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Autore: Mistiy_Ronny    01/05/2015    5 recensioni
Una madre perennemente preoccupata. Un padre inesistente. Una sorella dal carattere difficile. Vicini curiosi. Un paesino disabitato. Una vicina di banco disperatamente innamorata. Un ragazzo perennemente scorbutico. Amori fiabeschi. In mezzo c'è Sofia
Sofia ha diciassette anni, vive in un perenne disagio psicofisico che affronta con l'unica arma disponibile:l'ironia.
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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NOTE : questo capitolo merita una piccolissima introduzione essendo un capitolo “serioso” , in verità non volevo inserirlo così presto però credo sia inevitabile dato che quasi tutti i personaggi rilevanti di questa fiction sono stati presentati( chi più chi meno), è giunta l'ora d'illustrarvi il “padre inesistente”. Anche se non sarà citato molto nei capitoli successivi, è una figura fondamentale, una chiave d'interpretazione per capire Sofia e le persone che la circondano.
Non sarà un capitolo leggero e divertente, per tale motivo sono spaventata O.O ma in fondo la vicenda di Sofia gira sempre attorno a un dramma e non sempre l'ironia è una arma efficace. Nonostante ciò, vi prometto che il prossimo capitolo sarà spiritoso, perciò non abbandonate la Fic XD
Bando alle ciance, ecco a voi il quinto capitolo
spero non vi deluda
un saluto
Mistiy



il cane rognoso


Mi sento in imbarazzo. Indosso una gonna a scacchi coordinata a una camicia bianca, i capelli sono racchiusi in una treccia che cade docile sulla spalla. Anche Valeria è vestita all'incirca come me, eppure non sembra imbarazzata, perché dovrebbe? Starebbe bene anche se indossasse un sacco del pattume.
Perché devo vestirmi in questo modo? Questo look da “perfettina” non fa per me, giusto mia madre ...

Stamattina mamma ci svegliò alle otto in punto.
Tutte radunate al tavolo della cucina con gli occhi semi chiusi e la fronte inclinata verso tazza da caffè. Valeria sbuffò
<< E' domenica, perché ci hai svegliate così presto? >>
<< Dovete andare a pranzo da vostro padre >>
<< E allora? >> Valeria platealmente sbadigliò
<< Dovete prepararvi per apparire eleganti ,carine >>
<< Per chi? Per quello stronzo di nostro padre? >>
<< Valeria! Non dire così >> mamma da bravo genitore, rimproverò Valeria mostrando un volto severo però notai all'angolo della bocca una leggera increspatura, era l'ombra di un sorriso?
<< Dovete essere carine, così da dimostrare che ce la caviamo benissimo anche senza di lui >>
A quel punto, nonostante la pressione bassa mattutina che annebbiava il mio cervello, sentii la necessità d'intervenire
<< Cosa centra? Se ci vestiamo bene dimostriamo che ce la possiamo cavare senza di lui? >>
<< Certo Sofia! Dimostrate che nonostante la mancanza di un genitore, non vi trascurate. >> ci rinuncia, non avevo abbastanza energie psichiche per contraddire quella logica assurda.

Ora siamo di fronte alla bianca porta della casa patriarcale, non ci resta che suonare ma prima cerco il consenso di mia sorella, un accenno con la testa e suono il campanello. Le cene con nostro padre sono sempre drammatiche, per fortuna i due coniugi c'invitano solamente tre, forse quattro volte all'anno. Fatto sta che per un motivo o l'altro, Valeria da di matto e non si arriva mai al dessert. Come l'ultima volta

<< Perché non puoi regalarmi una macchina? Ho preso la patente, cosa mi serve se non posso guidare?! >>
<< A vostra madre mando un cospicuo assegno mensile, risparmiate e compratela >> il timbro della sua voce era freddo, atono
<< Non bastano! Spesso ci ritroviamo a fine mese con le tasche vuote >>
<< Non sono affari che mi riguardano >>
Io e Rosa sedute stavamo all'angolo, silenziose come spettatrici, guardavamo il piccolo dramma inscenato da Valeria e mio padre. Mantenevamo un volto neutro, ma i nostri muscoli erano tesi, pronti a intervenire nel caso in cui la discussione fosse degenerata.
<< Sei uno stronzo! Se non t'importa niente di noi allora perché ti sei sposato? Perché ci hai fatto nascere? Vaffanculo, sei uno schifoso bastardo! >>
Ciaf,
Mio padre mollò un ceffone talmente forte che Valeria cadde a terra.
Rosa rimase immobile, sconvolta dal bruto gesto , io mi affrettai a raccogliere mia sorella dal pavimento.
<< Sono tuo padre, perciò devi rispettarmi >> la sua risposta era piatta, priva di qualsiasi emozione.
Aiutai Valeria ad alzarsi, il suo corpo era diventato incredibilmente debole scosso da tremori di rabbia e impotenza,. Il viso di mia sorella era contatto in una spiacevole smorfia, voleva piangere, urlare lo schifo che le permaneva nell'animo.
<< Torniamo a casa >> Valeria doveva uscire da quella casa, voleva piangere ma era troppo orgogliosa per farlo davanti a Rosa e nostro padre


