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Autore: marty0029    30/04/2015    3 recensioni
Gloria Perri, una ventitreenne che si trasferisce a New York dall'Italia. Una ragazza insicura che riesce a ritrovare un po' di sicurezza grazie all'amica Candice. Una ragazza con dei problemi dovuti ad un passato insistente e pesante. Una ragazza che senza saperlo diventerà un ossessione per Lui.
Bradley Lays, multimiliardario di fama mondiale. Possiede un attico nell'Upper East Side e un casinò a Las Vegas. Un uomo abituato a mantenere il controllo su tutto quello che lo circonda. Un uomo che tutti definiscono "Bello e Impossibile". Un uomo a cui difficilmente si può dire di no.
Questa è la storia di un amore avvolgente.
Un amore carnale, che porterà la nostra protagonista a sconvolgere completamente quello che conosceva prima di Lui.
Una storia che farà innamorare.
Diciamocelo ragazze... Ognuna di noi vorrebbe un Mr. Lays nella sua vita!
TRAILER--> https://www.youtube.com/watch?v=ktJsJKZ8aWE&list=UUSS-sqmw6wGG1nnmHxz2gDw
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Trailer





 

16) Patient



 


Continuai l’abbraccio come se da questo dipendesse tutta la mia vita. Come se non potessi fare a meno di staccarmi da quelle braccia che mai come in questo momento mi erano sembrate così avvolgenti. Mia madre mi stava abbracciando come non aveva mai fatto nei miei ventitré anni di vita. Era una sensazione strana. A tratti sconvolgente, ma che mi stava dando una speranza.
L’avevo notata subito. Appena entrata nel reparto di cardiologia, l’avevo scovata seduta su una poltroncina che aveva l’aria di essere la cosa più scomoda di questo mondo. Lei, come se avesse intuito qualcosa, aveva sollevato lo sguardo e due secondi dopo me l’ero ritrovata tra le mie braccia, piangente e tremante. Sembrava un piccolo animale ferito e bisognoso di cure.

-Gloria..-

-shh mamma sono qui. Andrà tutto bene te lo prometto. Riporteremo papà a casa- le dissi cullandola tra le mie braccia.

Mi dispiaceva vederla in quello stato. Ero sicura che si sentisse irrimediabilmente sola. Lei e mio padre erano entrambi figli unici e io a mia volta. Non aveva nessun appoggio su cui poter contare se non le amiche frivole e insignificanti di cui si circondava per non pensare a niente.

-i dottori non sanno spiegarmi perchè non si sveglia- singhiozzò staccandosi.

Solo quando fu ragionevolmente distante da me, potei guardarla davvero. Erano anni che non vedevo il suo viso. Era uguale a come me la ricordavo. Non era cambiato niente. Stesso colore di capelli, stessa lunghezza, stesso labbro superiore piccolo e stretto. Quella era esattamente la madre che mi ricordavo. Aveva gli occhi leggermente affossati, segno di notti insonni e di un dimagrimento veloce. Probabilmente non era mai tornata a casa da quando mio padre era stato ricoverato. Non era salutare tutto questo. Si sarebbe ammalata se avesse continuato di questo passo.

-parlerò io con i dottori mamma. Forse è il caso che vai a casa a riposarti,che ne dici? Ci sto io qua- le dissi accarezzandole una spalla per enfatizzare il concetto.

-non posso andarmene-

-hai bisogno di riposarti e di fare una doccia per rigenerarti- insistetti.

-sai che c’è un uomo alto e grosso che ci sta guardando?- mi domandò guardando oltre la mia spalla.

Alzai gli occhi al cielo e annuì a quella domanda. Era l’autista della Porsche che mi aveva accompagnato all’ospedale. Era americano e qualcosa mi diceva che lavorava veramente per Bradley a New York. Era un uomo di colore, alto e massiccio che portava degli occhiali scuri anche all’interno dell’ospedale. La mia guardia del corpo presumibilmente. Fantastico. Come la giustificavo a mia madre la presenza di quell’energumeno?

