NOTE
: questo
capitolo merita una
piccolissima introduzione essendo un capitolo
“serioso” , in
verità non volevo inserirlo così presto
però credo sia inevitabile
dato che quasi tutti i personaggi rilevanti di questa fiction sono
stati presentati( chi più chi meno), è giunta
l'ora d'illustrarvi
il “padre inesistente”. Anche se non
sarà citato molto nei
capitoli successivi, è una figura fondamentale, una chiave
d'interpretazione per capire Sofia e le persone che la circondano.
Non
sarà un capitolo leggero e divertente, per tale motivo sono
spaventata O.O ma in fondo la vicenda di Sofia gira sempre attorno a
un dramma e non sempre l'ironia è una arma efficace.
Nonostante ciò,
vi prometto che il prossimo capitolo sarà spiritoso,
perciò non
abbandonate la Fic XD
Bando
alle ciance, ecco a voi il quinto capitolo
spero
non vi deluda
un
saluto
Mistiy
il cane rognoso
Mi
sento in imbarazzo. Indosso una gonna a scacchi coordinata a una
camicia bianca, i capelli sono racchiusi in una treccia che cade
docile sulla spalla. Anche Valeria è vestita all'incirca
come me,
eppure non sembra imbarazzata, perché dovrebbe? Starebbe
bene anche
se indossasse un sacco del pattume.
Perché
devo vestirmi in questo modo? Questo look da
“perfettina” non fa
per me, giusto mia madre ...
Stamattina
mamma ci svegliò alle otto in punto.
Tutte
radunate al tavolo della cucina con gli occhi semi chiusi e la fronte
inclinata verso tazza da caffè. Valeria sbuffò
<<
E' domenica, perché ci hai svegliate così presto?
>>
<<
Dovete andare a pranzo da vostro padre >>
<<
E allora? >> Valeria platealmente sbadigliò
<<
Dovete prepararvi per apparire eleganti ,carine >>
<<
Per chi? Per quello stronzo di nostro padre? >>
<<
Valeria! Non dire così >> mamma da bravo
genitore, rimproverò
Valeria mostrando un volto severo però notai all'angolo
della bocca
una leggera increspatura, era l'ombra di un sorriso?
<<
Dovete essere carine, così da dimostrare che ce la caviamo
benissimo
anche senza di lui >>
A
quel punto, nonostante la pressione bassa mattutina che annebbiava il
mio cervello, sentii la necessità d'intervenire
<<
Cosa centra? Se ci vestiamo bene dimostriamo che ce la possiamo
cavare senza di lui? >>
<<
Certo Sofia! Dimostrate che nonostante la mancanza di un genitore,
non vi trascurate. >> ci rinuncia, non avevo abbastanza
energie
psichiche per contraddire quella logica assurda.
Ora siamo di fronte alla bianca porta della casa patriarcale, non ci resta che suonare ma prima cerco il consenso di mia sorella, un accenno con la testa e suono il campanello. Le cene con nostro padre sono sempre drammatiche, per fortuna i due coniugi c'invitano solamente tre, forse quattro volte all'anno. Fatto sta che per un motivo o l'altro, Valeria da di matto e non si arriva mai al dessert. Come l'ultima volta
<<
Perché non puoi regalarmi una macchina? Ho preso la patente,
cosa mi
serve se non posso guidare?! >>
<<
A vostra madre mando un cospicuo assegno mensile, risparmiate e
compratela >> il timbro della sua voce era freddo, atono
<<
Non bastano! Spesso ci ritroviamo a fine mese con le tasche vuote
>>
<<
Non sono affari che mi riguardano >>
Io
e Rosa sedute stavamo all'angolo, silenziose come spettatrici,
guardavamo il
piccolo dramma inscenato da Valeria e mio padre. Mantenevamo
un volto neutro, ma i nostri muscoli erano tesi, pronti a intervenire
nel caso in cui la discussione fosse degenerata.
