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Autore: uomi_hime    02/05/2015    1 recensioni
[ storia ad OC ] [ Ho tutti gli OC necessari, grazie a chi ha partecipato :)] [Prossimo aggiornamento: 1 luglio]
 
La Namimori organizza uno scambio di studenti con una scuola di Tokyo, dando la possibilità a 7 studenti di passare 6 mesi nella capitale del Giappone. Dopo una lunga attesa, gli alunni scelti sono, a sorpresa di tutti, Dame-Tsuna e la sua stramba compagnia, con ovviamente lo zampino di un certo assassino professionista. Dopo aver convinto Hibari a lasciare il suo adorato comitato disciplinare nelle mani di Kusakabe e della sua banda, i ragazzi partono, inconsapevoli di ciò che li aspetta nella capitale.
 
Perché un antico nemico trama nell’ombra, ed è deciso a distruggere per sempre la famiglia Vongola. Con l’aiuto dei nuovi amici, riusciranno Tsuna e i suoi Guardiani a sconfiggere la nuova minaccia?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6
                           
Il bambino cammina lungo il corridoio, osservando stupito le antiche decorazioni che ne ornano le pareti. Si è perso, lo sa bene, e sa che suo padre probabilmente sarà arrabbiato, ma al momento non gli importa poi molto: in fondo ha solo sette anni, e quei quadri dai colori sgargianti e quelle antiche armature lucenti per lui sono molto più interessanti di quella noiosa riunione per cui erano venuti fin lì dalla lontana Sardegna.
-E tu chi sei scusa!?-
La voce lo fa sobbalzare, mentre pian piano gira la testa verso la porta alle sue spalle. A parlare è stata una bambina, forse di un anno più grande di lui: i grandi occhi blu mare lo fissano severi, mentre i lunghi capelli neri ondeggiano lungo la schiena, sfiorandole le ginocchia.
-Allora, il gatto di ha mangiato la lingua?-
Lo richiama, e il bambino finalmente si decide a rispondere.
-E-ecco… sono venuto qui con mio padre, ma ad un certo punto ci siamo separati, e io mi sono… perso, credo- sussurra, lievemente in imbarazzo: gli capita raramente di perdersi –sua madre lo loda spesso per il suo spiccato senso dell’orientamento- ma la villa è gigantesca e, complice lo sguardo meravigliato che aveva rivolto a qualsiasi cosa vedesse, ci aveva messo relativamente poco a smarrirsi.
-Ah, allora tu devi essere il figlio del boss dei Kenshi!- esclama qualcuno da dietro la bambina, preannunciando l’entrata di una dodicenne dai ricci capelli corvini e gli occhi color lavanda. Il ragazzino si limita ad annuire, spiazzato dall’incredibile allegria della ragazza.
-Ma allora potevi dirlo subito! Comunque io sono Tsuki, piacere- si presenta la più giovane tra le due, lanciandogli un’occhiata di sbieco e sbuffando leggermente, senza però nascondere il sorriso divertito che si sta facendo strada sulle sue labbra –in fondo anche lei è solo una bambina, e trova l’imbarazzo e la confusione dell’altro estremamente divertente-.
-Io… io sono Ozora, piacere mio!-
Il più piccolo ci mette poco a riscuotersi, e sorride allegro alle due ragazze, mentre la più grande si lascia scappare una leggera risata.
-Io sono…-
 
 
I ricordi del passato invasero la mente di Ozora, o almeno quella parte che ancora non aveva ceduto all’oscurità che stava pian piano inglobando la sua coscienza. Sapeva – sentiva - che se non si fosse ribellato, se non avesse lottato ben presto per lui sarebbe stata la fine, ma non ne aveva più la forza: sentiva la sua volontà divenire sempre più flebile, ma non i ricordi. Quelli sembravano non volerlo abbandonare...
 