La porta si apre e dinnanzi a noi si presenta Rosa
<< Ciao ragazze! >> ci accoglie con un bel sorriso. La sua eleganza è spaventosa, indossa un abito bianco e le sue braccia sono ornate da bracciali dorati. In confronto a lei, noi due sembriamo delle piccole contadine trovate per strade
<< Ciao Rosa >> la saluto e ricambiando la sua cortesia, Valeria ovviamente no
<< Ragazze, entrate! >> entriamo e poggiamo i cappotti sull'attacca panni, .
<< Come siete belle, non vi sarete agghindate per venire a pranzo da noi? >>
<< No, noi siamo sempre belle >> ecco, non ci siamo nemmeno sedute al tavolo che Valeria comincia a provocarla.
<< No, non metterei mai in dubbio un dato di fatto così evidente, siete entrambe bellissime >> povera Rosa, con la gentilezza vuole comprare l'approvazione di Valeria, ma non gli darà mai questa soddisfazione
<< Non ho bisogno di questi falsi complimenti >> dai Valeria! So che Rosa ti sta sul cazzo ma per due ore non puoi recitare? Io fingo in continuazione, perché non puoi farlo anche tu per questo breve lasso di tempo? Meglio intervenire prima che questi banali convenevoli degenerino in una furiosa discussione.
<< Rosa, che buon odorino, puoi dirmi cosa hai cucinato? >>
<< Certo, però prima vi faccio accomodare, che maleducata che sono! >> seguiamo la donna in bianco per accomodarci alla tavola impeccabilmente apparecchiata: sopra alla tovaglia di raso bianco, ci sono piatti di porcellana, bicchieri di cristallo. Al centro del tavolo è presente un grande vaso di cristallo, al suo intero sono presenti dieci rose bianche. Che classe.
Credo che Rosa nutra una certa passione per il colore Bianco, poi si è mai vista una donna cucinare con un abito bianco? Pericoloso quanto stupido, ma se a fine pranzo riuscirà a rimanere immacolata... beh, tanto di cappello! Io non riesco a mangiare un piatto di pasta al pomodoro senza sbrodolarmi.
<< Allora come prima portata ho preparato tortellini alla panna, come secondo mangeremo un ottimo fois gra. Per quanto riguarda il dessert, ho mandato vostro padre a comperare una torta gelato al gusto panna e fragola, vi piace? >>
<< No, non mi piace >> ahah Valeria, perché? Ogni parola per quanto insulsa che esce dalla bocca di Rosa la devi contraddire con questo tono acido. Non devi sprizzare gioia da tutti i pori, ma almeno sii civile.
<< Ah, non lo sapevo.>> sembra mortificata << Adesso chiamo Berni così gli dico di prendere la torta d'un altro gusto >> Rosa, devi capire che il problema per Valeria non è la torta ma sei tu
<< Non importa io non mangio dolci, sono attenta alla mia linea >> ahah! Ma davvero? Ieri sera spaparanzata sul divano, hai divorato due barrette di cioccolato e un pacco di patatine fritte.
<< Oh suvvia, sei così snella che un pezzo di torta non danneggerà la tua forma slanciata >>
<< No, non mangio dolci >> ok, adesso devo intervenire e pilotare il discorso su un altro argomento
<< Quando arriva nostro padre? >>
<< Dovrebbe arrivare tra pochi minuti >> lo dice rivolgendomi un sorriso. Credo provi un senso di gratitudine nei miei confronti, se non fossi qua a controllare il bollente spirito di Valeria, probabilmente le salterebbe addosso, ha anche frequentato un corso di arti marziali