<<
Sei uno stronzo! Se non t'importa niente di noi allora
perché ti sei
sposato? Perché ci hai fatto nascere? Vaffanculo, sei uno
schifoso
bastardo! >>
Ciaf,
Mio
padre mollò un ceffone talmente forte che Valeria cadde a
terra.
Rosa
rimase immobile, sconvolta dal bruto gesto , io mi affrettai a
raccogliere mia sorella dal pavimento.
<<
Sono tuo padre, perciò devi rispettarmi >> la
sua risposta era
piatta, priva di qualsiasi emozione.
Aiutai
Valeria ad alzarsi, il suo corpo era diventato incredibilmente debole
scosso da tremori di rabbia e impotenza,. Il viso di mia sorella era
contatto in una spiacevole smorfia, voleva piangere, urlare lo schifo
che le permaneva nell'animo.
<<
Torniamo a casa >> Valeria doveva uscire da quella casa,
voleva
piangere ma era troppo orgogliosa per farlo davanti a Rosa e nostro
padre
La
porta si apre e dinnanzi a noi si presenta Rosa
<<
Ciao ragazze! >> ci accoglie con un bel sorriso. La sua
eleganza è spaventosa, indossa un abito bianco e le sue
braccia
sono ornate da bracciali dorati. In confronto a lei, noi due
sembriamo delle piccole contadine trovate per strade
<<
Ciao Rosa >> la saluto e ricambiando la sua cortesia,
Valeria
ovviamente no
<<
Ragazze, entrate! >> entriamo e poggiamo i cappotti
sull'attacca panni, .
<<
Come siete belle, non vi sarete agghindate per venire a pranzo da
noi? >>
<<
No, noi siamo sempre belle >> ecco, non ci siamo nemmeno
sedute
al tavolo che Valeria comincia a provocarla.
<<
No, non metterei mai in dubbio un dato di fatto così
evidente,
siete entrambe bellissime >> povera Rosa, con la
gentilezza
vuole comprare l'approvazione di Valeria, ma non gli darà
mai questa
soddisfazione
<<
Non ho bisogno di questi falsi complimenti >> dai
Valeria! So
che Rosa ti sta sul cazzo ma per due ore non puoi recitare? Io fingo
in continuazione, perché non puoi farlo anche tu per questo
breve
lasso di tempo? Meglio intervenire prima che questi banali
convenevoli degenerino in una furiosa discussione.
<<
Rosa, che buon odorino, puoi dirmi cosa hai cucinato? >>
<<
Certo, però prima vi faccio accomodare, che maleducata che
sono! >>
seguiamo la donna in bianco per accomodarci alla tavola
impeccabilmente apparecchiata: sopra alla tovaglia di raso bianco, ci
sono piatti di porcellana, bicchieri di cristallo. Al centro del
tavolo è presente un grande vaso di cristallo, al suo intero
sono
presenti dieci rose bianche. Che classe.
Credo
che Rosa nutra una certa passione per il colore Bianco, poi si
è mai
vista una donna cucinare con un abito bianco? Pericoloso quanto
stupido, ma se a fine pranzo riuscirà a rimanere
immacolata... beh,
tanto di cappello! Io non riesco a mangiare un piatto di pasta al
pomodoro senza sbrodolarmi.
<<
Allora come prima portata ho preparato tortellini alla panna, come
secondo mangeremo un ottimo fois gra. Per quanto riguarda il dessert,
ho mandato vostro padre a comperare una torta gelato al gusto panna
e fragola, vi piace? >>
<<
No, non mi piace >> ahah Valeria, perché? Ogni
parola per
quanto insulsa che esce dalla bocca di Rosa la devi contraddire con
questo tono acido. Non devi sprizzare gioia da tutti i pori, ma
almeno sii civile.
<<
Ah, non lo sapevo.>> sembra mortificata <<
Adesso chiamo
Berni così gli dico di prendere la torta d'un altro gusto
>> Rosa, devi capire che il problema per Valeria non
è la torta ma sei
tu
<<
Non importa io non mangio dolci, sono attenta alla mia linea
>>
ahah! Ma davvero? Ieri sera spaparanzata sul divano, hai divorato due
barrette di cioccolato e un pacco di patatine fritte.
