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Autore: luxaar    03/05/2015    4 recensioni
Beatrice ed Edoardo saranno protagonisti di una storia posata e scomposta.
Gli amici di Beatrice amano descriverla come un'idealista, una sognatrice disillusa.
Dicono che le piace parlare, ma che di sè non dice mai nulla.
Confonde con le sue chiacchiere e tutti la considerano una persona con cui poter conversare piacevolmente.
Edoardo, invece, evita le ciarle quasi fossero la peste, preferirebbe stare un po' solo, ma più si allontana, più gli altri si avvicinano.
E' bello, affascinante, misterioso e sicuramente ricco.
Gli "sciacalli", come ama chiamarli lui, non abbandonano mai la loro preda.
Eppure Edoardo non si arrabbia, non si scompone, al massimo sorride amaro, e si lascia scivolare addosso ogni moina, lusinga, cattiveria o invidia senza alcuna differenza:
Alza le spalle.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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“Ma perché anche la IV A?”
“L'anno scorso non sono partiti. Meglio così, no?”
 
‘Già. Meglio così.' Pensavo mentre riponevo, uno dopo l'altro, i vestiti che avevo scelto, in valigia.
Non ci dovevo pensare.
Del resto, io, Edoardo Franchina, neanche lo conoscevo.
Eppure, la sua figura evanescente si rievocò all'interno della mia mente.
Scossi la testa con forza.
Dovevo smetterla di pensare a quel tizio.
Dovevo pensare alla Grecia, a quanto mi sarei divertita con Annalisa, Chiara, Selene e il resto delle mie amiche.
Sarebbe stata la gita della mia vita quella.
Tra reperti archeologici, risate e festini in camera non l'avrei mai più dimenticata.
Sorrisi al solo pensiero, quando sentii il rumore della serratura della porta di casa che si apriva.
“Beatrice hai terminato la valigia? Sono le tre di notte, dovresti andare a dormire”
Come per cercare la conferma di quella frase mi girai di scatto verso l'orologio e vidi che effettivamente segnava le 3:20.
Così, sorrisi a mio padre, avviandomi verso il letto della mia camera.
Se ve lo state chiedendo, no, non era un episodio eccezionale che mio padre  arrivasse a casa alle tre del mattino.
Era un avvocato abbastanza rinomato in città e nonostante non fosse particolarmente presente nella mia vita, sapevo, quasi per certo, che mi volesse bene.
A modo suo.
Il che significava riempirmi di soldi e regali, ma io apprezzavo lo stesso; del resto doveva portare avanti una famiglia: era giusto così.
Non volevo sapere se arrivasse tardi per il lavoro, o, come si vociferava in città, per le sue amanti.
Non mi interessava: era così che funzionava: io non scavavo nei suoi affari privati, lui non lo faceva nei miei.
Del resto, non credevo neanche che avesse amanti, gli piaceva solamente andare a mangiare fuori ogni sera con i suoi amici e godersi la serata tra vino e risate.
Mia madre, una docente universitaria di relazioni internazionali alla facoltà di scienze politiche, rimaneva impettita di fronte  al suo comportamento e ai pettegolezzi che giravano.
Li scacciava come fossero mosche.
Era una donna di classe, che ammiravo per la sua freddezza e lucidità.
Niente la scalfiva, era intransigente e superba come poche, ma, alla fine, voleva davvero bene a tutti e due i suoi figli.
Alessandro, il maggiore, era sicuramente quello per cui aveva un debole: impeccabile a scuola, brillante in ogni occasione, sempre elegante e servizievole nei suoi confronti.
Con me, invece, aveva un rapporto abbastanza sereno, del resto a scuola andavo bene solo per farle un piacere e cercavo di comportarmi adeguatamente ad ogni occasione. Però, alle volte, mi arrabbiavo e nascevano litigate furiose.
Litigate in cui lei non alzava mai la voce, ma si limitava a sussurrare il suo disprezzo con parole così taglienti che poco dopo ero costretta a  fuggire in camera amareggiata e impotente.
Eppure ci volevamo bene a modo nostro.
Nonostante i suoi continui discorsi su quanto dovessi impegnarmi di più a scuola, sì, perché per lei niente era più importante di andare bene in ogni materia.
Niente.
Se la tua media superava l'otto, allora ti lasciava in pace.
Ed era esattamente questo che volevo io.
Invece,il mio rapporto con Alessandro era tutta un'altra storia.
Mio fratello aveva un cuore nobile, gli ero affezionatissima: eravamo così legati che non poteva passare una giornata senza che ci mandassimo almeno un messaggio.
Era sempre dolce e protettivo, e alla fine, cedeva ad ogni mia più piccola richiesta.
