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Autore: pica    02/05/2015    2 recensioni
Nove volte che negli occhi di Erik non c'è stato che Charles, e negli occhi di Charles non c'è stato che Erik.
[raccolta di flashfic per il Sillabario di Maridichallenge]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Litigare
v. intr. [li-ti-gà-re]
[dal lat. litigare, der. di lis litis «lite»]
1 Contrastare con parole vivaci, irose e talvolta aspre e ingiuriose, soprattutto per far valere o per imporre le proprie ragioni

 
Non riesce a considerarli litigi, quelli che lui e Charles a volte hanno.
Accese discussioni, forse. Scambi d’opinione piuttosto passionali (che occasionalmente riescono persino a sfociare in qualcosa che di passionale lo è del tutto, lasciandolo ben più appagato che esausto, facendogli dimenticare qualsiasi fosse il punto della questione), niente che due menti distanti non sentano il bisogno di affrontare, prima o poi.
Dopotutto il mondo, ai suoi occhi, ha un colore piuttosto diverso rispetto a quello di Charles – e va bene, davvero, non c’è niente di male. È ancora convinto che il professore stia commettendo un grave errore che prima o poi gli si ritorcerà contro, e allo stesso modo Charles non smetterà mai di tentare di convincerlo che la violenza (“giustizia”, lo corregge sempre lui, “non sono un animale, sto solo cercando di fare ciò che è giusto per me e per la mia gente, so quel che ho visto e so quel che mi hanno fatto, non permetterò che accada ancora”) non è davvero il mezzo con cui vuole raggiungere il suo fine. Nessuno cambierà idea, ed è piuttosto sicuro che entrambi ne abbiano ormai la certezza, arrivati a questo punto, ma nessuno si arrenderà per primo.
E dopotutto – si domanda se anche per Charles valga lo stesso – non desidera davvero che il professore smetta di ostinarsi a far valere le proprie opinioni. Charles ha vissuto la sua vita, la sua vita ha plasmato le sue ragioni, le sue ragioni lo rendono l’uomo che è: niente di più semplice; ciò che gli basta. Ed Erik è perfettamente in grado di mantenere ogni cosa al posto che gli spetta, perché credere nella propria missione è un conto, amare è un altro, ma il rispetto è qualcosa di totalmente diverso. Ed è qualcosa che, comunque vada, non negherà a coloro che lo meritano (riuscirebbe a contarli sulle dita di una mano persino se gliene avessero mozzate la metà, ma a Charles un posto d’onore spetterà sempre e comunque, di questo almeno è certo).
Questa sera, come tutte le altre, Erik non si alzerà offeso, non lascerà la stanza senza fiatare una parola di congedo, non se ne andrà a dormire sbuffando o scuotendo il capo. Al contrario: curva le labbra, ruba il bicchiere dalle mani di Charles e ne approfitta per versarci dell’altro liquore prima di porgerglielo di nuovo.
“Grazie, amico mio”, è la risposta del professore. Manda giù un sorso e poi caccia un sospiro. “Tu non bevi?”
“Preferisco rimanere lucido.”
“Io sono perfettamente lucido.”
“Lo so”, scrolla le spalle. “Ma parli di cose insensate come se fossi sbronzo.”
Charles emette una risata piccola e silenziosa. Poi si sporge oltre il tavolo della cucina.
Il suo bacio sa di alcool e pigrizia.
“Sarà il caso di andare a dormire”, soffia Erik.
“Mm.” Charles ci pensa su un attimo, poi, “Di cosa stavamo parlando?”
Erik sorride, scuote le spalle, lo prende per mano e non risponde, e Charles non si prende la briga di insistere oltre.
   
 
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