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Autore: monsieur Bordeaux    04/05/2015    0 recensioni
Sembrava un giorno come tanti, quando Dutch entrò nel covo della Lagoon Company con un nuovo incarico. Lui e il suo gruppo di mercenari dovevano recuperare, per conto di Balalaika, un carico di merce fermo a Saipeng, un piccolo porto sulla costa malesiana. Un lavoro molto semplice all'apparenza, da chiudere nel giro di una notte, ma in realtà quella missione non aveva niente di ordinario...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Benny, Dutch, Nuovo personaggio, Revy, Rock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - L'agguato


Aprendo la porta con molta cautela, Valery si sporse leggermente per vedere cosa stava succedendo nel corridoio. Intravide quattro uomini, tutti armati, che stavano controllando una per una le camere del piano, spalancando le porte a suon di calci. A giudicare dai vestiti, che indossavano, dovevano essere i compagni di quelli incontrati al deposito qualche ora prima.
«Cazzo!» esclamò l'ucraino, voltandosi verso Revy e Rock. «Proprio adesso che avevamo trovato i documenti!»
Pochi attimi dopo la ragazza fu contattata da Dutch via radio, che sembrava ansioso di raccontare ciò che aveva appena visto. Il mercenario di colore la avvisò che almeno una decina di mafiosi avevano fatto irruzione nell'albergo, spaventando un bel po' di persone, e che era stato costretto a nascondersi in un vicolo per non farsi prendere alla sprovvista. Nonostante Revy si mise ad ironizzare sulla ritirata di Dutch, a suo dire insolita, il capo della Black Lagoon le fece subito capire che quello non era il momento di ridere. Come ribadì chiaramente, se i tre volevano scappare dall'albergo sani e salvi, dovevano contare solo sulle proprie forze. Comprendendo appieno la situazione, Valery e Revy si prepararono per l'imminente scontro a fuoco con i malesi.
«Ora si fa sul serio» commentò l'ucraino, gettando un'altra occhiata fuori dalla porta. Tenendo la semiautomatica ben stretta tra le mani, notò che i mafiosi erano a pochi metri dalla sua posizione. Incredibilmente non si erano accorti della sua presenza.
«Per la prima volta, sono d'accordo!» affermò Revy, già da tempo con le pistole in mano. «Ora usciamo e...»
«Un momento!» intervenne Valery, bloccando la frase della ragazza. «Prima facciamoli avvicinare ancora un po'. Li colpiremo da così vicino che non avranno nemmeno il tempo per reagire!»
Quella tattica era così affascinante per Revy che si lasciò scappare un complimento: «Valery, il tuo modo di pensare mi piace un casino!»
Rock rimase molto sorpreso da quella frase, i due non avevano fatto altro che litigare per tutto il tempo. In breve tempo si mise d'accordo su come muoversi e poco dopo Valery, con estrema serietà, si voltò per parlare proprio col giapponese.
«Qualunque cosa accada, tieniti stretto quei documenti!»
Immediatamente Rock, intimorito da quell’ordine, prese la busta con i documenti e la infilò nella camicia, facendo attenzione a non rovinarla.
«Non fare cazzate, chiaro?» aggiunse Revy, mettendosi spalle alla porta, di fianco all'ucraino. I due erano ansiosi di uscire allo scoperto.
Quando gli avversari furono letteralmente a due passi, Valery spalancò la porta con una potente spallata. Il rumore provocato fu così forte che i malesi rimasero storditi per qualche secondo, permettendo ai due mercenari di posizionarsi fuori dalla camera e di aprire il fuoco. Come concordato in precedenza, Valery si piazzò sul lato opposto del corridoio, mentre Revy rimase ferma sul ciglio della porta.
La sparatoria fu breve ed intensa. I quattro corpi dei mafiosi giacevano a terra immobili, trafitti da numerose pallottole, e sulle pareti erano apparsi diversi schizzi di sangue. L'eco dei proiettili che rimbalzavano sul pavimento del corridoio fu l'unico rumore percepibile, escludendo le urla dei clienti in sottofondo, spaventati dalla precedente irruzione dei malesi. Poco dopo anche Rock uscì dalla stanza e si avvicinò ai due mercenari, che avevano ancora le armi puntate ad altezza d'uomo. La ragazza sembrava soddisfatta del suo operato, mentre l'ucraino si guardava attorno con aria impassibile.
