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Autore: Hi Fis    30/04/2015    3 recensioni
Adattamento in raccolta del primo capitolo completo della saga di Mass Effect. Vuole essere il mio tributo alla saga fantascientifica della Bioware, il racconto del primo capitolo della saga di Mass Effect e la mia prima long-fic. Comandante Shepard di questa raccolta è un ricognitore, spaziale, eroina di Elysium.
Si basa decisamente sul lore e sulle avventure presenti nel videogioco, cercando di dare al tutto una forma il più coinvolgente possibile.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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-Quella cosa è letale. È una batteria... e un accumulatore. Contiene un milione di emozioni. Cento mila tipi di paura, un quarto di milione di rabbie diverse... gelosia, amore. Un solo tocco ed è...
-La sedia elettrica della mente.
Galaxy Rangers
 
Era stato quello, un giorno di prime volte per il capo artigliere Ashley Williams: tutte memorabili e tutte terribili.
Ma il giorno non era ancora finito:
"Tienila giù!" gridò Alenko.
Per la prima volta, quel giorno Williams aveva perso tutta la sua squadra. Per la prima volta, quel giorno lei aveva combattuto contro i Geth. Per la prima volta, quel giorno Williams aveva lottato a fianco di un N7 e assieme a lei disarmato una bomba ad implosione Turian.
"Shepard! Shepard... dannazione!"
La spinta biotica li fece cadere entrambi: non aveva la stessa distruttiva potenza che il comandante aveva esibito durante la missione, ed era questo in verità, ad essere spaventoso. Qualunque cosa la sonda Prothean le avesse fatto, la stava uccidendo e anche rapidamente: il comandante pulsava di potere biotico, dibattendosi come se la stessero folgorando con l'alta tensione. Alenko dovette sedersi sul suo braccio per riuscire a tenerla e poter così armeggiare col suo omnitool: il suo febbrile agitarsi, mentre Williams cercava di tenere il comandante dall'altro lato, alla fine riuscì, e la corazza di Shepard si bloccò in posizione, impedendole di dibattersi oltre.
Il capo artigliere le strinse di nuovo la testa fra le mani, infilandole un pollice in bocca: meglio che si incrinasse i denti sulla corazza, piuttosto che farsi a pezzi la lingua e strozzarsi col suo sangue.
"Shepard!" la chiamò ancora una volta Alenko, cercando di farla reagire: gli occhi del comandante erano completamente bianchi.
Non stava nemmeno gridando: Shepard riusciva a malapena a respirare, strozzandosi in corti rantoli.
"Dove diavolo è la nave?" urlò Williams: che qualcuno venisse a salvarla da quell'incubo.
In quel momento, all'apice della sua disperazione, la Normandy stracciò le nuvole, abbassandosi rapidamente: dovevano aver ascoltato tutto via radio, perché atterrò nel vasto niente che la nave madre dei Geth aveva lasciato. Williams cominciava a credere però, che fosse già troppo tardi: Shepard non si dibatteva più, questo era vero, ma non era necessariamente un bene...
Il capo artigliere scoprì che non era pronta ad assistere anche a quella morte: Ashley non era preparata a veder morire anche un'eroina, non fra le sue braccia.
La stanchezza del giorno le scivolò addosso in quel momento, mentre gesti ed azioni si confusero per il capo artigliere: l'arrivo dei marine della Normandy, che scortavano una donna anziana in un camice da laboratorio ed un uomo dall'aria grave con l'uniforme azzurra e i gradi di capitano, le aste telescopiche di una barella da campo, che venne montata sotto Shepard, le spiegazioni di Alenko, osservare mentre il comandante veniva sedata e sollevarla assieme al tenente mentre si muovevano in fretta...
 
Si ritrovò seduta nella sala mensa della Normandy in uniforme di fatica, senza sapere esattamente come ci fosse arrivata: sul tavolo davanti a lei, c'era un vassoio pieno di rancio.
Sembrava anche buon rancio: una ciotola piena di zuppa, frutta, uova strapazzate... ma il capo artigliere non aveva fame: era successo troppo quel giorno, perché lei avesse ancora fame.
"Williams, giusto? ...Riposo, riposo." ordinò Anderson, poggiandole una mano sulla spalla prima ancora che si alzasse e sedendosi a fianco a lei.
Il capitano era un uomo sul viale del tramonto, con la linea dei capelli in ritirata, ma ancora neri piuttosto che grigi, e dalle guance segnate dall'acne di un'ormai passata gioventù. Anderson era tarchiato, tuttavia Williams sapeva di non dover giudicare un libro dalla copertina: il capitano era stato uno dei primi N7 di tutte le forze dell'Alleanza, e in certi punti la sua uniforme azzurra si gonfiava per il gioco dei muscoli sottostanti.
"...Sì signore: capo artigliere Ashley Williams."
Per quanto tempo era rimasta seduta in mensa? Williams non riusciva a ricordare...
Anderson incrociò le mani sul tavolo, assentendo lievemente: mani da soldato, segnate, piene di calli e dalle nocche che sembravano scolpite nel legno.
"Come sta il comandante, signore?" gli chiese.
"Che io sia dannato se lo so. Il nostro medico ha sbattuto tutti fuori dall'infermeria... dalla sua infermeria." aggiunse sovrappensiero.
Williams capì che cosa intendesse: forse Anderson dava ordini all'equipaggio, ma lo staff medico dava ordini a tutti.
"...Spero che il comandante ce la faccia." le sfuggì di bocca.
"Anch'io: Shepard si merita di meglio. E se c'è qualcuno in grado di sopravvivere ad una sonda Prothean, quella è lei."
Fu una mezza verità quella del capitano: c'erano stati casi documentati di interfacce accidentali con tecnologia Prothean come la sonda di Eden Prime. L'effetto, almeno sugli alieni, quando non era letale, era simile ad una lobotomia: sovraccarico sinaptico e collasso di intere aree del cervello, trasformando il soggetto in un vegetale. Ma questo Williams non aveva bisogno di saperlo: non ancora.
"...Il tenente Alenko ha fatto rapporto: il suo aiuto laggiù è stato insostituibile. Volevo ringraziarla, per aver salvato il mio XO su Eden Prime."
Questo scosse decisamente Ashley:
"È stato l'opposto, signore. Senza il comandante..." la marine dovette deglutire, ricordando il suo team e il loro orribile destino, da cui Shepard l'aveva risparmiata: "...Se posso chiedere, quanto è grave la situazione?"
Anderson si grattò il filo di barba che aveva sulle guance, prima di rispondere:
"Molto. Non serve che le spieghi, capo artigliere, che la perdita di uno Spettro e di tecnologia Prothean in un'unica missione ci mette in pessima luce..."
Per non parlare della situazione su Eden Prime, che solo ora il resto delle forze dell'Alleanza era arrivato a presidiare: si combatteva ancora sulla superficie del pianeta, ma i focolai di resistenza Geth non sarebbero durati a lungo.
Williams assentì pensierosa: la vecchia maledizione di famiglia che tornava a farsi sentire?
"...Ed è per questo che l'ho fatta trasferire sotto il mio comando. Ci serve ogni testimonianza possibile per presentare il nostro caso."
Il capo artigliere fu senza parole: un Williams sotto il comando di Anderson? Ashley avrebbe scommesso che il suo vecchio CO si sarebbe mangiato il cappello alla sola idea.
"Beh.. woa! Accidenti io..."
"Si risparmi le smancerie capo artigliere. È un onere, non un onore: mi servirà il suo rapporto scritto sulla missione." la interruppe il capitano, spostando il vassoio e sostituendolo con una datapad da riempire.
"...Lo avrà, signore."
"Bene: siamo con l'acqua alla gola e possiamo solo nuotare." disse Anderson, alzandosi per lasciarla.
"Signore...? Sappiamo già chi è Saren?"
Quando sentì quel nome, il capitano si arrestò bruscamente e Williams lo vide stringere i pugni:
"Non al momento." rispose alla fine.
Fu una menzogna.
 
