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Autore: eppy    01/05/2015    4 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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EMMA


Non appena arrivammo in spiaggia mi liberai di scarpe e calzini, permettendo ai miei piedi di confondersi con la sabbia fresca. Ethan fece lo stesso, e poi, insieme, ci avviammo in direzione del mare correndo con le converse in mano, e i capelli al vento.

Cacciai un urletto quando un'onda mi investì i piedi: non si poteva di certo negare che l'acqua a febbraio fosse freddina, ma mi abituai abbastanza in fretta a quel contatto, e ben presto finii per rimboccarmi i jeans fino ai polpacci per poter camminare a riva senza bagnarmi gli indumenti.
Indossavo un maglione di lana bianco, un po' largo e talmente pesante da sostituire pure il giubbotto, abbinato a un paio di jeans scuri, e tenevo i capelli sciolti sulle spalle, completamente in balia del vento. Sì, perchè pur non facendo molto freddo, la brezza marina non abbandonava Brighton quasi mai, e donava alla cittadina un non so che di caratteristico e inimitabile.
Ethan, più bello che mai, avanzava al mio fianco, e ogni volta che mi voltavo verso di lui, fosse pure per sbaglio, lo coglievo intento a guardarmi intensamente con quegli occhi blu-verdi per i quali avrei fatto pazzie, con le labbra increspate nel suo tipico sorriso sghembo, contemporaneamente dolce e malizioso, e quelle irresisitibili fossette. Quel viso, contornato con tanto di cappellino, che chissà per quale assurdo motivo lo faceva apparire ai miei occhi dannatamente sexy, era il mio mix letale..e non potevo resistergli, perchè non sapevo proprio più, come resistergli.
Iniziammo a chiacchierare, ridere e prenderci in giro a vicenda passeggiando in riva al mare, e dopo pochi minuti, in modo del tutto naturale e spontaneo, le mie dita si intrecciarono alle sue, quasi in auomatico, come se non potesse essere stato diversamente da così com'era. La sua stretta, salda e decisa,  mi faceva sentire al sicuro, protetta e amata, e sapevo bene di non poter avere l'ardire di chiedere nulla di meglio.
Era come se volesse dirmi 'non ho nessun dubbio: voglio tenerti qui con me' senza muovere le labbra per articolare suoni. 
Il vento però quella mattina non era dalla mia parte, decisamente. I capelli mi finivano spesso in faccia, e con la mano libera, ero costretta a risistemarli senza una riga precisa, lasciando che i boccoli seguissero il movimento delle onde del mare. Ethan continuava a guardarmi, senza stancarsi mai, senza smettere di ridere con me e provocarmi, e dato che si rendeva perfettamente conto del fatto che i capelli davanti al viso mi dessero fastidio, di tanto in tanto, si divertiva pure a scompigliarmeli con la mano libera. Dovevo ammettere che quella del cappello era stata un'ottima idea.
Ben presto, finimmo per schizzarci come bambini, avanzando un po' di più nella distesa blu e infinita, e bagnandoci leggermente gli indumenti. Appena ne ebbi l'occasione, gli rubai il cappello per mettermelo in testa, lui prese a rincorrermi, io a schizzarlo di più per non farmi prendere, nonostante sapessi che se avesse voluto avrebbe potuto raggiungermi anche camminando. Aveva la maglia completamente fradicia quando se la sfilò, e a torso nudo, mi circondò il corpo con le braccia, gridando 'Presaaaaaa' ,come i bambini che giocano a nascondino o a ghiaccio e sole.
Naturalmente mi lasciai abbracciare senza esitazioni, ma mi bastò spostare lo sguardo sulle sue braccia toniche e muscolose per mordermi il labbro, ormai consumata dalla voglia di rotolarmi con lui nella sabbia.
Ok, sapevo benissimo di non essere nelle condizioni di poterlo fare ma, diamine, se mi sarebbe piaciuto!
