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Autore: Em_    01/05/2015    8 recensioni
Elena Gilbert è una specializzanda in chirurgia del primo anno. Suo padre è il primario e anche sua madre lavora lì.
Qui ritrova i suoi vecchi compagni e amici e scopre con gioia che saranno i suoi nuovi colleghi.
Tutto sembra andare bene finché, la sera del ricevimento per i nuovi arrivati, compare qualcuno dal passato di Stefan ed Elena.
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Dal testo: «Ehi, Stefan? Terra chiama Stefan!» gli dico ridacchiando.
Lui sposta lo sguardo più in là e non mi guarda. «Damon.» dice freddo.
«Ciao fratellino.» risponde sarcastico l’uomo.
Aspetta, cosa? Quel Damon? Il fratello che se n’è andato quando avevamo dieci anni? Che cavolo ci fa qui? Non si fa vedere da sedici anni ed ora si presenta nel nostro luogo di lavoro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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13. Quella notte

 

Si avvicina a me così lentamente che posso sentire i battiti del suo cuore, indietreggio fino a toccare il muro della stanzetta e rimango lì impietrita. Ho una vaga idea di ciò che vuole fare e non so come difendermi. Con un dito mi sfiora la pelle del viso ed io rabbrividisco, sono spaventata, veramente spaventata, ma cerco in tutti i modi possibili di mantenere la calma, mosse improvvise non aiuterebbero la situazione. Porta la sua bocca sull’incavo del mio collo e mi lascia un bacio, un altro brivido mi percorre la schiena, ma è tutt’altro che piacevole, è un brivido di terrore puro. Lo vedo togliersi la giacca bianca del camice e lasciarla a terra, bene, ora so di per certo cosa vuol fare ed è ubriaco il che non aiuta di certo la situazione. Devo fare qualcosa, darmi una svegliata e reagire, non posso restare qui a farmi toccare controvoglia dal mio superiore sbronzo. Quando mi appoggia una mano sulla schiena mi scanso di colpo e corro verso la porta, penso di essere salva ma evidentemente canto vittoria troppo presto perché un millesimo di secondo dopo sento i miei capelli che vengono quasi strappati da tanta forza con cui li sta tirando. Con un colpo mi ritrovo per terra sbattendo contro uno dei comodini con il gomito, avverto una fitta lungo tutto il braccio, è stata una bella botta ma nonostante ciò mi rialzo subito.

«Non provare a farlo di nuovo.» mi ordina.

Io lo fisso senza replicare nulla e continuo a non muovermi, ora l’ho sicuramente fatto incazzare sono proprio un’idiota. Senza che me ne accorga mi sbatte contro il muro con violenza facendomi male ad ogni singolo osso del mio corpo, la sua mano finisce sul mio fondoschiena e a quel contatto non posso far altro che lasciar uscire le lacrime che mi tengo dentro da troppo tempo. Non sto ragionando lucidamente e non va bene, non posso lasciare che accada. Respiro profondamente mentre lui è ancora attaccato a me, mi guardo intorno per cercare qualcosa con cui difendermi ma non c’è nulla in questa dannata stanza. O forse sì. Poso il mio sguardo sulla lampada del comodino, potrei colpirlo con quella. Con il piede riesco a staccare la spina dalla presa di corrente e allungo la mano, riesco ad afferrarla e con tutta la forza che ho gliela sbatto il testa. Si accascia dolorante mentre io ne approfitto per scappare verso la porta, questa volta sono sicura di avercela fatta e riesco già ad assaporare la libertà. Purtroppo devo ricredermi due secondi dopo perché mi afferra per una caviglia facendomi cadere e battere la testa sul pavimento. Resto stordita per un attimo, tra il gomito e la testa dolorante inizio seriamente a dubitare di me stessa. Mi divincolo con le gambe e riesco a pestargli la mano con la scarpa così da liberarmi definitivamente dalla sua morsa. A carponi vado verso la porta, la apro e corro fuori senza una meta precisa. Ce l’ho fatta. Ora sono al sicuro e sto bene… Forse. Barcollo per qualche metro poi inciampo finendo nuovamente a terra, è notte fonda e non c’è praticamente nessuno in giro, la testa mi scoppia e ho paura che Nox possa avermi seguita. Mi rialzo subito scossa da quel pensiero e ricomincio a camminare verso l’ascensore che si trova a pochi passi da me. Non so come ma riesco a raggiungere il mio spogliatoio, apro il mio armadietto e afferro subito il cellulare, ho tre chiamate perse di Damon e un messaggio da Caroline dove mi dice che resta a casa di Klaus. Come medico so che ho bisogno di un controllo, potrei avere una commozione celebrale in atto e non c’è da scherzare, so anche che non posso chiamare la mia amica o mi farebbe troppe domande a cui non voglio rispondere e lo stesso vale per Stefan, i miei genitori non se ne parla, l’unico che resta è Damon. Sento uno strano bisogno di farmi abbracciare da lui in questo momento e non esito a chiamarlo sperando risponda.

“Pronto?” dice assonnato dall’altro capo del telefono.

«Dam… Damon…» 

“Elena? Ehi, ma dov’eri finita?”

«Io… Ho bisogno di te…» dico iniziando a singhiozzare.

“Cos’è successo? Dove sei?”

«In ospedale… Credo di avere… Una commozione celebrale… Non sono molto lucida.» balbetto tra le lacrime.