***



...Nella luce non troverai difesa. Nell'oscurità non troverai rifugio. Sono qui, sono QUI! Noi siamo come insetti. Non c'è luogo in cui nascondersi! La carne ci CONSUMA, mentre il nostro mondo BRUCIA! Apri gli occhi: apri gli occhi, apri la mente, alla disperazione, alle nostre urla. Apri la bocca al nostro terrore! Noi stiamo bruciando!
Un pianeta di sabbia e rovine.
Vederli è morire. Loro sono sempre stati: loro sono la porta.
La carne è debolezza. La carne è un illusione. La nostra carne è orrore, che non può essere nominato, che non può essere spiegato, che non può essere compreso!
Ci stanno abbracciando nella loro ombra e la loro condanna, castigo e natura si scava la via nella nostra pelle. Cos'è questa agonia? LORO SONO VERA AGONIA!
Carne e sangue, cavi e tubi.
È troppo tardi, troppo TARDI! Anche il sole distoglie lo sguardo! Non possiamo nemmeno arrenderci. LORO... Costruire, plasmare. Imperfetti, imperfetti. Appena accettabili. NUTRITECI. Divenite NOI. Parte di noi!
Carne, esperimenti, prove, ancora. Di nuovo. INUTILI. Nervi alla macchina. Carne ai circuiti.
Al vincitore le spoglie. Al vincitore la carne e i corpi. A loro il vincitore. A loro le stelle e i mondi. A loro la Galassia. A loro la tenebra e la luce!
LORO SONO!
 
"...Dottoressa Chakwas? Credo si stia svegliando?"
Karin Chakwas non credeva nei miracoli: solo nel duro lavoro, nella preparazione e nell'impegno, e il comandante ne aveva richiesto molto. Tirarla fuori dalla sua corazza e legarla al letto era stata solo la prima cosa da fare, ma non era stato di certo facile. Anche se terapie genetiche e nuove cure avevano quasi raddoppiato l'aspettativa di vita umana rispetto a due secoli prima, Chakwas non portava capelli grigi per bellezza: legare al letto un N7 in preda ad una crisi, che la superava per peso ed altezza, sarebbe stato impossibile senza aiuto. Ai piedi del letto del comandante, l'infermiera di bordo, Monica Negulesco, si teneva un impacco di ghiaccio sul viso: Shepard aveva un gancio sinistro micidiale.
No, Chakwas non credeva nei miracoli, ma era stimolante a volte vedere le proprie convinzioni venire messe alla prova:
"Informa subito Anderson per favore, Maggie." disse la dottoressa, avvicinandosi al letto mentre l'infermiera si affrettava ad eseguire il suo ordine.
"Comandante? Riesci a riconoscermi? Sai dove ti trovi?"
Sembrava che la povera ragazza fosse appena uscita dall'inferno: cosa esattamente la sonda Prothean le avesse fatto, Chakwas non era ancora in grado di dirlo, ma la dottoressa conosceva bene quegli occhi velati che sembravano guardare mille miglia lontano. Li aveva visti molte volte nella sua carriera:
"Acqua..." le chiese debolmente: Chakwas si affrettò a recuperare un bicchiere e riempirlo.
 "...Perché sono legata?" chiese il comandante con una voce arrochita e spenta.
"Sai dove ti trovi?" ripeté la dottoressa pescando una cannuccia sterile.
Gli occhi di Shepard sfarfallarono per un attimo: "...Normandy." rispose infine, e Chakwas le permise di bere come ricompensa.
La sonda Prothean l'aveva annientata, ma sembrava che si stesse riprendendo.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento. Come ti senti?"
"...Mi liberi dai lacci doc: devo vomitare."
La dottoressa fece appena in tempo a liberarle la sinistra e metterle un catino sotto la faccia, prima che il comandante lo riempisse coi resti di un krapfen alla fragola.                                                                                                                                                                
Alenko si stagliò sulla porta dell'infermeria in quel momento, entrando a grandi passi: doveva aver intercettato la sua infermiera.
"...mi sento come un morto." rispose Shepard quando finì di svuotarsi lo stomaco.
Liberando anche la destra, Shepard prese il bicchiere d'acqua e lo svuotò a piccoli sorsi: "...Quanto sono stata fuori combattimento?"
"Quasi undici ore. Ricordi cosa è successo laggiù?"
"...Sì. Fino alla sonda, poi diventano... frammenti... Mi ha... usata?"
"Che intende comandante?"
"Si è interfacciata con me... la sonda... con i miei noduli di elemento zero... l'ho sentita mentre mi costringeva a reggermi... e poi mi ha fatto vedere... qualcosa."
"È colpa mia..." cominciò Alenko.
"Difficilmente, tenente: nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo." lo rassicurò Chakwas.
"Ha... ragione... Alenko." biascicò il comandante, appisolandosi per pochi secondi, per poi riprendere: "Non potevi... saperlo."
"E non ne scopriremo mai la ragione, temo: la sonda è esplosa." commentò Chakwas: Shepard avrebbe dovuto dormire, ma il suo rapporto ad Anderson aveva la priorità, sfortunatamente.
La dottoressa non ebbe altra scelta che iniettarle un blando stimolante con un iniettore a pressione:
"La sonda è esplosa?" ripeté il comandante, mentre il farmaco agiva.
"Sì e l'ha sbalzata via, signora: io e Williams l'abbiamo riportata alla nave."
"...Grazie tenente. Dovrei fare rapporto ad Anderson ora..." cominciò, facendo scivolare le gambe giù dal letto e sedendosi sul materasso, prima che la dottoressa le afferrasse le spalle: dannati marine, specie quelli che credono di saperne più di te.
"Anderson sta arrivando. Lo aspetterai qui comandante: non dovresti muoverti ancora."
Shepard dovette fissare gli occhi della dottoressa, di un verde intenso, per comprendere che non l'avrebbe lasciata andare:
"...Come sto, dottoressa?"
"Fisicamente... bene, ma ho rilevato un'insolita attività cerebrale mentre eri in coma: onde beta soprattutto."
"Non è possibile: le onde beta sono presenti solo in soggetti coscienti ed associate a situazioni di forte concentrazione..." cominciò Shepard.
"Felice di sapere che la sonda non ha fatto danni permanenti." commentò la dottoressa, stupita dalla conoscenza dell'N7 sull'argomento: il comandante era pur sempre figlia di suo padre.
"Non ne sarei così sicura... maledizioni..." disse Shepard afferrandosi le tempie fra le dita.
"Mal di testa?" chiese Alenko.
"Diversi. E tutti con manie di protagonismo." ringhiò il comandante.
"Ho anche registrato una profonda fase REM: di solito è associata a sogni molto... vividi." aggiunse Chakwas con un tono di voce leggero: onde beta a quel livello avrebbero dovuto automaticamente escludere REM.
Il cervello Umano non era fatto per sopportare una simile dicotomia e non c'erano precedenti a qualcosa di simile, nemmeno nelle pubblicazioni mediche aliene: normalmente avrebbe dovuto bruciare le sinapsi e invece, quella povera ragazza non sembrava aver riportato danni permanenti.
"..."
"Non ho sentito Shepard."
"Ho detto incubi, doc. O visioni... non so spiegarlo. Ho visto... morte. Distruzione. Ma era tutto confuso. Troppo... rapido per ricavarne qualcosa di utile."
"Mhh... dovrò inserire anche questo nel rapporto. Credo che... Oh. Capitano Anderson." disse Chakwas senza scattare sull'attenti, al contrario del tenente: le prerogative del medico di bordo erano molte, dato quanto fosse competente e rispettata, e la sua lunga carriera nell'Alleanza. Tecnicamente parlando, Chakwas avrebbe potuto rivendicare il grado di maggiore:
"Come sta il mio XO, dottoressa?"
Chakwas accese il suo omnitool e lo fece scorrere sul comandante per un ultimo controllo:
"Tutti i valori sono nella norma..."
"Ottime notizie." rispose Anderson, prima che la dottoressa potesse aggiungere il suo ma: "Shepard, devo parlarti, in privato."
"Aspetterò fuori." disse Alenko, salutando e congedandosi, mentre Chakwas guardò il capitano per un lungo momento, prima di seguire a sua volta il tenente.
Senza più l'occhio vigile della dottoressa a sorvegliarla, Shepard mise i piedi a terra, anche se dovette appoggiarsi al letto per mantenere l'equilibrio.
"Sembra che la sonda ti abbia messo al tappeto, comandante... sicura di stare bene?"         
Solo con il suo CO, Shepard poté abbassare le sue difese e smettere di fingere di essere forte, almeno per un momento:
"Non mi piace vedere morire i miei uomini..." rispose, guardandosi la punta dei piedi.
Indossava ancora la tuta da combattimento, anche se Chakwas le aveva tagliato via la parte superiore, lasciandola nel suo reggiseno sportivo. Le vecchie cicatrici da shrapnel, una manciata di macchie più scure lungo il suo fianco destro, erano in bella vista: il che spiegava perché Alenko avesse guardato ovunque tranne che lei durante la precedente conversazione.
"Jenkins non è morto per colpa tua Shepard: ho letto il rapporto di Alenko e Williams. Data la situazione, hai fatto un ottimo lavoro..."
"Williams è a bordo?"
"Ho pensato che un talento simile ci avrebbe fatto comodo."
"...È un ottimo soldato. Le sarà utile."
"Alenko la pensa allo stesso modo: ecco perché l'ho inserita nell'equipaggio."
"...Quanto è grave?" chiese Shepard dopo un momento.
"Molto, e il Consiglio vorrà delle risposte: Nihlus è morto, la sonda Prothean è stata distrutta e i Geth ci stanno invadendo. Ma non sono qui per questo... devo parlarti di Saren, l'altro Turian."
"Sappiamo chi è?"
Anderson annuì:                                                                     
"Saren Arterius è uno Spettro, uno dei migliori: una leggenda vivente... ma se ora è dalla parte dei Geth, o loro sono dalla sua, vuol dire che è un rinnegato. Uno Spettro rinnegato è sinonimo di guai Shepard, e Saren è molto pericoloso. E odia gli Umani: crede che ci stiamo espandendo troppo velocemente, occupando la Galassia. Molte specie aliene la pensano allo stesso modo, ma in gran parte restano a guardare..."
"Dubito abbia attaccato Eden Prime per questo, capitano: quello è il modus operandi dei Batarian."
Anderson annuì: per quanto gli Umani fossero stati l'ultima specie ad unirsi alla mischia della politica interstellare, avevano lasciato una forte impressione di sé. Per prima cosa, perché erano riusciti a confrontarsi quasi alla pari con i Turian durante la Guerra del Primo Contatto: un risultato eccezionale, considerato che i Turian mantenevano l'equilibrio militare tra le razze del Consiglio da più di un millennio. In secondo luogo, perché gli Umani sembravano prosperare quanto più la situazione si faceva per loro difficile: questo almeno secondo il Consiglio.
 
