere di quello che sta succedendo nel nord Italia. In realtà si tratta di un processo contro Mark, alcuni non sono d'accordo con come opera, ma grazie a Magnus le carte in tavola cambiano- continuò Sergio -Siete stati convocati tutti, eccetto Enrico, che viene considerato un ospite da noi-
-Io invece?- chiese Lexia 
-Tu sei stata trasferita qua ad Ispra, sei un Nephilim del nostro Istituto in tutto e per tutto- rispose sorridendo Daniela.
Dopo la risposta il silenzio calò nella stanza, rotto soltanto qualche volta da i passi di Liz che rieccheggiavano lungo i corridoi deserti dell'edificio.
-Mark ci sarà?- chiese improvvisamente Gin
Sergio inspirò prima di risponderle -Ieri sera è passato da me prima di andarsene, non per chiedermi il permesso ma per avvisarmi, io gli ho detto di questo incontro e lui mi ha promesso di esserci-
-Non so quanto valgano le sue promesse..- mormorò sottovoce Lexia.
-Come?- chiese Daniela
-Nulla- rispose secca
-Non riesci a sentirlo?- chiese Noah a Fred.
Il ragazzo scosse cupo il capo -Subito dopo la cerimonia del Parabatai i fratelli Silenti chi hanno convocato da loro per poter visionare meglio il nostro, come posso chiamarlo, legame empatico. Dopo qualche giorno ci hanno mostrato una runa antica, che non proviene dal libro grigio, la quale è in grado di bloccare il ponte fra i nostri pensieri. Sono più che certo che l'abbia usata ieri sera..- abbassò lo sguardo fissando un punto sul tavolo di legno -..per la prima volta.-
Liz arrivò trottelerrando dal padrone, leccandogli una mano, come per dargli conforto.
-Non lasciamoci andare ai sentimentalismi ora- disse con tono autoritario Daniela -Dobbiamo dividerci i suoi compiti per non lasciare dei vuoti, io e Daniele ora decideremo come dividervi, poi ve li comunicheremo. Fino ad allora state all'erta, se è vero quanto ci ha detto Magnus ci ritroveremo ad avere molti ospiti indesiderati in paese- detto questo si alzò e uscì dalla stanza assieme a Sergio, mentre i ragazzi rimasero seduti attorno al tavolo, a fissare la sedia vuota accanto a Fred, come ad aspettarsi che da un momento all'altro Mark sarebbe arrivato per sedersi, e per raccontare qualche sua stramba avventura vissuta la notte prima.

Mentre tutti gli altri erano in riunione Enrico aveva deciso di tornare in palestra per allenarsi, aveva bisogno di migliorare e molto, se voleva raggiungere lo stesso livello di Mark. Da quanto aveva sentito passando per i corridoi se n'era andato nella notte, lasciando un posto vacante fra i Nephilim di Ispra, un posto che lui avrebbe riempito. Con un secco fendente mozzò la testa ad un manichino, facendola rotolare a terra. Si era ripreso abbastanza bene dalla disavventura della sera precedente (sul pavimento erano ancora presenti delle macchie di sangue, del suo sangue) ma non sarebbe più accaduto. Prese un coltello da lancio che aveva attaccato al fianco e con forza lo scagliò contro la parete, colpendo un bersaglio in pieno centro.
-Sei bravo- disse una voce alle sue spalle.
Voltatosi vide che era Sergio, il capo dell'Istituto.
-Grazie- rispose -Nonostante tutto sono u Nephilim, devo essere sempre allenato-
-Già- rispose -Anche se sul campo le cose sono molto diverse. Come stai?-
-Mi sono ripreso bene grazie- e sorridendo lanciò un altro coltello, il quale colpì il primo sul manico.
-Impressionante- commentò Sergio ad alta voce.
