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Autore: ellephedre    30/04/2015    8 recensioni
1. Minako al settimo giorno di vita del suo bambino.
2. Ami al secondo mese di vita del suo bambino.
3. Ami e Rei (prima della nascita). Una chiacchierata a quattro con Usagi e Makoto.
4. Minako al settimo mese di gravidanza. È un pochino giù, ma sa come consolarsi.
5. Usagi e Mamoru, al sesto mese di Chibiusa, a Natale.
6. Yuichiro e Rei (alla nascita di Iria).
....
18. Gen babysitter (con Adam, 1 anno, e Iria, 8 mesi)
19 - Profetessa (Iria, 7 mesi)
20 - Nato per essere padre (Iria, 2 mesi)
21 - Rei e l'istinto materno (7 mesi)
22 - Halloween (Adam, 1 mese - Rei incinta di otto mesi)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Maternità 6

Maternità/Paternità

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


7 - Adam, Ami e Alexander (agli otto mesi di Adam)

 

Non era semplice imporre qualcosa a suo figlio. Lui aveva gli occhi grandi di sua madre, lo stesso sguardo da cerbiatto indifeso che chiedeva, ‘Perché mi fai questo?’

Ma Alexander era determinato. Non avrebbe permesso ad Adam di commettere gli errori di Ami: negarsi i piaceri della vita, ritardando l’inevitabile, non era cosa da creature intelligenti come loro.

«Apri la bocca, su. Ah-ham.»

Le piccole labbra di lui rimasero sigillate. Seduto sul seggiolino Adam lo fissava imperturbato da sotto la frangia azzurra, deciso a non gustare il contenuto del cucchiaino in plastica. Aveva cambiato atteggiamento da qualche giorno: ogni volta che arrivava l’ora di cena nutrirlo era una battaglia.

Alexander gli sventolò il cibo sotto il naso. «Non senti che buon odore?»

Più avvicinava il cucchiaio, più Adam si ritraeva. A otto mesi non piangeva né si lamentava quando non voleva fare qualcosa: imponeva la sua volontà col silenzio.

«Allora lo mangio io.» Alexander fece volare il cucchiaio verso la propria bocca, deviando all’ultimo minuto verso il piatto di minestra. Raccolse il cucchiaio più grande che vi aveva posato dentro e mangiò da quello.

Il cibo era davvero buono. «Io ho fame» sorrise a suo figlio, sperando di ispirargli pietà. «Se tu adesso mangi, poi io e la mamma ceniamo tranquilli.»

«Da quando le suppliche funzionano?» Ami arrivò sul tavolo con due scodelle fumanti. «Lasciamo che faccia il testardo. Finché non piange…» Scrollò le spalle e passò ad Alexander una porzione di katsudon. «Intanto mangiamo.»

Alexander abbandonò a malincuore la minestra, rivolgendo un ultimo sguardo a suo figlio. «Non cresci se non mangi.»

Lui si era appoggiato in avanti sul seggiolone, per studiare i disegni della tovaglia.

«Ba-ba-ba…»

Era un bambino curioso, troppo sveglio per la sua età.

Lui ed Ami avevano iniziato coi primi due bocconi della loro cena quando Adam si espresse in una protesta vocale.

«Ora lo vuoi, eh?»

Ami spostò dalla propria parte la minestra. «Faccio io.» Si mosse con la sedia vicino al loro bambino. «Allora? Adesso lo mangi questo cibo buonissimo?»

Adam tornò incerto, scrutando con attenzione il viso di sua madre.

La voce di lei era musicale. «Certo che lo mangi! Così mamma è felice, papà è felice… e tu hai il pancino pieno!»

Ami fece volare in un cerchio tortuoso il cucchiaio di plastica fino ad Adam, ma lui si scostò di nuovo, questa volta con un sorriso.

«Si è fatto furbo» commentò Alexander.

Ma Ami non era preoccupata. «Se faccio le smorfie giuste, non mi resiste.» Come un pesce iniziò a boccheggiare. Pop. «E poi ah-ham!» Schioccò di nuovo le labbra e Adam si sciolse in una risatina, la testolina sempre più incassata nelle spalle.

«Ah-ham?» gli domandò Ami.

Suo figlio sospirò. Poi rivolse a sua madre un’espressione mai vista, un sopracciglio alzato sopra gli occhi blu e un minuscolo sorriso sghembo.

«Cos’è quello?» si divertì Alexander.

Ami era entusiasta. «Hai visto? Chi ti ricorda?» Non perse tempo e infilò il cucchiaino di plastica dentro la bocca del loro bambino, che finalmente accettò il cibo.

Alexander non aveva capito lo scambio. «Si è arreso? Così?»

«Quella è la sua espressione da ‘Va bene, ti accontento ma ho vinto io.’»

Alexander rise.

