Almost happily ever after
“The saddest word
in the whole wide world
is the word almost”.
Quando
Rumplestiltskin spinge il cuore contro il suo petto, Belle si sente tanto inquieta
quanto sollevata, pur non sapendo bene come camuffare i sentimenti: ogni parola
sembra pesare di più, il dolore riemerge lentamente in superficie e teme di non
poterne uscire illesa.
Eppure, ancor più delle parole, sono le pause a ferire: non è certo la prima
volta che Rumplestiltskin le dice addio, ma stavolta sembra davvero l’ultima.
Sulle prime non riesce a realizzarne la consistenza, non sa nemmeno come
articolare una risposta, tanto il cuore tamburella nel petto, non è neppure in
grado di fermarlo che la sua immagine è già svanita, nascondendosi nel buio
della notte.
L’intero corpo di Belle si arresta, forse perde la cognizione del tempo, dopodiché
sfiora per abitudine il simbolo invisibile di una promessa vuota, pensando
scioccamente che un anello possa salvarla da ogni dolore. Quasi
scioccamente.
È sempre stato così, in fondo, con Rumplestiltskin: sono quasi vicini, quasi
nello stesso luogo, quasi nella medesima direzione. È sempre quella
distanza di troppo a separarli, quel gradino capace di mandare in balia tutto
il resto – nei suoi libri tali ostacoli sono descritti come avvincenti prove
d’amore, ma ben presto Belle ha imparato che le sue pagine romanzano quanto la
cruda realtà non osa accennare.
Quanto ancora può avvalersi della parola quasi prima che diventi mai
più, esattamente?
●
He was almost in love. She was almost good for him.
Rumplestiltskin
si era talmente abituato al ridondante accento di Belle che, anche quando non
c’era, sentiva l’eco della sua voce tra le pareti. Un pensiero sciocco,
probabilmente, che però lo teneva impegnato persino quando lavorava al suo
arcolaio: girare la ruota voleva essere un modo per dimenticare, non per fare
una passeggiata nel doloroso tunnel dei ricordi.
Così Rumplestiltskin rinvenne improvvisamente, decidendo di ricordare quanto la
paglia gli aveva donato, piuttosto che soffermarsi su quanto gli aveva tolto.
Ogni tanto la mente correva all’invadente ragazzina che l’aveva servito tanti
mesi, lasciando molto di sé e prendendo molto di lui, ma Rumplestiltskin aveva
deciso di non cercarla.
E non per orgoglio o indifferenza, quanto per evitare di ammettere a se stesso
quale luce era piombata nella sua vita: Belle aveva fatto chiarezza,
permettendogli di vedere ogni cosa sotto un nuovo aspetto. Quel che avevano
vissuto insieme in quei lunghi mesi erano stati come un insieme di tante prime
volte, paradossalmente. Rumplestiltskin aveva di fronte tanti secoli da
vivere, mentre alle spalle molti più di quanti la memoria ricordasse e, pur
tuttavia, quei sei mesi erano stati semplicemente indelebili.
Ricordava quando Belle aveva levato le tende per la prima volta oppure quando gli
era caduta tra le braccia o, ancora, quando lo aveva dissuaso dall’uccidere un
innocente o quando lo aveva ringraziato… una prima, seconda, terza volta –
e le contava davvero –, dopo averle regalato un’ala del Castello.
Erano stati quasi felici, finché la felicità non si era spezzata tra le
dita e la libertà gli era parsa nient’altro che debolezza.
●
He almost stopped her. She almost waited.
Rumplestiltskin era sempre stato un uomo difficile da amare, non a caso aveva
perso quanti avevano incrociato il suo cammino oppure li aveva resi suoi
simili, privando i loro volti di ingenuità.
Rumplestiltskin manipolava, corrodeva le persone, talvolta sfruttava la loro
bontà a suo favore, il tutto per mettere in atto quanto pianificato da tempo immemore.
Belle lo aveva conosciuto nella peggiore parte della sua vita, quando il suo
potere era all’apice e ogni cosa stava andando secondo i suoi schemi – o,
almeno, quasi tutto.