Era estate, seduta sul portichetto di casa assaporava la brezza pomeridiana, guardavo Valeria immersa nel verde del nostro giardino sferrava pugni e calci al vento,
<< Valeria, perché t'impegni tanto ? >>
<< Perché nel caso in cui fossi immischiata in una rissa, devo sapere come difendermi >>
<< Perché diavolo dovresti essere immischiata in una rissa? >>
<< Bah, >> sferrò un calcio laterale << non si sa mai cosa riserva la vita e poi amo le arti marziali, mi aiutano a sfogare la mia ira >>
<< La tua ira? Nei confronti di chi? >>
<< Nei confronti di nostro padre e di Rosa. Adesso immagino che di fronte a me ci sia quella puttana di Rosa! >> sferrò sette ganci laterali


Se non fossi qua a controllarla, probabilmente Valeria lancerebbe sette ganci consecutivi al volto di Rosa. Per quanto la scena possa essere potenzialmente spassosa, voglio evitarla. Se mai Valeria dovesse picchiare Rosa, sicuramente qualcuno chiamerà la polizia, a quel punto Valeria sarebbe sbattuta in un carcere e mi lascerebbe sola con mamma, Dio non voglia! Non so come potrei sopportarla senza l'aiuto di mia sorella.
Sento la porta dell'ingresso aprirsi
<< Ah, ecco parli del diavolo … >>
Ecco qua, entra in scena il protagonista, l'uomo che distrusse il nostro quadretto familiare. Non lo vedevamo da quattro mesi, eppure non noto alcuna differenza da allora: è sempre grasso, calvo, con quelle tre rughe profonde sulla fronte.
<< Ciao >> rivolge uno sguardo privo di calore a Valeria. Al mio volto non dedica nemmeno una fugace occhiata. È sempre stato così, non mi ha mai guardato in faccia è come se non riuscisse a tollerare la mia presenza. Il motivo non lo comprendo, a differenza di Valeria non l'ho mai mandato a fanculo, insultato o minacciato. Forse l'unico sentimento che suscito in lui è l'indifferenza.


Un pranzo silenzioso quanto imbarazzante.
Papà tiene la testa incollata al piatto vorace divora il cibo, come un cane rognoso. Valeria stuzzica i poveri tortellini con la forchetta, nel contempo posa fugaci quanto minacciosi sguardi che altalenano fra Rosa e nostro padre.
Rosa invece mi suscita una grande pena, mantiene un sorriso educato e vorrebbe intavolare una discussione consapevole che qualunque argomento, per quanto effimero, verrà contraddetto dalla lingua acida di mia sorella.
Per quanto mi riguarda cerco d'ignorare questa atmosfera pesante tenendo lo sguardo incollato sui tortellini che affogano nella densa panna. Questa sostanza bianca riaffiora nei miei ricordi ...

All'epoca avevo nove anni. Io e Valeria, sotto l'occhio vigile di mamma, stavamo giocando sotto gli alberi del bosco.
Quando il sole cominciò ad avvicinarsi verso l'orizzonte, mamma ci raggiunse, afferò le nostre manine
<< Sono le sei, dobbiamo tornare a casa per preparare cena >> senza protestare c'incamminammo verso casa
<< Mami, quando torniamo a casa posso mangiare lo yogurt? >>
<< Certo, ma solo uno. Non devi guastarti l'appetito, anche Valeria può mangiarlo. >>
<< No, non mi piace >>
<< Però ti fa bene >>
<< Sì, ma vorrei mangiare un dolcetto >>
<< Dopo cena ti darò una fetta di torta >> Valeria gioì facendo scuotere su è giù i riccioli biondi.