«Sembra un campo di battaglia...» commentò Rock. Dopo aver visto i corpi dei mafiosi a terra, rimase così impressionato che rivolse lo sguardo altrove.
«Già!» rispose Valery. «Però tutto è andato come previsto.»
«Non si sono neanche accorti di morire» disse Revy in tono maligno. Poi si voltò verso l'ucraino, sempre mantenendo uno sguardo compiaciuto. «E' stato un po' troppo facile, non credi?»
«Penso di sì» rispose il mercenario di Balalaika. «Anche perché Dutch aveva detto che i malesi erano circa una ventina!»
«E gli altri dove sono finiti?» intervenne Rock.
«Nel peggiore dei casi sono al piano terra, tutti ad attendere il nostro arrivo!»
«Allora muoviamoci!» esclamò Revy, ricaricando le pistole. «Questo per me è stato solo un riscaldamento...»
Valery era d'accordo con l'idea della ragazza e le propose di prendere le scale per raggiungere il piano terra. Scendere con l'ascensore sarebbe stato un suicidio, sarebbero stati un bersaglio troppo facile, così i due decisero di prendere la via più lunga per uscire dall'albergo. Uscendo da una porta laterale, Revy scese la prima rampa di scale, ma all'improvviso sentì una raffica di proiettili e fu costretta a nascondersi dietro il corrimano. Guardando verso il basso Valery, che seguiva la mercenaria a pochi metri di distanza, intravide alcuni mafiosi che stavano risalendo velocemente le scale. Tutti avevano le pistole rivolte verso l'alto e stavano cercando un buon angolo per mirare.
«Mi sa che saranno loro a venire da noi...» commentò l'ucraino, correggendo la sua precedente affermazione.
«Bene, si ricomincia!» gridò Revy, rispondendo al fuoco nemico. Vedendo il suo modo di agire, Valery si convinse che la pazzia della ragazza non avesse limiti, soprattutto quando gli intimò di non fare prigionieri tra le fila nemiche. Un po' troppo aggressiva per i suoi gusti, ma almeno il suo stile era molto efficace.
Quando ne ebbe l'occasione, Revy uscì dal suo nascondiglio e partì a razzo contro i suoi avversari, riuscendo a raggiungere indenne la seconda rampa di scale. L'ucraino la seguì a ruota, tenendo sempre d'occhio Rock più attardato. Era così terrorizzato da tutto quel frastuono che camminò per tutto il tempo piegato, pregando di non farsi beccare da qualche proiettile vagante.
Scesa di un piano, Revy si riparò dietro un solido parapetto e da lì controllò nuovamente la posizione dei mafiosi: erano in quattro e notò quasi subito che sembravano esaltati, come se quella fosse una scena tratta da un videogioco o un film d'azione. Nonostante fosse sotto una pioggia di proiettili, la mercenaria trovò il tempo giusto per uscire dal suo riparo e mirò al primo mafioso. Lo centrò in testa al primo colpo e il suo corpo cadde all'indietro, lanciando un po' di scompiglio nel resto del gruppo. Rimasero schioccati quando videro il foro in mezzo alla fronte del loro compagno e in quel momento Revy dimostrò quanto fosse spietata. Con un leggero spostamento delle mani, la ragazza sparò una serie di proiettili contro il resto del gruppo e ne stese ben due, entrambi col petto bucato da almeno tre o quattro colpi. Vedendo vedere i suoi colleghi cadere uno dietro l'altro, l'ultimo fu così spaventato che inciampò all'indietro e in quel momento vide lo sguardo da posseduta di Revy, che letteralmente gli fece gelare il sangue. Colto dal terrore, a quel punto tentò la fuga, ma appena fece qualche passo fu centrato da un colpo che gli trapassò il cranio da parte a parte, ponendo così fine alla sparatoria. Non fu la mercenaria a sparare quel proiettile, ma bensì Valery, dando prova di avere un'ottima mira benché fosse in una posizione angolata.