 
-Lilian!-
-Sorellona!-
La ragazza, ormai quattordicenne, sorride divertita, girandosi ad osservare la sorellina e Ozora correrle incontro, mentre il piccolo Sora tenta inutilmente di raggiungerli.
-Buongiorno dormiglioni!-
Li saluta, poggiando la tazza di caffè sul tavolo e passandosi una mano tra quel cespuglio corvino che sono diventati i suoi capelli – sono questi i momenti in cui odia i suoi ricci, troppo difficili da domare o anche solo tenere leggermente in ordine.
-Andate a mangiare, che poi vi toccano due ore di lezione e tre di allenamento-
A quelle parole, entrambi i ragazzini si bloccarono di colpo, impallidendo visibilmente.
-E niente storie, già ieri avete saltato i vostri doveri e non va bene- li rimprovera, sollevando il piccolo Sora e poggiandoselo sulle ginocchia.
-Ma era il mio compleanno!- protesta Tsuki, gonfiando le guance e lanciando un’occhiata ad Ozora, alla ricerca del suo sostegno. Peccato che il ragazzino sia troppo impegnato a divorare la terza ciambella al cioccolato per prestarle attenzione.
-Vero, ma oggi no. Quindi muovetevi a fare colazione che la mamma vi aspetta in biblioteca- afferma il secondogenito dei fratelli Sarti, palesando la propria presenza e avvicinandosi al cornetto rimasto sul tavolo.
-Giman, metti giù le mani dal mio cornetto- lo avverte Lilian, lanciandogli un’occhiata assassina.
-Non mi spaventi Lily, ho un ostaggio- sghignazza il tredicenne, riferendosi al fratellino che era corso a salutarlo e ora ride divertito seduto a cavalcioni sulle sue spalle. E la pasta incriminata vola dritta filata giù per la gola di Giman, che però si rende conto del suo errore non appena un’aura assassina di discrete dimensioni non circonda la maggiore.
-Fratellone… la sorellona si è arrabbiata?- chiede Sora, immobilizzandosi e cominciando a tremare leggermente: persino lui sa che la sorella da arrabbiata è molto pericolosa.
-M-mi sa di si…- balbetta il moro, cominciando a sudare freddo: l’aveva combinata grossa…!
-Io opterei per una ritirata strategica... - suggerisce Tsuki da dietro il tavolo, mentre si gode lo spettacolo sgranocchiando pane e marmellata di more, la sua preferita. Il ragazzo non se lo fa ripetere due volte e imbocca di corsa il corridoio, fratellino sulle spalle e Lilian incavolata nera alle calcagna che lo insulta in almeno tre lingue differenti.
 
 
Quando era accaduto?
Quand’era che la situazione era precipitata, portandoli a rinnegare quel passato felice in cambio di dolore e disperazione?
Tsuki percepiva a malapena la risata gutturale di Giman e i richiami dei compagni, ma neanche le voci di Rise – la sua migliore amica- o di suo fratello minore riuscivano a scuoterla dallo stato di torpore in cui era caduta. Perché era Ozora la persona che le stava procurando tutte quelle ferite, e ancora non riusciva a capacitarsi di quanto quelle iridi color del sangue, un tempo così calde e familiari, potessero sembrarle così fredde e sconosciute. Ma sapeva che lì dentro, da qualche parte, il vero Ozora era ancora vivo, e che sicuramente sarebbe tornato da lei.
Un colpo più forte degli altri la spedì a sbattere contro il muro, mandandole una stilettata di dolore lungo tutta la schiena e facendole tossire qualche goccia di sangue.
-Ozora… - sussurrò, tentando di rialzarsi in piedi –Combattilo… non puoi arrenderti proprio ora- implorò, sull’orlo delle lacrime. Non voleva affrontarlo, essere costretta a dire addio anche a lui.
-È inutile Tsuki! Il tuo amato principe non tornerà più!-
Ma la ragazza non prestò attenzione alle parole del fratello maggiore, perché un guizzo color del cielo nella pupilla sinistra aveva attirato la sua attenzione. Sorrise, con rinnovata fiducia.
 
Credo in te, Ozora…
 
 
La pioggia cade fitta sulle colline delle Marche, mentre la bara della giovane Lilian Sarti viene calata nel terreno umido.
Mizu tiene la testa bassa, gli occhi spenti e opachi cerchiati da grandi occhiaie viola, mentre il marito la sostiene con un braccio attorno alle sue esili spalle.
Sora singhiozza sommessamente, aggrappato alla gonna della madre, e Tsuki fissa la bara con occhi vuoti; ma non piange, no, perché deve essere forte e non può mostrarsi debole alla presenza delle famiglie alleate –sua sorella non lo vorrebbe-.
Ma non appena si ritrovano soli, senza alcun adulto a giudicarli, crolla sulla spalla di Ozora, stringendolo come se ne andasse della sua vita. E il ragazzo la stringe a sé, confortandola il più possibile e facendole capire che lui è lì per lei e non l’avrebbe mai più lasciata sola.
Mai più.
 
