-Come vi stavo dicendo…- Beatriz era in preda al panico.
Nate se ne accorse e salì sul palco, affiancandola.
-Sei sicura di quello che fai?- le domandò sotto voce.
-Ma…ma tu mi avevi detto che ti andava bene!- si lamentò la ragazza\volpe, incrociando le braccia al petto ed agrottando le ciglia.
-Ma certo che a me va bene, ma forse…ehm…è una cosa un po privata. Faresti meglio a dirla solo a Ninetales.- le disse.
La volpe si grattò tra le orecchie.
-Tu dici?-.
-Sì…come vuoi.-.
-COSAAAAA?!?- urlò Ninetales ad un certo punto, facendo rimbombare la casa intera.
-TU SEI INCINTA?!?-.
Beatriz annuì a testa bassa, fissando le sue scarpe mentre giocava con le piastrelle.
-CHI è STATO IL CANE BASTARDO?- cercò di sibilare, senza grandi risultati.
-Mah! In.do.vi.na!- la schernì lei, alzando il capo.
Vide che gli occhi della donna volpe erano diventati strani.
Due fessure color carminio avevano preso il posto dei grandi pozzi rossastri che erano gli specchi della kitsune.
-Nate…e ora!?! Come lo diciamo a tua nonna!?- domandoò con la solita tipica irritazione.
Gli occhi di Beatriz si illuminarono di una luce maligna, mentre sulle sue labbra si increspava sulle sue labbra ferite.
-Io un’idea ce l’avrei…-.
Il funerale era stato concordato per le due e mezza di pomeriggio.
La nonna di Beatriz, l’unica sua familiare , seppur malvagia, rimasta in vita.
Ora piangeva sulla tomba della ragazzina di quattordici anni dagli occhi di onice.
Un conoscente le si avvicinò.
-Com’è successo?-.
La donna, che stava fingendo si singhiozzare per la perdita della nipote, si asciugò le finte lacrime che facevano colare il mascara dagli occhi della vecchia.
-Abbiamo trovato un’enorme pozza di sangue davanti casa sua, e poco più avanti c’erano i suoi vestiti.-.
La settantacinquenne sapeva bene quanto Beatriz aveva orgoglio del suo corpo, e non sarebbe MAI, per nessun motivo nell’Universo, andata in giro senza i suoi vestiti.
-Abbiamo fatto analizzare comunque il sangue…ed era suo!-.
*** Intanto, nel Bosco Curardore… ***
Un rumore, un fruscìo di foglie secche sotto i piedi nudi della ragazza.
Era fuggita da casa sua in forma volpina, ed ora aveva ripreso la sua forma umana.
Non sapeva da dove le fosse uscita l’idea di fingersi morta, forse il fatto di essere una creatura immortale con dei poteri magici oltre ogni immaginazione che poteva ferirsi in profondità con una lama e poi rigenerare il suo sangue era stata la sua ispirazione…
Ma…quella non era la sua esatta descrizione?!
Ora, però, il suo bellissimo piano aveva solo una pecca: era nuda.
-Beh, so come rimediare!- esclamò Beatriz.
Estrasse il suo Pokè Gear da una delle code di Ninetales.
E già!
Le code del Pokèmon Volpe erano un ottimo sostituto di una borsa normale!
Tutta intenta nel comporre un numero, con le dita fulminee di un’ottima disegnatrice quale era, perlottò tra sé e sé “Chiamerò un mio vecchio amico d’infanzia!”.
Ninetales, che aveva letto nel pensiero ciò che la ragazza aveva detto, si grattò un orecchio con la zampa posteriore, mentre diceva:
- E cioè chi?-.
-Ash Ketchum. Non te lo ricordi più?- le rispose la padroncina.
La volpe girò gli occhi dall’altra parte.
-A sì, il tonto.- bofonchiò dopo.
Chiamata avviata.
Ecco, squilla.
-Pronto?- qualcuno risponde dall’altro capo.
-Ciao Ash, sono Bea. Mi dovresti fare un favore. Portami dei vestiti che non siano i miei. Sono nel Bosco Curardore. Non mi chiedere il perché.- gli disse lei, giocherellando con un filo d’erba che aveva colto lì vicino.
-Perché?-.
-CHE NON TI HO DETTO DI NON CHIDERMI IL PERCHE’?- urlò al cellulare la ragazza. –Perché sono nuda.-.
-E perché sei nuda?-.
-Perché sono scappata di casa in forma Volpina.-.
-E perché sei scappata di casa?-.
- Perché fai tutte queste DOMANDE IDIOTE?!?- ormai stava per perdere il senno.
-Io non sapevo che tu avevi la forma Volpina!- cambiò discorso lui.
-Ash, fanculo! A me servono dei vestiti!-.
-E se io non volessi portarteli?-.
Ninetales s’intromise nel discorso.
-PORTALE QUEI MALEDETTI VESTITI , IDIOTA CHE NON SEI ALTRO!!!-.
-… o…k.-.
- Ha messo giù!- esclamò Beatriz, riponendo il Pokè Gear nella coda della sua compagna di viaggio.
-Umpf, che idiota!- concordò la Volpe.
Gli occhi di Ninetales si spensero subito dopo che si ricordò dell’infanzia della ragazzina, specialmente il ricordo dolente nella memeoria della morte di Antonella, la madre di Bea.
*** Inizio
Flashback***
La
bimba
giocava con la corona di fiori bianchi che la zia aveva portato per
consolare
il marito di Antonella, vale a dire il suo papà.
La madre
della piccola era in coma, e i dottori avevano detto che non
c’era più niente
da fare, sarebbe morta.