Davanti all'uscio di casa mamma lasciò le nostre mani per cercare le chiavi dentro la grande borsa di cuoio.
<< Appena entrate andate a lavarvi le mani >> mamma aprì la porta dell'ingresso e noi , come due fulmini, ci fiondammo nel bagno
<< Bimbe, vado a chiamare Berni poi vengo giù >> disse incamminandosi per le scale.
In punta di piedi ci sporgemmo sul lavello deponendo le mani sotto il freddo getto d'acqua. Valeria sventolò la manina schizzandomi il viso, ridendo imitai il suo gesto. Il nostro gioco infantile fu interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra. Ci spaventammo, non per l'urlo in sé, mamma urlava spesso contro papà, ma per il fatto che fu un unico urlo. Non stavano litigando, era come se mamma avesse visto qualcosa che la terrorizzò. Spaventate ci asciugammo le mani nell'asciugamano, curiose ma al contempo terrorizzata salimmo i gradini a passo veloce, mi affrettai a tal punto che inciampai in un gradino, Valeria afferrò la mia mano, mi aiutò a ritornare in posizione eretta, mano nella mano ci dirigemmo nella camera matrimoniale. Avevo paura, non c'era un motivo preciso, ma l'urlo di mamma mi raggelò il sangue. Piano piano scostammo la porta socchiusa, la prima cosa che vedemmo fu mamma, era in piedi davanti letto, il suo sguardo era rivolto a quel materasso sul quale era disteso papà seminudo. Era coperto dal lenzuolo bianco dalla vita in giù, al suo fianco c'era una donna in lingeria. Sembrava giovane, perlomeno molto più giovane di mamma. Allora non capii la drammaticità di quella situazione, ma nonostante la mia giovane età non ero stupida, percepii dallo sguardo vacuo di mamma che qualcosa non andava.
La donna slanciata dai lunghi capelli bruni si alzò, per ergersi di fronte a mamma
<< Signora, io non so come scusarmi per l'accaduto … >> la donna parlava, pratica e cauta come una segretaria. Mamma sembrava non ascoltarla, continuava a fissare quel letto, nemmeno io ascoltavo la signora. La mia attenzione era completamente rivolta alle labbra della signora  sporche di bianco. Quel bianco pareva avere la stessa consistenza dello yogurt.
Valeria lasciò andare la mia mano per accanirsi contro Papà
<< Sei uno stronzo! >> scagliava contro il suo petto pugni piangendo e gridando, lui anziché difendersi, rimase immobile con lo sguardo basso lasciando sfogare l'ira di mia sorella.
Non capivo cosa stava succedendo, però gli sguardi vacui e muti dei miei genitori mi terrorizzavano, parevano intrappolati in uno stato di trans spirituale, così presi una decisione, dovevo risvegliarli. Afferrai un massiccio soprammobile di cristallo che si trovava sulla scrivania, lo scagliai conto il vetro della finestra. Il rumore stridente del vetro che si frantumava fece sobbalzare tutti. Sbalorditi tutti e quattro mi guardavano. Avevo raggiunto il mi scopo, mamma e papà si erano risvegliati. Avevo attirato la loro attenzione ma non avevo niente da dire. Così ,imbarazzata e non sapendo cosa fare, puntai il dito contro la donna semi nuda
<< Signora, perchè ha mangiato il mio yogurt? Lo volevo mangiare prima di cena. >>