-tranquilla lo conosco e lui può accompagnarti a casa e aspettarti per riportarti qui!-

La vidi tentennare leggermente. Forse stava davvero prendendo in considerazione la mia idea. Doveva essere davvero molto stanca. Alla fine, dopo il mio ennesimo discorso, si arrese a allungò le braccia lungo il busto abbassando la testa. Sorrisi leggermente e l’abbracciai di nuovo. Ero certa che sarebbe tornata velocemente, ma almeno ero riuscita a farla uscire da questo posto.

-Deeks!-

L’uomo che fino all’ultimo era stato in disparte, si avvicinò sentendo pronunciare il suo nome e arrivò davanti a noi in un secondo e mezzo. Vidi mia madre guardarlo in tutta la sua altezza e mi sentì a disagio per questo. Sapevo che prima o poi avrei dovuto spiegargli tutto, ma questo non era sicuramente il momento. Sperai che non facesse domande e che si facesse riportare a casa senza creare casini.

-può accompagnare mia madre a casa per favore?- domandai in inglese all’uomo che annuì semplicemente incrociando le braccia al petto.

Mi domandavo se si intuisse particolarmente che quell’uomo era messo li per farmi da guardia. A occhio nudo potevo pure sembrare una squilibrata uscita di prigione. Nessuno avrebbe mai immaginato che uno stronzo miliardario del cavolo mi teneva sotto stretta sorveglianza per paura di perdermi da qualche parte nella Mia città natale.

-perfetto, mamma ti porterà a casa. Io vado a cercare il dottore e mi faccio spiegare la situazione. Ci vediamo dopo- le dissi abbracciandola.

-grazie-

Sorrisi leggermente guardandola uscire dall’ospedale in compagnia di Deeks. Mamma parlava leggermente inglese e gli avrebbe comunicato l’indirizzo, anche se una parte di me sospettava che in realtà lui lo conoscesse già. Forse Bradley l’aveva istruito bene.
Mi guardai intorno in cerca di un'infermiera o un dottore che mi potesse fare qualche informazione più specifica rispetto a quelle che mi aveva dato mia madre. Volevo sapere il più possibile prima di andare nella stanza di mio padre. Sarebbe stato difficile, ma dovevo conoscere quello a cui sarei andata incontro.
Mi avvicinai velocemente al banco delle informazioni che era momentaneamente vuoto e aspettai che qualcuno tornasse. Intorno a me vedevo solo dolore e sofferenza. Avevo sempre detestato gli ospedali al punto da sentirmi un peso allo stomaco quando varcavo la loro soglia. Mi avevano ricoverata un paio di volte dopo che il mio disturbo autolesionista aveva preso il sopravvento e non era stato piacevole. Scossi leggermente la testa scacciando veloce quel pensiero e guardai davanti a me dove un infermiera si affrettava a tornare al suo posto. Mi salutò con un sorriso di circostanza e cercai di restituirglielo al massimo che potevo. Chissà che smorfia era venuta fuori.

-come posso aiutarti cara?- mi domando gentilmente sedendosi sulla poltroncina.

Mi faceva strano sentir parlare l'italiano. Erano mesi e mesi che non sentivo parlare quella lingua e la cosa non mi era mai dispiaciuta più di tanto. Adoravo l'inglese e l'America. Mi soffermai un po troppo su questo pensiero perché la donna mi guardò un po' più del dovuto in attesa di una mia risposta. Rispondi cretina.

-vorrei un informazione sullo stato attuale di Alessandro Perri!- affermai convinta restituendole lo sguardo.

Annuì e digitò il nome sulla tastiera del computer, per poi avvicinarsi allo schermo per avere una visuale più precisa del referto da dirmi. Sicuramente era tutto computerizzato e riusciva a vedere tutto quello che era stato fatto a mio padre da quando era arrivato in ospedale.