L'Umanità non aveva chiesto un posto fra le stelle, se lo era preso, con molteplici sforzi e il duro lavoro, rispettando la diplomazia, ma annettendo rapidamente territori in modo aggressivo. Poco importava che la quasi totalità di essi fossero disabitati e rilevanti solo dal punto di vista delle risorse naturali: il ritmo d'espansione dell'Alleanza era visto con preoccupazione dalle altre razze, e l'Umanità si era fatta qualche oppositore, ma un solo vero nemico, i Batarian.
Isolazionisti e xenofobi, i nativi di Kar'Shan avevano una pessima reputazione anche prima dell'arrivo dei Terrestri sulla scena politica, data la loro estensiva pratica della schiavitù, che li portava a saccheggiare colonie di altre specie per ottenere la forza lavoro necessaria ad alimentare l'avidità della loro autocrazia, l'Egemonia. Nonostante fossero gli ultimi arrivati però, l'Umanità era stata la prima ad essersi attivamente scontrata con l'Egemonia per la loro condotta, al punto che lo stesso Consiglio, messo con le spalle al muro dai Batarian che reclamavano una retribuzione per le azioni dell'Alleanza contro di loro, era stato costretto a schierarsi. Con sorpresa di molti, il Consiglio aveva scelto gli Umani, permettendo loro di avere un ambasciatore sulla Cittadella dopo appena due decadi, quando c'erano specie che ancora aspettavano da secoli. I Batarian avevano chiuso la loro ambasciata per protesta, ritirandosi nei loro territori, e il loro rancore verso l'Umanità non accennava a diminuire: gli eventi terribili di Mindoir, Elysium e Torfan erano una conseguenza diretta di quel rancore.
Non c'era stata ancora alcuna dichiarazione di guerra aperta fra l'Egemonia e l'Alleanza, ma in molti credevano che fosse solo questione di tempo...
 
"...Senza dubbio, Saren voleva la sonda." confermò Anderson: "Hai visto qualcosa prima che esplodesse? Un indizio, che possa indicarci il perché?"
Shepard ripeté quello che aveva accennato alla dottoressa:
"Una visione?" chiese Anderson: "Che genere di visione?"
Shepard divenne pallida e i suoi occhi si velarono mentre ricordava: rispose con una voce molto fioca.
"Vaga, un susseguirsi spezzato di molte immagini sovrapposte: incredibilmente rapido. Troppo rapido. Ho visto... dei sintetici. Forse Geth. Sterminavano della gente. Li massacravano... e poi qualcos'altro, a cui non riesco a dare un senso."
"...Dovremo riferirlo al Consiglio, Shepard."
"E cosa gli diremo, signore? Che ho fatto un brutto sogno?"
Anderson scosse la testa:
"Non sappiamo cosa ci fosse in quella sonda comandante: tecnologia Prothean? Istruzioni per costruire armi di distruzione di massa? Qualunque cosa fosse, ora ce l'ha Saren..." disse infervorandosi sempre più.
Il comandante tenne per sé quanto il capitano sembrasse determinato a fermare lo Spettro: c'erano dei trascorsi, che Anderson non voleva condividere con lei, e questo significava che il capitano sapeva in prima persona quale pericolo Saren rappresentasse.
"...Ma Saren lo conosco bene, conosco la sua reputazione, il suo modo di agire: crede che gli Umani siano una piaga nella Galassia. Questo attacco... è stato una dichiarazione di guerra. E con le informazioni della sonda e un esercito di Geth al suo comando, non si fermerà fino a quando non avrà eliminato l'Umanità dalla faccia della Galassia."
"Non se lo fermiamo prima noi." disse Shepard con il suo consueto tono di voce: l'effetto della sonda stava finalmente scemando.
"Non è così facile... Saren è uno Spettro, può andare ovunque e fare qualsiasi cosa. Ecco perché ci serve l'appoggio del Consiglio."
"Ho capito signore: dimostreremo che Saren è un traditore e così il Consiglio gli revocherà lo status di Spettro."
Anderson annuì:
"Non appena saremo sulla Cittadella, chiederò all'ambasciatore se può organizzarci un incontro." disse Anderson, controllando il suo cronometro.
"ETA?" chiese il comandante.
"Almeno un'ora: dirò a Joker di premere sull'acceleratore. Riposa nel frattempo comandante: dovremo essere al massimo."
"Riposerò quando sarò morta, signore. Se vogliamo avere qualche speranza all'udienza, le servirà il mio rapporto completo..." rispose il comandante, chiudendo gli occhi per non soccombere alla vertigine.
Anderson dovette assentire: Chakwas avrebbe protestato, ma non c'era molto altro che potessero fare. Saren era spietato, più di quanto potesse spiegare a parole in quel momento, e Shepard... sembrava così giovane e fragile in quel momento, anche se il capitano sapeva perfettamente quanto fosse poco più che apparenza. Perfino Anderson si era sentito meglio quando l'aveva vista in piedi, anche se non avrebbe mai confessato a Shepard quanto preziosa fosse per lui e non solo come subordinato, ma come essere umano.
Il capitano aveva collezionato medaglie nella sua carriera in virtù dell'aver fatto per primo molte cose: Shepard era andata oltre a questo, spingendosi, per valore e sacrificio, molto al di là di ciò che chiunque avesse mai fatto prima, o avrebbe potuto chiederle; e tuttavia, quella donna sembrava non rendersene conto, ignorando apparentemente il valore della propria esistenza.
"...appena Chakwas mi avrà dato qualcosa per il mal di testa, mi metterò subito al lavoro."
"Si metta anche qualcosa di più presentabile prima di uscire: non vorremmo alzare troppo il morale, comandante."
Shepard dovette abbassare gli occhi un momento per capire cosa intendesse: era ancora fuori fase. Poi alzò la testa, e si esibì in un perfetto saluto militare:
"Aye Aye, sir."
Il sorriso rimase sul volto di Anderson anche quando uscì dall'infermeria.
 