“Cosa?! Va bene, arrivo subito. Resta dove sei!” mi ordina riattaccando.

Mi stendo sulla panchina dove solitamente ci cambiamo noi specializzandi e piango finché non crollo, non so se mi sono addormentata o se sono svenuta, desidero solo che questa nottata d’inferno finisca in fretta.

Mi risveglio distesa in un letto, è uno di quelli ospedalieri quindi sono ancora nell’edificio. Ho una flebo attaccata al braccio sinistro che mi pizzica un po’, per il resto sono tutta intera, credo. La testa mi fa molto più male di prima è come se un martello mi stesse colpendo a ritmo di musica, mi massaggio la tempia dimenticandomi del gomito e mi si dipinge una smorfia di dolore in volto.

«Ehi, ti sei svegliata.» mi dice dolcemente Damon prendendomi la mano.

Lo guardo nei suoi grandi occhi color ghiaccio e scoppio a piangere, lui si sistema sul letto insieme a me e mi prende tra le braccia. Istintivamente mi stringo a lui e lascio che tutta la paura e l’ansia scivolino via, con lui mi sento al sicuro e protetta ed è forse l’unica persona da cui mi farei toccare in questo momento. Lascio scorrere le mie lacrime per svariati minuti finché riesco a calmarmi da sola, riprendo a respirare regolarmente ma non dico niente, voglio che sia lui a chiedere se vuole sapere perché io non ho la forza di iniziare l’argomento.

«Cos’è successo, Elena? Sto iniziando a preoccuparmi seriamente.» 

«Ho sbattuto la testa…»

«Sì, questo l’avevo capito è il come che mi sfugge.»

«Non mi va di parlarne…»

Lo sento muoversi sotto di me e in un lampo i suoi occhi sono sui miei, mi accarezza il gomito cercando di confortarmi ma mi fa male e senza pensarci lo ritraggo lasciandomi sfuggire un lamento.

«Che cos’hai? Alza la manica della maglia.» mi chiede sempre con tono pacato.

«Non è niente…» gli rispondo alzando la manica ed esponendo il gomito. Okay, forse niente non è la definizione adatta visto che ho il gomito nero.

«Dove ti sei fatta questo livido?» domanda scioccato.

Non posso più mentirgli, l’ho chiamato io e lui si è occupato di me mentre ero priva di sensi una spiegazione come minimo gliela devo. Non mi fa piacere parlare di quello che è successo anche se fortunatamente è stato meno grave del previsto. Damon continua a squadrarmi in attesa di una risposta e con un sospiro decido di dirgli tutto.

«Ero nella stanza del medico di guardia a riposare un po’ quando è entrato il dottor Nox, era ubriaco e blaterava cose sulla sua fidanzata che l’aveva tradito. Senza che me ne potessi accorgere mi ha baciata… Io l’ho respinto ma non è servito, ho cercato di uscire da lì ma mi ha sbattuta contro il comodino ecco il perché del livido, ho tentato di difendermi con una lampada e mentre ritentavo la fuga mi ha fatta cadere e ho battuto forte la testa sul pavimento, alla fine ce l’ho fatta e sono scappata.» concludo senza più guardarlo.

«Lui ti ha…?» si blocca senza finire la frase.

«No!» esclamo inorridita.

E’ sconvolto più di quanto lo sia io, non mi guarda più come faceva prima e questo mi fa pensare di aver fatto un grossissimo errore ad averglielo raccontato. Il pensiero di poterlo perdere per sempre mi spaventa da morire, se non mi guardasse più come faceva prima ne soffrirei troppo, se dovesse andarsene per questa storia potrei sentirmi male sul serio.

«Damon… Non andartene… Non lasciarmi sola…» lo prego.

«Non ti lascio, piccola.» mi abbraccia facendo attenzione alla mie varie ammaccature.

«Ho qualche livido, ma sto bene… Ho solo bisogno che tu rimanga con me.» confesso.

«Non vado da nessuna parte, Elena, lo giuro.» mi dice dandomi un bacio sulla fronte. «Devo solo fare una cosa prima.»

«Cosa?»

«Ammazzare quello stronzo che ha osato toccarti.» mi risponde alzandosi dal letto.






Angolo autrice
Ciao! Buon primo maggio a tutti! :D
Siccome qua da me diluvia e io non ho nulla da fare (T.T) vi pubblico il capitolo.
Allora, riprende esattamente da dove si era interrotto l'altro. Ho cercato di descrivere un po' quello che è successo ad Elena senza entrare troppo nei dettagli perchè comunque sono temi delicati e non vorrei fare confusione insomma... Alla fin fine lei ce la fa a scappare con le sue forze e chiama subito Damon, è l'unico con cui si sente di parlare in quel momento.
Ovviamente lui corre subito in ospedale e si prende cura di lei finchè non si sveglia. Elena gli racconta a grandi linee cos'è accaduto ed è terroizzata dal fatto che Damon possa vederla come una vittima e non come la solita Elena.
Che succederà adesso dopo la frase di Damon? Pensate che lo prenderà a pugni?

Come sempre fatemi sapere che amo le vostre recensioni ** Spero che almeno voi stiate passando bene la giornata! Io mi sono limitata a vedere tvd, ma non faccio spoiler... Dico solo no comment.

Un bacio e alla prossima,
Anna
   
 
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