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Autore: LadySissi    01/05/2015    1 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTA AUTORE: questo capitolo conclude una ideale trilogia, composta dai capitoli 3-4-5, riguardante il tema dell'amicizia durante gli anni del liceo. Come per i capitoli 3 e 4, ho scelto una canzone tratta dall'album "Fearless".
A partire dal prossimo capitolo racconterò qualcosa di diverso!
Questo capitolo è per Tota22, senza le cui preziose recensioni non mi sarebbe forse venuta quest'idea.
Spero tanto che piaccia anche a voi lettori "silenziosi"... lasciate un commento, se vi va!

 

Posso tornare ad ogni risata

ma non voglio andare più là

e conosco tutti i passi fino alla tua porta

ma non voglio andare più là

 

Erano ormai due giorni che la pioggia scrosciava imperterrita. L'acqua scendeva dal cielo e lasciava profondi solchi sui profili delicati delle foglie e dei fiori primaverili. Persino il cielo, che in quella stagione era sempre azzurro e punteggiato da piccole nuvole bianche, minacciava tempesta e si era velato quasi di nero.

Nella camera da letto della villetta di famiglia, una giovane donna con un caschetto biondo e gli occhi verdi si era appena allontanata dalla finestra, inforcando gli occhiali dalla montatura colorata. Sedutasi sul letto,avvicinò a sé la borsa nera da lavoro, estraendo un pacco di temi ancora da correggere. Decisa a sfruttare la giornata di brutto tempo, posò il blocco di fogli sulla scrivania e vi si sedette davanti con una penna rossa ed una matita.

Aveva assegnato ai suoi studenti una traccia letteraria, una d'attualità e la solita traccia personale. Il terzo compito del pacco era quello di Elisabetta, una delle studentesse più portate per la sua materia, specializzata nella scrittura di lunghissimi commenti a poesie e romanzi che le erano piaciuti. Per questo motivo Maria restò sorpresa nel constatare che, stranamente, quella volta la sua alunna preferita aveva scelto la traccia personale, dal titolo «Gli anni più belli? Gioie e difficoltà della vita del liceo.»

Lo stile era sempre pulito, elegante, corretto. Maria si era ritrovata ben presto conquistata dalla lettura... finché un periodo piuttosto lungo non l'aveva fatta fermare.

«È opinione molto diffusa che noi adolescenti passiamo la maggior parte del nostro tempo dedicandoci a passatempi leggeri e poco impegnativi, come chattare su Whatsapp, usare i social network, passeggiare in centro con gli amici o chiacchierare con un gelato in mano durante le sere d'estate. Siamo spesso accusati di essere persone leggere e poco profonde. Io credo che, nel momento in cui una persona formula questo pensiero, egli commetta una grave ingiustizia. Le attività prima elencate, infatti, non sono dei passatempi per noi: sono l'unico modo che conosciamo per affrancarci dalle nostre famiglie, per avere un nostro spazio indipendente, per iniziare a crescere. Per quanto piccola e frivola, questa è la nostra libertà, la nostra profondità, e gli adulti dovrebbero rispettarla.»

Leggendo i pensieri di Elisabetta, Maria ebbe all'improvviso l'impressione di stare parlando con qualcun'altra. Anche se con vocaboli diversi,ricordava bene di aver già sentito quel discorso.

 

Maria sapeva bene dove abitava Serena: aveva la patente da qualche anno, ed avrebbe fatto la strada fino a casa sua anche ad occhi chiusi. Anche se, in quegli anni, erano cambiate così tante cose che perfino la strada che univa i loro due paesi non era più la stessa, ma era stata rasa al suolo e ricostruita dalle fondamenta.

Le sarebbe bastato aspettare che la pioggia diminuisse. Avrebbe preso la vecchia station wagon sulla quale suo padre era solito ascoltare Zucchero a tutto volume, che ora era passata in eredità a lei. Avrebbe ascoltato un cd dei Blue durante il breve viaggio, in ricordo dei vecchi tempi. Avrebbe telefonato dal piccolo parcheggio dietro casa di Serena, chiedendole di poterla vedere.

Se una parte di lei, però, stava già contando i passi e cercando il cappotto, un'altra, più razionale, la tratteneva.

Erano ormai un po' di anni che lei e Serena si telefonavano brevemente solo in occasione dei reciproci compleanni, e non si potevano certo più definire due amiche.

Senza contare che una vocina nell'orecchio, dovuta ad una cattiva abitudine familiare, le sussurrava: “Non vorrai disturbare?”

Pur non volendo, le scappò un sorriso. Quante risate si faceva Serena quando lei menzionava l'idea di disturbare! Le rispondeva sempre: “Ma no, che assurdità! Tu non mi disturbi quando mi telefoni o mi vuoi vedere. Potresti chiamarmi anche alle tre di notte, per quel che mi riguarda!”

