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Autore: scarlett_midori    30/04/2015    1 recensioni
La vita degli Shadowhunters era già abbastanza complicata a causa di demoni, Nascosti e mostri vari.
La vita, però, può complicarsi ancora di più, se anche gli dei dell'Olimpo - e semidei al seguito - fanno la loro comparsa.
I figli degli dei le ombre incontreranno,
Vestiti di neri e marchiati dagli angeli questi ultimi saranno.
Di colui che è stato, il debito pagheranno,
Il mondo silenzioso e oscuro affronteranno.
E chi dello Stregone alla fine avrà chiesto
Tornar non potrà, se non mesto.
L'unica cosa che il nemico sconfiggerà
La forza dell'incontro dei due mondi sarà.
[Ambientato dopo "Città del Fuoco Celeste" e "Lo Scontro Finale".]
Crossover Shadowhunters & Gli Dei Dell'Olimpo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Jace ed Isabelle giunsero al loft venti minuti dopo la chiamata abbastanza confusa ricevuta da Alexander.
Avevano osservato il nuovo arrivato - un certo Percy Jackson - per lungo tempo, avevano ascoltato la sua storia in silenzio e alla fine si erano guardati negli occhi, scoppiando a ridere un momento dopo.
Percy aveva assunto un'espressione accigliata, così Magnus aveva deciso di intromettersi nella conversione.
«Voi cacciate demoni schifosi, convivete con vampiri, fate e lupi, provate ad essere almeno un po' comprensivi con lui, no?»
Isabelle stava annuendo lentamente, mentre Jace ancora fissava Percy con quegli occhi dorati e severi.
«Non ho ancora capito quale è il nostro compito, comunque» esordì Jace con fare sbrigativo.
«Eseguire gli ordini?» propose Percy, sul volto un sorriso di sfida.
«Quali ordini? Forse i tuoi, pivello?»
«E allora i tuoi? Chi ti credi di essere?» Percy continuava a guardare Jace e a pensare che quel suo modo di essere gli ricordava una persona. Non un amico, un...
Abbandonò il pensiero e si voltò verso Magnus che stava osservando Alec, intento a parlare sottovoce con la sorella.
«Datevi una calmata, entrambi.» Lo Stregone puntò il dito prima verso Jace e poi verso Percy. I due si lanciarono un ultimo sguardo di sfida, ma poi tornarono a concentrarsi sulla conversazione precedente.
Il tutto era decisamente confuso e l'unico modo per avere un'idea chiara dell'accaduto sarebbe stato investigare.
«La situazione è decisamente intricata. Io ho bisogno di tempo per fare delle telefonate, voi per organizzarvi al meglio. Ho già spiegato che sarà meglio non coinvolgere il Conclave, almeno per ora.»
Jace e Isabelle annuirono insieme, ovviamente non erano nuovi a situazioni in cui nascondevano informazioni preziose al Conclave, o perfino ai genitori...
Magnus si schiarì la voce e continuò: «Percy, credi di poter coinvolgere qualche tuo compagno nelle ricerche?»
«Certo, certo. Appena tornato al Campo parlerò con Chirone, anche se...»
«Aspetta un secondo: quel Chirone? Il Centauro?»
Jace era nuovamente sorpreso.
«Il maestro di Ercole?» aggiunse Isabelle, anche lei un po' disorientata.
«Oh sì, proprio lui. Ne sapete di cose, però...» Chi occhi di Percy celavano un po' di titubanza.
«Abbiamo una grande cultura, noi. Conosciamo molte lingue, tra cui anche il latino e il greco antico.» Jace aveva quel ghigno insopportabile sulla faccia.
«Sì e io conosco anche la lingua dei demoni, ma ora andiamo avanti?» Magnus parlava con fare sbrigativo.
«Perry, continua il discorso.»
«In realtà è Percy, ma va bene, ci sono già abituato a causa di Bacco...
Sì, quel Bacco, il dio del Vino.» Si affrettò ad aggiungere, prima di essere sommerso da altre domande.
«Dicevo... Chirone, forse, ci assegnerà un'impresa. Il problema è che tre di noi non potrebbero bastare, quindi forse... Non lo so, ho bisogno di parlare con Annabeth. Lei è la mente.»
Percy cercò di nascondere un'espressione triste, che però venne colta ugualmente dallo Stregone.
«Va bene.» Magnus raccolse dal pavimento Chairmen Meow, che poi socchiuse gli occhi e si addormentò tra le braccia del padrone.
«Per stasera è abbastanza, ci vediamo domani pomeriggio qui, alle cinque. Siamo tutti d'accordo?»
Percy annuì. «Ci saremo. Grazie per l'aiuto.»
Fece un cenno di saluto a tutti ed uscì. L'ultima cosa che Magnus udì da parte sua fu il saltellare giù dalle scale.
«Andiamo anche noi, Clary ci sta aspettando.» Isabelle abbracciò forte Alexander.
«Non vedo l'ora di incontrare altri piccoli figli di dei. Sarà fantastico.»
Il tono usato da Jace era anche fin troppo sarcastico.
«Jace, mi raccomando, comportati da Cacciatore serio» lo ammonì il parabatai. Jace si limitò ad alzare un sopracciglio.