<<
Oh suvvia, sei così snella che un pezzo di torta non
danneggerà la
tua forma slanciata >>
<<
No, non mangio dolci >> ok, adesso devo intervenire e
pilotare
il discorso su un altro argomento
<<
Quando arriva nostro padre? >>
<<
Dovrebbe arrivare tra pochi minuti >> lo dice
rivolgendomi un
sorriso. Credo provi un senso di gratitudine nei miei confronti, se
non fossi qua a controllare il bollente spirito di Valeria,
probabilmente le salterebbe addosso, ha anche frequentato un corso di
arti marziali
Era
estate, seduta sul portichetto di casa assaporava la brezza
pomeridiana, guardavo Valeria immersa nel verde del nostro giardino
sferrava pugni e calci al vento,
<<
Valeria, perché t'impegni tanto ? >>
<<
Perché nel caso in cui fossi immischiata in una rissa, devo
sapere
come difendermi >>
<<
Perché diavolo dovresti essere immischiata in una rissa?
>>
<<
Bah, >> sferrò un calcio laterale
<< non si sa mai cosa
riserva la vita e poi amo le arti marziali, mi aiutano a sfogare la
mia ira >>
<<
La tua ira? Nei confronti di chi? >>
<<
Nei confronti di nostro padre e di Rosa. Adesso immagino che di
fronte a me ci sia quella puttana di Rosa! >>
sferrò sette
ganci laterali
Se
non fossi qua a controllarla, probabilmente Valeria lancerebbe sette
ganci consecutivi al volto
di
Rosa. Per quanto la scena possa essere potenzialmente spassosa,
voglio evitarla. Se mai Valeria dovesse picchiare Rosa, sicuramente
qualcuno chiamerà la polizia, a quel punto Valeria sarebbe
sbattuta in un
carcere e mi lascerebbe sola con mamma, Dio non voglia! Non so come
potrei sopportarla senza l'aiuto di mia sorella.
Sento
la porta dell'ingresso aprirsi
<<
Ah, ecco parli del diavolo … >>
Ecco
qua, entra in scena il protagonista, l'uomo che distrusse il nostro
quadretto familiare. Non lo vedevamo da quattro mesi, eppure non noto
alcuna differenza da allora: è sempre grasso, calvo, con
quelle tre
rughe profonde sulla fronte.
<<
Ciao >> rivolge uno sguardo privo di calore a Valeria. Al
mio
volto non dedica nemmeno una fugace occhiata. È sempre stato
così,
non mi ha mai guardato in faccia è come se non riuscisse a
tollerare
la mia presenza. Il motivo non lo comprendo, a differenza di Valeria
non l'ho mai mandato a fanculo, insultato o minacciato. Forse l'unico
sentimento che suscito in lui è l'indifferenza.
Un
pranzo silenzioso
quanto imbarazzante.
Papà
tiene la testa incollata al piatto vorace divora il cibo, come un
cane rognoso. Valeria stuzzica i poveri tortellini con la forchetta,
nel contempo posa fugaci quanto minacciosi sguardi che altalenano fra
Rosa e nostro
padre. Rosa
invece mi suscita una grande pena, mantiene un sorriso educato e
vorrebbe intavolare una discussione consapevole che qualunque
argomento, per quanto effimero, verrà contraddetto dalla
lingua acida
di mia sorella.
Per
quanto mi riguarda cerco d'ignorare questa atmosfera pesante tenendo
lo sguardo incollato sui tortellini che affogano nella
densa
panna. Questa sostanza bianca riaffiora nei miei ricordi ...
All'epoca
avevo nove anni. Io e Valeria, sotto l'occhio vigile di mamma,
stavamo giocando sotto gli alberi del bosco.
