Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: xwannabewriter    30/04/2015    2 recensioni
Parigi. Anni venti. Audrey inizia a lavorare ad una pasticceria vicino alla casa di Odette. Già, Odette. La figlia illegittima di cui non aveva mai fatto sapere nulla a nessuno; quanto vorrebbe rincontrarla almeno una volta. E poi ci sono Odette e Colette, la donna che si prese cura della ragazzina già dai primi giorni di vita, fingendo con tutti - anche con lei - di essere la madre naturale. Due madri e due mondi completamenti diversi, e poi c'è Odette. La tenera ragazza ingenua che crede a tutto quello che le si racconta, lei che ama la danza più della sua stessa vita e che tenta il tutto per tutto con un'audizione per la Royal Academy. Una storia che farà immergere il lettore in un mondo sconosciuto, che lo farà emozionare e schierare con una piuttosto che con un altra figura della storia.
Dal prologo:
Audrey guardò con un sorriso sommesso la figlia. Era piccola, candida, proprio come la ballerina di Tchaikovsky. Avrebbe messo le punte, un giorno, e quel nome doveva ricordarlo. Un patto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo decimo
 
 
 
Odette quella mattina si alzò almeno due ore prima di Eve e Gérard.
Aveva spiegato loro che in quei giorni era esausta e che fare biscotti non era salutare.
“Tesoro, ricordati che ti ospitiamo qui a patto che tu ci aiuti in pasticceria.”
“Certo zia Eve.” Aveva risposto Odette guardando l’orizzonte e sperando in un rapido cambio di discorso da parte di Gérard. Sapeva che mancava poco, avrebbe dovuto trovarsi al più presto un'altra sistemazione.
La giovane era indecisa su cosa mettere, e alla fine, in prospettiva della visita che di li a poco avrebbe ricevuto, optò per un paio di pantaloni di Gèrard che ripiegò più volte su se stessi e una maglietta di Eve.
Non aver portato vestiti con se era stata una cattiva idea.. Si sedette pensierosa sul letto, ma non fece in tempo a cambiarsi che il campanello suonò. Per fortuna Eve e Gérard se n’erano già andati.
“Bonjour!” disse Mat, porgendole un mazzo di fiori. Margherite, forse. La squadrò per qualche istante. Odette sbuffò.
“Si, so che il mio abbigliamento può sembrarti stupido. E in effetti lo è, ma..”
“No.” la interruppe “Credo tu sia bene, dico davvero. Sembravi un confetto con tutti quei vestiti.” Fece lui.
“Uhm.. beh, grazie.” Biascicò la ragazza facendogli cenno di entrare. Odette rimase qualche istante sull’uscio della porta con lo sguardo fisso al pavimento, poi la chiuse dietro di se con un rumore netto.
“Hai fame?”
“No grazie, magari un bicchiere d’acqua.” Mat prese una sedia dal tavolo della cucina e si sedette. Bevendolo, per poco non si strozzò.
“Prima bevi e poi parla, altrimenti ti va di traverso.” Ridacchiò Odette.
“D’accordo, iniziamo?” disse lui, trepidante.
“Hai portato qualcosa con te? Ti servirebbero delle scarpette in tela..”
“Io non ho delle scarpette in tela.” Disse come fosse la cosa più brutale che avesse mai pronunciato. Odette appoggiò il suo bicchiere – oramai vuoto – e si avvicinò, aiutandolo ad alzarsi.
“Non importa, puoi usare dei calzini di Gérard.” Subito il ragazzo si tranquillizzò.
Era come se provenissero da mondi totalmente diversi, ma a Odette il suo mondo rassicurava. Non era tutto privo di emozioni e asettico.
Iniziarono dagli esercizi più semplici. Sistemarono il giradischi vicino ad una sbarra improvvisata, la musica gli inondò e Odette la ascoltò in silenzio per qualche minuto. Era così bella.
“E’ molto bella, questa musica.” Disse Mat, quasi a leggerla nel pensiero.
Odette sorrise impercettibilmente. “Mozart. Sinfonia 40 in G minore.”
“Ne ho sentito parlare.”
“Ora iniziamo.” Odette fece cenno a Mat di alzarsi dalla sedia in cui si era acciambellato.
“Questo è un pliè in prima.” Odette mostrò al ragazzo come posizionare le gambe.
“Un priè?” chiese lui.
“No, pliè, con la L. Non ne hai mai sentito parlare, come dici tu?”
“Certe volte mia sorella lo faceva, a danza, ma non pensavo servisse davvero. Voglio dire, credevo gli scappasse la pipì.” Odette guardò attonita il ragazzo, poi scoppiò in una fragorosa risata che contagiò anche il giovane.