Per sfuggire ai miei stessi penseri, ripresi a correre in direzione opposta, verso il punto in cui avevamo sistemato alla meglio un paio di asciugamani prima della passeggiata in riva al mare. Ethan mi seguì a ruota, mentre entrambi continuavamo a scherzare punzecchiandoci a vicenda, mi raggiunse in meno di un secondo,e quando mi fu accanto, fece in modo che le mie dita si intrecciassero di nuovo alle sue, e poi riprese a correre più forte, trascinandomi con sè.
Potevamo aver percorso non più di un centinaio di metri, quando avvertii un forte giramento di testa, quasi come se stessi per svenire, e un dolore lancinante all'altezza del petto, oltre che un affanno potentissimo.
Sapevo benissimo cosa mi stesse succedendo, e mi dispiacque un sacco dover interrompere bruscamente la nostra corsa.
" Tutto bene?" Ethan mi guardò preoccupato mentre mi stringeva a sè avvolgendo un braccio intorno alle mie spalle
" Si, tranquillo..ora mi riprendo"risposi a fatica, maledicendo me stessa e quel problema
" Cosa ti fa male? Vuoi che chiami aiuto?" domandò premuroso, e ..terrorizzato
" No..non è la prima volta che mi capita" spiegai, mentre lui mi conduceva lentamente verso il punto in cui avevamo lasciato la nostra roba
" Ma..stai meglio? Come ti senti adesso?" domandò, mentre mi stendevo sull'asciugamano a sua volta steso sulla sabbia
" Si..va meglio" mi sforzai di sorridere, e lui si mise automaticamente sopra di me, con i palmi ben aperti e poggiati ai lati del mio viso, senza pesare sul mio corpo.
Effettivamente, stavo già meglio, ma Ethan continuava a guardarmi preoccupato e confuso, tanto che fui costretta a raccontargli tutto.
" Copriti però, altrimeni te la prendi tu la polmonite" dissi, mentre lui mi sovrastava ancora; ma si limitò ad avvolgersi la schiena con il proprio asciugamano, senza cambiare posizione, permettendomi di bearmi della visione del suo petto nudo. Era così perfettamente scolpito che mi fece venir voglia di percorrerlo con le dita, e poi magari anche con le labbra, ma mi trattenni. Non dovevo fare pensieri del genere, e che cavolo!
Però lui mi copriva perfettamente con il suo corpo, e aveva i capelli umidi, che inevitabilmente gocciolavano sul mio viso e...ed era bellissimo.
" Quindi è una cosa di cui soffri da quando eri piccola?" fu la sua voce a distrarmi da quei pensieri
" Si..è una malformazione dello sterno" confermai "ma non è un problema...solo mi devo ricordare più spesso di non poter correre" aggiunsi l'attimo successivo
" Scusa, io...se lo avessi saputo, non ti avrei rincorso, e avremmo camminato più piano...mi dispiace" sussurrò, fronte contro fronte
" Ma sei scemo? Non devi nemmeno dirla una cosa del genere" esclamai più seria che mai..non aveva senso che si sentisse in colpa
" Non sto morendo" lo rassicurai, immergendo una mano tra i suoi capelli ancora umidi. Proprio non capivo come avesse fatto a bagnarseli.
" Giuramelo" okay, il suo tono era maledettamente serio, quindi dovevo averlo spaventato parecchio.
Portai le dita incrociate sulla bocca, come facevo da piccola quando un'amica mi confidava un segreto facendomi promettere che non lo avrei detto a nessuno. "Te lo giuro" sussurrai l'attimo dopo "non è nient-"
E prima che riuscissi a terminare la frase, le sue labbra catturarono le mie in un bacio assetato d'amore. 
La quintessennza del paradiso: ecco cosa Ethan era in grado di donarmi, semplicemente premendo le labbra sulle mie, che si schiusero all'istante per permettergli di assaporarmi fino in fondo.
Quel bacio lo avevo silenziosamente bramato anch'io, e quando arrivò, stracolmo di tutta la passione repressa nei giorni precedenti, non potei far altro che attirarlo di più a me continuando a giocare con i suoi ricci. Lasciai che continuasse a baciarmi intesamente, come se avesse paura che qualcosa avrebbe potuto allontanarci da un momento all'altro; non si staccò da me fino a quando non ci mancò il fiato, e mi baciò con così tanta foga e passione, che tutto quello che ci circondava, sparì, come sotto l'effetto di una bacchetta magica. Ed era lui il mio incantesimo.