Ero quella che tutti consideravano una viziata e a me stava bene così.
Posai lo sguardo sulla foto di famiglia che si trovava sulla scrivania di fronte a me.
C'era Alessandro, con i suoi occhi nocciola e i capelli scuri che aveva preso da mamma, la quale era bella come un'attrice, dietro di lui.
Poi c'era mio padre, con gli occhi verdi brillanti e i capelli scuri: una vera bellezza mediterranea, nonostante qualche chiletto in più.
Ed infine c'ero io: abbracciata a mio fratello, con degli occhi quasi neri e i capelli liscissimi castano chiaro; sorridevo felice davanti alla fotocamera.
Mi addormentai sorridendo e pensando a quella mia strana famiglia.
Il giorno dopo arrivai alla piazza davanti alla scuola qualche minuto in ritardo, ma sempre tra i primi arrivati.
Mia mamma incominciò a parlare con una sua amica e io andai incontro alle mie compagne.
Stavamo per partire.
Ancora né Annalisa né Chiara erano arrivate e, dopo aver mandato loro un messaggio per sapere almeno se si fossero svegliate, salutai Miriam e Giorgia.
“Hey, Bea, ti volevamo dire” incominciò a dire Miriam e io aspettai che finisse la frase Giorgia, come al solito.
Quelle due parlavano finendo l'una la domanda o l'affermazione dell'altra, peccato che in due non facessero un cervello.
E ridevano in continuazione senza alcun motivo; certe volte mi veniva da sbatterle testa con testa.
Menomale che ero una persona molto calma e paziente.
“Oggi arriveremo a Olimpia, no? E abbiamo deciso con le altre classi, visto che non c'è niente da fare tutto il pomeriggio e la sera, di comprare da bere”
La cosa incominciava a farsi interessante.
Miriam riprese a parlare:” E le altre classi hanno indetto una sfida a cui dobbiamo partecipare anche noi, assolutamente! Dobbiamo vincere!” Incominciarono a ridere e la mia pazienza stava pian piano venendo meno.
“Abbiamo deciso di proporre te: è una sfida a chi riesce a bere di più: lo sai che nella nostra classe sei una leggenda: è sicuro che vincerai!Accetti? Tanto tu riesci a bere di tutto e neanche ad ubriacarti!”
Prese la parola Giorgia, per poi iniziare a ridere senza sosta.
“Beatrice, ti prego, dobbiamo vincere!E sappi che se non accetterai è come se dichiarassi la fine della tua reputazione a scuola: abbiamo già detto che lo farai”  sorrise serafico Mario, la persona più subdola della nostra classe.
“Tu sappi invece che la tua fine è giunta”. sussurrai a metà tra l'arrabbiatura e la risata.
“Allora, che hai deciso?” mi chiese speranzoso Mario.
“Devo.” e incominciammo a ridere come due idioti.
Alla fine mi piaceva bere. Se non avessi tenuto al mio fegato sarei diventata un'ubriacona.
Mi piacevano soprattutto gli shottini.
Eppure ogni volta che bevevo, mi ritrovavo sempre lucida e sobria a raccogliere gli altri da terra, nonostante avessero bevuto la metà di me.
Quella sera sarebbe diventata il modo per capire dove fosse il mio limite.
“Beatrice che ci siamo perse?” mi chiesero affannate Chiara e Annalisa, appena arrivate.
“A parte le grida della Barbieri e l'organizzazione della bevuta di stasera con seguente sfida in cui hanno messo me in mezzo, niente”
Le osservai e capii.
Chiara aveva lo sguardo fisso nel cellulare, mentre Annalisa continuava a sistemarsi il ciuffo nervosa.
“Voi lo sapevate. Io giuro che vi ammazzo” quasi gridai, fuori di me.
E tra risate e sguardi assassini, salimmo sull'aereo, per poi ritrovarci nella nostra stanza ad Olimpia, intente a prepararci per la serata.
Avevo mangiato del riso in bianco.
La regola numero uno del bere è infatti ‘mai a stomaco vuoto'.
“Bea, perché non ti metti questo vestitino rosso?”
Le mie amiche sorrisero e mi costrinsero quasi a indossarlo, nonostante la mia riluttanza.
Era troppo scollato e si vedeva tutto il grasso delle gambe.
Chiara si era messa una gonna blu che risaltava gli occhi azzurri  e i capelli biondi. Sembrava un angelo.
Mentre Annalisa, nel suo vestito verde metteva in risalto tutte le sue forme.
“Siamo pronte, andiamo” mi misi coraggio.
