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Autore: CerseitheChaos    01/05/2015    4 recensioni
Si avvicinò, a due centimetri dalla mia faccia. I nostri nasi addirittura si toccarono ripetutamente, quasi lui spingesse il suo contro il mio.
«Io posso averti quando mi pare » sussurrò, facendo spuntare un ghigno beffardo sul proprio viso.
Indietreggiai, istintivamente.
«Prendimi, allora» lo provocai.
Fece un mezzo sorriso.
«Non mi tentare» rispose secco, ed uscì dalla cella, dando questa volta un giro di chiave.
«Non finisce qui» mi puntò il dito contro e sparì.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Tauriel, Thranduil
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Chapter Twenty- Two.
'goodbye my friend. goodbye my lover.'


 





Il nome di fili risvegliò la mia attenzione. 
Legolas mi stringeva distrattamente la mano, e il modo in cui mi divincolai dalla sua presa fu spontaneo e rapido. 
Senza guardare il volto di nessuno, per timore di dover dare troppe spiegazioni o perdere tempo, mi allontanai da loro. 
-Eowed! Dove diavolo credi di andare?- sbraitò Gandalf, burbero. 
Senza neanche voltarmi verso di lui, sostenni la testa alta ed uno sguardo fiero, privo di ogni sfumatura d' emozione. 
-A salvare le vite dei Nani- risposi, apaticamente ed orgogliosa. 
Sentii Gandalf borbottare qualcosa tra sè e sè, ma, stranamente, non cercò di fermarmi, come pensavo avrebbe fatto. 
Togliendo vite, come prevedibile, uscii da Dale, e mi ritrovai nel grande spiazzo davanti alla Montagna. 
Piccole sagome, tozze e barbute, spuntavano tra un orco e l' altro: sì, i Nani erano scesi in battaglia, decisamente. 
Sorrisi, senza però abbassare lo sguardo. Lo mantenni solenne, fiero, come il mio rapido incedere. 
Dopo aver conficcato una freccia nella fronte di un orco un po' troppo feroce per i miei gusti, mi sentii toccare una spalla.
Mi voltai, attenta e prevenuta, puntando la freccia sul volto di una Tauriel tutt' altro che spaventata da me. 
Alzò le mani in segno di resa, scherzosamente, e poi sorrise. 
Lentamente abbassai l' arco. 
-mae govannen, mellon nin!- esclamò, riportando le mani e le braccia alla posizione iniziale, abbandonate lungo i fianchi.
La scrutai per qualche attimo. 
Con un sussurro, le risposi. - Mae govvanen, mellon nin- 
Continuò a sorridere.
-Non ti avremmo mai lasciata sola- mi disse, con le palpebre traslucide. 
-Ma io non sono sola- risposi, senza alcuna presunzione. 
-Senza Legolas non sei completamente te stessa, e senza Eowed Legolas non è completamente se stesso. Ormai è una condizione naturale- 
Le sue parole mi colpirono. Forse lei e Legolas avevano parlato a lungo di me, magari davanti ad un fuoco, o sulle sponde di un fiume;
Quali parole potevano essere emerse? Probabilmente nessuna, gli Elfi non avevano bisogno di parlare per 'comunicare'. 
Sorrisi di rimando. 
-Ora è tempo di salvare la tua, di parte mancante- alludevo chiaramente a Kìli, e lei non esitò a capirlo.
-Thranduil poco fa' mi ha detto che ciò che provo per lui non è reale; ma che ne sà un Elfo così solo ed arrabbiato con il mondo dell' amore?-
Un esasperante silenzio calò su di noi. Fui io a romperlo.
-Forse è così arrabbiato con il mondo perchè l' amore nenche con lui è stato gentile- risposi, rimembrando la triste storia di Thranduil, che ha però portato alla mia esistenza.
La gioia sul suo volto si spense. 
Si guardò rapidamente intorno, muovendo freneticamente le iridi verdi come il bosco Atro di un tempo. Sviò l' argomento.
-Dobbiamo sbrigarci- 