«Resti qui?» Chiese Isabelle al fratello. Magnus era momentaneamente sparito in camera da letto.
«Sì, Izzy. Ci vediamo domani.» Le sorrise e accompagnò entrambi alla porta.
«Salutami Magnus.»
«Certo.»
«Buonanotte, fratello» sussurrano Jace ed Isabelle ed andarono via, inghiottiti dalle ombre di una calda notte.
*~*~*
Il pomeriggio era afoso e caldo, ma fortunatamente nel loft c'era una inebriante aria fresca. Le cinque erano passate da un po', oramai e Magnus era decisamente seccato. Non sopportava proprio le persone ritardatarie.
Nell'attesa della loro venuta era steso sul letto, su una coperta color oceano, affianco ad Alec. Stava attorcigliando i suoi capelli tra le dita con assoluta tranquillità. Il Cacciatore stava sonnecchiando, ma questo non impediva a Magnus di parlargli, seppur sottovoce.
«Si sono davvero allungati...» bisbigliava e gli accarezzava i capelli.
«Forse dovrei tagliarteli io, che ne pensi?»
Alec si girò verso il fidanzato, fin troppo sveglio, ormai.
«Tu non toccherai i miei capelli.»
«E perché no? Sono anche un grande hair stylist, io!» Le labbra dello Stregone erano imbronciate.
«Non mi interessa, i capelli no.» Alec, invece, era divertito.
Magnus si alzò dal letto, brontolando parole come: "posso toccare tutto, ma i capelli no".
Alec cominciò a ridere.
«Suvvia, dovresti concentrarti su altro, invece che sui miei capelli.»
«Io mi...»
Un forte tonfo colpì la porta principale e Magnus ed Alec, rapidamente, raggiunsero il salotto.
Si udì uno strano urlo, non umano, proveniente dall'esterno.
«Per l'Angelo!» Il Cacciatore corse nuovamente verso la camera per recuperare il suo arco.
Magnus, nel frattempo, aprì la porta e notò un ragazzino magro e pallido svenuto accanto alla sua porta.
In fondo alle scale, Percy, una ragazzina bionda ed un... - un ragazzo mezzo capra? - stavano combattendo un'enorme arpia.
Magnus raccolse il ragazzo dal pavimento e lo tenne tra le braccia.
«Correte dentro!» urlò.
«Me ne occupo io!»
Pochi secondi dopo, nonostante qualche esitazione, i tre stavano correndo sulle scale. L'arpia, con loro grande sorpresa, non li stava inseguendo.
«Magnus» sussurrò Alec e, alla vista dei ragazzini, depose l'arco.
«L'arpia sta andando via. Ho creato un campo di forza abbastanza forte da disorientarla.»
Magnus chiuse la porta e si appoggiò su di essa, stanco.
La ragazzina bionda corse alla finestra e spostò la tenda; lo sguardo intelligente rivolto all'insù.
«È andata via» annunciò sorpresa e finalmente sorrise.
Magnus annuì, poi adagiò con cura il ragazzino sul divano.
«Che gli è successo?» domandò Alexander e fece qualche passo verso di lui.
«Non lo sappiamo. Improvvisamente è stato catapultato via» spiegò il ragazzo-capra, già al suo fianco per curarlo. Gli occhi di Percy erano allarmati.
«Sarà stata l'arpia» suggerì Alec, ma Percy stava scuotendo la testa.
«Le arpie sono agli ordini di Ade, dio dei Morti, non avrebbero mai attaccato lui, proprio un figlio di Ade.»
Chissà perché quell'informazione fece venire i brividi ad Alec. Eppure guardando quel piccolo ragazzo così pallido e smunto, non poteva fare a meno di pensare a se stesso da ragazzino...
«Io non capisco proprio perché abbia attaccato» disse la ragazza.
«Lo scopriremo.» Percy le toccò una spalla con fare dolce e la guardò.
«Voi altri state bene, ragazzini?» domandò Magnus e tirò fuori una scatola con bende pulite e disinfettate.
«Io sì e comunque il mio nome è Annabeth.»
«Io sono Grover» disse l'altro. Magnus capì, in seguito, che si trattava di un satiro.
«Il ragazzo svenuto si chiama Nico. Con noi ci dovrebbe essere anche Clarisse, ma oggi era impegnata, ci raggiungerà presto» spiegò Percy e si sedette sul divano, guardando Nico. Annabeth era ancora vicino alla finestra, stranamente silenziosa.
Alexander camminava avanti ed indietro, forse a disagio in quella situazione.
«Io sono Magnus Bane, sommo Stregone di Brooklyn.»
Il viso di Grover era meravigliato.
La porta cadde a terra con un tonfo e i presenti urlarono, tutti gli sguardi rivolti verso l'entrata.
«Oh. Io ho solo bussato» si giustificò Jace e poi rise.
Lui, Isabelle e Clarissa fecero la loro entrata in scena all'interno del loft e Magnus capì che quella sarebbe stata una lunga, lunga serata.
«Perfetto, ora siamo proprio al completo» commentò sarcastico e, schioccate le dita, la porta tornò al suo posto.
   
 
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