-Come mai sei qua?- domando Enrico -Senza offesa, ma sono convinto che abbiate cose molto più importanti da fare che controllare come sta "il novellino"-
Sergio rise -In effetti sono qua per chiederti una cosa- entrò nella stanza e afferrò una lama angelica -Come ben saprai Mark se n'è andato, quindi abbiamo un uomo in meno e, per quanto mi costi ammetterlo, sentiremo la sua mancanza..-
-Mi stai chiedendo di prendere il suo posto?-
-Esatto, ma prima devo controllare se il mandarti sul campo sia un rischio o un vantaggio- e senza aggiungere altro partì roteando la spada contro Enrico. Il ragazzo parò il fendete con un pugnale, poi si preparò a colpire con la spada. Sergio schivò il colpo con una capriola, finendogli alle spalle pronto a colpire di nuovo, ma Enrico lo allontanò assestandogli un calcio in pieno petto.
-Non male- disse Sergio sorridendo -Ora vediamo per quanto riguarda l'attacco- aggiunse sfidando il ragazzo.
Enrico non se lo fece ripetere due volte, afferrò l'ultimo coltello da lancio rimastogli e lo lanciò verso Sergio, il quale lo schivò abbassandosi. Quando si rialzò però Enrico era davanti a lui, con un fendente diretto al collo dell'uomo. 
"Mi hai fregato" pensò Sergio mentre con una mano afferrava la caviglia del ragazzo mandandolo a gambe all'aria.
-Merda!- sbraitò lui colpendo il parquet con la nuca.
Si rialzò il più in fretta possibile e quando fu nuovamente in piedi Sergio batteva le mani -Ottimo, davvero ottimo!-
-Ma ho perso..- commentò il ragazzo
-Non importa, ti ho battuto con l'esperienza, ma tu hai vinto con l'astuzia. Bravo davvero-
Enrico sorrise e si passò una mano fra i capelli.
-Tu oggi resti con me, ti insegno giusto due e tre trucchi per sopravvivere là fuori, da domani vai in missione con gli altri- continuò sorridendo -Pronto? Cominciamo!-

Lexia camminava per le vie di Ispra, si era stufata di stare a far nulla nell'Istituto, anche perchè più stava lì e più ripensava a Mark. Aveva bisogno di stare un po' da sola per poter mettere a posto i suoi pensieri. In tasca aveva ancora l'iPhone di Mark, senza alcun apparente motivo si era cancellata ogni cosa al suo interno, tutto tranne quell'unica foto sua e di Fred da piccoli. La ragazza estrasse lo stilo e si incise una runa localizzatrice sul dorso della mano, era così che Mark l'aveva trovata quando era stata rapita. 
Finì la runa, chiuse gli occhi e strinse con forza il telefono di Mark nella mano, fino a farsi diventare le nocche bianche. 
Nulla.
-Passeggiamo per schiarirci le idee?- chiese una voce alle sue spalle.
Lexia si voltò, mettendosi il telefono in tasca, trovandosi davanti Magnus. Lo stregone indossava un completo che sarebbe stato molto elegante, se non fosse di un colore misto fra il rosa ed il viola.
-Già- gli rispose 
-Posso unirmi?- chiese lo stregone portandosi al fianco della ragazza 
-Sì, basta che anche tu non cominci a parlare di come poterci dividere i suoi compiti-
Magnus scoppiò in una fragorosa risata -Non sono qui per questo. Penso che tu ora abbia bisogno di parlare, ed io sono un buon ascoltatore- sorridendo fece partire delle scintille dalla mano, le quali misero a posto una ciocca di capelli di Lexia.
La ragazza sbuffò -Fidati- continuò lui -Penso di conoscere abbastanza bene quel sangue da poterti dare alcune risposte-
-Non ho bisogno di risposte da te-  disse la ragazza camminando a passo svelto verso la spiaggia -Ho bisogno di risposte da lui- aggiunse.