Dio, le sue labbra sembravano essere state fatte apposta per coprire le mie, e solleticarle, stuzzicarle, morderle, baciarle, e farci l'amore.
Lo avevo sempre saputo. Avevo sempre saputo che avrebbero combaciato in modo perfetto, ma nei miei sogni di ragazzina, avevo solo provato a immaginare come ci si potesse sentire nell'essere baciata da Ethan Harrow; e come solo poche volte accade, la realtà aveva battuto tutte le aspettative.
Io..io non riuscivo nemmeno a dire a parole quanto mi facesse bene baciarlo e lasciarmi baciare in quel modo. Ma era una sensazione bellissima, e impagabile, che non avrei mai potuto provare con qualcuno che non fosse lui.
I baci di Ricky erano stati diversi, più pudici, più dolci e forse più romantici..ma mi toccava ammettere che non mi ero mai sentita ardere dentro così. Perchè con Ethan era sempre tutto più intenso, più disperato, più travolgente, più violento, più passionale e più tutto. Ogni volta che Ethan mi aveva baciato, era quasi arrivato a deformarmi le labbra e a gonfiarle per la foga dei gesti...mi baciava come se quella potesse sempre essere l'ultima volta, e se la godeva, se la godeva tutta la sensazione di pienezza e vertigine che avvertivo abitargli il cuore, quando le sue labbra premevano sulle mie.
Ricky era il tipo di ragazzo che faceva progetti per il futuro, che li condivideva con le persone alle quali teneva, che parlava tanto di sè, e che raccontava i suoi sogni, però poi, quando si trattava di agire ci andava con i piedi di piombo, con l'onnipresente timore di fare passi falsi. Pure quando mi baciava, lo faceva sempre piano, senza mai cogliermi di sorpresa, senza mai comportarsi da ragazzino alle prime armi; il suo era un atteggiamento quasi..misurato, controllato. Non eccedeva mai, non sbagliava mai, non si disperava mai. E persino quando mi aveva detto di non essere pronto a prendersi cura di un bambino, lo aveva fatto in modo composto, quasi insopportabilmente elegante. Mi dava fastidio quel suo essere sempre impeccabile in ogni cosa che faceva.
Ma mi dava fastidio da quando avevo capito che Ethan era esattamente l'opposto. Lui viveva alla giornata, pretendeva di godersi al massimo ogni istante, non gli piaceva affatto parlare di sè, e aveva vissuto con la convinzione di non essere più in grado di costruirsi un futuro. Le belle parole e i discorsi ispirati non erano il suo forte, perciò preferiva esprimersi con le azioni e i gesti, ma non era mai cauto e scrupuloso nemmeno con quelli. 
E paradossalmente, quando decideva di restare fermo e inerme, come aveva fatto nascondendosi in biblioteca per tutto quel tempo, diventava pericoloso, molto di più di  quanto lo era quando prendeva le cose di petto, ci sbatteva la testa contro, si gettava a capofitto senza mai voltarsi indietro, dando spesso molto più credito al cuore che al cervello.
Quello che più mi piaceva di lui, era il semplice fatto che faceva quello che sentiva, senza preoccuparsi delle conseguenze. Se voleva ubriacarsi, si ubriacava; se voleva ridere, rideva; se voleva lamentarsi, si lamentava; se voleva abbracciarmi, mi abbracciava; se voleva farmi perdere le staffe, ci riusciva; se era scazzato per qualcosa, me lo faceva capire; e se voleva baciarmi, mi baciava.
Non c'era assolutamente nulla in lui che facesse pensare che fosse un tipo tranquillo, moderato, pacifico o infallibile come Ricky. 
Per Ethan non esistevano mezze misure. Ethan era il ribelle, l'estremista, il precipitoso, l'eccessivo, lo sconsiderato, l'impulsivo, l'errante, il pazzo. E tutto perchè riusciva a  vivere come si sentiva di vivere.