Belle aveva intravisto oltre le tonalità sonore della sua voce e le elaborate
battute, aprendosi un varco tra la sottile linea che separava il dolore e il
potere. E Belle era stata anche l’unica persona che Rumplestiltskin non aveva
contaminato con la sua oscurità poiché, se in lui vi era ancora un briciolo di
umanità, allora quel granello avrebbe avuto il suo nome e lo avrebbe portato
con sé, in vista di qualsiasi maledizione.
Non si aspettava di rivederla, non pensava neppure che Belle potesse perdonarlo
per le orribili cose che le aveva detto, ma quando con un fil di voce si era
protesa verso di lui e gli aveva ricordato quanto l’amasse, allora quel
briciolo era tornato a farsi spazio nella marea di oscurità e Rumplestiltskin
lo aveva sentito, forte e chiaro, raro e potente come solo l’amore poteva
essere.
E anche allora, per quanto si fosse aggrappato con ogni fibra del suo essere a
quel raggio di luce, le tenebre non si erano dissolte e – come per ogni cosa
nella sua vita – avevano avuto la meglio. Rumplestiltskin le aveva mentito, pur
dopo averle strappato una promessa, cercando la strada più facile per raggirare
la verità senza distorcerla troppo e, di nuovo, come per ogni cosa, se n’era
pentito l’istante successivo.
Anche allora la loro vita parve quasi iniziare di nuovo, forse per
merito del destino o in qualsivoglia modo lo si voglia chiamare, finché le fila
del fato non gli erano sfuggite tra le mani – ventotto anni e la storia si
ripeteva ancora, in una dimensione diversa.
«Hai mai mangiato un hamburger?».
O quasi.
●
He almost lived.
Belle aveva perso la cognizione del tempo e non aveva intenzione di alzarsi dal
suolo – cercava ancora lui, in fondo, anche se lo aveva visto svanire tra
spirali evanescenti.
Lo cercava perché non poteva accettarlo, poiché era ingiusto e, infine, perché
ne aveva bisogno: se lei era stata per Rumplestiltskin tante prime volte, per
Belle lui era stato molte (forse troppe) ultime volte.
L’ultima volta che Belle aveva sorriso era stata per una sua sciocca battuta
nel Castello Oscuro – alla quale, ripensandoci, aveva riso sin troppo
fragorosamente –, così come Rumplestiltskin era stato l’ultima persona che
aveva stretto tra le braccia. E, infine, Rumplestiltskin era stato l’ultimo a
prometterle che sarebbe andato tutto per il meglio – “Esiste solo un
percorso che voglio percorrere, quello che affronteremo insieme”—, le
avevano dato così tanta speranza quelle parole, mentre in quel momento
sembravano il guscio inconsistente di un involucro vuoto.
Belle si sentiva priva della sua stessa essenza, della medesima speranza che
l’aveva tenuta così tante volte in piedi quando sarebbe solo voluta cadere, talmente
tanto che non si era neppure accorta di essere stretta tra le braccia di Archie
e di dondolare lievemente.
Anche quella volta, a causa dell’ennesima beffa del destino, erano stati quasi
la favola che sarebbero dovuti essere sin dall’inizio.
●
They almost made it.
Le mani di Belle tremavano, eppure erano abbastanza salde da mantenere la
presa: non importava quanto la sua vista fosse offuscata, ciò non le avrebbe
impedito di esiliare Rumplestiltskin da Storybrooke.
Le certezze erano vacillate improvvisamente, la felicità si era sgretolata come
un castello di sabbia e tra le sue dita scorrevano solamente minuscoli granellini,
ma Belle non si era sposata per amare i frammenti. E ciò che faceva più male,
sopra ogni altra cosa, era proprio dentro di lei: Rumplestiltskin le aveva
negato ciò a cui si era sempre aggrappata, persino nei momenti più bui, ossia la
sua speranza.
Rumplestiltskin aveva lacerato il loro rapporto, ma aveva fatto ancor più a
brandelli il suo cuore, la sua essenza e tutto ciò in cui credeva.