-dunque, il signor Perri ha avuto un infarto del miocardio. Si tratta di un infarto all'apparato del cuore. Attualmente è in coma farmacologico per evitare una qualche possibile ischemia. Si tratta di una precauzione.-

Mio padre aveva avuto un attacco di cuore. Il suo cuore per qualche assurdo e insano motivo aveva smesso di battere. Mi asciugai con stizza una lacrima e continuai a sentire l'infermiera che parlava ancora. Non capivo la maggior parte delle parole che diceva, ma le ero più che grata di avermi preso sul serio e di parlarmi sinceramente di quello che stava accadendo a mio padre.

-purtroppo ne io ne i dottori sappiamo dirle di più. Il coma farmacologico cessa nel momento il cui le funzioni vitali riprendono a funzionare e nel caso del signor Perri, queste non sono ancora in grado di farlo da sole!-

-per quanto tempo può essere tenuto sotto coma farmacologico?- domandai con voce tremante.

La signora alzò le spalle. Non c'era un limite di tempo, ma più si andava avanti più c'era il rischio che mio padre non si sarebbe mai più risvegliato. La ringraziai e mordendomi l'interno della guancia mi avvicinai alla sua camera. Adesso che avevo tutte le informazioni utili, potevo andare da lui. Sentì il cellulare vibrare dalla borsa ma decisi di ignorarlo. Di qualunque cosa si trattasse, avrebbe aspettato qualche minuto. Adesso che avevo preso la forza e il coraggio, non potevo fermarmi.
Arrivai alla porta e quando l'aprì il mondo sembrò crollarmi addosso. Erano mesi che non lo vedevo e adesso era qui. Completamente immobile con un paio di tubi che gli uscivano dalla bocca. Era uno spettacolo raccapricciante. Il suono incessante dei beep risuonava nella stanza come per voler far capire che non era in grado di fare nulla da solo. Mi avvicinai cauta e presi posto a sedere sulla poltroncina color biscotto che c'era alla destra del letto. Certamente quello era stato il posto di mia madre da quando aveva avuto l'infarto. 

-ciao papà. Potrà sembrarti strano sentire la mia voce, ma sono qui. Sono qui per te e per la mamma. Lei non è ancora pronta a dirti addio papà. Ti prego torna da lei, da me-

Lasciai che le lacrime prendessero a solcarmi il viso mentre il cellulare ricominciava insistente a vibrare. Fortuna che appena arrivata qui l'avevo spento. Lo cercai in borsa con una mano, mentre con l'altra stringevo forte il polso di mio padre. Quando lessi il nome feci una smorfia e fui tentata di non rispondere. Avevo detto di voler tagliare i ponti con lui e dopo nemmeno due ore da quando l'ho lasciato già mi cerca. Che persona stressante.
Ignorai la chiamata e tornai a concentrarmi su mio padre che adesso aveva tutta la mia più assoluta attenzione.
Gli accarezzai dolcemente l'inizi dei capelli e lasciai che la mia mano andasse in esplorazione del suo profilo. Ero sempre stata considerata identica a mia madre, ma il naso era di mio padre. Quel naso un po' a patata l'avevo ereditato da lui, così pure come il colore della pelle che sembrava quella di un morticino. Eravamo bianchi come una mozzarella. Sorrisi e strinsi ancora più forte la sua mano.

-svegliati papà!-

Sentì la porta aprirsi e un'infermiera, diversa da quella con cui avevo parlato prima, entrò in stanza con un carrello. Forse era arrivata l'ora delle pulizie.

-le dispiacerebbe uscire signorina? Devo lavare e pulire suo padre- mi disse educatamente con un sorriso.