Beatriz
aveva origliato le conversazioni dei suoi familiari da dietro la porta.
Aveva un
undito molto fine, sebbene fosse solo una bambina di sei anni.
Sua zia
battibeccava con la nonna, odiosa come sempre.
Il padre stava accanto alla donna, sdraiata sul letto metrimoniale di casa.
Quella
sera,
a Beatriz non fu permesso di entrare nella camera della madre, e come
al solito
fu costretta a dormire a casa della nonna odiosa che purtroppo si
ritrovava.
Soltanto a
Ninetales era stato accordato l’accesso, seppur contro la
volontà della nonna,
che si era opposta fermamente, dicendo “Un cane pulcioso non
dovrebbe entrare
nella camera di mia figlia!"
Non capisco perché quella piccola stupida di mia
nipote adori tanto questa brutta bestiaccia quando potrebbe dedicarsi
alla cura
dei gattini e dei suoi vestiti!”.
La Volpe,
purtroppo, quella sera non potè mordere la donna malvagia.
Ma la degnò
del suo odio, quello sì.
Si posizionò
ai piedi del letto, alla parte anteriore, dove riposava Antonella.
Quando, dopo un po, tutti i presenti (che non erano poi molti) se ne andarono oppure semplicemente furono costretti a lasciare la stanzetta, come lo fu la nonna di Beatriz da quel buon uomo di suo padre, che ne aveva sopportate di ingiustizie della vecchia, Ninetales rimase lì sola, accanto alla donna.
Quando…
all’improvviso…la mano muoversi…
posarsi sulla testa della Volpe, e una voce
spezzata dal tempo di morte…
Antonella si
era semi svegliata, ma era abbastanza lucida quando
pronunciò le sue ultime
volontà riguardo a sua figlia.
-Ninetales,
di errori ne ho fatti molti, ed ora ne pago le conseguenze. Ma non
voglio
ripetere gli stessi errori con la mia piccola Bea. Te la affido.
Prenditene
cura, perché lei è destinata a salvare i
Mondi… anf…- la Morte stava calando
sul viso della donna, lenta, prendendo il possesso degli occhi.
Indicò alla
Volpe l’ultimo cassetto del comodino di legno di prugna che
era di fianco alle
due.
-Prendi
quello che… che c’è
lì…dentro… dallo a
Beatriz…solo quando tu… tu…
anf… quando
tu deciderai che sia in grado
di
usarla.- stava chiudendo definitivamente gli occhi .
-Io ho
fiducia…in te, Ninetales… salvala, fin quando ti
sarà possibile, perché ci sarà
un momento nella sua vita in cui tu non potrai
salvarla…addio. Vi ho voluto
bene.-.
Niente
più
battiti.
Niente
polso.
Fredda come
il cadavere che era diventata.
Morta.
La
volpe
fece come le era stato detto.
Aprì il
cassetto, prese una scatola decorata da strani ideogrammi e la nscose
nelle
code, poi si mise ad ululare con le lacrime agli occhi, uscendo di
corsa dalla
camera.
“Addio, non
ti dimenticheremo, mai!” si ritrovò a pensare.
Forse
non
avrebbe dovuto farlo, mai.
Ma lo fece.
Si fermò
davanti alla porta di quella che un tempo fu la casa della donna ed
aprì la scatola,
in preda alla curiosità.
Era una
scatola rettangolare, di piccole dimensioni.
Al suo
interno c’era qualcosa di tagliente, coperto da un telo di
seta, sul quale vi
erano dei segni kanji, che Ninetales lesse a fatica.
-Ko…Gitsune…Maru…Ko-Gitsune-Maru.
Che significa?- riflettè la Volpe, scoprendo un pugnale
dalle finiture oro e
argento.
“Che sia il
nome di quest’affare?” si domandò.
Sotto c’era
scritto, e questa volta in una lingua per lo meno capibile, questo:
La
spada
che cresce assieme alla sua padrona
-Quindi
devo
dare quest’affare a Bea? A una bambina? Ma cosa hanno dato
alla mamma di
Beatriz, della coca? E’ diventata matta! Questa è
un’arma!-.
Poi si fermò
un attimo a riflettere sulle istruzioni della donna.
-Gliela darò
quando sarà… pronta… chissà
che significa.-.
*** Fine
flashback ***
Lo
sguardo
cupo della Volpe si posò sul viso della ragazza.
-Bea…c’è una
cosa che ti devo dare…-.
style="font-size: 18pt; line-height: 115%; color: aqua;">+++***
Commenti
dell’autrice***+++
style="font-size: 14pt; line-height: 115%; color: rgb(75, 172, 198);">Hei,
salve gentaglia! J
Come
va la vita?
Capitolo
un po lunghetto, eh?
Sì,sì,
lo so, sono una maniaca, ma mi piaceva l'idea di quella sbruffoncella
di Beatriz incinta! :)
Beh,
che volete, d’ora in poi i miei standard saranno come minimo
1500 parole, anche
se questo capitolo ne ha solo 1324 esatte…credo.
Dunque,
analizziamo insieme! ;)
Per
prima cosa, Beatriz
ha scopato con il suo Nate più di quanto avrebbe dovuto.
Seconda cosa, Beatriz
non ha più nessuno se non la nonna, che è odiosa.
Che cosa dovrà dare a
Bea la nostra volpe preferita?
Di che sesso sarà il
bambino che aspetta Bea?
Sarà un mezzo demone
volpe?
Scoprirete tutto questo
nel prossimo capitolo! J
Alla prossima,
W! J