era bello, bello
ricordare. c'era questa cosa, dentro di lei, che non faceva uscire mai. l'aria
avrebbe potuto farla volare via, e perdersi. e viaggiare. da qui al mare, da
qui all'estero. lei la teneva dentro, la teneva forte. è un ricordo che se ne
va, come i lineamenti del tuo viso che perdono forma. che diventano marroni, e
poi verdi, e poi più niente. è come i tuoi capelli lunghi che ci accarezzano la
pelle e si staccano come le foglie stanche in autunno. e lei provava a
ricordarsi il loro sapore, la loro consistenza. una notte di sale. una notte
poi più niente. vorrebbe toccarti le labbra con la punta delle dita e
disegnarne i contorni in un universo parallelo. un universo immobile ed eterno.
un pianeta Marte sicuro. e lei ci provava, ci provava ogni giorno, ogni anno.
il telefono che è come un cuore che pulsa. il suono delle sue vene. tu che
scendi le scale alle otto di sera a luglio. rimanere ferma, con un suono nella
testa. rimanere ferma, per sentirsi tremare, ancora per le stesse cose. un
momento di pace. i tuoi piedi scalzi, era notte. era solo notte infondo. lui
lei dice che dopo non si rivedranno mai. e lo dice ed è vero. lei prova a
raccogliere tutta l'acqua che riesce, ma le cade dalle mani, le cade dai
pensieri. le lecca il sudore dalle tempie mentre piange. le cose belle, che
fanno male alle ciglia. che sbattono come portiere in inverno. le cose tue, le
cose mie. è bello perchè non torna, è bello solo una
volta. qui dove il mare non fa male e
l'aria profuma di sogni. gli scrivevo lettere di plastica e poi le soffiavo
via. si disfacevano come i petali dei fiori che sbocciano. la sua pelle era
come rugiada. i loro volti, dietro la pelle. fiori violenti. pareva una felicità
terribilmente disperata e distorta quella che sentiva nelle orecchie. e poi
riuscire a piangere, senza farsi altro male. i nostri inverni, pieni di
sole-pieni di fotografie coi colori distorti e andati a male. i tuoi rullini
radioattivi. la mattina in bocca. e lui diceva che era possibile, una notte
senza fine, una notte coi piedi scoperti e le mani calde. a rincorrere gli
incendi che ti bruciano nel petto, e le mie doppie punte. le radici degli
alberi restano sotto terra. e crescono ancora. loro non si fermano. tornare a
sanguinare e stringersi forte. la stanza era piena di futuri dispersi, e vecchi
difetti.