Annuì semplicemente e prendendo la borsa la lasciai fare il suo lavoro mentre uscivo dalla stanza. Mi chiusi la porta alle spalle e per qualche secondo mi appoggiai a questa prendendo due lunghi respiri. Vedere qualcuno a cui vuoi bene in quelle condizioni non è mai bello.
Sentì qualcuno chiamare il mio nome e riconobbi subito l'accento e la cadenza. Era venuto qui. Mi aveva seguito fino all'ospedale. Una parte di me era contenta perché in questo momento mi sentivo davvero fragile e avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, ma l'altra parte di me aveva paura che dopo il mio sfogo, lasciarlo andare sarebbe stato ancora più difficile.
Alzai la testa e due secondi dopo mi ritrovai tra le sue braccia possenti. Adesso sapevo a quale delle due parti dare retta. Ero felice che fosse qui. Ero felice di non essere sola.
Scoppiai a piangere e mi aggrappai a lui quando i singhiozzi mi rendevano impossibile respirare normalmente. Lo sentì sorreggermi per tutto il tempo e mentalmente lo ringraziai in ogni modo.

-sono qui Gloria! Non ti lascio sola-

-lui.. Cristo.. È stato messo in coma..- balbettai staccandomi leggermente.

-parlerò con il primario di cardiologia.. Se non lo ritengo all'altezza farò venire il migliore a livello mondiale.- esclamò prendendomi il viso tra le mani.

Tirai su con il naso e annuì alle sue parole. Sapere che poteva davvero farlo mi riempiva il cuore di gioia. Grazie al suo aiuto forse qualche speranza c'era. Mi asciugai le lacrime con le maniche della felpa e vidi un sorriso sulle sue labbra. Dovevo avere un aspetto orrendo.

-sei così bella-

Sgranai gli occhi sorpresa da quella imprevista dichiarazione e abbassai lo sguardo guardandomi le scarpe. Come poteva dire una cosa così fuori luogo? Mi sentì sollevare il viso e mi trovai di nuovo a nuotare nei suoi occhi azzurri splendenti. Perché non mi poteva amare come facevo io con lui?

-quando uscirai da questa situazione le cose cambieranno Gloria.. Te lo prometto!-

Non ero abbastanza forte in quel momento per dire qualcosa di effetto che l'avrebbe lasciato di stucco. Ero solamente in grado di annuire e continuare a singhiozzare sulla sua spalla. Tutto quello di cui avevo bisogno in questo momento era di questo. Lui qui, che mi accarezzava dolcemente i capelli come se mi amasse e come se mi volesse un bene dell'anima. Io mi sentivo così maledizione. Io provavo tutto questo per lui. Il bene che provavo mi portava a rendere difficile anche solo respirare.
Tirai su con il naso in modo poco elegante e mi raddrizzai in modo da poter tornare con la schiena dritta. Sicuramente il mio aspetto era del tutto tranne che dei migliori, ma non riuscivo a reagire accidenti a me. Non ci riuscivo proprio.

-grazie per avermi fatto accompagnare da Deeks. Sta accompagnando a casa mia madre e credo che ne avesse davvero bisogno!- esclamai cercando di riacquistare un po di contegno.

-lo sai che non devi ringraziarmi per questo Gloria. Non ringraziarmi perché mi prendo cura di te.-

Stavo per dire qualcosa quando vidi la figura di un dottore materializzarsi davanti a noi. Aveva tutta l'aria di essere un primario o un dottore importante. Il camice bianco gli dava un aspetta tutt'altro che rassicurante e ne fui intimidita tanto che una lacrima riprese a scendermi sulla guancia. Non è proprio il momento Gloria. Vedi di riprenderti fino a che puoi.
Bradley davanti a me guardo il dottore e sorprendendomi non poco cominciò a parlare in un italiano fluente e corretto. Ma porca di quella vacca, Lays parlava la mia lingua e io non lo sapevo. Rimasi un secondo intontita da quella rivelazione, tanto che non ascoltai nemmeno quello che si stavano dicendo. Quell'uomo non avrebbe mai smesso di stupirmi. Inutile.

-le condizioni del signor Perri sono critiche. Mi creda quando le dico che il coma era la miglior alternativa che avevamo.- esclamò gesticolando leggermente.

-lei è il primario di cardiologia?- domandò con un accento abbastanza azzeccato e con una leggera cadenza americana.

-si!-

-non le dispiacerà se lascerò guardare la cartella del signor Perri ad altri cardiologi allora- rispose lasciando interdetto il dottore che si limitò ad alzare le spalle davanti a tanta insolenza da parte del mio Dio.