E io ero pazza di quel pazzo, e desideravo impazzire a mia volta, se quello significava dare ascolto agli istinti del cuore.
" Mi hai fatto prendere un colpo!" esclamò, quando fu costretto a staccare le labbra dalle mie per riprendere fiato
" Non farmi più scherzi del genere, hai capito? Ho avuto paura di perderti" disse, forse per giustificare quel bacio
" Ci tieni davvero così a tanto a me?" domandai carezzandogli il viso con il pollice
" Tantissimo" confermò " e se così non fosse, non sarei nemmeno qui oggi, al mare, in pieno inverno, con te che aspetti un bambino da un imbecille e-"
Fui io a non lasciarlo finire " non saremmo qui oggi nemmeno se io non tenessi così tanto a te"
" Cosa?" maledetta linguaccia..stavo per svelargli tutto!
Per non rispondere, lo baciai di nuovo, intensamente come prima, ed entrambi ci perdemmo la testa nella foga di quel bacio, tanto da dimenticare il discorso precedente.
Quando ci staccammo, lui infilò le mani sotto il mio maglione, carezzandomi la pancia, e sostituendo subito la bocca alle dita, mentre cercava di infilarsi insieme a me nell'indumento. Avvertii le sue labbra prima su un fianco, e poi sempre più su, fino all'altezza del seno.
Se voleva farmi morire, con quelle labbra che si insinuavano ovunque e marchiavano a fuoco la mia pelle, ci stava riuscendo. 
Il mio problema era che anche se lui mi baciava dolcemente, solleticandomi appena, in silenzio, io andavo a fuoco comunque. Sempre. 
Le sue labbra su di me avevano lo stesso effetto di una droga: mi mandavano in extasy. E mi piaceva, mi piaceva da impazzire quando mi baciava; in qualunque modo lo facesse e ovunque volesse. Il mio corpo reagiva al suo, e se fossimo stati elementi chimici, saremmo scoppiati entrambi producendo un'esplosione nucleare.
Continuò ad attentare alla sanità dei miei organi interni con quei baci sulla mia pelle nuda, e la testa infilata nel mio maglione, fino a quando non si rese conto, che per quanto largo questo potesse essere, non poteva infilarsi nell'indumento insieme a me, e tornò al proprio posto, rabbrividendo. La sua maglia non si era ancora asciugata, e doveva aver freddo. A quel punto non ci pensai due volte, e lo feci stendere sotto di me, coprendolo il più possibile con il mio corpo, e abbranciandolo stretto. La mia testa finì automaticamente nell'incavo del suo collo, e le sue braccia avvolte intorno al mio corpo.
" Così va molto meglio" sussurrò, con il sorriso più bello del mondo. Aveva tutta l'aria di essere felice.



ETHAN


"Credo che la tua maglia sia asciutta ora" sussurrò un'oretta più tardi, ancora completamente spalmata sul mio corpo

"Ma se è bagnatissima!" la contraddissi, stringendola ancora di più, soltanto per farle capire che non volevo che si allontanasse.
Mi piaceva sentirmela addosso. Mi faceva stare fottutamente bene.
" Se lo dici tu" si arrese senza sforzi, lasciandosi coccolare mentre si sistemava meglio su di me, sfiorandomi involontariamente il collo con le labbra.
Se mi avesse baciato volontariamente, non sarei stato più in grado di controllare le mie azioni.
" Tu sei voluta venire qui per vedere il mare, giusto?" domandai, sempre nella stessa posizione
" Certo" disse lei, sin troppo precipitosamente.
Le posi quella domanda perchè da quando eravamo arrivati quella mattina, a parte la breve passeggiata seguita dalla corsa che l'aveva letteralmente sfiancata a causa di quella malformazione allo sterno che mi aveva spiegato di avere e che mi aveva fatto perdere dieci anni di vita per lo spavento, ci eravamo incollati come due cozze, e non ci eravamo più staccati.
Ci eravamo persino baciati, due volte, e avrei voluto che fossero state duemila.