 
“Ozora…”
La voce di Tsuki risuonò flebile alle sue orecchie, ma bastò per risvegliare qualcosa in lui. Perché, nonostante le avesse promesso che non l’avrebbe mai abbandonata, era proprio quello che si stava accingendo a fare: si stava arrendendo, stava vendendo la sua anima a quel mostro senza combattere. Fu allora che una flebile luce apparve, e Ozora vi si aggrappò con tutte le sue forze, combattendo il senso di intorpidimento e avvicinandosi sempre di più alla superficie di quella viscida oscurità.
 
-Uccidila-
L’ordine risuonò nel silenzio della sala, rimbalzando sulle pareti e giungendo ovattato alle orecchie di Tsuki. Vide di sfuggita la spada del ragazzo alzarsi sopra la sua testa, pronto a colpirla con le sue fiamme della Tempesta, e la mora si ritrovò a pregare qualsiasi dio conoscesse che quel guizzo celeste non fosse stato solo frutto della sua immaginazione.
Chiuse gli occhi, pronta al peggio.
 
Ma il colpo non arrivò.
 
Percepì un lieve spostamento d’aria, e il frastuono di un muro che crollava fu seguito da esclamazioni di sorpresa da parte di tutti i presenti.
Tsuki aprì gli occhi di scatto, e ciò che vide la sorprese non poco: dove prima si trovava Shirley adesso vi era un cumolo di detriti e Giman – schiumante di rabbia - si teneva il fianco da cui uscivano fiotti di sangue, mentre Tochi e la donna dagli occhi dorati gli si paravano davanti per difenderlo da eventuali attacchi. Ma quando lo sguardo della mora si posò sulla figura eretta di fronte a lei, quasi non volle credere ai propri occhi: Ozora la fissava con i suoi caldi occhi eterocromi, un sorriso trionfante stampato in faccia e il respiro ansante per la fatica.
-Tutto a posto?- le chiese, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Ma lei la ignorò, saltandogli direttamente al collo e stringendolo a sé per assicurarsi che si, lui era lì e non si trattava solo di una crudele illusione.
-Sapevo che ce l’avresti fatta-
Il ragazzo ricambiò la stretta, respirando a pieni polmoni il suo profumo: dei, quanto gli era mancata.
-Scusa il ritardo- sussurrò, sorridendo e staccandosi leggermente, ad osservare quei grandi occhi color del mare che lo fissavano lucidi dal sollievo.
-Tsk. Sei più testardo di quel che credessi- sibilò Giman rompendo l’illidio che si era andato a creare.
-Avresti dovuto sapere che non mi sarei arreso così facilmente-
Il boss gli lanciò un’occhiata di puro odio, per poi alzarsi e cominciare ad indietreggiare verso il corridoio.
-Pensateci voi qui- ordinò, per poi sparire nell’oscurità. All’improvviso i detriti del muro che avevano precedentemente sommerso Shirley esplosero, mentre la ragazzina, ora in piedi, era circondata da fiamme della Tempesta.
-Allora, cominciamo?-
 
***


Rei non amava le risse.
Le considerava solo come uno spreco di tempo utile, oltre che estremamente noiose – anche perché i suoi avversari erano fin troppo deboli per poter anche solo sperare di batterlo.
Per questo faceva sempre di tutto per evitarle, utilizzando i piccoli marchingegni che costruiva di tanto in tanto come diversivi - rinchiudendosi a doppia mandata nel laboratorio d’informatica ad hackerare i computer dei suoi avversari, dipendeva molto dalla giornata. Ma in quel frangente non poteva fare nessuna delle due cose.
Dalla sua posizione, alias l’angolo più buio e nascosto della sala, persino lui riusciva a comprendere quanto la situazione fosse grave: Ozora e Tsuki, entrambi feriti, stavano affrontando Tochi e le sue fiamme del Fulmine, assistiti da Tsuna, Shoichi e Mukuro; Rise, Sayaka, Ayane, Suzume e Gokudera si stavano occupando di Shirley, mentre Hibari, Yamamoto, Lara, Shin e Rin della donna dagli occhi dorati. Dal canto suo, Rei aveva il semplice compito di tenere al sicuro Haru e Sora, una perché non sapeva combattere e l’altro perché, a causa delle sue ferite, era ancora troppo debole per reggere un combattimento. Ma i loro compagni erano in evidente difficoltà, e non avrebbero resistito ancora per molto. Il moro sbuffò, visibilmente indispettito: non ne aveva voglia, ma gli toccava intervenire. E, a malincuore, si rese subito conto che sarebbe stato necessario anche l’aiuto dell’altro.
-Ehi piccoletto-
Sora si voltò, incrociando lo sguardo apatico del diciassettenne.
-Mi faresti un favore?-
 