Non le aveva spezzato il cuore, si trattava di una ferita ancor più profonda:
Rumplestiltskin si era aperto un varco nei meandri della sua anima, proprio come
lei aveva fatto tempo addietro, lacerandone ogni parete e lasciandole solo un
gran vuoto, immenso e incolmabile.
Quindi fece affidamento sulle ultime forze e pronunciò le fatidiche parole, poi
gli voltò le spalle e ascoltò per tempo immemore tanti i suoi singhiozzi quanto
quelli di Rumplestiltskin – e la cosa davvero ironica era che, sin dal loro
matrimonio, Belle aveva sentito l’eco di un “mai” tra le lettere “quasi”,
eppure aveva scelto deliberatamente di ignorare quella sgradevole sensazione.
Rumplestiltskin può averle ridato il suo cuore, ma al prezzo del proprio: avverte
l’ennesima fitta al petto, stavolta più dolorosa, teme che sia davvero giunto
alla fine. Non prima di aver dato un lieto fine a Belle, però, almeno questo deve
concederglielo, pur dimezzando il tempo che gli resta per poter amare.
L’addio più difficile è quel che segnerà le ultime parole, quel che un giorno
farà dire: “L’ultima cosa che mi ha detto è stata…”, il giorno che non
dovrebbe mai arrivare, ma inevitabilmente presenta la resa dei conti.
E anche in quella circostanza, a Rumplestiltskin piace pensare che le parole
dette a Belle siano state un’ultima volta di tante prime volte: in fondo, è
stata la prima volta che ha sentito di aver fatto qualcosa di nobile e altruista
e, ancor più, per la persona amata. Per Rumplestiltskin, Belle sarà sempre il
primo colpo di fulmine, il primo bacio, il primo “ti amo”, il primo matrimonio,
il primo e l’ultimo addio.
Stavolta non vi è stato nessun quasi, perlomeno: Rumplestiltskin non l’ha
lasciata quasi andare e non le ha detto quasi addio e, pur
tuttavia, mai come in quel momento ne avrebbe bisogno per sopravvivere alla
sorte che inevitabilmente lo attende.
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Ho
sempre pensato che la storia di Rumple e Belle sia fatta di tanti “quasi”
mancati, poi mi sono imbattuta in questa poesia su Tumblr e così ho adattato
tutto alla storyline. Il fatto che il quasi ricorra tante volte è qualcosa di
estremamente voluto, spero non risulterà troppo pesante.
Ho anche pensato al fatto che, mentre per Rumple Belle è stata “la prima
persona che lo ha amato…”, facendogli in un certo senso scoprire le cose per la
prima volta, Belle ha dovuto combattere con molte ultime volte. Lui l’ha
lasciata andare molte volte, sembrava sempre che fosse l’ultima, quindi ho
giocato su questi dualismi.
Ah, gli spezzoni si riferiscono nell’ordine alle seguenti puntate (anche se
spero si sia capito): (post) “Skin Deep” (01x12), “The Crocodile” (02x04), “Going
Home” (03x11), “Heroes and Villains” (04x11).
Questa storia è ovviamente spoiler dell’episodio 04x19 (Lily), si riferisce all’addio
di Rumple a Belle e la storia è studiata secondo una precisa struttura. Praticamente
lo spezzone iniziale e finale è visto rispettivamente dal punto di vista di
Belle e Rumple e mi piace pensare che quel che c’è nel mezzo sia quel che
ripercorrono loro, nelle loro menti. I primi due spezzoni del “passato” sono
volutamente dal punto di vista di Rumplestiltskin e gli ultimi due da quello di
Belle. Okay, queste son tutte cose semi-necessarie che chiarisco nel caso ci
sia confusione, ho alternato la struttura passato/presente tanto per rimanere
in tema “Once”. E ci tenevo a postarla prima del nuovo episodio, così da non
farmi condizionare dal prossimo.
Buon angst a tutti per il prossimo, a proposito (come al solito). <3
Grazie per aver letto!
Kì.