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Autore: Chrystal_93    01/05/2015    3 recensioni
Avrei potuto anche intitolarlo "Le avventure da genitori di Belle e Rumple tra pannolini, urla e sorrisi", tanto per rendere meglio l'idea sul contento di questa raccolta.
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#12 cap: “Hai visto quanto muschio, Rose?” chiese Belle. [...] “E pensa che ogni albero col muschio può essere la dimora di un tipo molto speciale di fate.” Rose girò di scatto la testa per guardare il padre.[...] "Quando passano gli umani, si nascondono. Vengono fuori soltanto se una bella e buona fanciulla, in particolar modo amante degli animali, sta vagando per la foresta. Se il suo cuore è puro, la proteggeranno da ogni male. [...] Si dice che tessano sul fuso e sull'arcolaio. E inoltre hanno il potere di trasformare le foglie in oro.” “In oro?!” esclamò la figlia.” “Sì. È per questo che, in autunno, le chiome di alcuni alberi risplendono nelle ore del tramonto.”
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vita da genitori

 
"Il vero amore non implica la perfezione, anzi fiorisce sulle imperfezioni."
John Gray


 
Il potere del vero amore
 

“Siamo arrivati!” annunciò Gold, entrando con la figlia di quattro anni in braccio. Avevano appena varcato la soglia della biblioteca che sentirono un gran vociare. Una piccola folla si trovava davanti al bancone di prestiti/restituzioni e Belle era tutto fuorché calma e tranquilla.

Le persone sembravano agitate e, più si avvicinava, più notava che la moglie era rossa e accaldata. Le mani le tremavano leggermente mentre premeva convulsamente alcuni tasti del computer.

Facendosi spazio tra la folla e, appoggiando la piccola e scalciante Rose sul bancone, Gold riuscì a raggiungere la moglie.

“Belle, tesoro, che succede?”

“Succede che il computer si è impallato, la lista cartacea non è aggiornata e io non so più far ordine.”

“E questi cosa vogliono?”

“Vogliono... non lo so! Come posso saperlo senza consultare il database? C'è chi sostiene di non aver mai preso in prestito un libro...”

Gold in fretta, affidando l'attenzione per la bambina a un nano che stava sventolando un libro sulla storia delle ferrovie, fece il giro del bancone e raggiunse la moglie.

“Adesso tu calmati, siediti un attimo e bevi un bicchier d'acqua. Qui ci penso io.”

“Ma tu non sai nemmeno...”
“Cinque minuti. Dopo ritorni tu.”

Belle annuì, prese la bambina in braccio e la portò nel posto più lontano della biblioteca, tra gli scaffali.

Quando la semioscurità le avvolse, si lasciò scivolare per terra, tenendo tra le braccia la bambina che, ben presto, si divincolò e cominciò ad arrampicarsi sugli scaffali.

Era solita correre su e giù e nascondere qualche peluche tra i libri, perché così li custodivano -come diceva lei.

Sospirò e tentò di riacciuffarla a ogni nuovo salto nel buio. Intanto, in un piccolo angolo della sua testa -perché, come aveva scoperto, una donna doveva fare più cose nello stesso istante e una madre doveva fare mille cose in simultanea- pregò che suo marito riuscisse a far riandare il pc, persino con la magia.

Era da tutto il giorno che faceva i capricci, ma da un'ora e mezza, con l'arrivo degli abitanti ritardatari di Storybrooke, era diventato un vero e proprio problema.

“Belle. Ho finito, andiamo?” Suo marito fece capolino con la testa, sorridendo.

Belle uscì dalla piccola nicchia buia tra i libri, preceduta da una Rose scalmanata che stava facendo volare in aria un tigrotto.

“Ma come hai fatto? Il computer si è rimesso in moto?” chiese lei, mentre il marito le porgeva la giacca.

“No. Ho semplicemente ricordato loro che le bugie hanno le gambe corte.”

Belle si fermò, strinse le labbra e spalancò gli occhi.

“Che hai detto, Rumple?”

“Parco, parco!” urlò Rose, mentre il padre spingeva gentilmente fuori Belle.

“Ho detto che avevo un incantesimo per capire se stavano mentendo e quindi conveniva loro non barare sulla data di riconsegna. O di prestito.”

Belle emise un sospiro di sollievo e si appoggiò al braccio del marito, inclinando la testa quel tanto per appoggiarsi alla sua spalla.