-può fare quello che preferisce signor Lays, le farò avere la cartella nel pomeriggio-

-adesso!- replicò Bradley perentorio.

Il chirurgo sgrano leggermente gli occhi, poi annui veloce e si congedò in meno di due secondi da noi. Decisamente non ero la sola a cui Bradley faceva questo effetto. Era capace di gelare il polo nord. Il suo tono, nonostante parlasse una lingua diversa dalla sua, era autoritario e soprattutto non ammetteva repliche.
Mi lasciai andare ad un sospiro e mi portai una mano sulla testa. Mi stava venendo un mal di testa con i contro-fiocchi. Perfetto.

-so parlare la tua lingua madre-

Alzai immediatamente la testa verso di lui e lo guardai negli occhi. Sembrava un po' imbarazzato dal fatto che l’avessi scoperto così. Pareva che avessi scoperto qualcosa di lui di particolarmente segreto. Non mi aveva mai detto che conoscesse l’italiano, ma non mi stupivo più di tanto di questo. Non conoscevo praticamente nulla della sua vita. So che era ricco, schifosamente ricco e potente. Sapevo che per sfogarsi si scopava tutto quello che aveva a portata di mano e sapevo che in qualche modo, forse contorto e malato, provava qualcosa per me.

-ho smesso di chiedermi quello che farai per stupirmi la prossima volta Bradley. Mi stupisci qualunque cosa fai!- dissi semplicemente alzando le spalle.

Lui mi guardò leggermente stranito e lasciai che mi stringesse la mano lasciando che le parole lasciassero lo spazio alle azioni. Sarebbe stato straordinario potermi fidare di lui al punto da dare la mia vita per la sua. Mi ero innamorata di una persona che non conoscevo affatto e l'avevo fatto così velocemente da non rendermene nemmeno conto. Avevo perso la testa per uno stereotipo di uomo che era lontano anni luce dalla mia realtà. Sarei andata in capo al mondo per lui e a quanto pare valeva anche per lui dal momento che mi aveva accompagnata a casa.
Strinsi la sua mano e mentalmente pensai a quanto tempo era passato dalla partenza di mia madre. Sicuramente stava sulla via del ritorno e conoscendola sarebbe arrivata tra poco. Probabilmente appena arrivata a casa si era fatta una doccia veloce e poi aveva chiesto a Deeks di riportarla indietro più veloce della luce. Volevo che conoscesse Bradley? Risposta difficile. Una parte di me, quella più infantile e capricciosa, e che avrebbe voluto che lo conoscesse per farle una ripicca. Per farle capire che anche se avevo lasciato casa per colpa loro, avevo trovato qualcuno di potente in grado di potersi prendere cura di me; ma dall'altra parte non ero ancora in grado di passare sopra a determinate cose del carattere di Bradley per lasciare che conoscesse mia madre come se fosse una persona tanto importante per me.

-tra poco arriverà mia madre!-

-e tu non vuoi che io la conosca- mi rispose con il suo tono americano che tanto avevo imparato a amare.

-e non voglio che tu la conosca- ripetei annuendo a staccandomi un po' da lui lasciando la sua mano.

-questa cosa deve finire Gloria. Devi smetterla di respingermi!- mi disse frustrato passandosi una mano tra i capelli.

-ci sono cose che non posso dimenticare con un battito di ciglia Bradley! Ho bisogno di tempo! Tempo per poter pensare!-

-non è stato nulla quello che è successo in quella maledetta suite!-

-ma è successo! Adesso ti prego di andartene, non voglio che lei ti trovi qui. Non voglio doverle spiegare chi sei-

-chi sono Gloria? Chi cazzo sono per te?-

Lo guardai con le lacrime agli occhi ma cercai in tutti i modi di ricacciarle indietro. Non volevo piangere ma stavo arrivando al limite della mia sopportazione. Mio padre in coma, mia madre che diventa l'ombra di se stessa e adesso lui. Bradley che prima mi spiattella il suo passato davanti e poi mi chiede di passarci sopra. 
Questa volta non avrei ceduto all'amore e al desiderio che provavo per lui e per il suo corpo. Dovevo reagire e fargliela pesare un po'. Forse l'avrei perdonato ma ci sarebbe voluto del tempo per poterlo fare. Il fatto che fosse venuto fino a qui mi dava degli indici su cui sperare per un futuro.