***


Suzume Akuira era una tipa vendicativa come poche.
Se le si faceva un torto si poteva star certi che, nel migliore dei casi, ti avrebbe solamente reso ridicolo di fronte all’intera scuola... altrimenti, meglio emigrare in un isola sperduta, o l’ospedale era assicurato. E, in quel momento, l’oggetto dei suoi propositi omicidi era quella ragazzina che aveva osato rapirla e tenerla rinchiusa per una settimana.
-Vieni subito qui brutta bastarda!- sbraitò, partendo all’attacco con la sua falce. Shirley si limitò a saltare all’indietro, per poi ferirla sulla guancia con uno dei suoi shuriken.
-Ihihihih~ voglio altro sangue!- cantilenò, mentre tra le sue dita apparivano decine di stelle ninja –Stelle tempestose!-
Le lame, ricoperte di fiamme delle Tempesta, si diressero verso Suzume, che venne salvata all’ultimo dagli scudi di Gokudera.
-Non attaccare d’impulso, idiota!- la rimproverò il dinamitardo, per poi cominciare a bombardare la nemica.
Sayaka gli copriva le spalle, sparando proiettili della Tempesta dalla distanza, mentre Ayane e Rise tentavano degli affondi muovendosi di continuo per evitare la controffensiva.
Suzume si toccò la guancia ferita, lasciando che il sangue le bagnasse le dita. Sembrava quasi scioccata, come se si rendesse conto solo in quel momento di ciò che stava realmente accadendo. Abbassò lo sguardo, lasciando che la frangetta bionda le ricoprisse gli occhi.
-Tu…- sussurrò, attirando l’attenzione di Shirley. Tremava, ma riuscì comunque a tenersi in piedi –Questa me la paghi!- urlò, mostrando uno sguardo adirato come pochi e stringendo la presa intorno alla falce per la rabbia. Persino gli altri ragazzi riuscirono a percepire l’intento omicida che la ragazza emanava, ma rimasero comunque sorpresi quando la lama della sua arma cominciò a rivestirsi di fiamme della Nuvola.
-Ha evocato le sue fiamme… da sola?- sussurrò sconcertata Ayane, osservando con occhi sgranati la scena.
-Bhè, cos’altro potevamo aspettarci da una come Suzume?- commentò Rise, sorridendo divertita e dando il cinque a Sayaka, quasi come se se lo aspettassero.
Akuira scattò ad una velocità assurda, evitando un’onda di shuriken e riuscendo a ferire Shirley al fianco. La ragazzina boccheggiò, sia dal dolore che dalla sorpresa, per poi essere colpita da un calcio sul petto che la spedì contro il pavimento.
-Ci vediamo all’inferno, ragazzina- disse Suzume, fissando truce la nemica dal bordo del cratere che aveva creato. Si voltò, per tornare dai suoi compagni, ma una voce la bloccò.
-San…gue-
Un sussurro, ma bastò a farla fermare sul posto.
-Sangue SanGue sAngue saNGue sanGUE… SANGUE!-
Shirley si rialzò di scatto, gli occhi castani iniettati di sangue e pazzia.
-VOGLIO IL TUO SANGUE!- esclamò, per poi scattare verso la diciassettenne con un coltello da cucina in mano. Akuira non fece in tempo a spostarsi, e chiuse gli occhi, pronta al peggio. Li riaprì solo dopo qualche secondo, appena il suono di un tonfo sordo non arrivò alle sue orecchie: il corpo senza vita di Shirley giaceva a terra in una pozza di sangue, con un coltello militare che le attraversava la carotide.
-Ma cosa…?-
 