Dopo qualche tempo, Valeria mi spiegò che quella sostanza bianca presente sul volto di Rosa non era né yogurt ne panna. Rimasi talmente schifata da quella rivelazione che da allora non riuscii a ingurgitare liquidi dal colore bianco.
Se fossi sola non li mangerei, però mi sforzo, non voglio offendere Rosa. Questo privilegio lo lascio a Valeria.
<< Allora Sofia, stai bene? >> ottima strategia Rosa, hai visto che con Valeria è meglio non attaccare bottone, perciò ripieghi su di me.
<< Bene, grazie. Tu? >>
<< Sì, il lavoro occupa tutto il mio tempo, però ce la caviamo abbastanza bene. Non posso lamentarmi. >>
<< Beh, di questi tempi avere un lavoro è un privilegio >>
<< Ahahah... >> la sua è una risata cortese, stiamo rispettando il galateo delle conversazioni insignificanti
<< Non voglio sembrarti indelicata, però volevo chiederti come va con l'occhio?  >> non vuole sembrare indelicata però la domanda l'ha posta comunque
<< Bene, non è peggiorato e sto bene >>
<< Non ti crea qualche disturbo? Perché sai se vuoi posso darti il numero di un dermatologo molto bravo >>
<< No, sta bene >> il cane rognoso ha alzato la testa dal piatto, come mai? Eppure il piatto è ancora colmo di cibo
<< E' solamente brutta, ma sta bene >> rude come sempre, grazie papà, la tua precisazione è utile quanto una spina nel culo, dato che mi insulti potresti almeno guardarmi in faccia anziché riaffondare il viso dentro la scodella. Ma cosa ci si può aspettare da un cane rognoso come te?
Dato che non sono in cerca di rissa o drammi, ti rispondo in modo educato
<< Sai, guardando l'aspetto dei miei genitori non potevo sperare in un buon corredo genetico >> bella risposta Sofia! Educata ma abbastanza acida da far distorcere il naso al vecchio cane.
<< Sei uno stronzo! >> complimenti papà, hai dato un pretesto a Valeria per incazzarsi
<< Come osi insultare Sofia!? Non ci vedi da mesi e l'unica cosa che puoi fare è insultarci?! Vaffanculo! >> scaglia un violento pugno talmente violento che le stoviglie di cristallo traballano. Ohoh … fra poco si scatenerà una rissa a suon di schiaffi.
<< Valeria, per favore calmati … >> povera Rosa, si ritrova qui schiaffata in un eterno scontro tra mio padre e Valeria
<< Tu taci puttana >> Tataratà !!! Perfetto, ora anche Rosa è stata coinvolta nel dramma.
Che fa? Mio padre si alza in piedi, non vorrà mollare un ceffone a mia sorella? Valeria adesso sa difendersi, è appena uscita da un corso di arti marziali, perciò non ti conviene alzare un dito altrimenti ti spacca il culo a suon di calci.
<< Io non tollero queste discussioni a tavola, vado al piano di sopra. Torna quando ti sarai calmata stupida pazza >>
<< Berni, no … >> Rosa cerca di trattenerlo per il braccio ma mio padre è determinato, non vuole stare con noi. Valeria si alza in piedi, i suoi pugni sono serrati. Io mi preparo a fermarla, temo che nella rabbia lo rincorra e tenti d'ammazzarlo.
<< SEI UNO STRONZO! Sofia, andiamocene >> oh, gli occhi di Valeria sono due fiumi in piena pronti a straripare, infatti si è già fiondata nell'ingresso alla ricerca del suo cappotto.
<< Ok >> meglio seguirla, però prima rivolgo una parola compassionevole alla povera Rosa, ogni volta si impegna a farci incontrare. Queste cene sono opera sua, infatti è lei che ci chiama al telefono di casa, fosse per nostro padre … boh, credo non gliene freghi un emerito cazzo.
<< Rosa, grazie per il pranzo e mi dispiace >>
<< Non fa niente Sofia >> anche i suoi occhi sono stracolmi d'acqua pronta a straripare. Non deve essere facile per lei sostenere sulle spalle l'odio di mia sorella e l'indifferenza di nostro padre nei confronti delle proprie figlie .
 Valeria è già fuori di casa è meglio raggiungerla prima che s'abbandoni a un pianto isterico.



Siamo sulla corriera diretta verso casa, Valeria è al mio fianco e si asciuga gli occhi con un fazzoletto di carta. Sembra essersi calmata, almeno ha smesso di singhiozzare
<< Stai meglio? >>
<< Sì >> tira su col naso << devo avere un aspetto orribile >> si sistema i riccioli spiaccicati sul volto
<< Naaa … che dici? Sei bellissima >> nonostante il volto e il naso arrossato è realmente bella, come sempre
<< Anche tu, lo sai questo vero? >> penso si riferisca al commento bruto di mio padre. Ma onestamente non mi sono offesa un granché, più di una volta degli sconosciuti mi hanno definito “brutta”

Camminavo a passo spedito, il vento freddo mi sputava in faccia il freddo dovevo sbrigarmi, presto la corriera sarebbe passata, avevo solamente cinque minuti per raggiungere la fermata. 
Senza volere urtai la spalla di un passante.
<< Scusa >>
<< Stai attenta a dove cammini brutto cesso >> senza voltarmi continua a correre


Dato che considero mio padre come uno “sconosciuto cane rognoso”, non mi sono offesa, però apprezzo il tentativo di mia sorella di farmi sentire “normale”
<< Sì, grazie >> la guardo negli occhi, ma distolgo lo sguardo. Vedere mia sorella in questo stato non è facile e mi fa sentire terribilmente impotente, non so mai cosa dire o fare per rasserenarla, come quella volta che ricevemmo l'invito alle nozze di nostro padre ...