Ami raccolse altra minestra. «Non l’ha ereditata da me.»

«Io non ho quella faccia.»

«Non ti vedi quando la fai. Per te vuol dire più… ‘Sapevo che non mi potevi resistere, sono troppo affascinante’.»

Alexander non smise più di ridere. «Quando?»

«Tutte le volte che mi convinci di un tuo piano.» Ami picchiettò il cucchiaino sul bordo del piatto di minestra, rivolta al loro bambino. «E tu stai imparando, non è vero? Mi fai vedere quel faccino quando ti faccio fare qualcosa.» Nutrì di nuovo Adam. «Nel momento in cui cede, tiene a farmi sapere che l’ha deciso lui, perché è stato magnanimo.»

Erano tutte cose nuove, pensò Alexander, apprese in pochissimi giorni. Adam non finiva mai di cambiare e bastava che lui stesse lontano qualche ora in più la sera, per un progetto impegnativo, e si perdeva tanti progressi.

Malinconico, prese un polso di suo figlio, accarezzandolo. «Sono fiero di te.»

Adam lo ignorò, la sua attenzione fissa sulla minestra.

Ami tradusse. «Adesso ha deciso di mangiare, perciò mangia.»

Sì, il suo bambino era sempre concentrato all’inverosimile, come la madre.

Era una sfida. «Imparerò a convincerlo.»

Ami aveva qualche dubbio. «Voi vi intendete meglio quando giocate. Ora lui sta diventando più testardo, ma fatico a vedere te che diventi più rigoroso. Ti distrai.»

Non era così. «Seguo le sue inclinazioni. È brillante, perciò quando gli viene un’idea lo incoraggio. Giusto?»

Adam lo guardò. «Da-da-da-da…» La minestra cominciò a colargli dalla bocca.

Ami la raccolse. «La sua prossima idea sarà quella di non mangiare mai. Ha sempre qualcos’altro a cui pensare.»

«Per quello ci siamo noi. Lui è già sulla strada, ‘Prima viene lo studio’.»

Ami offrì ad Adam con un’altra cucchiaiata piena. «Domani potrai fare un corso intensivo. La mattina vado in biblioteca.»

«Okay.»

«Nel pomeriggio le ragazze mi hanno invitato ad uscire.»

«Va bene. Non preoccuparti.»

Ami era pensierosa. «Trova un tuo metodo per convincerlo a mangiare. Ora che fa i capricci è importante che si abitui a essere gestito da più persone. Altrimenti soffrirà all’asilo nido.»

Lei stava cambiando idea sul farglielo frequentare? Da qualche giorno faceva quel tipo di annotazioni.

«Sai che non deve andarci sempre» le ricordò.

Ami emise un sospiro. «Socializzare gli farà bene. Vedremo. Se sarà felice di frequentare l'asilo, nessun problema. Altrimenti studierò qui.»

Lei si stava sacrificando prima del tempo. «Vedrai che si troverà bene con gli altri bambini. Iria gli piace, no?»

Ami fece silenzio. «L’altro giorno le è salito addosso.»

«Eh?»

Adam si stava mangiando le dita, mugugnando.

«Iria-chan ha allungato la mano verso un suo giocattolo e Adam è andato a schiacciarla.»

Ah.

Ami rifletteva, mesta. «All'asilo, al primo diverbio su un gioco, sarà rissa.»

Alexander scoppiò a ridere.

«Non è divertente!»

Ma se rideva anche lei! «Deve imparare i suoi limiti, no? Al nido sarà uno dei più piccoli, quindi i bambini più grandi gli insegneranno cos’è il rispetto.»

L’idea innervosì Ami.

«Andiamo, la maestre impediranno spargimenti di sangue. Inoltre lui si farà valere.»

Adam stava stringendo una manica di sua madre.

Lei si voltò. «Scusa. Ora la mamma ti dà di nuovo da mangiare.»

Lui fu felice di aver riavuto la sua attenzione. «Ma-ma.»

In due rimasero a bocca aperta.

«Ma ha detto…?»

«Mamma.» Ad Ami vennero gli occhi lucidi. «Hai parlato.» Baciò forte Adam.

«Ma-ma-ma-ma-ma…»

Lei rise e non se la prese. «Forse non era una parola.»

Alexander non ci credette. «Ti stava guardando quando l’ha detto.» Con fierezza gli accarezzò i capelli.

Ami era ancora commossa. «Presto dirà più cose. Anche ‘papà’.»

Ci sarebbe voluto più tempo. «Io lo confondo. Uso sia ‘Papa’ che ‘Daddy’ riferendomi a me stesso.» Non sapeva decidersi; quando erano soli tendeva a parlare ad Adam in inglese.

Ami approvava. «Sarà bilingue in futuro.»

Già, sospirò Alexander.