Quando
il sole cominciò ad avvicinarsi verso l'orizzonte, mamma ci
raggiunse, afferò le nostre manine
<<
Sono le sei, dobbiamo tornare a casa per preparare cena
>>
senza protestare c'incamminammo verso casa
<<
Mami, quando torniamo a casa posso mangiare lo yogurt? >>
<<
Certo, ma solo uno. Non devi guastarti l'appetito, anche Valeria
può
mangiarlo. >>
<<
No, non mi piace >>
<<
Però ti fa bene >>
<<
Sì, ma vorrei mangiare un dolcetto >>
<<
Dopo cena ti darò una fetta di torta >>
Valeria gioì facendo
scuotere su è giù i riccioli biondi.
Davanti
all'uscio di casa mamma lasciò le nostre mani per cercare le
chiavi
dentro la grande borsa di cuoio.
<<
Appena entrate andate a lavarvi le mani >> mamma
aprì la porta
dell'ingresso e noi , come due fulmini, ci fiondammo nel bagno
<<
Bimbe, vado a chiamare Berni poi vengo giù >>
disse
incamminandosi per le scale.
In
punta di piedi ci sporgemmo sul lavello deponendo le mani sotto il
freddo getto d'acqua. Valeria sventolò la manina
schizzandomi il
viso, ridendo imitai il suo gesto. Il nostro gioco infantile fu
interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra. Ci spaventammo,
non per l'urlo in sé, mamma urlava spesso contro
papà, ma per il
fatto che fu un unico urlo. Non stavano litigando, era come se mamma
avesse visto qualcosa che la terrorizzò. Spaventate ci
asciugammo le
mani nell'asciugamano, curiose ma al contempo terrorizzata salimmo i
gradini a passo veloce, mi affrettai a tal punto che inciampai in un
gradino, Valeria afferrò la mia mano, mi aiutò a
ritornare in
posizione eretta, mano nella mano ci dirigemmo nella camera
matrimoniale. Avevo paura, non c'era un motivo preciso, ma l'urlo di
mamma mi raggelò il sangue. Piano piano scostammo la porta
socchiusa, la prima cosa che vedemmo fu mamma, era in piedi davanti
letto, il suo sguardo era rivolto a quel materasso sul quale era
disteso papà seminudo. Era coperto dal lenzuolo bianco dalla
vita in
giù, al suo fianco c'era una donna in lingeria. Sembrava
giovane,
perlomeno molto più giovane di mamma. Allora non capii la
drammaticità di quella situazione, ma nonostante la mia
giovane età
non ero stupida, percepii dallo sguardo vacuo di mamma che qualcosa
non andava.
La
donna slanciata dai lunghi capelli bruni si alzò, per
ergersi di
fronte a mamma
<<
Signora, io non so come scusarmi per l'accaduto …
>> la donna
parlava, pratica e cauta come una segretaria. Mamma sembrava non
ascoltarla, continuava a fissare quel letto, nemmeno io ascoltavo la
signora. La mia attenzione era completamente rivolta alle labbra
della signora sporche di bianco. Quel bianco pareva avere la
stessa consistenza dello yogurt.
Valeria
lasciò andare la mia mano per accanirsi contro
Papà
<<
Sei uno stronzo! >> scagliava contro il suo petto pugni
piangendo e gridando, lui anziché difendersi, rimase
immobile con lo
sguardo basso lasciando sfogare l'ira di mia sorella.
Non
capivo cosa stava succedendo, però gli sguardi vacui e muti
dei miei
genitori mi terrorizzavano, parevano intrappolati in uno stato di
trans spirituale, così presi una decisione, dovevo
risvegliarli.
Afferrai un massiccio soprammobile di cristallo che si trovava sulla
scrivania, lo scagliai conto il vetro della finestra. Il rumore
stridente del vetro che si frantumava fece sobbalzare tutti.