***
 
"Sono felice di vedere che sta bene, signora." disse Kaidan sedendosi al suo fianco in sala mensa, e passandole un vassoio pieno di cibo.
"...Solo un altro giorno nei marine, Alenko. Grazie." rispose leggera il comandante, riempiendosi la bocca senza guardare e continuando a scrivere il suo rapporto.
Come se il tenente avesse infranto un tabù non scritto, anche Williams approcciò il comandante:
"Posso sedermi, ma'am?"
Shepard alzò gli occhi dal datapad, fissandoli entrambi:
"Sto bene." disse: " ...Vi ha mandato Chakwas a controllarmi?"
"Sì." ripose Williams.
"No." disse invece il tenente.
Shepard sorrise:
"Bello sapere che qualcuno si preoccupa per me: siedi con noi, Williams."
"Grazie, ma'am."
"...Almeno quando siamo a questo tavolo e ho un piatto davanti a me, vi chiedo di lasciar perdere i gradi: non rispondo al saluto militare con una posata in mano."
Williams sembrò accogliere la concessione come un costoso e gradito regalo:
"Devo dire che è bello vederla fuori dall'infermeria, Shepard. L'equipaggio aveva bisogno di buone notizie... dopo Jenkins."
"Jenkins ci mancherà... era un ottimo cadetto e un membro dell'equipaggio." rispose sobriamente Alenko: non invidiava la lettera di condoglianze che Anderson avrebbe dovuto scrivere.
"Ho saputo che sei stata trasferita a bordo." disse il comandante cambiando discorso.
"Spero di essere all'altezza, Shepard... mi sento ancora fuori posto."
"So che non ci deluderai, Ashley." E lo intendeva davvero: Eden Prime era stata una missione brutale, in cui le capacità di sopravvivenza di tutti loro erano state messe alla prova.
"Grazie comandante, detto da lei, ogni complimento vale il doppio degli altri: non avevo mai incontrato un militare decorato con la Stella Terrestre e..."
Prima che potesse finire, Shepard scattò in piedi, quasi rovesciando il vassoio sul tavolo:
"...Dovrei andare. Ho dimenticato una cosa in infermeria."
E Williams e Alenko la videro sparire, portandosi via solo il datapad.
"...Ho detto qualcosa che non va, tenente?" chiese Ashley dopo un momento.
"Ne so quanto te, Ash. Ma sembra che al nostro comandante non piaccia ricordare il Blitz." rispose Alenko, svuotando il suo vassoio e prendendo quello del comandante.
"...Se mangi tutta quella roba, ti sformerai, signore."
"Biotico." rispose il tenente, tra un boccone e l'altro.
"Biotico." lo imitò Williams: "Dovrebbe significare qualcosa?"
La forchetta di Kaidan rimase a mezz'aria, mentre finiva di masticare:
"...Mai lavorato con un biotico prima?"
"È così evidente?" ribatté la marine.
"Sai come funzionano i potei biotici, capo?"
"Qualcosa: noduli di elemento zero distribuiti lungo il sistema nervoso, no? E quando attivi la sinapsi fai volare le cose."
"Grossolano, ma corretto." rispose Alenko con un mezzo sorriso: "Il problema è proprio che sono associati al sistema nervoso: dovrei farti una lunga spiegazione sul metabolismo cellulare e il mantenimento del potenziale d'azione delle membrane neuronali per darti un'idea..."
"Biologia non è mai stata il mio forte. Me la cavavo meglio in ginnastica, signore." disse Williams con un sorriso.
"Ehm...in parole povere tutti i biotici umani hanno un metabolismo di base accelerato. Consumiamo di più, e dobbiamo mangiare di più, anche a riposo. Io devo introdurre almeno 4500 chilocalorie al giorno nel mio corpo, specie prima di ogni missione. Credo che Shepard abbia un fabbisogno di circa 6500 chilocalorie."
"Dannazione! Deve essere comodo: poter mangiare quello che si vuole senza preoccuparsi di ingrassare e far volare le cose con la mente. Vorrei essere un biotico anch'io!"
"...Sul serio, Williams? Non so come sia per il comandante, ma... per me non c'è nulla di cui esserne orgogliosi."
Alenko si chiuse nel silenzio dopo quella osservazione e di fronte a quegli occhi castani da cucciolo, Williams non poté resistere:
"Ho detto qualcosa che non va, signore?"
"No. Anzi... è solo che sono in pochi a pensarla come te, Ash." A quel punto, anche Alenko si alzò in piedi, raccogliendo i vassoi: "Devo controllare alcuni sistemi della Normandy. A dopo Williams." le disse, abbandonandola da sola al tavolo.
Possibile che riuscisse sempre ad allontanare le persone in quel modo? Williams cominciava a sospettare che le sue sorelle avessero ragione quando le avevano detto che aveva la grazia sociale di un elefante. Quello, oppure era il suo shampoo: cercando di apparire il più naturale possibile, Ashley si annusò i capelli. Fragole: profumavano lievemente di fragole.
Forse erano entrambe le cose.
 
***
 
Quando arrivò la notizia che erano ad un solo salto dalla Cittadella, Ashley si ritrovò nell'abitacolo della Normandy, alle spalle del pilota: anche se ufficialmente era stata trasferita sotto il comando di Anderson, la marine non aveva ancora una mansione a bordo.
"Credevo di conoscere tutte le belle ragazze della Normandy, ma tu sei una faccia nuova forestiera. Chi ho l'onore di ospitare nel mio cockpit?"
William finse di ignorare il grossolano doppio senso del pilota, un tizio magrolino dalla barba trasandata, assolutamente non regolamentare per un pilota dell'Alleanza. La prima impressione fu che lo facesse apposta:
"Capo artigliere Ashley Williams, trasferita da Eden Prime."
"Williams? Beh, considerami impressionato marine. Ho sentito cosa è successo laggiù. E fidati, ho una buona immaginazione." disse, fissandola con la sua espressione più strafottente: "...In effetti ho un ottima immaginazione. Solo quella in realtà."
"Non ho ancora sentito il suo nome signore." rispose bonariamente Williams.
"Io? Io sono lo zoppo volante. Il ghigno friabile. Ci sono alcuni che mi chiamano... Joker." esalò misterioso.
"...Non si lasci impressionare dal tenente, capo artigliere." disse una donna dai capelli ricci rosso tramonto, seduta nella poltrona a fianco: "Caroline Grenado, secondo pilota della Normandy. E babysitter del nostro barzellettiere a tempo perso." Si presentò: "...Mi perdonerà se non le stringo la mano: preferisco occuparmi della nave durante un salto. "
Davanti alla Normandy, al di là del vetro, ma ancora molto distante, si stagliava nel nero dello spazio l'immensa struttura di un portale.
"Marinaio d'acqua dolce." commentò Joker aggiustandosi il cappello e preparandosi alla routine di approccio al portale assieme a Grenado.
La donna divideva con lui l'onere della cloche della Normandy, sostituendolo quando finiva il suo turno, ma sapevano entrambi chi fosse il vero pilota della nave:
"Fottiti." sillabarono le labbra di Caroline e Joker le soffiò un bacio silenzioso con la mano.
"Basta voi due." li richiamò gentilmente Alenko raggiungendo il cockpit a sua volta: "Cerchiamo di non dare una brutta prima impressione al capo artigliere, anche se con te Jeff, è quasi impossibile."
"Come osa signore? Spargere simili falsità sul mio buon nome! Pretendo soddisfazione!" scandì il pilota.
"Prima devi alzarti in piedi, Jeff." lo fulminò Grenado.
"Ohh... la realtà brucia tenente, non è vero?" disse Alenko.
"Ah ah, tutti a fare gruppo contro il povero storpio: Williams, manforte per un invalido?"
"Non farti commuovere capo: Jeff Moreau è forse il miglior pilota dell'Alleanza, ma ogni tanto ha bisogno di qualcuno che gli sgonfi l'ego. Non entrerebbe nella sua poltrona altrimenti." disse Alenko.
"Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo." assentì Grenado.
"Aww.. ragazzi: non pensavo teneste a me."
"Visto? Insopportabile."
Solo allora Williams notò le grucce appoggiate sotto il sedile del pilota. Joker doveva aver visto il suo sguardo nel riflesso del vetro, perché disse:
"...Non sono per me, capo artigliere, sono per la mia povera sorellina, che non ha i soldi per pagarsi le stampelle."
"Joker..." lo rimproverò Alenko.
"E va bene, e va bene. Che guastafeste.... ma mia sorella mi prenderebbe a calci nel sedere se sapesse che scherzo sulle grucce. Complice anche il fatto che non corro molto veloce."
"Almeno è un bel sedere, signore."
" Grenado, credevo non ti interessasse..."
 "Parlavo di sua sorella, signore: lei sai la mia sponda."
"Altroché e lo rispetto, ma rimane ancora strano passarti Fornax..."
"Sembra una discussione davvero affascinante. Disturbo se mi unisco?"
Era la prima volta che qualcuno la prendeva alle spalle in quel modo e poco mancò che Williams saltasse fuori dagli scarponi: anche avendo il vetro di fronte, non l'aveva vista arrivare. A giudicare dall'espressione di Alenko, la stessa cosa valeva anche per il tenente:
"Salve signora. Lieto di vederla di nuovo in piedi, al contrario del sottoscritto." la salutò invece giulivo il pilota.
Dietro di loro, il comandante Shepard si stava aggiustando il colletto della sua uniforme di comando: il blu e il nero dell'Alleanza le si addicevano molto, assieme alle mostrine d'oro.
"Un giorno tenente, troverà qualcuno che la sopporti: ma non è questo il giorno. Portaci alla Cittadella Grenado. E Joker: stacca la mano dal dannato pulsante dell'intercom. Vi si sente in tutta la nave."
Joker alzò le mani, riuscendo ad esibirsi in un sorriso innocente così fasullo, che anche a Williams venne voglia di prenderlo a pugni in faccia, mentre Alenko lesse e condivise perfettamente il labiale di Grenado: Ti ucciderò più tardi.
"...Colpirebbe un invalido, Shepard?" chiese il pilota al comandante.
"Vuoi davvero mettermi alla prova?" rispose l'N7 incrociando le braccia, con la stessa espressione con cui aveva decapitato un Geth su Eden Prime.
Jeff Moreau ebbe il buon senso di chiudere finalmente la bocca.
"...Prima volta sulla Cittadella?" chiese il comandante a Williams dopo un momento.
"Sì ma'am."
"Sentito Grenado? Dai tempo al capo artigliere di esserne meravigliata."
"I suoi desideri sono ordini per me." rispose la donna, mentre la Normandy approcciava finalmente il portale: quando sbucarono dall'altra parte, Williams ebbe un assaggio delle porte del paradiso.