Con un rapido scatto lo stregone la raggiunse, fregandosene del carattere burbero di Lexia in quel momento -Mark mi ricorda molto una mia vecchia conoscenza, tu di sicuro non sai chi sia William Herondale, giusto?-
-Mai sentito-
-Immaginavo.. Il fatto è che entrambi hanno nel loro sangue la indole di immolare la propria felicità per poter garantire quella degli altri-
-Quindi?-
Lo stregone la afferrò dolcemente per le spalle -Quindi Mark se n'è andato perchè pensa che facendo così tu sarai felice!-
-E' una cosa da stupidi!-
-La maggior parte dei Nephilim sono stupidi- la ragazza lo guardò offessa -Non tutti- rimediò Magnus.
-Ma tu perchè fai questo?- chiese Lexia -Perchè ti sta così tanto a cuore?-
-Tesoro ho molti più anni di quanti vorrei, c'è stato un periodo in cui ogni relazione era così. Fughe d'amore, amanti nascosti, canzoni scritte per muovere gli animi. Questo è il vero corteggiamento. Poi sono arrivate le teconologie, i telefoni, i computer, Facebook.. Ogni cosa non ha fatto altro che ammazzare il romanticismo. Un like su Facebook non sarà mai come una rosa anonima lasciata sulla porta di casa, un messaggio di Whatsapp non sarà mai come lanciare dei sassolini alla finestra per svegliare l'amata senza allertarne il padre.- Lo stregone aveva lo sguardo fisso sul vuoto, abbandonato ai ricordi.
-Quindi?- chiese Lexia interrompendo le sue riflessioni.
-Lui è così, è all'antica, romantico..-
Lexia scoppiò a ridere con una risata volutamente forzata -Solo romantico? Io avrei detto romanticissimo..- da terra afferrò un sasso e lo lanciò sulla suprficie piatta del lago, facendolo rimbalzare una volta sull'acqua.
-Ma tanto a chi importa. Io mi dovrò sposare con Enrico, quindi..- lanciò un altro sasso il quale però si inabissò subito.
-Almeno per lui potrò essere l'unica- 
-Potresti provare a dargli una chances- le consigliò Magnus afferrando un sasso selezionato da terra -Magari avete più cose in comune di quanto credi-
Lexia non rispose, rimase a fissare i movimenti quasi impercettibili dell'acqua. Forse avrebbe dovuto dare un'occasione ad Enrico, in fondo non era un brutto ragazzo, anzi era molto bello. Poi lui forse sarebbe stato capace di farle dimenticare Mark, anche se non c'era molto da dimenticare di lui.
Ogni volta che ripensava a lui sentiva un vuoto nel petto, come se assieme a lui se ne fosse andata anche una parte di lei, una parte che non sapeva di possedere.
Magnus lanciò un sasso sul lago, facendolo rimbalzare fino a quando non sparì dal campo visivo di Lexia.
-Hai barato- gli disse -Hai usato la magia-
Lo stregone sorrise -Bisogna sempre usare tutte le carte che si hanno a disposizione-

Era stata davvero una serata stupenda, Teo non si ricordava l'ultima volta che si era ubriacato e aveva fumato così tanto. Aveva la vista annebbiata, gli facevano male le gambe, ma non riusciva a smettere di ridere. Assieme a lui c'erano Alessio e Seba, come i bei vecchi tempi, anche loro erano parecchio storti.
-Ho voglia di spaccare il culo a qualcuno!- urlò Seb fra una risata e l'altra mentre aspettavano la metropolitana. Non si ricordava nemmeno dove voleva andare, ma non gli importava.
-Ci sto!- urlò Alessio finendo l'ultimo goccio di birra e gettando la bottiglia a terra, rompendola. I tre scoppiarono a ridere e cominciarono a gettare a terra ogni bottiglia che avevano negli zaini, non importava se era piena o vuota, gli piaceva il suono delle cose che si rompevano e poi, erano già abbastanza ubriachi così, non c'era bisogno di bere ancora. Ma Teo si stappò lo stesso un'altra bottiglia.