Sbalorditi tutti e quattro mi guardavano. Avevo raggiunto il mi
scopo, mamma e papà si erano risvegliati. Avevo attirato la
loro
attenzione ma non avevo niente da dire. Così ,imbarazzata e
non
sapendo cosa fare, puntai il dito contro la donna semi nuda
<<
Signora, perchè ha mangiato il mio yogurt? Lo volevo
mangiare prima
di cena. >>
Dopo qualche tempo,
Valeria mi spiegò che quella sostanza bianca
presente sul volto di Rosa non era né yogurt ne panna.
Rimasi
talmente schifata da quella rivelazione che da allora non riuscii a
ingurgitare liquidi dal colore bianco.
Se
fossi sola non li mangerei, però mi sforzo, non voglio
offendere
Rosa. Questo privilegio lo lascio a Valeria.
<<
Allora Sofia, stai bene? >> ottima strategia Rosa, hai
visto
che con Valeria è meglio non attaccare bottone,
perciò ripieghi su
di me.
<<
Bene, grazie. Tu? >>
<<
Sì, il lavoro occupa tutto il mio tempo, però ce
la caviamo
abbastanza bene. Non posso lamentarmi. >>
<<
Beh, di questi tempi avere un lavoro è un privilegio
>>
<<
Ahahah... >> la sua è una risata cortese,
stiamo rispettando
il galateo delle conversazioni insignificanti
<<
Non voglio sembrarti indelicata, però volevo chiederti come
va con
l'occhio? >> non vuole sembrare indelicata
però la domanda l'ha
posta comunque
<<
Bene, non è peggiorato e sto bene >>
<<
Non ti crea qualche disturbo? Perché sai se vuoi posso darti
il
numero di un dermatologo molto bravo >>
<<
No, sta bene >> il cane rognoso ha alzato la testa dal
piatto,
come mai? Eppure il piatto è ancora colmo di cibo
<<
E' solamente brutta, ma sta bene >> rude come sempre,
grazie
papà, la tua precisazione è utile quanto una
spina nel culo, dato
che mi insulti potresti almeno guardarmi in faccia anziché
riaffondare il viso dentro la scodella. Ma cosa ci si può
aspettare
da un cane rognoso come te?
Dato
che non sono in cerca di rissa o drammi, ti rispondo in modo educato
<<
Sai, guardando l'aspetto dei miei genitori non potevo sperare in un
buon corredo genetico >> bella risposta Sofia! Educata ma
abbastanza acida da far distorcere il naso al vecchio cane.
<<
Sei uno stronzo! >> complimenti papà, hai dato
un pretesto a
Valeria per incazzarsi
<<
Come osi insultare Sofia!? Non ci vedi da mesi e l'unica cosa che
puoi fare è insultarci?! Vaffanculo! >>
scaglia un violento
pugno talmente violento che le stoviglie di cristallo traballano.
Ohoh … fra poco si scatenerà una rissa a suon di
schiaffi.
<<
Valeria, per favore calmati … >> povera Rosa,
si ritrova qui
schiaffata in un eterno scontro tra mio padre e Valeria
<<
Tu taci puttana >> Tataratà !!! Perfetto, ora
anche Rosa è
stata coinvolta nel dramma.
Che
fa? Mio padre si alza in piedi, non vorrà mollare un ceffone
a mia
sorella? Valeria adesso sa difendersi, è appena uscita da un
corso
di arti marziali, perciò non ti conviene alzare un dito
altrimenti
ti spacca il culo a suon di calci.
<<
Io non tollero queste discussioni a tavola, vado al piano di sopra.
Torna quando ti sarai calmata stupida pazza >>
<<
Berni, no … >> Rosa cerca di trattenerlo per
il braccio ma
mio padre è determinato, non vuole stare con noi. Valeria si
alza in
piedi, i suoi pugni sono serrati. Io mi preparo a fermarla, temo che
nella rabbia lo rincorra e tenti d'ammazzarlo.