La Cittadella, sede del Consiglio: una stazione spaziale costruita all'interno della nebulosa del Serpente. Una vera e propria roccaforte lasciata dai Prothean, lunga 44.7 chilometri in lenta orbita nel sistema della Vedova: ospita più di 13 milioni di persone nelle sue cinque braccia. La Cittadella è un rifugio sicuro e un santuario per tutte le razze del Consiglio, dato che è possibile raggiungerla in sicurezza solo con i portali: attraversare alla leggera le oscure e imprevedibili correnti della nebulosa è suicidio. Eppure, mentre la Normandy emergeva dal portale, Williams non poté fare a meno di essere catturata dalla sua bellezza: turbinii di gas di ogni sfumatura del rosa, dell'azzurro e del porpora, in lento moto nella distanza, e la Vedova brillare lontana di una calda luce bianca.
Grenado portò la Normandy a costeggiare la nebulosa, e fu solo all'ultimo momento che la Cittadella si stagliò di fronte alla sua stella. Cinque braccia legate dal loro anello centrale: per quasi una dozzina di specie, il simbolo più noto della galassia.
Williams poté solamente fissare tutto a occhi spalancati e bocca aperta:
"È davvero... magnifica."
"Lo è davvero." rispose Grenado: "Non mi stanco mai di questa vista."
"Già... ma forse sarebbe meglio prestare attenzione alla gigantesca corazzata dritta davanti a noi..." commentò Joker.
La Normandy non era più sola ormai a muoversi verso la Cittadella: stava attraversando in quel momento le linee della flotta di difesa.
"Quella nave è enorme!" disse Williams.
"Rilassati Joker... le sto solo facendo l'inchino." sorrise Grenado e rivolgendosi poi a Williams: "È la Destiny Ascension, l'ammiraglia della Flotta della Cittadella. La nave più grande tra quelle del Consiglio."
Una nave argentata, a forma di croce e con un enorme foro nel mezzo, si stagliava ora di fronte alla Normandy: design Asari senza dubbio. Le passarono così vicino, che Williams poté quasi distinguere ogni oblò:
"...Le dimensioni non sono tutto." disse Joker mettendo il broncio.
"Invidioso, Joker?"
"Sto solo dicendo che anche la potenza di fuoco è importante..."
"Il cannone principale di quel mostro aprirebbe in due qualsiasi nave dell'Alleanza..." lo stuzzicò Grenado.
"Per fortuna è dalla nostra parte, allora." interloquì Alenko.
La copilota portò la Normandy a zigzagare in mezzo alle altre fregate ed incrociatori Turian che seguivano l'Ascension con un sorriso sulle labbra: quella donna era fatta per volare.
"Controllo cittadella, qui SSV Normandy in attesa del permesso di attraccare."
"Restate in attesa, Normandy." rispose la roca voce di un Turian dalla radio: "...Abbiamo confermato le vostre credenziali, potete iniziare l'approccio. Vi trasferisco al controllo traffico dell'Alleanza."
"Ricevuto."
Dalla radio uscì una seconda voce, questa volta umana e femminile:
"Normandy, qui controllo traffico dell'Alleanza. La banchina 422 è pronta a ricevervi."
"Grazie controllo." rispose Grenado, chiudendo il circuito.
"Benvenuta sulla Cittadella, Williams." disse Shepard: "Ma il giro turistico dovrà aspettare: Anderson vuole che lo accompagniamo dall'ambasciatore. E questo include anche te, Alenko."
"Dovrò mettermi in ghingheri allora. Avrei fatto meglio a prepararmi prima..."
"E perdere tutto questo?" disse Shepard abbracciando con un gesto della mano l'intera Cittadella: "Non sono così crudele."
 