***


Lara odiava profondamente il gioco di squadra.
Sinceramente parlando, non ci aveva capito molto di ciò che le aveva raccontato Tsuki, e non gliene importava: che si risolvesse da sola i suoi problemi, senza coinvolgere altri nelle sue faccende personali. Certo, stavano comunque combattendo contro gli stessi nemici, ma se lo faceva era solo per proteggere sé stessa e nessun altro, gliene fregava poco o niente se i suoi “compagni” rimanevano feriti. In realtà, normalmente avrebbe approfittato della prima occasione per allontanarsi furtivamente dal combattimento, visto che la riguardava ben poco, ma c’era qualcosa che la costringeva a rimanere: lo sguardo della donna davanti a lei, che evitava i loro attacchi con dei semplici movimenti, sembrava quasi divertito, come se si stesse prendendo gioco di lei. E questo non poteva accettarlo: nessuno poteva ridere di lei. Nessuno.
-Allora, è tutto questo quello che sapete fare?- li prese in giro la donna, sorridendo leggermente –Mi aspettavo di più da voi-
Shin e Rin, entrambi feriti in più punti, lottavano contro il senso di intorpidimento causato dalle fiamme della Pioggia che ricoprivano le armi dell’avversaria, mentre Hibari e Yamamoto tentavano di arginarne gli attacchi.
Delle fiamme Lara sapeva molto poco, solo che derivavano dalla volontà della persona e che ogni tipo aveva una specifica caratteristica.
 
"Se riuscissi a evocare le mie… allora i miei attacchi avranno un effetto maggiore?" si chiese, osservando i suoi tirapugni. Magari così sarebbe riuscita a togliere quell’odioso sorrisetto dalla faccia di quella donna. Chiuse gli occhi, tentando di estraniare i rumori della battaglia e di concentrarsi solo sul suo respiro.
 
Inspiro. Espiro.
 
-Immaginate la vostra volontà trasformata in fiamma-
 
I guanti cominciarono a ricoprirsi di una leggera fiammella marrone, mentre il terreno intorno a lei cominciò a tremare.
 
-Più essa è forte, più la fiamma sarà potente-
 
Percepiva le vibrazioni del terreno, i passi di ognuno dei presenti rimbombavano nella sua testa dandole una visuale perfetta della posizione di tutti. Alleati e, soprattutto, nemici.
 
-E più la fiamma è potente, più i vostri attacchi saranno devastanti-
 
Spalancò gli occhi e alzò il braccio destro, porgendo il palmo verso i detriti che fino a poco prima sommergevano Shirley. I mattoni, attratti dalla forza delle sue fiamme, si rinchiusero contro il suo pugno. Scattò, spinta da una fetta di terreno che aveva sollevato da sotto i suoi piedi, e schiantò la sua mano contro il viso della nemica, che per via della sua velocità non l’aveva vista arrivare. La pietra si sgretolò all’impatto, e la donna si andò a schiantare contro la parete dietro di lei.
-Ma che diavolo…?- sussurrò Rin, mentre Shin fissava la scena a bocca aperta.
-Fiamme della Terra? Ma come è possibile?- esclamò Yamamoto, scioccato, con Hibari poco dietro che osservava il tutto con un sopracciglio alzato.
 
-Però… allora non sei così debole dopotutto- constatò la loro avversaria, rialzandosi e pulendosi col dorso della mano il sangue che le fuoriusciva dal naso –Dimmi, come ti chiami ragazzina?-
Lara la fissò accigliata, non capendo il motivo di quella domanda.
-Non vedo il motivo per cui dovrei dirtelo-
-È mia abitudine chiedere il nome del mio avversario, prima di ucciderlo- spiegò, sogghignando.
-Lara Jehnar. Mi piacerebbe conoscere anche il tuo, prima di pestarti a sangue- rispose la rossa, rivolgendole uno sguardo freddo come il ghiaccio.
-Umi Deep, guardiana della Pioggia- si presentò la donna, gli occhi dorati che brillavano divertiti. E senza dire niente, le due partirono all’attacco.
 
I kunai di Umi, ricoperti della fiamma della Pioggia, scattarono verso Lara, che li evitò grazie alla sua innata agilità. Quest’ultima diresse il proprio braccio verso la nemica, lanciandole contro una serie di detriti ricoperti di fiamme. La donna riuscì a schivarli per un soffio, rallentandoli con il fattore Tranquillità delle sue fiamme, e indietreggiò leggermente. Lara, prendendolo come un segno di debolezza, scattò nuovamente verso Umi, che però sorrise e si scansò all’ultimo secondo, facendole lo sgambetto. La sedicenne cadde rovinosamente a terra, sbattendo le ginocchia, e la donna si preparò a trafiggerla con le sue lame. Ma, prima che potesse sferrare il suo ultimo attacco, uno sparo riecheggiò nella sala, mentre il proiettile di una Colt 1991 le attraversava il cranio. Si accasciò a terra accanto a Lara, l’odore acre del sangue che permeava l’aria.
 