Le sarebbe bastato pochissimo per risentire quella risata, ma era come se le mancasse la forza di farlo, e, in fondo, sapeva bene il perché.

 

parla al vento, parla al cielo

parla ad un uomo con dei motivi

e fammi sapere cos'hai trovato

 

Più passava le sue giornate in compagnia degli adolescenti e più Maria si rendeva conto che gli anni del suo liceo erano un mondo perduto. I ragazzi a cui insegnava quell'anno leggevano altri libri, ascoltavano altra musica, guardavano altri film e portavano ben altri vestiti. “Beh” pensò sbuffando “chi mi assicura che io sia stata un'adolescente come la maggior parte delle altre?”

 

 

Se c'era una persona che aveva sempre ammirato, quella era sua madre. Forse per questo, a quattordici anni, si sentiva come se stesse iniziando a raggiungere il suo obiettivo: quello di diventare come lei. Come tutte le ragazze, ella aveva ovviamente subito gli scossoni della pubertà, ma, se le altre avevano iniziato a seguire la moda ed a indossare top microscopici sopra larghi jeans a zampa, lei si era sempre ripetuta con assiduità: “Io non devo essere come le altre. Io devo essere diversa. Devo essere elegante, dare l'impressione di una vera signora.” La signora Piera, casalinga impeccabile, era stata ovviamente molto contenta di consigliare la figlia al meglio. Era così che Maria si era ritrovata ben presto l'armadio pieno di giacche, camicette e gonne a tubino, quasi tutte beige, il colore preferito della madre. Quest'ultima le ripeteva sempre: “Agli uomini piace l'eleganza discreta.” Già: la conquista dell'uomo ideale era sempre stata un chiodo fisso di entrambe.

Il liceo classico, però, non le aveva portato in dono un ragazzo serio e posato come avrebbe voluto mamma, ma un'amica: Serena.

Il loro era stato un legame speciale fin dall'inizio. Lei era minuta, dimostrava ben meno della sua età, aveva dei boccoli castani sempre combinati in fantasiose acconciature, vestiva prevalentemente di rosa e andava pazza per le boybands dell'epoca. Era brava a scuola almeno quanto lei, ma il sabato staccava da tutto e stava insieme ad Astrid, una loro compagna di classe fin troppo estroversa dai lunghi capelli rosso fuoco e dal look punk. Con lei Maria aveva sperimentato la bellezza del lasciarsi andare un po', del ridere per sciocchezze, del parlare senza paura di quello che veramente appassiona. Quanti pomeriggi e serate avevano condiviso!

Ancora sorrideva, se ripensava alle chiacchierate nella camera di hotel a Roma, durante la gita del terzo anno. Serena, che difendeva sempre con accanimento la teoria della “bellezza interiore” delle persone, aveva pensato bene di dimostrarlo prendendosi una cotta per il più brutto della classe accanto, che ovviamente li accompagnava in gita. Tuttavia, accettava di farsi prendere in giro da Maria e dalle altre compagne di classe.

La loro amicizia era stata indubbiamente una splendida avventura... fino all'estate prima dell'ultimo anno.

 

posso farmi forza e cantarti una canzone

ma non voglio andare così lontano

e ti ho buttato giù

ti conosco dal profondo del cuore

e tu non sai nemmeno da dove comincerei

parla a te stesso, parla alle tue lacrime

parla con l'uomo che ti ha messo lì

e non aspettare che il cielo si schiarisca

 

Alessio era piombato nella sua vita dapprima discretamente, e poi come un fulmine. All'inizio era semplicemente il ragazzo gentile che lasciava qualche commento su Msn; ben presto, però, era diventato l'oggetto dei suoi pensieri notturni, dei suoi sogni, delle sue fissazioni. Fin dall'inizio dell'adolescenza la costante paura di non trovare un uomo e di restare sola e senza uno scopo nella vita l'aveva perseguitata. Maria non pensava ad altro che a lui ed a cosa avrebbe potuto essere tra loro due, ed era convinta di essere più che mai vicina al suo obiettivo.

Era stato così che, quando Alessio le aveva proposto di incontrarsi, aveva accettato, mandando al diavolo tutti e tutto: i suoi principi fatti di eleganza, riservatezza, di teorie come in amor vince chi fugge; sua madre, la cui inflessibilità iniziava, finalmente, a starle stretta; persino Serena, che in amore era molto più pratica e razionale di lei, e – Maria ne era certa – non avrebbe visto bene questo azzardo.

Se non si fosse buttata in quel momento, probabilmente se ne sarebbe pentita per sempre.