***
 
"...Questo è un oltraggio! Il Consiglio sarebbe già intervenuto se i Geth avessero attaccato una colonia Turian..."
Donnel Udina è l'ambasciatore Umano presso il Consiglio: un uomo secco e dal naso adunco, ormai ben oltre i sessanta. La sua voce nasale riempì l'intero ufficio, mentre sbraitava contro gli ologrammi dei tre Consiglieri, i rappresentati delle specie più influenti dello Spazio del Consiglio: Asari, Salarian e Turian. Udina doveva aver cominciato prima che arrivassero, ma non sembrava intenzionato a finire presto: Williams, Alenko, Shepard ed Anderson, nelle loro divise blu, erano rimasti a guardare il panorama fino a quel momento, bilanciando l'angoscia con la noia.
Ashley si allargò il colletto: la divisa le era stata prestata, fino a quando non avesse potuto procurarsene una sua, ma non era proprio della sua taglia.
"I Turian non fondano colonie ai margini dei sistemi Terminus... ambasciatore." commentò l'ologramma del Consigliere Salarian.
I Salarian sono una specie di anfibi umanoidi molto esili e dai grandi occhi bulbosi: sono una specie dalla vita breve, raramente superano i quaranta anni, ma compensano questo loro essere effimeri con una capacità mentale e logica superiore: non esistono Salarian stupidi, come spesso amano ricordare alle altre razze.
Valern, ricordò Williams: il consigliere Salarian si chiamava Valern.
"L'Umanità era al corrente dei rischi quando vi siete spinti nella Fascia." aggiunse più conciliante Tevos, il Consigliere Asari.
Per molti versi, gli Asari sono la specie più vicina e, allo stesso tempo, più distante, da quella Umana: primi ad aver trovato la Cittadella, gli Asari sono fisicamente simili ai nativi della Terra, condividendo molto dal punto di vista anatomico, compreso il numero di dita degli Umani. Le differenze che saltano subito agli occhi invece sono il colore della pelle, di toni dell'azzurro o del blu, e l'assenza di capelli, sostituiti invece da corte creste cartilaginee simili a tentacoli che si allungano all'indietro sullo scalpo.
Le apparenti somiglianze tuttavia, sono ingannevoli: gli Asari sono l'unica specie tra le razze del Consiglio a possedere un solo sesso e nonostante il loro aspetto femmineo, il concetto di segregazione dei generi è sprecato su di loro. Poiché gli Asari inoltre si riproducono connettendo il loro sistema nervoso a quello del partner, sono in grado di generare figlie Asari con qualunque altra specie evoluta, accogliendo l'eredità e la ricchezza genetica e mentale degli individui di altre razze nella loro. Forse è per questo che fra tutte le specie del Consiglio, gli Asari sono quelli più portati alla diplomazia e alla distensione: al confronto, il fatto che ognuna di esse possegga talenti biotici naturali e che la durata delle loro vite si allunghi fino a raggiungere il millennio, passa quasi in secondo piano.
"E riguardo Saren? Non potete ignorare uno Spettro rinnegato! Pretendo un'azione immediata..."
"Il Consiglio non risponde a voi, ambasciatore." lo interruppe severo Sparatus, il Consigliere Turian.
Per quanto la situazione politica e le reciproche inimicizie fra Umani e Turian fossero migliorate dopo la Guerra del Primo Contatto, Sparatus appartiene ancora alla vecchia guardia, che non apprezza gli ultimi arrivati: la sua naturale severità si tinge di disprezzo quando ha a che fare con i Terrestri.
"...Il servizio di sicurezza della Cittadella sta ancora investigando le vostre accuse nei confronti di Saren. Discuteremo delle prove raccolte da C-Sec all'udienza, non prima." concluse Tevos, prima che i loro ologrammi sparissero, lasciando Udina a fissare la parete.
Il Consiglio gli aveva chiuso la comunicazione in faccia: l'unica cosa che l'ambasciatore potesse fare per sentirsi meglio, era quella di rendere i presenti miserabili almeno quanto lui.
"...Capitano Anderson. Vedo che ha portato con sé metà del suo equipaggio." disse con una lieve nota di disgusto nella voce, osservando Shepard, Williams ed Alenko.
"Solo quelli che erano presenti su Eden Prime, in caso avessero delle domande."
"Ho già letto i vostri rapporti di missione. Spero almeno che siano accurati."
"Lo sono." ribatté Anderson, cercando di non raccogliere la provocazione "... Sembra che abbia convinto il Consiglio a garantirci un udienza."
Poco ci mancò che l'ambasciatore sputasse per terra:
"Non sono per niente contenti: Saren è il loro agente migliore. Non gli piace che sia accusato di tradimento."
"E proprio per questo dovrebbero capire quanto sia grave la situazione: se Saren si è alleato coi Geth, è molto più pericoloso di quanto possiamo immaginare." disse Shepard affiancando Anderson.
"Stia calma, comandante. Ha già fatto abbastanza per mettere a repentaglio il suo ingresso negli Spettri..."
Che cosa aveva appena detto? Poco ci mancò che a Williams cascasse la mandibola per lo stupore: il famigerato comandante Shepard, un candidato Spettro? Uno Spettro Umano?
"...La missione su Eden Prime doveva essere la sua chance di provare che fosse all'altezza! E invece ci ritroviamo con uno Spettro morto e una sonda Prothean distrutta."
"La colpa è di Saren, non sua!" ruggì Anderson, mentre Shepard cominciò ad aprire e chiudere le mani lentamente, piegando le spalle.
"Allora speriamo che C-Sec riesca a trovare prove che dimostrino le vostre accuse. Altrimenti il Consiglio potrebbe usare questa situazione come una scusa per escluderla dal programma."
A Shepard non sfuggì come Udina stesse già cercando di dissociarsi da loro: vostre accuse. L'ambasciatore non avrebbe esitato un momento ad abbandonarli, per percorrere la strada più utile alla sua carriera.
"...Ci sono alcune cose che dobbiamo ancora discutere prima dell'udienza, capitano." ordinò Udina, accorgendosi forse di come Shepard lo avesse appena etichettato.
O forse, più semplicemente, ricordandosi che il comandante era ancora lì:
"Shepard: lei e gli altri potete incontrarci alla Torre del Consiglio tra un ora, ultimo livello. Farò in modo che possiate entrare."
Se mai c'era stato un congedo più sprezzante, Alenko non voleva saperlo: il comandante cercò il cenno di assenso di Anderson, prima di guidarli fuori dall'ufficio.
"...Che figlio di puttana." mormorò Alenko scendendo le scalinate dell'ambasciata dietro Shepard.
"Ecco perché odio i politici..." confermò Williams.
Shepard si limitò ad un furente silenzio, continuando a marciare a passo svelto:
"...Signora?"
Il comandante si fermò a quel richiamo, rilassando le spalle:
"Ho bisogno di un drink: vi unite a me?"
"Diavolo sì... signora."
"L'idea più sensata che abbia sentito oggi." concordò Alenko.
 
Il bar a cui Shepard li condusse era uno di quei locali di lusso vicino alle ambasciate, dove perfino il personale vestiva meglio dei clienti, e molto popolare: Williams ci incontrò perfino Fredricks, uno dei marine della Normandy, scambiando con lui qualche battuta.
"Quindi... Spettro signora?" chiese alla fine Alenko, quando si furono seduti assieme ad un tavolino, portando con sé ciascuno il proprio drink.
Con rassegnazione del barman, Alenko aveva chiesto solo una birra chiara, mentre Williams si era accontentata di due dita di scotch con ghiaccio, neanche si trovassero in un infimo pub: solo il comandante aveva posto una sfida al barista, ordinando un caffè turco corretto Salarian, ed era ora impegnata nell'affogare quello che sembrava un piccolo fungo pallido nella sua tazzina.
"...Kryik avrebbe dovuto valutarmi per appoggiare la mia candidatura: non ho potuto dirvelo prima, era strettamente confidenziale. Strano però a pensarci: uno Spettro Turian mi appoggia, ed un altro cerca di uccidermi assieme ad una colonia."
"E non dimentichiamo la sonda Prothean..."
"...O la bomba ad implosione Turian."
"...O un esercito di Geth." finì per loro il comandante: "...Il destino, come sempre, ride delle probabilità." aggiunse ancora, bevendo un lungo sorso del suo caffé.
"Di cosa sa?" le chiese Williams, arrendendosi alla curiosità.
"...Il fungo? Un cucchiaio di panna col contenuto alcolico di due dita di cointreau." rispose Shepard, prendendo poi un altro sorso e leccandosi le labbra.
"Come faceva Udina a saperlo? Non è un militare..."
"È comunque l'ambasciatore presso il Consiglio, Alenko: passa tutto attraverso il suo ufficio... Spero che sappia anche essere discreto però: se tutto questo trapelasse..." disse il comandante alzando le spalle.
"Già... comprometterebbe parecchio la nostra posizione."
"Se almeno sapessimo cosa C-Sec è riuscito a raccogliere su Saren..." si lamentò Alenko.
Shepard posò la tazzina improvvisamente:
"C'è qualcuno che potrebbe saperlo... Probabilmente un salto nel buio, ma è meglio che niente..." disse alzandosi in piedi: "Penso che andrò a far visita all'Esecutore."
"Ese- che?" chiese Williams.
"È la liaison tra il Consiglio e C-Sec. Sovrintende a tutte le indagini speciali, come la nostra. Proverò a vedere se è disposto a collaborare."
"Vuole che veniamo con lei, comandante?" chiese il tenente.
Shepard ci pensò un momento, ma scosse la testa:
"Meglio di no. Potrebbe pensare che siamo venuti ad intimidirlo. O a cercare di corromperlo."
"Come preferisce."
"Ci vediamo alla base della Torre del Consiglio. Siate puntuali." disse il comandante uscendo dal bar, pagando prima per tutti.
"Shepard sembra conoscere bene la Cittadella..." iniziò cautamente Williams, guardandola andare via.
"Già. È la prima volta che lavoro sotto di lei, ma ho dato una scorsa al suo dossier, le poche parti non censurate almeno. Credo sia perché è cresciuta nello spazio: probabilmente per lei tutto questo è normale."
Attorno a loro, seduti ai tavoli e chiacchierando amabilmente, c'erano più alieni di quanti Williams ne avesse mai visti: Asari, Turian, Salarian, Elcor... c'era perfino un piccolo e rotondo Volus, intento a conversare amabilmente col barman nonostante la sua tuta ambientale, un obbligo dato che la sua specie veniva da un mondo con un'altissima pressione atmosferica.
Williams si accorse con fastidio che erano in minoranza: una strana sensazione, del tutto nuova per lei.
"Allora... che ne pensi della Normandy?" le chiese Alenko, tentando di far conversazione: la sua birra era vuota per metà.
"Se posso chiedere... qual è la storia di Joker?"
"Mhh... più o meno quello che hai visto. Non mi piace parlare alle spalle delle gente, quindi la farò breve: soffre di una malattia genetica che gli rende le ossa fragili come gesso. Ecco il perché delle stampelle."
"...Come fa a pilotare?"
"Non con i pedali." disse Alenko con un piccolo sorriso: il tenente non sembrava un tipo particolarmente espansivo, ed era difficile capire per il capo artigliere cosa pensasse esattamente.
"...Fino a quando resta nella sua poltrona, non ha problemi."
"Quindi tutti gli scherzi e le battute... sono un meccanismo di difesa?"
"No... semplicemente, odia la pietà altrui. Anche se non credo abbia molto di cui farsi compatire: mai visto pilota migliore... e c'è chi sta peggio in fondo." disse Alenko, fissandosi la mano in un gesto privo di significato per Williams: "...Io non ti ho detto nulla, ovviamente." aggiunse.
"Il suo segreto è al sicuro con me, signore."
"Bene. Non vedrei la fine delle sue battute."
"Immagino..." rispose Williams, lasciando che un confortevole silenzio si allungasse fra loro, permettendo ad entrambi di finire il proprio bicchiere.
"...Abbiamo circa quaranta minuti prima dell'incontro. Che ne diresti di una gita turistica del Presidium?" propose il Alenko: "...Giusto per ammazzare il tempo." aggiunse frettolosamente.
"Perché no? Fai strada tenente." rispose Williams con un sorriso.
 