Quella ragazza mi stava fottendo il cervello, ogni giorno un po' di più. Mi ero innamorato come una pera cotta, perdendoci la testa al punto tale da ridurmi a fare paragoni con la frutta bollita, quella che si dà ai malati. Ed efettivamente un po' malato lo ero anche io, malato di lei e dell'effetto che mi faceva, malato di quegli occhi castani, e di quelle labbra a cuore che sapevano baciare così divinamente, tanto da farmi sentire proprio in paradiso.  
" Perchè me lo chiedi?" domandò incuriosendosi
" Perchè dici di amare tanto il mare, ma non lo hai degnato di uno sguardo" sussurrai tenendola ancorata al mio petto nudo
" Hai occhi solo per me" rincarai la dose, soffiandole quelle parole nell'orecchio.
Mi piaceva da matti provocarla, e quando lei diventata rossa fino alla punta dei capelli come in quel momento, era tenerissima, e mi faceva venir voglia di riempirla di baci. Come se poi, per tutto il resto del tempo riuscissi a desiderare qualcosa di diverso!
Per nessuna mi ero ridotto così. Nemmeno quando avevo avuto l'occasione di uscire insieme a modelle proporzionalmente perfette, o dive di hollywood; e ne avevo viste di belle ragazze in giro, di quelle che quando camminano fanno voltare tutti nella loro direzione, le avevo viste e avevo apprezzato la loro compagnia.
Perchè sì, diciamocelo..non cambiavo ragazza ogni settimana, nè tantomeno ne avevo avuto una fissa per più di un paio di mesi, con gli spostamenti della band sarebbe stato quasi impossibile..però non ero nemmeno un santo! I giornali esageravano come al solito, ma avevo avuto anche io le mie esperienze...dopotutto sarei stato ipocrita se avessi detto di non essere consapevole del mio fascino, che era stato una trappola per tutte. Ma sia io che loro, ci eravamo limitati a divertirci e basta.
Nessuna assomigliava lontanamente a Emma, nessuna era così meravigliosamente semplice come lei, nessuna era mai riuscita a starmi accanto e tenermi testa, e soprattutto, nessuna mi aveva coinvolto emotivamente al punto tale da rimettere in discussione praticamente tutto, e nessuna era mai riuscita a farmi desiderare un bacio con così tanto ardore.
Con le altre ragazze che avevo avuto, ci ero andato a letto senza la minima difficoltà, con lei sognavo soltanto di farci l'amore tutte le notti.
Lei mi aveva visto nelle peggiori condizioni, e non era fuggita: quando mi aveva trovato mezzo ubriaco mi aveva fatto compagnia senza giudicarmi, e per tutto il resto del tempo mi aveva silenziosamente spinto a riprendere in mano la mia vita, senza mai farlo direttamente, e senza mai farmelo pesare.
Era la ragazza che desideravo avere al mio fianco fino alla fine dei miei giorni. Non avevo alcun dubbio al riguardo: volevo lei e i suoi abbracci, lei e le sue passioni, lei e i suoi difetti, lei e i suoi progetti, lei e i suoi baci, lei e i suoi tormenti, lei e tutto ciò che la rendeva così bella e desiderabile ai miei occhi. Qualcuno quel giorno me l'aveva mandata in biblioteca, e se avessi scoperto chi fosse stato, sarei andato a baciargli i piedi, perchè mi aveva inconsapevolmente salvato la vita.
Mi accorsi di ciò che stava accandendo intorno a me, soltanto quando avvertii le sue dita sfiorarmi il petto mentre mi metteva la maglia come si fa con un bambino. Sorrisi, lasciandola fare, godendomi il suo tocco delicato, e subito dopo le proposi di andare a mangiare qualcosa, visto che era ormai arrivata l'ora di pranzo.
Sapevo che le sarebbe andato bene pure il McDonald, non era il tipo di ragazza schizzinosa o pretenziosa, anzi, ero più che convinto che avrebbe mangiato più volentieri cotoletta e patatine fritte piuttosto che del pesce, però quel giorno, feci finta di non saperlo.