Era notte fonda mi ero svegliata con una doloroso pressione al basso ventre, la mia vescisa doveva essere svuotata. Svogliata mi alzai e nel percorrere il lungo corridoi, notai la porta della stanza di mia sorella socchiusa, dalla fessura usciva un flebile raggio di luce artificiale. Era strano, mia sorella quando poggiava la testa sul cuscino entrava in un sonno talmente profondo che nemmeno un terremoto poteva ridestarla. Sentii un singhiozzo soffocato, così entrai e vidi Valeria sdraiata a pancia in giù con il volto affondato nel cuscino. Il suo corpo era scosso da violenti singhiozzi
<< Vale? Che succede? >> Valeria emerse dal cuscino mostrandomi un viso arrossato e stropicciato dalla spossatezza. Senza dirmi una parola, afferrò un cartoncino dal comodino me l' allungò. Sul cartoncino era presente l'immagine di due simpatici sposi, lo aprii e lessi “siete invitati al matrimonio di Bernardo Serelli e Rosa Rinaldi… “
<< Vale, lo sapevamo che si sarebbero sposati >>
<< Sì, però ha avuto la faccia tosta d'invitarci >> si sedette a gambe incrociate, cercò di ricomporsi asciugandosi le lacrime
<< Vale, cosa vuoi farci? Siamo sue figlie, che figura faceva di fronte agli amici e parenti se non c'invitava? Lo sai che lui è uno stronzo che rispetta le consuetudini sociali >>
<< Hai ragione , è sempre stato uno stronzo >> ricominciò a singhiozzare e io rimasi lì, in piedi, stringendo il cartoncino tra le mani il cartoncino.


<< Sofia, io vado a fare un salto da Giusi, tu torni a casa ? >> sempre così, ogni volta che mio padre la delude si butta fra le braccia di un ragazzo, come se volesse rimpiazzare l'affetto negato da quel ciccione rognoso.
<< No, vorrei fare un salto in fumetteria >>
<< Ah? È aperta anche alla domenica? Certo che il proprietario non ha un cazzo da fare >>
<< Tiene aperto per i cazzoni come me che non hanno un cazzo da fare >>
<< ahahah ...Sofia, certe volte ti comporti come una sfigata >> l'ho fatta ridere? Che bello, sono contenta d'averla distratta .
<< Ah, prenoto la fermata, ormai sono arrivata >>
<< Ok >> prima di lasciarla andare l'abbraccio, anche se non l'ha chiesto credo ne abbia bisogno.
<< Ci vediamo a casa, vero? >> in verità vorrei chiederle : “non sparirai tutta la notte lasciandomi sola con mamma in preda alla disperazione e a finti attacchi cardiaci,vero?”. Ma non voglio farla arrabbiare.
<< Sì, certo >> un ultimo sorriso ed esce dal trabiccolo a quattro ruote.
Capisco il dolore di Valeria a livello intellettuale, ma non a livello emotivo. Nostro padre è sempre stato così, distaccato e indifferente nei nostri confronti. Se ripenso alla mia infanzia, lui non sbuca fuori dai ricordi. L'unica immagine che sbuca fuori dalla mia memoriaa è quella di questo cane rognoso che affonda la testa nel piatto. Infatti non sento la mancanza dell'affetto paterno, come posso sentire la mancanza di qualcosa che non ho mai avuto?


Se mia sorella per sentirsi meglio necessita di un uomo, a me basta fare un salto in fumetteria.
Dtill drilll
il piccolo campanello appesso all'angolo della massiccia porta, annuncia la mia entrata, infatti il fumettista scosta il giornale
<< Ciao >> lo saluto, ormai siamo in buoni rapporti
<< Stai meglio? >> wow! Siamo in rapporti così buoni? S'informa persino sul mio stato fisico?
<< Sì >>
<< Ah, tieni >> cosa? Mi sta allungando un volume, no! Non ci posso credere, è Saiyuki il primo volume! Ne è arrivato uno o lo ha tenuto da parte apposta per me? Che uomo generoso, aspetta che tiro fuori il portafoglio, ma avrò abbastanza soldi? Spero di sì, non posso permettere che un altro ladro di manga interferisca con il mio acquisto
<< No, non lo devi pagare >> cosa? Il nostro rapporto si è voluto a tal punto? Me lo regali, sono commossa, non pensavo provassi un tale affetto nei miei confronti, aspetta! Non è che in cambio pretendi favori sessuali?
<< Mio nipote ha detto di consegnartelo, ora smamma. Devo finire di leggere l'articolo non disturbarmi >> certo, adesso lo acchiappo e mi dissolvo tra gli scaffali così io non disturbo te e tu non disturbi me. Mi sembra un patto più che ragionevole.
Lo infilo nella borsa prima che giunga qualche strano ladro, aspetta c'è un piccolo foglietto di carta che esce dal volume, c'è scritto qualcosa


Mia madre mi ha insegnato a rispettare le promesse
se mai volessi insultarmi chiama 333 7789006.
un saluto
Gio

Mpf, a quanto pare Gio non è un ladro di manga, è solamente uno stronzo con uno strano senso dell'umorismo.


   
 
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