Bussammo alla porta di Giorgia e Miriam e presto ci aprì la porta Giulio, già mezzo ubriaco.
“Siete le ultime, dobbiamo iniziare la sfida, pronta Bea?”
Dentro, la stanza era colma di gente che si buttava a terra senza senso.
C'era la musica di sottofondo e dal balcone proveniva una puzza di fumo insostenibile. Probabilmente qualcuno stava fumando anche qualche canna.
Non sopportavo l'odore di quella cosa friggi-cervello.
“Bea, Marco Diyuli IIIB, lo batti subito, Carlo Bannino IIIF idem, devi solo stare attente a Edoardo Franchina IVA” mi sussurrò all'orecchio Giulio.
Cazzo.
Ci mancava solo Edoardo Franchina.
Non mi aspettavo che partecipasse anche lui.
Più mi ripromettevo di stargli lontana, più me lo ritrovavo tra i piedi.
E proprio in quel momento, lo vidi uscire dal balcone insieme al suo ‘compare' Francesco Grande.
Lo fissai e lui alzò gli occhi, beccandomi a guardarlo. Così, girai velocemente lo sguardo e continuai a guardarmi intorno, come a dissimulare il mio gesto.
Ma tanto sapevo che aveva capito.
Portava una camicia bianca e dei jeans blu notte.
Era impossibile non guardarlo.
“Finalmente ci sono tutti i concorrenti: vogliamo aprire la serata e la gita con una grande amichevole sfida tra le classi. Gli sfidanti sono Beatrice Cordopatri di IIIA, Marco Diyuli di IIIB, Carlo Bannino di IIIF e Edoardo Franchina di IVA. Che vinca il migliore”
Gridò Giulio.
Mi venne da ridere.
Tutti l'avevano presa sul serio. I ragazzi delle altre terze erano ben organizzati e troppo agguerriti.
Erano esilaranti. Neanche fosse un evento sportivo nazionale.
Ci fecero sedere a cerchio in mezzo alla stanza e al centro comparvero i primi shottini.
Tequila.
Io amavo la tequila.
Quindi non fu difficile berne quattro di seguito.
Anche gli altri erano abbastanza resistenti e nessuno vacillò.
Mentre quelli che non bevevano incitavano e ‘tifavano' per il rappresentante della loro classe io osservavo Edoardo, che si trovava proprio davanti a me.
Era impassibile all'alcool, agli incitamenti,ai messaggi che gli arrivavano al cellulare, a tutto.
“E ora incominciamo con le cose serie: Vodka” gridò Giulio, tutto contento, portandoci 5 shottini ripeni di esso.
Li bevvi e aspettai che anche gli altri finissero, sennonché Carlo Bannino si portò una mano alla bocca e incominciò a vomitare.
Si trovava accanto a me, e così mi alzai di scatto per non essere sporcata.
Lo portarono in bagno e la sfida continuò, e shot dopo shot, caddero tutti sotto la potenza dell'alcool. Ci ritrovammo solo io e Edoardo.
“Adesso sono rimasti solo loro due: hanno un fegato di ferro, non credete? Vediamo chi vincerà”
“Beatrice, basta, dai, non c'è bisogno di vincere” mi sussurrò Annalisa preoccupata.
Ma io mi sentivo lucida.
Stavo bene.
Volevo scoprire il mio limite.
E non volevo arrendermi contro di lui.
Mi fissava con sguardo di sufficienza e sembrava non essere minimamente scalfito dalla quantità di alcool.
Di solito ero io quella che beveva e stava bene.
Eppure, per una volta, volevo chiudere la mente, lasciare che i pensieri se ne andassero, riposarmi almeno per un po'.
Così, ripresi il bicchierino,aiutata anche dai miei compagni che mi incitavano, eccitati quanto lo sarebbero stati ad una lotta di wrestling, e me lo portai alle labbra.
Vidi bene il sorriso di Edoardo di rimando, pronto ad accogliere la mia sfida, prima che la vista mi si annebbiasse completamente.
Negli ultimi secondi di coscienza distinsi bene lo strano sapore di quella wodka.
E capii.
Qualcuno mi aveva messo qualcosa dentro.
Avevano imbrogliato.
E ci avrei messo la mano sul fuoco: era stato Edoardo.
Era la prima volta che sorrideva in tutta la serata.

******
Buona Domenica!
Purtroppo non ho riletto il capitolo, quindi mi scuso già per gli errori.
L'ho scritto malissimo, ma non mi sembrava giusto farvi aspettare.
Quindi ringrazio chiunque sia arrivato fin qui e ancor di più chi ha recensito o inserito la storia tra le seguite/ricordate,
un abbraccio,
luxaara
  
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