Non avevamo mai avuto un appuntamento, perchè teoricamente dovevamo essere amici e basta, ma era chiaro che tra di noi ci fosse qualcosa che andasse di gran lunga oltre la semplice amicizia, e per qualche motivo, quel giorno mi sembrò perfetto per coccolarla e viziarla come se fosse la ragazza che volevo conquistare a tutti i costi. Per qualche ragione, il trascorrere insieme a lei una giornata al mare, e poi portarla a mangiare in qualche ristorantino tipico, ubicato proprio sulla spiaggia, mi faceva credere che quello potesse essere una specie di appuntamento.
Pranzammo seduti a un tavolo posto accanto a una vetrata che dava sul mare, chiacchierammo e ridemmo come al solito gustando pesce fresco, e quando terminammo, optammo per una seconda passeggiata in spiagga, prima di addentrarci nei vicoletti della cittadina, gremiti di  caratterische casette di pescatori, negozi di souvenir e prodotti tipici locali.
Sorrisi per tutto il tempo come un cretino, perchè mi accorsi che di nuovo, Emma non aveva prestato attenzione nè al mare, nè alla terraferma. Lei guardava me, io guardavo lei, e ci sorridevamo a vicenda parlandoci senza muovere le labbra. Esisteva tra noi una sorta di connessione che ci legava l'uno all'altra ogni giorno di più, ogni ora di più, ogni minuto di più. Era qualcosa di nostro, e c'era da perderci la testa, per quanto era bello e per quanto ci faceva stare bene insieme.
Ma fu quando giungemmo in prossimità di una piazzetta, che ci sedemmo su di una panchina, e fu mentre passavo casualmente con gli occhi dal suo viso, che avrei guardato fino a rimanere cieco, all'ambiente circostante che comunque non era tanto male, che scorsi due figure apparentemente familiari. D'istinto strinsi gli occhi per focalizzare meglio, e quando mi resi conto del fatto che le mie supposizioni fossero giuste, mi pietrificai.
Sì, restai per un attimo fermo e immobile, incredulo e completamente inerme, incapace di nascondermi, di scappare o di corrergli incontro. Restai a bocca asciutta e col fiato sospeso: non potevo crederci.
Emma mi prese la mano, la strinse forte, e mi guardò con le labbra increspate in un dolcissimo sorriso che stava per un 'Non te lo aspettavi proprio, vero?' 






BUONSALVEEEEEEEEE!!
Come ho anticipato a qualcuna di voi, ho aggiornato prima perchè la settimana prossima parto per la gita, e mi rendo conto di non potervi lasciare per due settimane con un capitolo che finisce in questo modo, perciò, solo per voi, farò il possibile per pubblicare anche il capitolo successivo, il ventiquattresimo, prima di giovedì prossimo. 
Spero solo di farcela, visti tutti gli impegni scolastici...in ogni caso, vi ringrazio di cuore per tutte le recensioni che mi avete lasciato, e per tutte quelle che mi auguro continuerete a lasciarmi ;)
Credetemi, mi spronano tantissimo, e mi fanno un sacco piacere, perciò...scrivetemi, scrivetemi, scrivetemi ♥
Prima di lasciarvi, come sempre, un piccolo spoiler del prossimo capitolo, che dovrebbe arrivare al massimo mercoledì ;)

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 Era stato troppo bello vivere quella vita cantando a squarciagola negli stadi, e accettare che il nostro sogno si interrompesse brutalmente, non per colpa delle avversità, ma per volere di uno di noi, era stata una vera e propria cannonata. E ci eravamo arrabbiati e allontanati talmente tanto e talmente in fretta, da non riuscire a considerare il fatto che prima o poi, probabilmente più prima che poi, gli 'Uk Hearts' sarebbero finiti lo stesso. Ma all'epoca, la nostra era stata una reazione spontanea, perchè all'improvviso ci eravamo ritrovati dall'avere tutto, al non avere niente..e sfido chiunque a restare con i nervi saldi quando qualcosa che ami finisce, e tu non riesci a spiegarti nemmeno bene il perchè.
" Basta, Ethan."
" Non pensare più, e non farti più domande. Se mi vuoi uccidere per quello che ho fatto, fallo dopo. Adesso, dai ascolto solo al cuore"
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