-Fate su un'altra canna!- disse ruttando ai due amici -A quest'ora in metro non c'è nessuno ce la fumiamo dentro!- poi scoppiò a ridere rischiando di strozzarsi con la birra.
I due amici cominciarono a lavorare con cartine, vecchi biglietti e sigarette, e quando arrivò la metro si erano già accesi la canna, fumandola avidamente.
Quando le porte del vagone si aprirono i sedili erano vuoti, come aveva previsto Teo. C'era soltanto una persona seduta su un sedile. Aveva le maniche della felpa tirate su fino ai gomiti e gli avambracci erano ricoperti di tauaggi, sembravano Maori, accanto a lui era appoggiata una katana. Teo diede un colpo al fianco dei suoi amici e lo indicò -Questo qua è un nerd che torna da qualche fiera!- disse scoppiando a ridere. Il ragazzo tatuato non si voltò verso di loro, come se non esistessero.
-Hey!- urlò sbiascicando Seb -Torni a casa un po' tardi, mammina non ha paura a lasciarti andare solo in metro- il ragazzo non ottenne nessuna risposta. 
-Figlio di puttana! Stiamo parlando con te!- sbraitò Alessio passando la canna a Seb.
Il ragazzo seduto in metro si accese una sigaretta con calma, come se non gli importasse che in metro è vietato fumare.
-Ora ci penso io a questo- disse Teo sottovoce -Gli spengo quella sigaretta con questa- disse indicando la birra piena nella mano. I due amici cominciarono a ridere, non facendo atro che gasare Teo ancora di più. Silenziosamente si avvicinò al ragazzo, tenendo la birra già alta in mano. Era a meno di un metro e l'alzò, pronto a rovesciargliela in testa. Teo sperava che qualcuno dei due stesse facendo un video, sarebbe diventato un idolo. Inclinò la bottiglia facendo cadere lo prime gocce del liquido contenuto. La birra però cadde sul sedile, il ragazzo tatuato era sparito senza che Teo se ne accorgesse. Quando si voltò verso i suoi amici li ritrovò entrambi a terra, privi di sensi. In mezzo a loro un ragazzo, il cappuccio nero copriva la testa e gli occhi, in una mano stringeva la katana, nell'altra aveva la canna. Teo rimase fermo, paralizzato accanto al sedile, senza capire cosa fosse successo. Lo sconosciuto fece un tiro dallo spinello, espirando il fumo con tranquillità. Poi si osservò l'avambraccio, dove Teo vide chiaro il segno di una cicatrice bianca, troppo complicata per essere un taglio.
-Erbaccia- disse lo sconosciuto buttando per terra il filtro
-Chi diavolo sei!?- urlò Teo puntandogli la bottiglia di vetro addosso
-Mi stai minacciando con una bottiglia?- chiese lo sconosciuto ridendo.
La metro intanto aveva già percorso tre fermate, sbatacchiando di lato ogni tanto, e nessuno era salito.
-Ti spacco la faccia!- urlò Teo.
Il ragazzo tatuato sogghignò, poi con una velocità sovraumana scatto verso di Teo, menando un fendente con la spada. Teo chiuse gli occhi per lo spavento, quando li riaprì la bottiglia che aveva in mano era perfettamente tagliata a metà, il ragazzo non era più in metro.
-Dove sei bastardo!- urlò voltandosi e trovandeselo davanti. Per la prima volta lo osservo negli occhi, le iridi erano colorate di un rosso cremisi, e non era colpa dell'erba.
-Nei tuoi peggiori incubi- disse prima di colpirlo al volto con un pugno facendolo cadere a terra, prima di perdere i sensi, Teo vide il ragazzo estrarre una specie di coltello dai pantaloni, poi si incise qualcosa sul braccio e sparì nel nulla.