Quando entrammo a Colle Corvo - in un punto in cui già ci si poteva effettivamente considerare 'dentro'- l' atmosfera di morte e paura pervase i nostri corpi. 
Tauriel scosse il piccolo naso, e poi sentenziò. - Sta succendendo qualcosa- 
Un brivido percorse la mia schiena, chiusi gli occhi, senza una particolare ragione. 
Poi ecco arrivare una fitta di mal di testa atroce.
-Ah- gemetti, piegandomi in avanti. 
-Eowed!- Tauriel si avvicinò, preoccupata. - Ti senti bene?- 
Non risposi.
Continuai a tenere le palpebre chiuse, concentrate. 
Delle immagini, vivide come il freddo che attanagliava il mio corpo, si insinuarono tra le crepe più profonde della  mente. 
Fu un attimo.
Un attimo lungo quanto una vita terrena.
Un attimo lungo quanto un' eternità. 
Pontelagolungo e le sue campane festanti;
La mamma con il suo vestito bianco e profumato della domenica;
Pà che le da' un bacio;
Io che corro felice sulla Piazza del Mercato;
Le lacrime di Tilda mentre mi allontano da casa; 
Thranduil che mi fissa con le sue iridi di ghiaccio;
Legolas che mi stringe a sè; 
La sensazione di vuoto durante la sua assenza;
Fìli sull' orlo di un precipizio, con la lama del braccio di Bolg puntata nella schiena. 
Feci un movimento brusco, piegandomi di più.
Poi spalancai gli occhi.
Pensai di averli tenuti chiusi per anni e anni, invece erano trascorsi solo pochi minuti.
La vista era annebbiata, confusa. 
Tauriel non si muoveva, mi fissava,preoccupata. 
-Fìli è in pericolo. L' ho visto!- urlai.
La situazione di precarietà di Fìli mi agitò particolarmente. 
Tra di noi c' era sempre stato qualcosa; non parlo di amore, almeno da parte mia, o forse sì. 
I miei sentimenti per lui erano piuttosto confusi, lo erano sempre stati.
sentivo un immane bisogno di proteggerlo, di salvargli la vita. Non riuscivo a reggere il suo sguardo, rotto, spento, in frantumi. 
Per me era importante la sua incolumità. 
Un filo, leggero e trasparente, indissolubile, ci legava: io a lui e lui a me. Il mio cuore apparteneva a Legolas.
Ma avrei potuto amare Fìli, forse, se Legolas non ci fosse mai stato. 
Il Nano provava sicuramente qualcosa per me, qualcosa che io avevo sempre ignorato, a cui non volevo dare una risposta, ma era proprio questa la verità. 
Corsi su per il colle, a perdifato. 
Non sapevo nemmeno dove stavo andando, semplicemente, salivo, sperando di imboccare la strada giusta.
L' agitazione non mi permetteva di usare la ragione, e Tauriel probabilmente lo comprese.
Mi seguiva, silenziosa, balzando con il suo fare aggraziato, fino a quando non scorsi una piccola ma possente figura.
Riconobbi la folta chioma scura, punteggiata dai fiocchi di neve: Thorin. 
Accanto a lui stava Bilbo, ansimante e preoccupato, e poco più in là stava Dwalin, con un' ascia in mano.
Sembravano stanchi ed affaticati, probabilmente reduci già da molte uccisioni. 
Arrivammo, senza dire una parola. Thorin si accorse subito della nostra presenza alle sue spalle, ma esitò un istante prima di voltarsi.
Dwalin mi osservava pietrificato, Bilbo invece si trattenne dall' esclamare qualcosa.
Thorin si voltò, alla fine, molto lentamente verso di me. 
I suoi occhi erano spenti e tristi, segnati dall' orrore della guerra.
-Eowed, Gioiello di Yavanna- disse con voce sfilacciata, avvicinandosi. 
Puntò le sue iridi nelle mie, e io lo imitai.
Mi cinse il braccio con la sua mano possente, e lo lasciai fare, senza far trapelare alcuna sfumatura di emozione. 
-Perdonami. Sono stato uno sciocco. Non ragionavo. Non pensavo.- 
Continuammo a guardarci, mentre un profondo silenzio era calato.
Tutti erano immobili; neanche Bilbo si muoveva.