-sei l'uomo di cui mi sono innamorata ma che in questo momento non comprendo. Non ti comprendo e non ti conosco. Adesso però il mio pensiero principale non sei tu o il tuo mondo e per questo non ti voglio qui quando arriverà lei.-

Lo vidi tentennare un momento e inconsciamente pensai di avercela fatta. Pensai che forse mi avrebbe dato retta per la prima volta e se ne sarebbe andato per lasciarmi lo spazio di cui avevo bisogno.
In quel momento il dottore fu di ritorno con i dati clinici di mio padre. Come espressamente chiesto da Bradley li aveva portati lui di persona nemmeno dieci minuti più tardi. Anche il chirurgo provava il senso di sottomissione che portava quelli che circondavano Lays ad assecondarlo.

-i dati del signor Perri! Può farli consultare a chi vuole, ci sono tutti gli esami da quando è stato ricoverato ad oggi- disse semplicemente prima di tornare da dove era venuto.

-credo che tu non sia nelle grazie di quel dottore..- commentai guardando il chirurgi andarsene e cercando di spezzare il silenzio che la mia confessione aveva creato.

-andiamo Gloria, sai che non me ne frega niente di quello. Voglio solo che tuo padre sia salvo, se si sente messo da parte quel dottorino, il problema non è mio-

Ovvio.
Il carattere di merda di Bradley non sarebbe svanito con in battito di ciglia; ma sapere che stava facendo tutto quello che poteva per aiutare mio padre, mi portava a giustificarlo. Ero ancora intenzionata alla questione che non volevo che conoscesse mia madre, ma gli ero grata per quello che stava facendo.

-Bradley..-

-si ok ho capito.. non comprenderò mai quello che c’è nella tua testa, ma se così vuoi, me ne vado.- disse staccandosi da me quel tanto che bastava per farmi sentire la sua immediata mancanza.

Odiavo sentirmi così. La presenza di Bradley era così importante per me che mi faceva respirare aria nuova. Era come se non potessi fare altro che stare al suo fianco.
Lo odiavo per quello che mi aveva fatto. Lo odiavo per essere stato a letto con quella donna. Lo odiavo per essere il proprietario di quella schifosa Suite e lo odiavo ancora di più perchè mi aveva permesso di innamorarmi di lui a dispetto di tutto e di tutti.
Lo guardai mentre si voltava per andarsene. Niente baci. Niente carezze. Era quello che credevo di volere, quello che desideravo, ma era tutta una grande cazzata. Feci un passo verso di lui e trattenni il fiato quando vidi mia madre in piedi a pochi passi da Bradley.
Merda.
Li guardai mentre si studiavano e fissai inebetita Bradley che aveva leggermente girato la testa verso di me. Sapevo quello che avrebbe voluto chiedermi. “E adesso? Vuoi che le parlo oppure la scavalco come se non fosse nessuno di importante?”
Guardai mia madre, che effettivamente si era cambiata e aveva una sguardo un pochino più riposato. La doccia l’aveva rigenerata. Lei non staccava gli occhi da Lays e naturalmente non potevo certo darle torto. Nessuna sana di mente avrebbe staccato lo sguardo da quella tale meraviglia.
Cosa stava per succedere adesso?
Vidi Deeks comparire alle spalle di mia madre e la sua postura cambiò immediatamente non appena vide che aveva davanti Bradley Lays. Dopotutto era il suo capo e mentalmente ringraziai che si trovasse alle spalle di mia madre. Almeno non aveva visto quel cambiamento repentino.