Quando avevano finito di decidere i turni Sergio aveva insistito per metterlo in coppia con Lexia, e ad Enrico questo andava bene, gli piaceva l'idea di poter passare un po' di tempo da solo con lei. Erano già diverse ore che correvano da un luogo all'altro per sistemare dei piccoli gruppi di demoni evocati da qualche stregone incapace. 
Avevano appena eliminato il quinto gruppo di quello che sembravano grossi cani in fiamme, ed entrambi avevano il fiatone.
-Come fa Mark a fare tutto questo lavoro da solo?- chiese Lexia mentre camminavano tranquillamente verso l'Istituto, Daniela li aveva appena chiamati e aveva detto loro di tornare, non era saggio lasciarli fuori da soli troppo a lungo, per Enrico alla fine era solo il primo giorno.
-Non lo so- rispose il ragazzo -Ma è veramente un compito estenuante-
Lexia si voltò verso di lui sorridendo, era veramente carina quando rideva, e lo colpì ad un fianco scherzosamente -Non male per uno che ha passato la notte in barella- aggiunse ridendo.
-Hey!- ribattè Enrico -La prendo come un'offesa!- aggiunse incrociando le braccia davanti al petto e fermandosi.
-Dai non fare il permaloso- gli disse Lexia voltandosi verso di lui -Siamo quasi arrivati-
Enrico non rispose e voltò il capo in un'altra direzione. Lexia gli si avvicinò e lo prese di forza per un braccio, provando a tirarlo senza successo -MUOVITI- 
Enrico scoppiò a ridere e afferrò Lexia per un braccio, caricandosela in spalla, facendola scoppiare a ridere.
-Mettimi giù!- gli ordinò
-Prima chiedimi scusa-
-Piuttosto la morte!- rispose lei ridendo.
Alla fine Enrico fu costretto a far scendere Lexia all'ingresso dell'istituto senza che lei gli avesse ancora chiesto scusa.
-Ho vinto io- disse fiera 
-Ti ho lasciato vincere è diverso- rispose Enrico ridendo e scavalcando il muretto che divideva la strada dall'ingresso dell'Istituto.
-E' uguale- disse Lexia imitandolo, ma un laccio dello scarpone di Lexia si incastrò in un chiodo e la ragazza perse l'equilibrio, rischiando di cadere di faccia contro la terra dura. 
Poco prima che toccasse il suolo qualcuno l'afferrò evitandole l'impatto.
Quando Lexia aprì gli occhi si trovava fra le braccia di Mark, il quale la fissava con gli occhi turchesi, un colore che era riservato solo a lei. -Stai attenta, potresti farti male- le disse con la voce suadente.
Lexia lo afferrò per la nuca e lo tirò a se, aspettando il momento in cui le loro labbra sarebbero entrate in contatto. Il vuoto nel petto non c'era più, il pezzo era tornato finalmente al suo posto. 
Improvvisamente qualcosa uscì abbaiando dall'Istituto, Liz correva velocemente verso i due ragazzi, pronta a far loro le feste. Lexia sorrise guardando il golden retriever sporco, poi tornò a fissare Mark.
Ma non era stato Mark a salvarla.
Lei si trovava fra le braccia di Enrico.
La ragazza sciolse subito quello strano abbraccio e si voltò più volte in ogni direzione. Doveva essere lì. Lo aveva visto, aveva sentito la sua voce.
-Tutto bene?- chiese Enrico vistosamente seccato dall'arrivo del cane, aveva interrotto il loro bacio.
-No- rispose Lexia -Mi gira la testa, mi sa che sono stanca. Vado subito a letto- mentì.
-Vuoi che ti accompagno?- le chiese, probabilmente sperava di poter concludere ciò che stava per accadere.
-No grazie- gli rispose sorridendo. Ed in fretta si avviò verso l'ingresso, chiudendosi la pesante porta alle spalle, mentre silenziosa una lacrima le segnava una guancia.
   
 
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