-Centro perfetto-
 
***


Se c’era una cosa di cui Tochi era sicuro, era che i suoi compagni erano tutt’altro che deboli.
Ma le sue certezze avevano cominciato a vacillare quando era giunta la notizia della sconfitta di Alfred, causata da un paio di ragazzine irriverenti, e adesso, mentre osservava con occhi sgranati i cadaveri di Shirley e Umi, esse andarono completamente in fumo.
-Gihihihihihih-
Una risata risuonò nell’angolo più buio della sala, mentre una figura misteriosa cominciava ad avanzare verso la luce.
-E voi sareste assassini provetti? Ma non fatemi ridere!- esclamò il ragazzo, uscendo allo scoperto. I capelli erano diventati rossi e gli occhi viola, ma sia il fisico che i vestiti erano rimasti gli stessi, per cui – anche se i compagni stentavano a crederci - non c’erano dubbi sull’identità del loro salvatore.
-Rei, ma cosa…?-  sussurrò Shin, fissando incredulo il compagno: perché diavolo il suo aspetto era cambiato?
-Ehi Kuroi- salutò Tsuki, mentre tutti si giravano a guardarla sorpresi.
-Giusto in tempo-  aggiunse Ozora, cercando di recuperare fiato.
-Scusa nee-chan, non potevo fare altrimenti-  si scusò Sora, respirando affannosamente.
-Non ti preoccupare, ci stavo pensando anch’io-  lo rassicurò la sorella, sorridendo -Ci darai una mano?- chiese poi, rivolgendosi al rosso.
-Il tipo mi pare forte, sarà un vero piacere ucciderlo- sghignazzò il ragazzo, scrocchiandosi il collo.
-Chi diavolo sei??- si intromise Tochi, stufo di quell’assurda situazione. Come diavolo aveva fatto un ragazzino come lui a uccidere le sue compagne, due assassine provette?
-Kuroi Akakawa- si presentò il rosso, senza smettere di sghignazzare –Anche conosciuto come The Hanged-
Tochi sussultò, perché quel nome lo conosceva fin troppo bene: The Hanged era un criminale che da anni imperversava indisturbato per le strade di Tokyo e dintorni, uccidendo persone su persone senza mai essere rintracciato. Non c’era sistema di sicurezza abbastanza efficiente da fermarlo, e il suo soprannome derivava proprio dalla sua malsana abitudine di impiccare le proprie vittime una volta uccise.
Ma c’era qualcosa che non quadrava: da quel che sapeva, The Hanged era apparso per la prima volta più di vent’anni prima. Ma come era possibile, visto che il ragazzo che si stagliava di fronte a lui aveva al massimo diciassette anni?
Non riuscì a ragionarci troppo, perché Kuroi aveva tirato fuori una decina di granate incendiarie e lo stava bombardando, senza dargli un attimo di tregua. Il castano non potè fare altro che erigere uno scudo con le sue fiamme del Fulmine, sperando che il loro fattore Indurimento riuscisse a proteggerlo da quell’inferno.
 