***
 
Shepard li trovò ad aspettarla alla base della Torre del Consiglio:
"Ha avuto fortuna ma'am?"
Il comandante scosse la testa:
"L'Esecutore Pallin è il più testardo figlio di p...alaven che mi sia capitato di incontrare. Avrei carpito più informazioni da un muro. E per averlo disturbato nel suo ufficio, mi ha fatto ascoltare una predica di dieci minuti sul perché gli Umani si stiano espandendo troppo rapidamente nella Galassia..."
"Non la invidio signora."
"Se la statistica tiene, il prossimo Turian dovrebbe essere amichevole..." sospirò Shepard: "Williams tutto bene?"
"Oh? Ah, sì, signora, tutto bene."
Alenko aveva inteso esattamente quello quando le aveva detto che era interessato ad ammazzare il tempo visitando il Presidium, l'anello centrale della Cittadella.
Williams non capiva se non fosse interessato o se semplicemente fosse una di quelle persone che quando ti invita a salire per un bicchiere, intende davvero solo quello: in breve, si era annoiata a morte. L'unica cosa che l'aveva davvero interessata di quei quaranta minuti era stato un modellino dei portali costruito dai Prothean, esposto a poca distanza dall'ingresso della Torre del Consiglio.
"Andiamo: meglio non far aspettare Anderson." disse Shepard, dirigendosi verso gli imponenti cancelli della Torre.
La Torre del Consiglio si ergeva lungo il raggio dell'anello centrale della stazione, per circa sei chilometri: ai piani più bassi ospitava il centro controllo traffico della Cittadella, che sovrintendeva all'avvicinamento di ogni nave alla stazione spaziale. Poi vi era una lunga zona cuscinetto, a separare la cima della Torre dal resto del Presidium: questo per offrire la massima sicurezza possibile ai tre Consiglieri, che dalle camere superiori della Torre contribuivano a plasmare il destino delle specie note della Galassia.
Per ovvie ragioni, l'accesso alla Torre era limitato e ben difeso: dietro i cancelli, Williams contò non meno di trenta Turian in assetto da battaglia alla sommità di una corta scalinata, un'anomalia per il senso di pace che la Cittadella sembrava comunicare, e diverse Torrette pronte ad entrare in azione.
Era il momento di scoprire se Udina aveva tenuto fede alla sua parola: appoggiando il palmo sui cancelli, i sistemi informatici della Cittadella verificarono il loro DNA e le loro impronte. Sorprendentemente, almeno per Williams e alcune guardie Turian, i cancelli si aprirono, permettendo il loro passaggio: il capo artigliere sperò di stare solo immaginando le occhiate ostili che ricevevano.
Dietro il drappello di guardie, si aprivano diverse porte di ascensori, e Shepard imboccò il primo disponibile, premendo l'ultimo piano prima che qualcuno potesse salire con loro.
"...Non mi chiederanno qualcosa, vero?" chiese Williams improvvisamente nervosa.
Sei chilometri in ascensore fanno strane cose alla sicurezza di una persona, specie quando la cabina esce dall'anello del Presidium e l'unica cosa a separarti dal vuoto dello spazio è una sottile parete trasparente.
"Abbiamo consegnato i nostri rapporti. Il resto spetta ad Anderson." rispose sicuro Alenko.
Shepard non disse nulla invece, limitandosi ad osservare la nebulosa del Serpente nella distanza: politica. Non era proprio tagliata per quello.