Aspettavano tutti la mia risposta. Che cosa avrei fatto? Non lo sapevo nemmeno io.
E non lo seppi mai.
Un rumore di tamburi echeggiò nell' aria. Thorin mosse leggermente la testa, spostando gli occhi a sua volta.
Dwalin ascoltò attentamente, muovendo le enormi orecchie.
-Sono loro- disse, con voce decisa, e si spostò. 
Thorin fece per imitarlo, ma io lo arrancai per un braccio.
-Thorin- si voltò, quasi avesse fretta. -Va bene così- dissi.
Sorrise debolmente, e posò la sua mano sulla mia, in segno di resa. 
Il tamburo echeggiò nuovamente, e questa volta seguimmo Dwalin e Bilbo, che si erano già spostati.
Tauriel era scomparsa. Tipico. 
Ci avvicinammo all' enorme maceria costituita da due enormi fori, due passaggi. 
Cupi e grigi, il battito dei tamburi sembrava emergere dai bianchi di neve che li riempivano. 
Ci piantammo lì, in attesa di un esito, fino a quando non emerse la figura di Azog. 
Stringeva un nano per un braccio così forte da farlo avanzare piegato, come una bestia.
Thorin sussultò ed avanzò ancora di più, ed io lo imitai. 
Quando mi accorsi che a penzolare dalla testa piegata erano le trecce bionde di Fìli il mio cuore perse moltissimi battiti.
Sudai freddo, e persi completamente la lucidità. 
-Questo muore per primo!- gridò Azog. 
Fu ancora peggio quando mi resi conto che tutto quadrava alla perfezione: la visione che avevo avuto poco prima era identica al momento che si stava per presentare. 
Tirò su Fìli con un braccio, mentre con l' altro gli puntava l' orrida sciabola che aveva dovuto trapiantarsi.
Fìli alzò lo sguardo; prima cercò gli occhi di suo zio, poi i miei.
Rimasi pietrificata, mentre lui mi guardava, con gli occhi lucidi e con la consapevolezza della morte.
Non avremmo potuto attaccarlo, il suo seguito si trovava proprio dietro di lui, ma io avrei potuto fare qualcosa.
Tutto quello che dovevo fare era attivarmi. 
Dovevo salvarlo. Dovevo potergli spiegare ogni mia singola azione, le parole che avevo detto a Thorin davanti alla Montagna.
Dovevo almeno dirgli addio.
Provai a concentrarmi. Nulla.
Tutto ciò che sentivo era Azog minacciare Thorin. -Che c'è, Gioiello di Yavannah, non fai nulla per salvare il tuo amichetto?- le sue parole non mi urtarono minimamente; tutto quello che vedevo era Fìli, Fìli e basta. -Non ti attivi?- continuò, con un tono canzonatorio. Presi una freccia e la depositai sul mio arco; era tutto quello che potevo fare. Azog rise. -Mi aspettavo un po' di più dal Gioiello di Yavannah! Credo che, se continuerai così, farai la fine dei tuoi amici Curunìr- Non abbassai l' arco di un millimetro. Sapevo che quella freccia non lo avrebbe fermato, ma almeno potevo fargli del male. Non risposi subito, attesi. Poi, con un tono di voce flebile ma deciso, il più arrabbiato che avessi mai usato, dissi -Prima o poi mi attiverò, e giuro che tu perirai nel peggiore dei modi-
Ghignò, Poi alzò la sciabola e trapassò la schiena di Fìlì; emise un verso gutturale, di dolore. Fu allora che scoccai la freccia; avevo mirato la testa, ma lui agilmente la schivò e gli si conficcò solo nella spalla. Azog gridò, e scaraventò Fìli giù dalla struttura.
 
Thorin si lamentò, Azog anche, io non dissi niente.
Io non avevo più forze.
Io non avevo più alcun motivo per rimanere lì. 


Angolo Autrice:
Salve! Come sempre, scusate il ritardo, ma la scuola non lascia mai tregua. 
La storia è quasi giunta al termine, credo manchino pochissimi capitoli, secondo i miei calcoli, circa due. 
Oddio, non ci voglio pensare. 
Grazie mille come sempre, aspetto una vostra recensione! :)

 
  
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