<<
SEI UNO STRONZO! Sofia, andiamocene >> oh, gli occhi di
Valeria
sono due fiumi in piena pronti a straripare, infatti si è
già
fiondata nell'ingresso alla ricerca del suo cappotto.
<<
Ok >> meglio seguirla, però prima rivolgo una
parola
compassionevole alla povera Rosa, ogni volta si impegna a farci
incontrare. Queste cene sono opera sua, infatti è lei che ci
chiama
al telefono di casa, fosse per nostro padre … boh, credo non
gliene
freghi un emerito cazzo.
<<
Rosa, grazie per il pranzo e mi dispiace >>
<<
Non fa niente Sofia >> anche i suoi occhi sono stracolmi
d'acqua pronta a straripare. Non deve essere facile per lei sostenere
sulle spalle l'odio di mia sorella e l'indifferenza di nostro padre
nei confronti delle proprie figlie .
Valeria è già fuori di casa
è meglio raggiungerla prima che
s'abbandoni a un pianto isterico.
Siamo
sulla corriera diretta verso casa, Valeria è al mio fianco e
si
asciuga gli occhi con un fazzoletto di carta. Sembra essersi calmata,
almeno ha smesso di singhiozzare
<<
Stai meglio? >>
<<
Sì >> tira su col naso << devo
avere un aspetto
orribile >> si sistema i riccioli spiaccicati sul volto
<<
Naaa … che dici? Sei bellissima >> nonostante
il volto e il
naso arrossato è realmente bella, come sempre
<<
Anche tu, lo sai questo vero? >> penso si riferisca al
commento
bruto di mio padre. Ma onestamente non mi sono offesa un
granché,
più di una volta degli sconosciuti mi hanno definito
“brutta”
Camminavo
a passo spedito, il vento freddo mi sputava in faccia il freddo
dovevo sbrigarmi, presto la corriera sarebbe passata, avevo solamente
cinque minuti per raggiungere la fermata.
Senza volere urtai la spalla di un passante.
<<
Scusa >>
<<
Stai attenta a dove cammini brutto cesso >> senza
voltarmi
continua a correre
Dato
che considero mio padre come uno “sconosciuto cane
rognoso”, non
mi sono offesa, però apprezzo il tentativo di mia sorella di
farmi
sentire “normale”
<<
Sì, grazie >> la guardo negli occhi, ma
distolgo lo sguardo.
Vedere mia sorella in questo stato non è facile e mi fa
sentire
terribilmente impotente, non so mai cosa dire o fare per
rasserenarla, come quella volta che ricevemmo l'invito alle nozze di
nostro padre ...
Era
notte fonda mi ero svegliata con una doloroso pressione al basso
ventre, la mia vescisa doveva essere svuotata. Svogliata mi alzai e
nel percorrere il lungo corridoi, notai la porta della stanza di mia
sorella socchiusa, dalla fessura usciva un flebile raggio di luce
artificiale. Era strano, mia sorella quando poggiava la testa sul
cuscino entrava in un sonno talmente profondo che nemmeno un
terremoto poteva ridestarla. Sentii un singhiozzo soffocato,
così
entrai e vidi Valeria sdraiata a pancia in giù con il volto
affondato nel cuscino. Il suo corpo era scosso da violenti singhiozzi
<<
Vale? Che succede? >> Valeria emerse dal cuscino
mostrandomi un
viso arrossato e stropicciato dalla spossatezza. Senza dirmi una
parola, afferrò un cartoncino dal comodino me l'
allungò. Sul
cartoncino era presente l'immagine di due simpatici sposi, lo aprii e
lessi “siete invitati al matrimonio di Bernardo Serelli e
Rosa
Rinaldi… “
<<
Vale, lo sapevamo che si sarebbero sposati >>
<<
Sì, però ha avuto la faccia tosta d'invitarci
>> si sedette a
gambe incrociate, cercò di ricomporsi asciugandosi le lacrime
<<
Vale, cosa vuoi farci? Siamo sue figlie, che figura faceva di fronte
agli amici e parenti se non c'invitava? Lo sai che lui è uno
stronzo
che rispetta le consuetudini sociali >>
<<
Hai ragione , è sempre stato uno stronzo >>
ricominciò a
singhiozzare e io rimasi lì, in piedi, stringendo il
cartoncino tra
le mani il cartoncino.