Quando l'ascensore raggiunse finalmente le Camere del Consiglio, Alenko fu stupito da ciò che vi trovò: non si era aspettato gli ambienti pieni di luce soffusa o lo scorrere rilassante dell'acqua di una larga fontana. L'ambiente ispirava raccoglimento e quiete, e l'impressione era sottolineata dagli strani alberi piantati in filari, ad ingentilire l'ambiente: assomigliavano molto a dei ciliegi, ma avevano foglie d'oro.
Shepard invece non si aspettava di incontrare nuovamente l'Esecutore Pallin, tanto che sibilò un'imprecazione nella sua lingua madre, per essere sicura che nessuno capisse. Per fortuna, l'Esecutore era già occupato da un altro Turian, e sembrava fosse una discussione molto accesa: abbastanza perché sentissero tutto, in effetti.
"Saren nasconde qualcosa! Mi serve più tempo: gli dica di aspettare..." stava dicendo il secondo Turian.
Aveva un carapace di una sfumatura chiara: non era proprio acciaio, né rame, ma una via di mezzo, con un tatuaggio blu sugli zigomi e sulle mandibole secondarie, tracciato in spessi segmenti.
"Temporeggiare con il Consiglio? Non essere ridicolo! La tua indagine è finita Vakarian. E questo è quanto." lo interruppe Pallin, scuotendo la testa e voltandogli le spalle prima che l'altro Turian riuscisse a dire qualcos'altro.
Quando li vide però, quest'ultimo si diresse rapido verso di loro, e non per la prima volta da quando erano sulla Cittadella, Williams rimpianse di non avere con sé un arma.
"Comandante Shepard? Sono Garrus Vakarian." si presentò invece, abbozzando un lieve inchino con la testa: "...Ero l'ufficiale C-Sec incaricato di investigare Saren."
Il comandante si soffermò un secondo sul visore che il Turian portava sull'occhio sinistro, vibrante di informazioni scritte in Turian. Probabilmente conteneva anche il suo traduttore universale, al contrario di Shepard e dei suoi uomini, che l'avevano integrato nell'auricolare.
"...Ha scoperto qualcosa che potrebbe esserci utile?" in un altra occasione, forse il comandante sarebbe stata meno diretta, ma il loro tempo era agli sgoccioli.
Vakarian sembrò apprezzare la sua onestà:
"Niente di conclusivo. Saren è uno Spettro dopotutto, e tutto ciò che tocca viene secretato. Aggiunga che solo adesso la situazione su Eden Prime è ritornata alla normalità..."
Shepard non si curò di nascondere il suo disappunto, ma il Turian sembrava deluso quanto lei:
"Grazie comunque, agente Vakarian."
"...Spero che il Consiglio l'ascolti."
"Dovrebbero essere pronti per noi." disse a denti stretti Alenko: erano in ritardo ormai.
"Ne dubito, ma grazie per l'incoraggiamento, agente." rispose il comandante, prima di affrontare a passo di marcia le camere del Consiglio, con Williams e Alenko al seguito.
Ci fu un monumentale numero di corte scalinate e terrazzamenti da superare, per arrivare finalmente al Consiglio, e addirittura una specie di giardino, mentre ovunque membri delle altre razze parlottavano tra loro, indifferenti agli Umani. Quando Shepard vide finalmente Anderson, non fu abbastanza presto:
"L'udienza è già iniziata. Muoviamoci." l'accolse il capitano, accompagnandola sul livello più alto che un visitatore potesse raggiungere: la pedana del postulante, su cui si trovava già Udina.
Dall'altra parte, separati dal resto della Torre da un giardino ipogeo, i tre Consiglieri si stagliavano in carne ed ossa di fronte a loro, affiancati ad un ologramma a grandezza naturale di Saren Arterius, presente all'udienza solo a distanza. Dietro di loro invece, un'enorme vetrata lasciava entrare la luce soffusa della nebulosa nella Torre:
"...L'attacco dei Geth è preoccupante..." stava dicendo il consigliere Tevos: "Ma non ci sono prove che Saren fosse coinvolto in alcun modo."
"E l'investigazione da parte di C-Sec non ha prodotto niente che confermi la vostra accusa di tradimento." aggiunse Sparatus.
"Un testimone l'ha visto uccidere lo Spettro Kryik a sangue freddo!"
"Abbiamo letto il vostro rapporto della missione di Eden Prime, ambasciatore. Le testimonianze di uno scaricatore di porto traumatizzato difficilmente possono essere considerate attendibili." osservò il consigliere Salarian.
Ecco che cosa aveva fatto l'ambasciatore dopo averli cacciati dal suo ufficio: aveva ritoccato i loro rapporti per rafforzare la loro posizione.
Shepard non seppe se definirlo coraggioso o stupido: il Consiglio avrebbe probabilmente rifiutato la testimonianza di Powell se avesse saputo che lo scaricatore di porto era anche un criminale, ma se l'avessero scoperto, e probabilmente era solo questione di tempo, sarebbero stati il comandante e la sua squadra ad andarci di mezzo, mentre Udina avrebbe potuto affermare di non saperne nulla.
"Respingo tutte queste accuse. Nihlus era un collega. E un buon amico."
Fu la prima occasione in cui Shepard sentì parlare Saren Arterius, ma non avrebbe potuto dimenticare mai più la sua voce: lo Spettro non parlava. Ringhiava. Forse era solo un effetto della comunicazione, ma le parole del Turian sembravano ribollire nella gola prima di sfuggire dalla sua bocca.
"Quindi per te è stato più facile prenderlo alle spalle." lo accusò Anderson: l'esame condotto in tutta fretta dalle autorità di Eden Prime sul corpo di Nihlus, aveva confermato che era stato ucciso da un singolo colpo alla nuca, sparato all'interno delle barriere cinetiche. Quindi da molto vicino:
"...Capitano Anderson. Quando gli Umani muovono false accuse contro di me, sembri sempre essere coinvolto."
Poi l'ologramma fissò direttamente il comandante:
"...E questa deve essere la tua protetta, il comandante Shepard. Colei che ha permesso che la sonda venisse distrutta..."
"L'operazione su Eden Prime era top secret. L'unico modo in cui può saperlo, Spettro, è essere stato presente ai fatti."
Per un secondo, un secondo solamente, Shepard credette veramente di averlo incastrato. Ma non poteva essere così semplice:
"Con Nihlus deceduto, i suoi dossier sono passati a me. Ho letto i suoi rapporti su Eden Prime. Piuttosto deludenti."
"Consiglieri! Come è possibile che sia stato concesso a Saren l'accesso al materiale e ai file riguardante un'indagine su di lui? Un'indagine per tradimento?" Shepard non riusciva a crederci: non poteva essere l'unica a non notare il monumentale conflitto di interessi che questo comportasse.
"...Saren ha dimostrato più volte di essere uno dei nostri migliori agenti." rispose Tevos, non senza un certo lieve imbarazzo.
"Una simile parzialità è inaccettabile!" al diavolo la compostezza, la disciplina e il contegno: il comandante era incredula che fosse stata permessa una cosa del genere.
"La tua specie deve imparare a stare al proprio posto, Shepard. Non siete pronti ad unirvi al Consiglio. E nemmeno agli Spettri..."
"Non sta a lui prendere queste decisioni!" in quanto a rumore, Udina non era secondo a nessuno.
"L'ammissione di Shepard negli Spettri non è all'ordine del giorno." sillabò Tevos, rimproverando l'ologramma dello Spettro, che non si lasciò impressionare:
"Questa riunione è inutile, Consigliere. Questi Umani le stanno facendo perdere tempo. E anche a me."
"Saren si sta rifugiando dietro la sua carica di Spettro, Consiglieri: non potete lasciarvi ingannare."
"Ciò che ci serve sono prove, comandante. E fino ad ora, non abbiamo trovato niente..."
In quel momento così teso, l'errore fu di Anderson: lo fece in buona fede, alimentato da nobili intenzioni, ma in ogni caso fu un errore fatale. Il capitano teneva troppo a vedere Saren sconfitto:
"Ci sarebbe la visione del comandante Shepard... La sonda potrebbe averla causata..."
"E da quando i sogni vengono accettati come prove? Come posso difendere la mia innocenza contro questo tipo di accuse?" replicò Saren compiaciuto.
"Concordo. Il nostro giudizio dovrebbe essere basato su fatti e prove concrete, non su fantasie e speculazioni." disse Sparatus.
"Ha qualcos'altro da aggiungere, comandante Shepard?" chiese educatamente il Consigliere Salarian.
"...No, Consiglieri. Avete già raggiunto un verdetto." La donna sapeva riconoscere una causa persa quando ne incontrava una: quella era da manuale.
E così fu: dopo una breve consultazione interna, il Consigliere Tevos si fece portavoce della decisione ufficiale:
"Il Consiglio non ha trovato prove di un legame tra Saren e i Geth. Ambasciatore Udina: la sua richiesta di rimuoverlo dagli Spettri viene ufficialmente respinta..."
"Giustizia è stata fatta." commentò l'ologramma di Saren.
"...Questa udienza è conclusa." annunciò il consigliere Tevos.
Saren li aveva sconfitti.


Salve a tutti e ben venuti alla fine di questo quarto capitolo! Vi è piaciuto? Spero di sì, e abbastanza da meritarsi le vostre recensioni (o quantomeno, spero di meritarle io xD).
In caso contrario, ogni opinione su questo capitolo o sulla fiction sarà benvenuto.
Per quanto riguarda Caroline Grenado, e il suo battibeccare con Joker, spero che questa mia copilota riesca a scavarsi un posto nel vostro cuore: ho intenzione di presentare l'organico al completo della Normandy, solo non ancora... un passo alla volta ;). Prima di lasciarvi nella, spero breve, attesa del prossimo capitolo, vorrei fare una menzione speciale al doppiatore di Saren Arterius: per quanto Fred Tatasciore sia un signor Voice Actor, trovo che il doppiaggio italiano di Massimiliano Lotti sia sublime.  Sentir le battute di Saren in Italiano... brr... un'interpretazione da brividi, quasi viscerale.
Qualcos'altro? Mhh... solo un piccolo appunto: prima che qualcuno possa preoccuparsi di questo, le immagini sono presenti solo come codice Html nel racconto, e sono ospitate su un altro server. Non sono fisicamente presenti sul sito di EFP, questo per rendere il documento il più leggero possibile. Non ho intenzione di mettere immagini ovunque, sia chiaro, solo quando sono convinto siano necessarie per fissare dei punti d'immaginario collettivo.
A presto :)

  
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