“Giornata dura, vero?”
“Non immagini quanto.” sospirò lei. “Dovrò far sostituire quel pc. O aggiornare i software, non lo so.”

“Ci pensiamo domani.” disse lui. “Ora ciò di cui ti devi preoccupare è...”

“Parco!” proruppe la figlia, indicando un piccolo sprazzo verde con dei giochi.

“Il parco.” sorrise Belle.

“E parco sia.” disse Rumple, avvolgendo e stringendo con un braccio la vita della moglie.

 

 

“Rose ti prego, stai attenta, non ti buttare!”

“Belle, stai tranquilla, non si farà niente.”

Belle si rimise seduta sulla panchina accanto al marito, con un sospiro. “Come mai sei così rilassato e tranquillo? Di solito sei tu quello iperprotettivo.”

“Ho avuto una bellissima giornata. Allietata dal pensiero della bellissima notte passata con mia moglie. È una donna dalle mille risorse.” disse, sorridendo malizioso.

Belle si morse le labbra e guardò in basso, sentendo le guance diventarle sempre più rosse.

“Tu invece come mai sei così nervosa? Solo per la biblioteca?” chiese Gold, volendo stemperare l'imbarazzo della moglie.

“No, stamattina ho avuto l'incontro con le mamme della scuola materna e...”

“Ti hanno riempita di paure.”

“Si preoccupano di cose a cui io neanche pensavo! Come può una bambina di quattro anni usare la lente degli occhiali da lettura per dare fuoco alle lenzuola del suo lettino?”

Gold si schiarì la voce, si allentò il nodo della cravatta e si rimise dritto sulla panchina. “Il figlio dello yaoguai? O di qualche altro sventurato trasformato da Regina in drago...”

“Non scherzare, per loro sono cose serie e possibili. Che ne so se i cheerios di mia figlia sono veleno per il sviluppo cerebrale?”

“Non saprei. Non esistevano i cheerios nel nostro mondo...”
“Appunto! Devo assolutamente trovare qualche libro a riguardo.”
“Tipo: 'Come trasformarsi da madri dolci e amorose in carcerieri iperprotettivi'?”

“Ha-ha. Che simpatico. Te la scordi una serata come quella di ieri sera.”
“Ma Belle! Io stavo solo...” Gold non riuscì a finire la frase che vide Belle scattare in piedi e correre verso la loro bambina che, nel frattempo, era seduta a terra, in lacrime e urlante, stringendosi un ginocchio.

Quando la mise sulla panchina, notò che aveva una sbucciatura a livello del ginocchio, da cui uscivano alcune gocce di sangue.

“Cos'è successo?” chiese lui, ancora inebetito dalla sorpresa, mentre Belle frugava nella borsa in cerca di un disinfettante e un fazzoletto e, intanto, accarezzava con una mano la testa della figlia.

“Andrà tutto bene, tesoro, solo un minuto.” disse, rivoltando ancor di più la borsa.

“Io... volevo solo vedere l'alto e poi...” riuscì a dire la piccola prima di scoppiare a piangere di nuovo.

“Non c'è! Non c'è! Ma dov'è finito?”

“Cosa?” chiese lui, non sapendo bene chi doveva consolare di più.

“Il disinfettante!” strillò Belle.

Gold guardò il ginocchio della bambina, non vedendo nulla di così grave. E se lo diceva lui, lo era per davvero.

“Non credo servirà il disinfettante stavolta. È solo una sbucciatura.”

“Vado a vedere in biblioteca. Là ho sempre qualcosa ed è più vicino rispetto a casa.”

“Ma Belle, basta solo un po' d'acqua e un fazzoletto.”

“Torno tra due minuti. Non farla muovere.”

“Belle...” tentò di fermarla, ma la moglie era già corsa via. Non sapeva bene come con quei tacchi, ma era sicuro che di quel passo sarebbe tornata in meno di sessanta secondi.

Sospirò e tornò a guardare la bambina, ancora in lacrime.

Prese una bottiglietta d'acqua e ne versò un po' sulla ferita della figlia che, immediatamente, tentò di divincolarsi.

“Brucia! Brucia!” urlò lei.

“Lo so, ma ora passa tutto.” disse lui, tamponandola con un fazzoletto di carta.

“Com'è adesso? Brucia ancora?” chiese.

La figlia mosse la testa su e giù, tirando su col naso.

Gold allora si chinò su di lei e le diede un bacio sul ginocchio. “E ora?”

“Non lo so. Cosa hai fatto?”