<<
Sofia, io vado a fare un salto da Giusi, tu torni a casa ?
>>
sempre così, ogni volta che mio padre la delude si butta fra
le
braccia di un ragazzo, come se volesse rimpiazzare l'affetto negato
da quel ciccione rognoso.
<<
No, vorrei fare un salto in fumetteria >>
<<
Ah? È aperta anche alla domenica? Certo che il proprietario
non ha
un cazzo da fare >>
<<
Tiene aperto per i cazzoni come me che non hanno un cazzo da fare
>>
<<
ahahah ...Sofia, certe volte ti comporti come una sfigata
>>
l'ho fatta ridere? Che bello, sono contenta d'averla distratta .
<<
Ah, prenoto la fermata, ormai sono arrivata >>
<<
Ok >> prima di lasciarla andare l'abbraccio, anche se non
l'ha
chiesto credo ne abbia bisogno.
<<
Ci vediamo a casa, vero? >> in verità vorrei
chiederle : “non
sparirai tutta la notte lasciandomi sola con mamma in preda alla
disperazione e a finti attacchi cardiaci,vero?”. Ma non
voglio
farla arrabbiare.
<<
Sì, certo >> un ultimo sorriso ed esce dal
trabiccolo a
quattro ruote.
Capisco
il dolore di Valeria a livello intellettuale, ma non a livello
emotivo. Nostro padre è sempre stato così,
distaccato e
indifferente nei nostri confronti. Se ripenso alla mia infanzia, lui
non sbuca fuori dai ricordi. L'unica immagine che sbuca fuori dalla mia
memoriaa è quella di questo cane rognoso che affonda la
testa nel piatto. Infatti non sento la
mancanza dell'affetto paterno, come posso sentire la mancanza di
qualcosa che non ho mai avuto?
Se
mia sorella per sentirsi meglio necessita di un uomo, a me basta fare
un salto in fumetteria.
Dtill
drilll
il
piccolo campanello appesso all'angolo della massiccia porta, annuncia
la mia entrata, infatti il fumettista scosta il giornale
<<
Ciao >> lo saluto, ormai siamo in buoni rapporti
<<
Stai meglio? >> wow! Siamo in rapporti così
buoni? S'informa
persino sul mio stato fisico?
<< Sì >>
<<
Ah, tieni >> cosa? Mi sta allungando un volume, no! Non
ci
posso credere, è Saiyuki il primo volume! Ne è
arrivato uno o lo ha
tenuto da parte apposta per me? Che uomo generoso, aspetta che tiro
fuori il portafoglio, ma avrò abbastanza soldi? Spero di
sì, non
posso permettere che un altro ladro di manga interferisca con il mio
acquisto
<<
No, non lo devi pagare >> cosa? Il nostro rapporto si
è voluto
a tal punto? Me lo regali, sono commossa, non pensavo provassi un
tale affetto nei miei confronti, aspetta! Non è che in
cambio
pretendi favori sessuali?
<<
Mio nipote ha detto di consegnartelo, ora smamma. Devo finire di
leggere l'articolo non disturbarmi >> certo, adesso lo
acchiappo e mi dissolvo tra gli scaffali così io non
disturbo te e
tu non disturbi me. Mi sembra un patto più che ragionevole.
Lo
infilo nella borsa prima che giunga qualche strano ladro, aspetta
c'è
un piccolo foglietto di carta che esce dal volume, c'è
scritto
qualcosa
Mia
madre mi ha insegnato a rispettare le promesse
se
mai volessi insultarmi chiama 333 7789006.
un
saluto
Gio
Mpf, a quanto pare Gio non è un ladro di manga, è solamente uno stronzo con uno strano senso dell'umorismo.