Ami tornò a offrire la minestra ad Adam. «Sei deluso che non abbia detto prima 'papà'?»

«No.» Gli era solo venuto in mente che avrebbe dovuto aspettare tanto per sentirsi chiamare in quel modo.

Ami lo guardava con tenerezza. «Sei deluso.» La sua non era più una domanda.

«Non perché sei venuta prima tu, love. È normale.» Ami passava più tempo con lui. «Vorrei solo... non dover aspettare.»

«Sono cose che succedono da un momento all’altro.» Ami guardò il loro bambino con una nuova consapevolezza. «E se facesse qualcosa di nuovo mentre si trova all’asilo? I suoi primi passi, magari.»

Alexander sentì la sofferenza di lei. «Ehi… Appena finisci di studiare, potrai andare a prenderlo quando vuoi. Se vuoi stare un giorno con lui, lo tieni a casa. O lo mandi al nido solo per mezza giornata.»

«Hai ragione.»

Ami non era ancora contenta. Non lo sarebbe stata finché non avesse trovato un equilibrio tra la sua vecchia vita e quella nuova.

«Sto facendo la sciocca.»

«No. Anche a me non piace separarmi da lui.»

«È solo che è così piccolo…»

Paziente, Alexander fece il giro del tavolo e si sedette. «Ami. Vuoi davvero sostenere i prossimi esami?» Forse lei si sentiva costretta dal fatto che avessero pagato la retta di quell’anno.

«Lo voglio» chiarì lei.

«Allora non sentirti in colpa, non hai due cervelli. È giusto che tu abbia un po’ di tempo per te.» Cercò di farla voltare verso di lui. «Al nido Adam starà benissimo. Gli faranno provare giochi che a noi non verrebbero in mente.»

«… è vero.»

«Comunque, puoi cambiare idea domani stesso. Si fa quello che vuoi tu.»

D’improvviso, Ami sorrise. «Non è la prima volta che me lo dici.»

«Hm?»

Gli indicò Adam col mento. «Anche quando abbiamo deciso di avere lui me l’hai detto.»

Già.

Ami raddrizzò le spalle e riprese in mano il cucchiaino di plastica. Raccolse una delle ultime cucchiaiate di minestra e Alexander pensò che fosse tutto a posto. Fu sul punto di alzarsi, ma Ami si voltò per baciarlo.

Il loro bambino iniziò a protestare.

Alexander si staccò. «Non ho capito se non gli piace che ci baciamo o vuole da mangiare.»

«Spero sia la seconda.»

Sentirglielo dire lo fece sentire bene.

Ma lei non aveva finito. «Dopo voglio baciarti ancora. Tanto.»

Felice, lui faticò a tornare al proprio posto. «Allora mangio in fretta. Poi, ragazzo» picchiettò la schiena di Adam, «a letto presto stasera.»

Ami era divertita. «Non dirglielo, o non ti darà retta.»

Adam gridò e picchiò il piatto di minestra, rovesciandosela addosso.

«No!» Balzarono in piedi nello stesso momento.

Ami afferrò il bambino e Alexander andò in cucina a prendere uno strofinaccio.

Mentre puliva il seggiolone, lui sentì dalla stanza il lamento di lei.

«Puzza di cibo! Dobbiamo fargli un bagno.»

Alexander digrignò i denti. «Portamelo, lo faccio io.»

Ami riapparve in salotto con Adam. «Vuoi che lavi io i piatti?»

Non era quello il punto. «Sono più efficiente col bagnetto. Adam sarà pulito e rivestito in cinque minuti.»

Quasi indignata, Ami non gli passò il bambino. «Ma è il suo momento preferito. Piangerà.»

Non era vero, lei aveva il cuore troppo tenero.

Ami scuoteva la testa. «Riempio la vasca. Useremo tutti e tre l’acqua calda.»

Cosa? «Ci vorrà un’ora!»

Ami lo rimproverò con gli occhi. «Stai esagerando.»

Sì, ma loro non facevano l’amore da una settimana, tra lei che era stanca e lui che era distrutto. E dopo il modo in cui l’aveva sentita parlare…

Ami aveva intuito i suoi pensieri. «Adam si addormenta facilmente dopo un bel bagno, no? Se ci coordiniamo bene, io l’avrò fatto dormire e avrò finito quel che resta della mia cena per quando tu avrai terminato di rilassarti nell'acqua. Poi sarò pronta.»

Pronta?

«Per quello che abbiamo entrambi in mente» sorrise Ami, mordendosi un labbro. «Magari anche dentro la vasca, se ti va. Ora lava le pentole.»

Sedato, Alexander si dedicò con gioia all’uso del detersivo.

E anche quella fu una bella serata per la loro famiglia.

 

FINE


NdA: Avere una nipotina di due anni e mezzo in casa mi ispira in questo modo :)

Spero abbiate gradito!

Elle

P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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