-Qualcuno mi spiega che cazzo sta succedendo?- sbraitò Sayaka, stufa marcia di quella situazione così inverosimile. Cosa era successo a Rei?
-Kuroi Akakawa può essere definito come la seconda personalità di quello che noi conosciamo come Rei Kusanagy- spiegò Ozora, avvicinandosi al gruppo.
-Anche se l’intera faccenda è più complicata di così- aggiunse Tsuki, attirando su di sé tutti gli sguardi –Il fratello maggiore di Rei era uno scienziato di fama mondiale, che però venne in seguito criticato duramente per i suoi esperimenti su cavie umane. Nessuno sapeva, però, che la sua cavia principale era il fratello minore, il piccolo Rei. Un giorno quell’uomo volle provare un esperimento di scambio di personalità, sfruttando quella di un sadico assassino che era riuscito a catturare. Ma, come penso abbiate capito, la cosa non andò bene, e entrambe le personalità si fusero nel corpo di Rei. Fummo noi a trovarlo, privo di sensi ancora rinchiuso nel laboratorio. Il fratello era sparito nel nulla, e tuttora non ve ne sono tracce-  riprese fiato, per poi finire di raccontare –Per bloccare Kuroi, che tentava di prendere il completo controllo del corpo, fummo costretti ad utilizzare un sigillo speciale su di lui: un sigillo che poteva essere momentaneamente spezzato solo dall’immissione nel corpo di tutte e sette le fiamme del Firmamento-
I ragazzi la fissavano a bocca aperta, tentando di immagazzinare tutte quelle informazioni.
-Cioè, fondamentalmente ci stai dicendo che uno dei nostri compagni di classe racchiude in sé la personalità di uno degli assassini più brutali della storia di Tokyo?- chiese Suzume, visibilmente scioccata. In una gabbia di matti, ecco dov’era finita.
-Perfetto, di male in peggio- commentò Rin, alzando gli occhi al cielo esasperata: ma uno normale ea troppo da chiedere?
-Fermi tutti- esclamò Rise, spalancando gli occhi di colpo –ma allora… come ha fatto il sigillo a rompersi? Dove se le è procurate tutte le fiamme?-
-Bhè… quello è stato colpa mia- rivelò Sora, grattandosi nervosamente la nuca –Non si sa come, ma sono nato con tutte le fiamme del Firmamento in corpo, per cui effettivamente sono l’unico in grado di sciogliere le catene che lo bloccano-
Tsuki gli scompigliò i capelli, sorridendogli complice.
-Non dirlo come se fosse una colpa- lo rimproverò –Io avrei fatto la stessa cosa-
Una risata gutturale attirò la loro attenzione, facendoli girare in contemporanea verso il luogo dove, fino a poco prima, si stava tenendo il combattimento. Kuroi rideva sguaiatamente, mentre il corpo senza vita di Tochi pendeva impiccato dal soffitto della sala, grondando sangue dalle ferite.
-Non trovate anche voi che sia uno spettacolo magnifico?- chiese il rosso, gli occhi viola che traboccavano pazzia.
-Sora- disse solamente Tsuki, senza staccare gli occhi dalla scena. Il quindicenne annuì, chiudendo gli occhi e cominciando a canticchiare una lenta litania. Uno strano vento cominciò a raccogliersi attorno al ragazzo e a Kuroi, avvolgendo entrambi.
-Grazie per l’aiuto, Kuroi... ma non pensare che ti lasceremo libero così facilmente-
Lo sguardo da pazzo dell’assassino incrociò quello serio della mora, mentre The Hanged sorrideva sghembo.
-Ci rivedremo, Tsuki- sghignazzò, per poi essere completamente avvolto dal vortice di fiamme che si era andato a creare. Quando il suo corpo tornò nuovamente visibile, i capelli erano tornati neri e gli occhi erano chiusi. Rei si accasciò a terra senza emettere suono, il viso disteso come se si fosse semplicemente addormentato.
-E adesso, andiamo ad eliminare quel bastardo di mio fratello-
 
***


Trovarono Giman poco più avanti, il sangue che ancora non si era fermato e il volto pallido contornato da una smorfia di dolore.
-A quanto pare è arrivata la fine- sussurrò, ridendo sommessamente.
-Non sei nelle condizioni di combattere. Arrenditi- constatò Tsuki, lo sguardo fisso sulla ferita del maggiore.
-Già… non posso combattere- concordò il moro –Ma posso ancora… fare questo-
Oremette un pulsante alla sua destra, e una porzione di soffitto si aprì, mentre una figura familiare veniva calata giù dall’apertura.
-Nikki!-
-Biondina!-
Esclamarono in coro Shoichi e Gokudera, imbracciando le armi.
-Cosa le hai fatto?- sbraitò il biondo, imbracciando il suo fucile: se le aveva anche solo torto un capello, non avrebbe più risposto delle sue azioni.
-È solo svenuta… per il momento- sghignazzò Giman, gli occhi di ghiaccio che ricordavano, in quanto a pazzia, quelli di Kuroi.
-Fate un solo passo, e le sparo- disse, tirando fuori una pistola e puntandola alla testa della ragazza. I ragazzi digrignarono i denti, consapevoli di essere in trappola: una sola mossa falsa, e la loro amica sarebbe morta.
Giman non aveva però tenuto conto delle capacità dei Vongola: Yamamoto lanciò una delle sue spade verso la corda, tranciandola di netto, e Tsuna scattò, usando le fiamme dei suoi guanti come propulsori.
-Io vi avevo avvertito- proclamò Giman, per poi premere il grilletto.
Ma il proiettile non fece altro che attraversare l’illusione creata da Mukuro, mentre il Cielo metteva in salvo Nikki.
La bionda aprì pian piano gli occhi, mettendo a fuoco il viso serio di Tsuna.
-Sawada…kun?- sussurrò, la gola secca e arida.
-Sei al sicuro adesso- la rassicurò lui, sorridendole. Atterrò piano, porgendo l’esile ragazza a Shoichi.
-Sho… lo sapevo che saresti venuto- disse lei, sorridendo calorosamente.
-Sei un’idiota, lo sai? Un’emerita idiota-
Rispose il ragazzo, abbracciandola stretta senza alcuna intensione di lasciarla andare. La sorella ricambiò la stretta, aggrappandosi alla sua camicia e addormentandosi serenamente sul suo petto.
-A quanto pare sei stato sconfitto su tutti i fronti- constatò Ozora, rivolto a Giman.
-Così pare…- concordò il moro –Ma se io muoio, voi verrete con me-
E premette un ulteriore bottone, mentre delle esplosioni risuonavano in lontananza.
-Vuole farci saltare in aria! Dobbiamo andarcene!- esclamò Tsuki, cominciando a correre lungo il corridoio da cui erano venuti, seguita dai compagni.
 