-Mr. Lays, signore, vuole che la riaccompagni all’hotel?- domandò professionalmente Deeks facendomi salire il sangue alla testa.

Mia madre voltò leggermente la testa verso l’autista barra guardia del corpo e poi si riconcentrò su Bradley che nel frattempo aveva fulminato con un occhiata il suo sottoposto. Decisamente ormai non potevo più tirarmi indietro difronte a niente. Quello che era successo era un segno del destino e mi aveva portato a dover fare quelle presentazioni che speravo di rimandare al più tardi possibile.
Sapevo che non era il momento adatto. Mio padre era in coma a due stanze di distanza da noi, ma se Bradley avesse trovato il modo per riuscire a portare da lui il miglior cardiologo del mondo, allora dovevo presentarlo a mia madre. Avrei ingoiato per l’ennesima volta il mio orgoglio ferito.
Feci un passo verso mia madre e scavalcai Bradley fino a raggiungerla. La guardai negli occhi e le sorrisi dolcemente mentre le mettevo una mano sulle spalla come per rassicurarla che tutto sarebbe andato per il verso giusto. La verità era però che non sapevo se quello che stavo pensando, sarebbe andato a buon fine.

-conosci questo signore Gloria?- mi domandò ingenuamente alternando lo sguardo tra me e il dio greco che avevo alle mia spalle.

Attimo di panico non controllato. Come potevo definire Bradley Lays a mia madre? l’uomo che amavo e che avevo appena scoperto essere un ninfomane psicopatico che scopava il mondo circostante quando aveva un attacco di nervi.

-mamma ti presento Bradley Lays.. lui è un mio.. amico di New York! Mi ha accompagnato lui con il suo jet, altrimenti non sarei mai arrivata in tempo!- dissi cercando di mantenere la calma anche davanti all’occhiata assassina che Bradley mi aveva dato quando aveva sentito la parola “amico”.

-piacere di conoscerla Mrs. Perri!- esclamò in un perfetto italiano porgendo la mano a mia madre che lo guardava senza staccare gli occhi.


-la ringrazio per averla fatta arrivare in tempo- rispose mia madre stringendo la mano e facendomi rimanere spiazzata da quella risposta.

Non aveva fatto domande. Forse aveva intuito tutto o forse era più ingenua di quello che pensassi, fatto stava però che non mi aveva detto nulla. Il terrore che provavo in quel momento per quella presentazione, svanì immediatamente e il mio stomaco tornò più leggero.

-Bradley farà esaminare i dati di papà a qualcun altro chirurgo con la speranza che i risultati possano essere diversi- le dissi continuando a tenerle un braccio sulla spalla.

-sta facendo molto per noi Mr. Lays!-

-mi creda signora se le dico che ci sono davvero poche cose che non farei per sua figlia!- replicò Lays guardandomi negli occhi e facendomi arrossire.

Mia madre sforzò un sorriso e scusandosi si congedò per entrare nella stanza di mio padre. l’avrei seguita immediatamente, così guardai per l’ultima volta Bradley che annuì alla mia muta risposta e sorpassando Deeks si avvicinò verso gli ascensori.

-grazie Bradley!- dissi a bassa voce, certa che lui non potesse sentirmi.



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CIAO A TUUUUUUTTTTTTTTTIIIIIIIIII!!!!

Qunque... Vorrei prima di tutto scusarmi per il ritardo, ma il lavoro mi sta risucchiando le energie e mi sono ritrovata a scrivere parti della storia dal treno tramite i-phone... ahaha sono pazza ma voglio troppo bene a questa storia per dimenticarla!

-come va bellezze?-

-che ne pensate di quello che sta uscendo fuori?-

-ditemi le vostre impressioni!!-

#Grazie a tutte le splendide persone che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare!#

#Grazie a Rose6 , Flaffylovethenet , Diarly , Redharmony , che hanno recensito il capitolo precedente!! GRAZIE DAVVERO TANTO!!#


Ci vediamo al prossimo capitolo bellezze!!

Un BACIO!

Marty0029





 

   
 
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