Risero per qualche minuto, fino alle lacrime.
Solo allora Odette si accorse degli occhi di Mat. Erano blu, blu come la notte, sembravano neri visti da lontano.
Per le tre ore seguenti Odette tentò di insegnare qualche passo a Mat, soprattutto come si chiamavano. La ragazza dai capelli color della notte doveva però ammettere del suo talento naturale. Non faticava ad apprendere ed eseguire, cosa che invece molte altre persone avrebbero fatto. Forse quasi tutte.
Mat fece cenno a Odette si spegnere la musica. Era appoggiato alla sbarra con il fiato corto, minuscole sfere cristalline gli scendevano dal volto.
“Per oggi direi che può bastare.” Fece in sussurro lui.
Odette, seduta comodamente sulla sedia, se la rideva di gusto.
“Che c’è?” chiese lui, con il volto ancora intriso di sudore.
“Sai, è stato decisamente meglio che quel controllore ti abbia sbattuto fuori dai cancelli della Royal. Ti immagini, nel pieno del provino, che fai cenno al pianista di fermarsi perché sei stanco?” Anche il ragazzo scoppiò a ridere, ancora affaticato.
Sentirono la porta aprirsi. Era Eve. Odette sbiancò, sotto lo sguardo confuso dell’amico.
E adesso?
Cavolo.
“Chi è questo tizio, Camille?” Eve aveva di colpo tramutato la sua espressione, era sempre stata dolce e gentile. Ora sembrava sul punto di urlare per la rabbia.
“Lui.. ehm.. è un mio amico, l’ho rincontrato ieri pomeriggio dopo tanto tempo, abitavamo vicini, nella periferia di Rouen.”
Eve si avvicinò con sguardo vuoto al tavolo. Vi posò le mani, stringendo i pugni e guardando il legno della superficie piana. “Avresti dovuto avvisarmi che avevi ospiti, stamattina, non credi? E quella storia.. sto male zia Eve, non posso venire..” disse imitando la voce di Odette “Che gran bugiarda ingrata.”  La sua erre moscia si fece d’un tratto più marcata, quasi rinvigorita dall’arrabbiatura.
Posò il suo sguardo su Mat.
“Quelli sono i calzini di mio marito, brutto insolente. Toglili subito!” tuonò impetuosa.
“Andatevene da casa mia! Tutti e due, non ne voglio più sapere di te, Camille!”
Odette ebbe un tuffo al cuore.
E adesso?
Cavolo.
“Mi.. mi dispiac..”
“NO! FUORI, SUBITO!” Odette trattenne le lacrime. Annuì e andò a prendere le poche cose che aveva con se da camera sua. Da quelle pareti azzurro cielo che la facevano sentire tanto libera. Ma tutto ha un inizio e una fine, infondo.
L’unica cosa che la faceva tremare era solo una: Colette. Cosa avrebbe dovuto fare?
Tornare da lei? Andare in un'altra casa di sconosciuti? Erano passati una decina di giorni, da quando aveva sentito lei e la donna misteriosa discutere, per poi scappare in preda al panico.
Preparò le valigie e quando fece per salutare Eve, vide che stava piangendo.
“Vattene” la sua voce era un sussurro, ma Odette capì e annuì. Le dispiaceva non poterle raccontare la verità su di lei. Ma c’est la vie.
Una volta sbattuti letteralmente fuori di casa, Odette si rese conto che affianco a lei c’era Mat. Era pallido e confuso.
“P… perché ti chiama Camille?”
“Oh, sta zitto.” Odette tuonò minacciosa; in un momento del genere, lui dava importanza alla frivolezza di un nome. Era spaesata, letteralmente privata di identità e casa e lui, lui le chiedeva questo?
“Scusami…” Mat improvvisamente si tinse di viola e verde. Aveva un colorito ceruleo, gli occhi che si strabuzzavano dalle tempie.
“Stai bene?”
“Sono solo accaldato per la tua lezione” si grattò la nuca, guardando con fare imbarazzante il pavimento.
“Oh, era solo un plié e qualche esercizio di riscaldamento!” disse Odette.
Entrambi accennarono ad un lieto sorriso.
Nonostante le avversità.
Per un attimo a Odette tornò in mente quando, da bambina, Colette le aveva insegnato a tessere con ago e filo i ricami per i vestiti delle bambole. Le mancava, ma non poteva permettersi di perdonarle una menzogna così grande. Non dopo essersi fidata di lei per tutta un’intera vita. Ora Odette era una ragazza senza certezze, solo tanti dubbi le attanagliavano la mente. Tanti brutti pensieri le sgorgavano da dentro le vene, quasi fossero sempre stati lì, pronti a sbranarla.
E lei, una ballerina candida e debole, un vento che scivola via, ne era sopraffatta.
 