 

Sfortunatamente per lei, le cose erano andate male. Alessio non si era rivelato troppo diverso dai tanti che girano per Internet alla ricerca di una facile conquista.

Subito dopo essere stata “lasciata” da lui, triste, disperata ed abbattuta, aveva fatto la prima cosa che le aveva dettato il cuore: aveva alzato la cornetta ed aveva telefonato a Serena. Sapeva che quella sera ci sarebbe stata la festa per i suoi 18 anni, ma il bisogno di svuotare il suo cuore era di gran lunga più pressante.

Maria le aveva raccontato tutto ciò che le aveva taciuto in quei mesi: le sue speranze,le sue delusioni, la sua paura. Serena l'aveva ascoltata ed era stata comprensiva. Maria non lo sapeva ancora, ma quella sarebbe stata la loro ultima chiacchierata davvero sincera.

 

Giorno dopo giorno, il pensiero di essersi mostrata troppo debole, di essersi aperta fin troppo, di aver fallito si era fatto strada dentro di lei. Ogni mattina, quando apriva gli occhi, non pensava più con metodo a tutto quello che doveva fare prima di andare a scuola, come suo solito. Si sentiva, al contrario, un peso che le schiacciava il petto, come se una mano invisibile la costringesse a restare sdraiata, immobile, senza quasi respirare. Arrivava a scuola adirata e triste, e non c'era niente che la irritava di più che vedere Serena sorridente e con la testa tra le nuvole, che estraeva dallo zaino il necessario, mentre sicuramente ripensava all'ultima festa con gli altri suoi amici.

Ripensandoci, dopo molti anni, si vergognava di quello che aveva fatto. Avrebbe cancellato ogni suo singolo gesto, ogni parola cattiva.

In quei mesi, però, le era sembrato quasi naturale – e se ne spaventava ancora – allontanare Serena. Aveva avuto come la percezione che la sua amica di sempre non avesse davvero gli strumenti per capire, lei che aveva sempre avuto delle storielle da poco che si erano risolte in una rottura senza rancori ed una buona amicizia.

Forse, però, con il senno di poi, il problema era stato esattamente il contrario. Serena, rispetto alle altre loro amiche, era dotata di una sensibilità spiccata, ed avrebbe intuito che dietro al rifiuto di Alessio c'era una questione più complessa. Maria non aveva voluto permettere a Serena di conoscere il mostro che la schiacciava e che la stava trascinando in un tunnel nero.

 

ti ho guardato così a lungo, ho urlato il tuo nome

non so che altro potrei dire

 

Dopo la Maturità, Maria si era iscritta alla facoltà dei suoi sogni: Lettere Classiche. Quegli anni le erano serviti. All'inizio aveva rischiato di impazzire: l'Università la faceva sentire più sola che mai, e, in un momento di sconforto, aveva persino richiamato Alessio. Aveva cercato in tutti i modi di rincorrere quell'amore che, secondo lei, le era stato ingiustamente strappato... finché un giorno non si era guardata dentro per davvero ed aveva deciso che prima dei ragazzi che le giravano intorno, prima delle false amiche che la lodavano senza conoscerla veramente, prima di sua madre che le cuciva il corredo chiedendole quando si sarebbe sposata, la persona a cui dedicare attenzioni era lei stessa.

Aveva affrontato una lunga terapia per venire a patti con il suo mostro, ed aveva incontrato molte difficoltà, ma, con calma, era riuscita, se non a sconfiggerlo, almeno ad isolarlo.

 

 

Stava coronando il suo sogno di essere un'insegnante, e da non molto tempo aveva iniziato a frequentare un collega, senza la fretta di scoprire dove l'avrebbe portata questo rapporto. Si sentiva in pace con se stessa.

Quel giorno, però, come le era capitato altre volte, le mancava Serena e quella che era stata la loro amicizia.

Era passato troppo tempo per potersi ancora accusare ed attribuire la colpa a vicenda: i loro veri nemici erano stati l'ambiente ormai soffocante dell'ultimo anno di liceo, le compagne malfidenti e pronte a dividerle, il loro desiderio di chiudere la porta delle superiori e iniziare un nuovo capitolo.

Quella sera avrebbe lasciato aperta la finestra di camera sua. Il rumore della pioggia l'avrebbe cullata durante la notte, e, chissà, i suoi pensieri avrebbero potuto volare verso casa di Serena.

Un giorno, forse, si sarebbero riviste e avrebbero riso insieme, di nuovo e con il cuore.

 

Lascerò la mia finestra aperta

perché sono troppo stanca, la notte, per chiamare il tuo nome

sappi solo che sono qui, sperando

che tu entri insieme alla pioggia.

 

  
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