Dopo essere giunti al piano terra in tutta sicurezza, i due mercenari si trovarono davanti gli ultimi tre mafiosi: due erano al centro della hall e il terzo era dietro il bancone, tutti con lo sguardo rivolto verso l'esterno. Avendoli presi alla sprovvista, Revy e Valery ci misero poco ad ucciderli e ben presto scese il silenzio al piano terra, che sembrava completamente deserto. Poco dopo nella hall arrivò anche Rock, che per tutto il tempo si era tenuto a debita distanza dai due mercenari.
«E' finita?» domandò.
«Sì, il posto è libero» commentò Valery, prendendosi un momento di pausa. «Devono essere entrati qui con la forza, hanno persino sfondato la porta principale!»
«Con tutto quello che abbiamo combinato, credo che questa notte verrà ricordata per un bel pezzo!» affermò Revy entusiasta.
«Certo, ma ora è meglio andarsene! Non vorrei che arrivassero i rinforzi!» affermò Valery, prendendo il corridoio che conduceva all'uscita sul retro.
Una volta fuori dall'albergo, i tre si ritrovarono in un parcheggio pieno di macchine, illuminato a malapena da alcuni lampioni e circondato da un muretto di mattoni rossi. Sebbene la loro idea iniziale fosse quella di raggiungere subito Dutch, i due mercenari decisero di rallentare la corsa. Non si muoveva una foglia e ciò aveva messo in allerta entrambi, c'era troppo silenzio per i loro gusti. Qualche secondo dopo i loro timori furono confermati: all'improvviso si ritrovarono sotto attacco e per mettersi in salvo Revy e Valery si rifugiarono, all'ultimo secondo dietro il muretto, con Rock che fu letteralmente trascinato al sicuro dall'ucraino. Sentendo le urla che provenivano dall'altra parte del parcheggio, i tre capirono all'istante che a sparargli addosso erano altri mafiosi originari di Saipeng.
«Che diavolo succede qui?» chiese Rock spaventato, mentre si metteva spalle al muro come i suoi compagni.
«E questi da dove cazzo spuntano?» domandò Revy, ignorando completamente le parole del giapponese.
«Siamo nella merda...» commentò amaramente Valery.
«Perché?» domandò Rock.
«Ci hanno messo in trappola! Siamo circondati e non so nemmeno da dove sparano!»
«Maledetti stronzi! Avvicinatevi e vi ammazzo!» urlò Revy, sporgendosi di lato per rispondere al fuoco nemico. Cercando di dare una mano, anche Valery fece altrettanto, ma i due mercenari capirono subito che si trovavano in una situazione di svantaggio: quasi tutti i mafiosi erano nascosti nell'ombra e non riuscivano a vederli, mentre gli altri si aggiravano tra le auto parcheggiate per usarle come ripari. Vedendoli i loro volti, Rock intuì il loro nervosismo nell'essere finiti in trappola.
«Merda!» esclamò Revy, finendo un altro caricatore. «Stiamo sparando alla cieca!»
«Lo so!» ribatté Valery. «Faccio fatica a tenerli a bada questi bastardi!»
«Ma non si sa più niente di Dutch?» domandò Rock, tappandosi le orecchie.
«Alla radio non mi risponde! E poi con questo casino non sento quasi niente!» spiegò Revy.
«Ti do il cambio Revy, riprova!» affermò Valery riprendendo la sparatoria.
La ragazza aveva già tentato di mettersi in contatto col suo capo, quando stava scendendo verso il piano terra, ma anche stavolta Dutch non rispose. Non sapendo come rintracciarlo, Revy chiamò via radio Benny per chiedergli se poteva fare qualcosa per risolvere il suo problema con la trasmittente. Nonostante l'audio disturbato dai rumori in sottofondo, Benny riuscì a capire la richiesta d'aiuto e immediatamente provò a chiamare Dutch su un'altra frequenza, usando il suo computer. Qualche minuto dopo l'hacker della Lagoon Company comunicò a Revy che aveva ristabilito il collegamento tra lei e Dutch, usando un'altra frequenza libera. Dopo averlo ringraziato per il lavoro svolto, Revy si mise subito in contatto con Dutch. Il mercenario di colore si sentì sollevato risentendo la voce della ragazza, a cui immediatamente domandò dove fosse finita. Revy gli spiegò in poche parole di essere finita in trappola, chiedendo a Dutch di fare qualcosa per farla uscire da lì.


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