Come sarebbe stata la mia vita, se solo avessi saputo?
Perché non l’ho mai capito
Sono così stupida..
 
Vagarono a lungo, poi Mat decise che non potevano continuare così.
“Ti va di venire da me? Il posto è poco e la mia maman non è una delle più rinomate cuoche di Paris, ma siamo simpatici.” Odette era incerta. Non le piaceva l’idea di chiedere ospitalità ad una donna sconosciuta.  L’aveva appena fatto e le conseguenze erano state catastrofiche.
“Non so, ti ringrazio molto ma devo fare una cosa molto importante.” Odette aveva preso la sua decisione, inventando una scusa banale; Mat incrinò leggermente lo sguardo e, da sbilenco, le disse che non ci sarebbero stati problemi nell’accoglierla per qualche ora o giorno. Del resto, era un ragazzo sveglio, che capiva esattamente quali fossero i suoi turbamenti. Giusto il tempo di trovare un’altra sistemazione. Odette apprezzò incommensurabilmente il fatto che non avesse più accennato alla sua situazione. Perché non vai da tua madre, avrebbe potuto chiederle, ma si dimostrò discreto. La piccola ballerina lo perdonò allora del tutto, e dimenticò l’indiscrezione di qualche ora prima.
“D’acord, bien!” Sorrisero.
 
Le vie di Parigi iniziarono a svuotarsi, il cielo incupito dall’incombente presenza della luna sembrava un cappotto caldo, che Odette avrebbe volentieri indossato pur di non sentire così tanto freddo dentro. Ma la consapevolezza che stava condividendo questo momento con qualcuno la rincuorò, se non altro perché non passava tutto il tempo a piangersi addosso.
Le mancava così tanto danzare, e le mancava la sua vecchia vita. Ma era proprio a quel pensiero, quando era quasi pronta a tornare sui suoi passi e chiedere perdono a Colette, che si ricordava di Audrey, della conversazione tra le due e dei conati di vomito che, intensi, le si erano posti alla cavità dello stomaco.
Il campanile di Parigi incominciò a suonare, riempiendo le strade di un’atmosfera mistica.
Odette sospirò a fondo. Forse non avrebbe trovato una soluzione proprio in quell’istante, ma di sicuro aveva trovato un letto in cui dormire, e non era da poco.
Osservò per qualche istante Mat: camminava al limitare della strada, in equilibrio su una trave di legno.
“No, Odette! Non osare guardarmi, sennò perdo la concentrazione e ca..” non riuscì nemmeno a finire lo sbofonchiamento che con un tonfo sordo inciampò sui suoi passi, cadendo miserabilmente.
La ragazza allora iniziò a ridere forte, fino alle lacrime, finalmente felice e rincuorata.
La sua risata ballò con le note del campanile; quella sera la magica Paris era dalla sua parte, e così immersa nell’atmosfera la ragazza si perse, immersa da uno strano senso di inspiegabile felicità. E almeno una parte di lei ricominciò a danzare.

 


Mi sento un po' in imbarazzo e decisamente tanto intontita a ripresentarmi qui così.
Sono passati tre anni, e assieme a questi anni sono cambiata anche molto. Avevo interrotto la scrittura di libri, dedicandomi ad altre mie passioni, quali le poesie o la lettura. O la danza stessa, proprio come la mia affezionata protagonista Odette. Me la immagino, sapete, rinchiusa in una gabbietta. Finalmente le ho dato la chiave, e finalmente si è liberata di nuovo, dopo tanto tempo che l'avevo reclusa in uno spazio angusto nella mia mente. Mi mancava, molto, troppo. Ma non sono una persona costante, o almeno, non lo ero all'epoca della scrittura di "Odette", a tredici anni. Ora spero sia cambiato anche questo particolare ahahah :)
Spero la storia vi abbia incuriosito, avevo iniziato a scrivere questo capitolo ma l'ho ripreso in mano solo pochi giorni fa, dopo che una persona Anonima su un social network mi aveva incitato a continuare la storia. Grazie, chiunque tu sia, spero recensirai questo capitolo! E recensite anche voi, fatemi sapere se sono un rottame arrugginito o non vi è dispiaciuto!
Un bacione, al prossimo capitolo di 'Odette'! :)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: xwannabewriter