Corsero come dei dannati, la risata di Giman che risuonava in tutta la struttura. Se riuscirono a uscire fu solo grazie ad un attacco combinato di Ozora e Hibari, che sfondarono una parete permettendo a tutti di mettersi in salvo pochi secondi prima del crollo totale dell’immensa villa.
-È… finita?- chiese incerto Sora, osservando le macerie dietro di loro.
-Si… è finita- rispose Tsuki, lo sguardo malinconico rivolto a quel luogo maledetto: in fondo al cuore, non aveva mai smesso di sperare che il fratello potesse cambiare nuovamente, tornare ad essere quello di un tempo. Prima che la gelosia lo allontanasse da loro, prima che uccidesse sua sorella per avidità.
Un tonfo sordo la riscosse dai suoi pensieri, e quando si girò la disperazione prese il sopravvento in pochi secondi.
 
-OZORA!-
 
 
 
 
 
 
\\Little Corner//
HO SOLO UN GIORNO DI RITARDO, GIU' I FORCONI E SPEGNETE LE TORCE GENTE!
Problemi tecnici mi hanno tenuta lontana per qualche giorno da casa mia, ma non disperate che sto tentando di essere il più puntuale possibile u.u
Eeeee siamo finalmente al momento clou di questa mini saga. Scopriamo (bene o male) cosa è accaduto nel passato di Tsuki e Giman, Rei si rivela essere un pazzo assassino maniaco e la gente impazzisce arrandom. Sono confusa persino io che sono l’autrice o.O
Btw, il prossimo capitolo sarà quello conclusivo della saga “rapimenti e angst a gogo”, e poi si passerà allo sclero più totale (e Maki già ne sa qualcosa…). Per carità, non è che scompariranno completamente i momenti di botte e robe varie, ma mi concentrerò un po’ di più sulla parte love love~ amanti del fluff, venite a me- *la sopprimono*
 
Btw, lascio la linea a Maki che devo andare in piscina.
See yay~
 
uomi_hime
 
 
La beta prolissa(?)
OZORA TESORO COSA TI HANNO FATTO???? *piange tutto*
Questo capitolo è stato un pianto unico e disperato, sappiatelo.
Non so cosa dire... sono... sono... ALLITIBITA, SCONVOLTA, SCIOCCATA E ASPIRAPOLVERE (cit. amico di Maki)
[Marta si ricorderà che ho usato questa citazione anche in un altro momento - che non posso raccontare perché sarebbe spoiler u-u] [Ehm… già, ricordo bene ^^’ n.d. Marta]
Bene, in questo capitolo scopriamo che Rei non parla da solo [e che la Maki è terrorizzata a morte da lui], che Sora è un gran figo, che Ozo è un grande e che Nikki è finalmente salva [meno male povera piccola *piange tanto*].
MA VOGLIAMO PARLARE DEI QUEL MOMENTO TENERESSIMO DI SHOICHI E NIKKI? Sappiate solo che Maki si è tipo sciolta *-*
Per il resto posso solo dire dell'ANSIA per Ozora. Amore ma quanto male ti vuole quell'autrice brutta, infame e cattiva? *abbraccia Ozora* [e fu così che Marta la uccise nel sonno]
 
Bene, me ne vado che sto diventando davvero prolissa.
PACE AMORE E ROCK'N'ROLL!
Maki
   
 
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