“Ti ho dato un bacio, il bacio del vero amore.”

“Il bacio del vero amore?”

Gold, sorridendo, si sedette sulla panchina e prese in braccio la figlia. “Sì, e se il più profondo e vero amore può sconfiggere ogni tipo di sortilegio, allora può anche guarire.”

Rose guardava il padre con la bocca spalancata a O e gli occhi completamente ipnotizzati.

“Davvero, davvero?”

“Davvero, davvero. A me è capitato.”

“Ti eri fatto male anche tu?” chiese lei, indicando con la testa la sbucciatura sul ginocchio.

“Ero... sì, in un certo senso stavo male. E tua madre mi ha guarito.”

“Col bacio del vero amore?”

“Sì. L'amore è la magia più potente che ci sia. E io ne sono la prova. O meglio, tu ne sei la prova.”

Rose corrugò la fronte e arricciò le labbra in un modo così somigliante alla madre che Gold dovette fare un grosso sforzo per non stritolarla in un abbraccio senza fine.

“Puoi riprovare?” chiese alla fine.

Gold sorrise e si chinò di nuovo, baciando dolcemente il ginocchio della figlia. Poi la guardò con un sopracciglio alzato e un sorrisetto sulla faccia.

“Non mi fa più male. Ha funzionato, papà!” esclamò lei, alzandosi in piedi di colpo. Poi, buttando le braccia al collo del padre, gli stampò un bacio sulla guancia, proprio nel momento in cui Belle, tutta trafelata, tornava con delle garze e un tubetto pieno di un liquido rosso scuro.

Prima che potesse essere acciuffata dalla madre, Rose scese dalle gambe del padre e corse via, tutta contenta.

“Rose,aspetta!” urlò Belle, ma la bambina non la stette a sentire.

Quando la donna si voltò verso Gold, lui alzò le spalle. “Sta bene. Bastava solo un po' d'acqua.”

“Tu mi devi spiegare molte cose oggi.”

“D'accordo, ma ora calmati. Sei troppo esausta.”

“No, devo disinfettare nostra figlia prima che...” fece per andare verso di lei, già pronta ad arrampicarsi a qualche gioco per raggiungere la figlioletta temeraria e incurante dei pericolosi centimetri che la separavano dalla terra.

“Belle, ti prego, nostra figlia sta bene.”
“Ma è ferita! Ha bisogno di cure e...”

Gold la fermò e, senza aspettare che la moglie sciorinasse un'altra sequela di possibili pericoli mortali che potessero colpire la loro bambina, la baciò.

Ci vollero alcuni secondi prima che Belle si sciogliesse da quell'irrigidimento che governava il suo corpo ma, in poco tempo, si dimenticò ogni assurda preoccupazione e, ben presto, restituì il bacio al marito.

Quando si staccarono, Belle era senza fiato, ma allo stesso tempo anche svuotata dalle mille ansie che l'avevano accompagnata nelle nove ore precedenti.

“Va tutto bene. Nessun germe patogeno attenterà alla vita di nostra figlia.”

“Sì.” disse soltanto lei, prima di baciare di nuovo il marito, ora molto più calma e rilassata di prima.

Rose, che si era arrampicata a quasi due metri da terra attraverso un intreccio di spesse corde rosse, guardò i genitori stretti l'uno all'altra.

Fu in quel momento che realizzò -vedendo la madre calmarsi di colpo, come per magia, e sorridere di nuovo- che il bacio del vero amore, e in generale il vero amore, era la magia più potente di tutte e poteva vincere ogni cosa. Anche il sortilegio più oscuro.






Note dell'Autrice
Sono ancora in anticipo, ma questa volta volontariamente. L'ho pianificato, ebbene sì, per quanto strano possa sembrare.
Per il primo maggio volevo fare qualcosa di speciale e così ho buttato giù un'altra one shot in cui non risparmio Belle dallo stress di essere mamma, moglie e lavoratrice. Tuttavia non fatevi fuorviare, ci tengo ancora moltissimo a lei e, nel prossimo capitolo, (spero) ne uscirà meglio.
Infatti avevo intenzione di fare un seguito di Un mostro di mamma, per cui non temete, non l'ho abbandonata.
Per altro devo ringraziare padme83, Elema ed Euridice100 che hanno recensito lo scorso capitolo. Spero che anche questo non vi deluda. Inoltre un grazie va anche a chi mi segue/ricorda/preferisce e a chi semplicemente -ma non meno importante- mi legge.

 

  
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